sabato 1 novembre 2025

A Cesare quel che è di Cesare

Perdonate il ritardo negli aggiornamenti, ma sono preda di una profonda stanchezza, che mi rende faticoso scrivere e anche solo pensare.


Lo scorso fine settimana è stato tranquillo, con un decorso post operatorio lento, ma costantemente positivo. Avevo recuperato rapidamente la completa autonomia di movimento, mi arrangiavo senza problemi a usare il bagno, lavarmi e vestirmi, lasciando OSS e infermieri a disposizione della coinquilina, che invece aveva preso a chiedere aiuto anche per cose che nei giorni precedenti riusciva benissimo a fare da sola, rendendo la vita difficile al personale. 
Domenica avevo ripreso a mangiare... si fa per dire: i primi pasti solo semolino e frutta frullata, poi l'aggiunta di carne frullata, secondo il percorso di rialimentazione previsto dopo un lungo digiuno. 



Non avevo fame e il menù non stuzzicava certo l'appetito, ma mi sono diligentemente sforzata di mandare giù ogni volta almeno la metà di quello che trovavo sul vassoio. 
Inizialmente tutto bene, il drenaggio era stato tolto senza fastidio e le ferite stavano cicatrizzando bene, tanto che i medici avevano ipotizzato di mandarmi a casa martedì, ma lunedì il mio apparato digerente si è ribellato e ho avuto fortissimi dolori di stomaco e conati di vomito per tutto il pomeriggio e fino alla tarda serata: dimissioni rinviate! 
Martedì e andata meglio, niente più dolori né vomito, anche se mangiare continuava a risultarmi difficile. Durante il giro medici del mattino mi hanno autorizzato il menù libero e confermata la dimissione per il giorno seguente. Mi pareva decisamente presto per mangiare di tutto: avevo cercato in rete qualche indicazione per l'alimentazione da seguire a casa e avevo trovato il documento di un gruppo di dietisti ospedalieri che prevedevano la reintroduzione progressiva degli alimenti. I modelli di menu suggerito erano straordinariamente simili a quelli che mi erano stati proposti nei giorni precedenti: solo a quel punto mi sono accorta che erano proprio le linee guida dell'Azienda ospedaliera di Padova! Ho scelto quindi dal menu libero solo cibi molto leggeri e a basso contenuto di fibre, faticando peraltro a mandare giù anche quelli. 

Mercoledì mattina con tutta calma ho raccolto le mie carabattole e riempito il trolley e lo zainetto, dopo pranzo mi sono vestita ed ero pronta ad andarmene. 
Avevo avvisato in reparto che sarebbero venuti a prendermi dopo le 14 e alle 13:57 è arrivato puntualissimo il medico con la lettera di dimissione, il certificato di malattia per il lavoro e la ricetta per le iniezioni di eparina da fare a casa: efficientissimo! 
Gli amici che stavano venendo a prendermi avevano confermato l'arrivo per le 14:30, quindi ho avuto il tempo di scendere per ritirare l'eparina dalla farmacia ospedaliera e quando Stefano ed Emanuela si sono presentati in camera, ero pronta a tornare a casa! 
Abbiamo raccolto rapidamente tutte le mie cose, salutato e ringraziato il personale in turno, e siamo partiti. 

Curiosità: Stefano è l'uomo che mi ha sposata, ma non è mai stato mio marito.
Vi sembra strano? Pensateci...

Il viaggio è stato faticoso, ma non difficile e all'arrivo Ettore è venuto ad accogliermi sul marciapiede con una profusione di fusa, miagolii e testate di benvenuto. 
Dentro casa ho trovato Fergus, che come mi aspettavo è scappato alla vista dei miei accompagnatori, per lui pressoché sconosciuti, e si è fatto rivedere solo un paio d'ore dopo, Edison, che ha subito chiesto da mangiare, cercando di farmi credere di non essere stato nutrito durante tutta la mia assenza, e Penny che si è fatta coccolare brevemente prima di pretendere anche lei che le riempissi la ciotola.
Dopo un po' è comparsa anche Matilde, che mi ha annusato con diffidenza, evidentemente disturbata dall'odore di ospedale, e per ultima la Trappy che, da brava randagia dentro, è rimasta fino al tramonto a dormire all'aperto, su un mobile da giardino e al rientro mi ha guardata con l'aria da "Ah, sei tornata, bene, adesso riempimi la ciotola", ha mangiato e poi si è rimessa a dormire su uno dei ripiani del tiragraffi. In prima battuta solo Ettore mi ha dato qualche soddisfazione, anche se nelle ore successive tutti gli altri, chi prima e chi dopo, si sono riavvicinati.

Quando è arrivato Renato, mi sono fatta aiutare a lavarmi, soprattutto i capelli che in ospedale non avevo potuto lavare, a disfare le valigie e rimettere a posto tutto quello che avevo riportato, poi ho cenato... più o meno...


Ricordo che mia madre diceva che da piccola avevo sempre rifiutato gli omogeneizzati e ora capisco perché: fanno proprio schifo!
Nei giorni successivi ho introdotto pasta e riso, ma faccio ancora tanta fatica a mangiare, ho sempre un sapore cattivo in bocca e la digestione è difficile anche con i cibi più leggeri. Pazienza, bisogna tenere conto della resezione intestinale, ma anche del lungo digiuno e del bombardamento di antibiotici, due per tre volte al giorno per otto giorni: ci vorrà tempo perché la situazione si normalizzi.
Nel frattempo cerco di riposare. In questi primi giorni a casa ho dormito tantissimo, anche se il sonno è stato molto spezzettato, sia di giorno che di notte: in ospedale avevo accumulato un forte arretrato, perché la notte venivo svegliata molto spesso dalla coinquilina e di giorno riuscivo a fare solo brevi pisolini. Qui ho Renato che mi coccola, la mia tana morbida e calda, i miei gatti (adesso c'è Penny al mio fianco) e tutta la tranquillità di cui ho bisogno: mi riprenderò.
Martedì devo tornare a Padova per la visita chirurgica di controllo e la rimozione dei punti, poi dovremo programmare la ripresa della chemio e l'intervento per rimuovere i calcoli vescicali, ma ci penserò dopo, adesso la priorità è stare meglio.

E ora, nel bene e nel male, diamo a Cesare quel che è di Cesare!
  • Ovazione al personale di reparto, infermieri e OSS, che si è occupato di me con grande professionalità, attenzione e umanità e che ha dimostrato doti sovrumane di pazienza con la coinquilina, che negli ultimi giorni è stata particolarmente capricciosa.
  • Un applauso per il medico responsabile della chirurgia di sarcomi, che ha fatto personalmente il giro in corsia tutte le mattine, inclusi sabato e domenica! 
  • Come sempre, un monumento alla mia oncologa, che si è sempre tenuta in contatto ed è passata a trovarmi al rientro da una serie di convegni in Italia e all'estero. 
  • Una benedizione al port, che mi ha evitato la necessità di tenere a lungo l'agocannula, rimossa definitivamente un paio di giorni dopo l'intervento: un sollievo e una grande comodità.
  • Grande perplessità per le psicologhe ospedaliere, che si sono presentate uno dei primi giorni, mi hanno chiesto di compilare un questionario, hanno detto che sarebbero tornate e sono scomparse. Non che sentissi il bisogno della loro assistenza, ma è la quarta volta che mi succede, in ospedali e reparti diversi: arrivano, fanno qualche domanda, promettono di tornare e non si fanno più vedere. Magari sono io che le spavento, boh...
  • Ancora una bocciatura per i tecnici che progettano e realizzano i bagni in reparto: maniglione su un solo lato del WC, quello sbagliato per me, niente maniglione vicino al lavandino, assenza del sedile doccia, maniglione doccia fissato a un'altezza completamente sbagliata, doccetta da bidet priva del comando a leva e scomoda da manovrare (la coinquilina ha allagato il bagno più volte, ma la capisco perché anch'io che ho molta familiarità con l'uso di questo strumento ho dovuto ingegnarmi parecchio per non combinare disastri). Le specifiche tecniche per l'accessibilità dei servizi igienici sono stabilite per legge, ma evidentemente leggere quelle venti righe è troppo faticoso. 🤬🤬🤬
  • Ma diamo anche a Dio quel che è di Dio. Forse ricorderete che in passato non ho avuto rapporti particolarmente felici con i cappellani ospedalieri, ma quello che è venuto allo IOV è stato gentile e discreto, per nulla invadente o insistente; ha recitato una preghiera con la compagna di stanza e vedendo che io non partecipavo, si è limitato a farmi gli auguri. Bravo don Nicola!

sabato 25 ottobre 2025

Quasi

Va tutto quasi bene. 
Tosse quasi passata e in ogni caso non troppo difficile da gestire: il taglio laterale è decisamente meno invalidante di quello centrale.
Temperature quasi gradevoli, credo che ieri sia stato aumentato il riscaldamento perché non ho più bisogno della vestaglia di pile, anche se tengo la coperta supplementare. 
Pantegane quasi sterminate dopo aver finalmente lavato i denti e la bocca; ne rimane qualcuna perché al quinto giorno di completo digiuno sono sicuramente in chetosi, che comporta alito cattivo. Niente cibo solido fino a quando l'intestino non tornerà completamente operativo, per ora continua a borbottare molto ma si muove poco. 
Compagna di stanza quasi sopportabile: il volume della suoneria è sempre altissimo, ma non riceve molte chiamate, appena si addormenta partono le trombe di Gerico, ma dopo un paio d'ore il respiro torna silenzioso e per il resto conviviamo pacificamente. Oggi ci siamo divertite a scegliere insieme il suo menù per domani, dato che io non posso ancora mangiare. 
Dolore quasi passato, rimane solo quello legato al movimento, che è utile per sapere cosa non devo fare, ma se sto ferma, non fa male e oggi ho respinto l'antidolorifico.
Nausea e conati di vomito quasi passati, ma ieri sono stati persistenti e pesanti per tutto il giorno, nonostante l'antiemetico: credo dipendano dal bombardamento di antibiotici.
Autonomia quasi recuperata: tolto il catetere vescicale, mi alzo e vado in bagno da sola, destreggiandomi con la carrozzina e l'asta della flebo, che è sempre attaccata per la soluzione idratante/nutriente e a cui si aggiungono due antibiotici tre volte al giorno. Ieri sera c'è stato un piccolo incidente con il drenaggio che si è aperto e mi ha sporcato tutta la biancheria, ma le OSS (angeli!) del turno di notte hanno sistemato tutto. 



giovedì 23 ottobre 2025

Meglio e peggio

Le due cose terribili del post precedente, sondino nasogastrico e telino impermeabile, sono state eliminate,  ma quelle fastidiose sono aumentate parecchio:
  • La solita tosse con catarro post intubazione.
  • La coperta del letto corta e stretta che mi costringe a rannicchiarmi per restare più o meno al caldo; meno male che ieri Renato mi ha portato la mia vestaglia di pile, almeno posso tenere le braccia fuori dalle coperte senza congelarmi.
  • Un cattivo sapore in bocca, come se avessi mangiato pantegane putrefatte, e non ho ancora avuto la possibilità di lavarmi i denti. 
  • L'arrivo di una compagna di stanza, passabile anche se un po' lamentosa, che ha la suoneria del telefono a volume altissimo e ci mette pure un bel po' a rispondere: stavo meglio da sola.
  • La pancia che gorgoglia continuamente. 
  • Il dolore post operatorio che ha iniziato da ieri a farsi sentire. 
  • Stamattina nausea e conati di vomito, probabilmente dovuti agli antibiotici, ma l'infermiera mi ha messo subito una flebo di antiemetico e va già meglio. 

Oggi dovrebbero farmi sedere (in realtà mi sono già tirata su a sedere ieri sera e stamattina per sistemare il letto) o addirittura alzare e penso che potrò almeno iniziare a bere qualche sorso d'acqua.
Avanti col cristo che la procession se ingruma!

mercoledì 22 ottobre 2025

Anche questa è fatta

L'intervento è andato bene. 


È durato diverse ore ed è stato necessario rimuovere un piccolo tratto di intestino che non si riusciva a separare dal tessuto malato, ma il chirurgo dice che hanno tolto tutto e questa è la cosa importante. 

Dopo l'operazione non c'è stato bisogno della terapia intensiva, ma mi hanno tenuta qualche ora in sala risveglio, per monitorare la situazione. È stato faticoso, perché sentivo ancora molto l'effetto dell'anestesia e tendevo continuamente ad appisolarmi, ma appena mi addormentavo, partivano gli allarmi per la riduzione della saturazione di ossigeno e dovevo respirare molto a fondo per farli smettere, facendo continuamente scricchiolare la costola con metastasi. 
C'erano due rilevatori, uno a destra che misurava la saturazione venosa e uno a sinistra, collegato a un'arteria del polso e per qualche misterioso motivo, la mia mente annebbiata dell'anestesia aveva associato a quello di destra il colore giallo e a quello di sinistra il rosso e all'attivarsi di ogni suono "vedevo" la relativa macchia di colore.
Dopo l'ennesimo risveglio, ho segnalato all'anestesista che per far cessare l'allarme ero costretta a iperventilare e sentivo il viso tutto informicolato, così ho vinto la cannula nasale per l'ossigeno, che mi ha permesso di dormire un po' prima di tornare in reparto.

Cose terribili
  • Il sondino nasogastrico, che dà tanto fastidio e mi fa dolere la gola a ogni minimo movimento, spero che lo tolgano in mattinata.
  • Il telino impermeabile sotto la traversa del letto, che mi ha fatto inzuppare di sudore provocandomi un forte mal di schiena; per fortuna un'infermiera comprensiva ha accettato di toglierlo.
Cose fastidiose
  • La calza antitrombo, che questa volta però non è terribile perché arriva solo poco più su del ginocchio.
  • La traversa del letto, le cui pieghe incidono veri e propri solchi sulla mia pelle.
  • La solita insonnia, che mi fa alternare due o tre ore di sonno con altrettante di veglia e la sensazione che la notte non finisca mai.
  • L'agocannula sulla mano, perché quella sul braccio ha smesso di funzionare dopo meno di 24 ore.
  • I residui di colla di cerotti.
Cose buone
  • Renato che è rimasto ad aspettarmi per tutto il tempo, non posso immaginare con quanta preoccupazione.
  • L'incisione chirurgica laterale, molto meno invasiva e fastidiosa di quella centrale.
  • Il port, che ha evitato la necessità del catetere sul collo.
  • Gli anestesisti: non so cosa mi abbiano dato, ma era roba davvero buona, non ho avuto il minimo dolore fino al mal di schiena di stanotte.
  • Gli infermieri di sala operatoria appassionati di gatti e/o di pallavolo.
  • Tutti voi che mi avete mandato innumerevoli messaggi di auguri e incoraggiamento.

lunedì 20 ottobre 2025

Eccoci qua

Procedura di ricovero completata!



Venerdì ci siamo finalmente concessi quel pranzo di pesce che aspettavamo dal nostro anniversario del 12 agosto perché io stavo sempre male. 




Il weekend invece è stato pesante per via della preparazione intestinale, che al di là del sapore schifido dei due litri di beverone sabato e due domenica, mi ha lasciato nausea fino a tarda sera in entrambi i giorni. 
Ieri sono riuscita comunque a preparare il trolley, spuntando la mia lista di ben 88 voci, che sembrano tante, ma mi avevano raccomandato di portare tutti i farmaci che prendo abitualmente, e così...


Negli ultimi giorni ho avuto costante compagnia felina, quasi ogni mattina mi svegliavo "salsicciata", stretta tra due o tre gatti come un wurstel in un hot dog


Ieri sera, mentre coccolavo Fergus, detto Bru, Renato mi ha chiesto: "Come farà il Bru senza di te?".
"Come farà Ettore?" ho risposto, perché il mio Topone da qualche settimana va soggetto a frequentissimi attacchi di coccolite ferox, che lo portano più volte al giorno ad acciambellarsi in braccio a me e infilare il muso sotto le mie mani, emettendo fusa sonore. 
"Come farai tu?" ha chiesto il mio saggio marito, che mi conosce e sa quanto mi pesa stare lontana dal gattume domestico. 
"Eh..."

Stamattina siamo arrivati presto, nonostante i tentativi di Ettore e Fergus di impedirmi di uscire di casa, ed è stata una fortuna, perché Renato è riuscito a occupare uno degli ultimi due parcheggi liberi, se avessimo tardato anche solo di pochi minuti, forse adesso starebbe ancora girando per i vialetti in cerca di un posto.
Siamo rimasti quasi due ore in sala di attesa prima del ricovero, dedicandoci all'osservazione della fauna ospedaliera, che genera sempre domande interessanti:
- Perché nessuna delle altre persone in attesa indossava la mascherina, nonostante all'ingresso del reparto ci siano cartelli ben evidenti che ne sottolineano l'obbligo?
- Perché una coppia anziché sistemarsi in sala d'attesa si è parcheggiata in mezzo al corridoio, intralciando il passaggio del personale? 
- Perché mi avevano raccomandato di arrivare prima delle otto e mezza se poi mi hanno chiamata solo alle nove e mezza? 

In prima battuta ho vinto la camera da sola, perché sono alle prese con l'ennesima infezione urinaria e mi avevano messa in isolamento, come sei anni fa. Più tardi il chirurgo che mi segue, e che eseguirà domani l'intervento, ha detto che la tipologia di batteri rilevata non richiede isolamento perché non è resistente agli antibiotici, ma intanto resterò da sola almeno fino a domani e lo apprezzo molto, così posso ascoltare audiolibri senza gli auricolari, che dopo un po' mi danno fastidio.
Sembrava che avessi vinto anche la libertà dall'agocannula, ma è durata poco perché devo fare flebo di antibiotico. Però l'infermiera è stata bravissima e ha centrato la vena al primo colpo.


Più tardi mi hanno accompagnata in radiologia per la centratura. Era prevista l'applicazione di un repere, un filo con una estremità piantata nel nodulo e l'altra sporgente dalla pelle, per guidare il taglio chirurgico, ma il nodulo è cresciuto e ora si sente facilmente alla palpazione, è stato sufficiente segnare la superficie cutanea con un pennarello in corrispondenza della zona da tagliare. 

Poi è arrivato il pranzo...




La "cosa" tra la minestrina e le patate è carne frullata, pensavo fosse una porcheria inenarrabile, invece l'ho trovata sorprendentemente gradevole.

Ora mi aspetta un pomeriggio tranquillo, a base di audiolibri e videogiochi. Come a casa, ma senza gatti. 
Domattina dovrei essere la prima, quindi sveglia presto! 

mercoledì 15 ottobre 2025

Mettetevi in coda

Gli effetti del virus influenzale che mi aveva costretta a rinviare l'intervento si sono finalmente esauriti, non sto benissimo perché continuo ad avere disturbi legati ai calcoli vescicali e problemi di insonnia, ma il ricovero di lunedì 20 è confermato.
Per tutto il resto, mettetevi in coda.


Una decina di giorni fa mi è arrivato l'invito per lo screening per i tumori del colon-retto, ma tra calcoli urinari ed emorroidi la presenza di sangue è quasi quotidiana e c'è il rischio di falsi positivi: rinviato a tempi migliori.


La settimana scorsa avrei dovuto sottopormi alla visita di controllo osteometabolica e all'infusione del farmaco anti-osteoporosi, ma non era il caso: quel farmaco può provocare alcuni giorni di febbre e malessere e sarebbe stato troppo vicino all'intervento, così abbiamo concordato di posticiparlo alla seconda metà di novembre, senza patemi perché gli esami preliminari sono molto buoni e non c'è nessuna urgenza.


Giovedì 30 avrei appuntamento per la visita epatologica di controllo, ma è molto improbabile che nove giorni dopo un'operazione addominale io sia in condizioni di andare in giro: ho chiesto di rinviare anche quella.


L'altroieri mi hanno chiamata da Castelfranco per il prericovero dell'intervento di rimozione calcoli, proponendo la data di lunedì 20. Niente da fare: quel giorno è previsto il ricovero a Padova, abbiamo concordato di risentirci quando avrò completato la convalescenza post-operatoria. E questo rinvio un po' pesa, perché i calcoli vescicali si stanno facendo sentire e mi provocano parecchi fastidi.


Nel frattempo c'è un appuntamento che non si può rinviare: prima del ricovero è importante fare scorta di pensieri felici!


venerdì 10 ottobre 2025

Loro sanno!

Il mal di gola è passato con tre spruzzate di spray alla propoli, che ha un sapore cattivo come l'inferno, ma funziona. 
Il tampone covid era negativo, ma ho ancora un forte raffreddore, congestione nasale, tosse secca, qualche linea di febbre e ieri sera, per non farmi mancare nulla, anche nausea e conati di vomito. E qualche fastidio nella zona del nodulo che non promette niente di buono, perché se inizio a sentirlo, significa che è cresciuto ancora. 
Ne ho anche le scatole piene di questo continuo stillicidio di problemi.
Ma l'assistenza non manca: loro sanno! 



martedì 7 ottobre 2025

Pronta! Anzi, no...

Ieri mi ha chiamato Sabrina, l'infermiera che si occupa della programmazione del reparto di chirurgia: ricovero lunedì 13, intervento il giorno seguente. Bene!
Ho avvisato al lavoro e iniziato a organizzare le cose da fare.
Solo che...


Stanotte sono arrivati mal di gola e naso chiuso, forse è Covid o un altro virus di tipo influenzale, in ogni caso non compatibile con la degenza in un reparto pieno di pazienti fragili né con un intervento chirurgico. E tanti cari saluti al ricovero la prossima settimana.
Stamattina ho richiamato Sabrina e spiegato la situazione: tutto rinviato di una settimana, quindi ricovero lunedì 20, con esami preliminari e posizionamento ecografico di un filo di repere per guidare i chirurghi nell'individuazione precisa del nodulo, e intervento il giorno successivo.
Eccheppalle però!
Volevo solo dire alla sfiga che non è proprio indispensabile accanirsi sempre contro di me, potrebbe pure prendersi una lunga vacanza e rilassarsi!

giovedì 2 ottobre 2025

In attesa

La nausea sembra passata, più o meno. 
Ho avuto ancora qualche problema martedì notte, ma era legato all'antidolorifico forte che ho dovuto prendere per un attacco particolarmente feroce di elettroformiche. 
Ho una certa invidia per quelli che ricavano dall'assunzione di sostanze stupefacenti uno stato di benessere, piacere e felicità chimica. Ricordo una sola esperienza di questo tipo, in terapia intensiva, subito dopo l'intervento del 2008, sotto morfina: mi svegliavo, avevo ancora sonno, mi dicevo che potevo dormire quanto mi pareva e mi riaddormentavo felice. Tutte le altre volte con gli oppiacei ho subito fastidiosi effetti collaterali: nausea, vomito, capogiri, emorragie nasali, sonno disturbato e in un caso addirittura allucinazioni. L'aspetto positivo è che difficilmente potrò sviluppare dipendenza, nonostante l'uso prolungato, dato che li assumo sempre malvolentieri, rassegnata anziché smaniosa.

(se avete notato che nelle immagini degli ultimi post ci sono gatti sempre diversi, è perché vanno a periodi: per alcune settimane ho avuto sul letto i tigrotti Ettore e Fergus, poi la nera Penny e negli ultimi giorni dorme quasi sempre con me Matilde, grigia) 

Martedì ho avuto il colloquio con l'anestesista, l'ultima fase del pre-ricovero. Dato che ero arrivata con largo anticipo, sono passata prima nel reparto di degenza chirurgica per ispezionare i bagni: un'infermiera gentilissima me ne ha fatti vedere due, perché non sono tutti uguali, e ho valutato che sarà meglio portarmi l'alzawater da casa e forse anche lo sgabello doccia, perché alcuni non hanno il maniglione a destra del WC, dove mi serve maggiormente per sostenermi, né il seggiolino nella doccia.
Mi hanno dato anche la Carta di accoglienza del reparto e le istruzioni per l'igiene pre-intervento, con due buste di detergente disinfettante da utilizzare per la doccia.
Adesso devo solo aspettare che mi comunichino la data del ricovero, che sarà il giorno prima dell'intervento. Speravo che sarebbe stato già per la prossima settimana, ma se non ricevo notizie domani, temo che si andrà oltre.
L'importante però era essere libera domani sera, perché Le Cognate tornano in scena e il teatro è già sold out!



mercoledì 24 settembre 2025

Nessun merito

Non la conoscevo, ma mi era familiare per via delle fotografie sulle bacheche social di tanti amici comuni: una sportiva piena di energia e di sorrisi, una persona generosamente attiva nella comunità locale, una mamma. 
Aveva solo quarantotto anni e un fisico atletico da maratoneta, un'immagine difficile da conciliare con l'idea della malattia. Ma la sua corsa si è fermata. 
Sicuramente ha fatto tutto il possibile, sicuramente è stata forte e coraggiosa. 


Mentre io, con i miei cinquantasei anni e almeno venti chili di troppo, continuo a sfangarla da vent'anni, sia pure con tanta fatica e parecchi pezzi in meno. 
Posso ancora contare i cicli di chemioterapia e mandare giù ogni giorno almeno dodici farmaci, mentre mi preparo per l'ottava operazione; posso ancora lamentarmi della nausea e di non aver  potuto festeggiare l'anniversario di matrimonio.

Nessun merito per me, nessuna colpa per lei. 
Non sono più brava, più coraggiosa o più resiliente: sono ancora qui soltanto perché sono stata un po' meno sfortunata di lei.

martedì 23 settembre 2025

E nausea

Aggiornamento veloce perché non sto bene e faccio fatica a scrivere. 
Martedì scorso l'oncologa mi ha organizzato un tour de force ospedaliero, con un perfetto incastro di tempi.
- Ore 11 prelievo per le analisi richieste dell'ambulatorio osteometabolico: risultati buoni, forse si potrà rinviare la somministrazione del farmaco contro l'osteoporosi prevista tra un paio di settimane.
- Ore 12 controllo cardiologico: tutto bene.
- Ore 13:30 visita chirurgica: la possibilità di accesso laterale poco invasivo sarà verificata tramite ecografia direttamente al momento dell'intervento, ma il primario è abbastanza ottimista in questo senso, però non esclude di dover sacrificare qualche pezzo di intestino; ha richiesto la visita anestesiologica, per la quale mi hanno dato appuntamento martedì prossimo, e ipotizzato l'intervento per la settimana del 6 ottobre. 
- Ore 14 visita oncologica: abbiamo fatto il punto della situazione e confermato la terapia.
- Ore 14:30 chemioterapia: l'infusione è filata liscia, ma giovedì è tornata la nausea, che non mi ha ancora abbandonata. 

Venerdì mattina gita a Castelfranco, in ambulatorio di pronto soccorso urologico, dopo una notte in cui ho fatto litri di pipì e sangue. Il problema è sempre la cicatrice sulla parete vescicale, che favorisce la formazione di calcoli, mi hanno messa in lista per toglierli di nuovo.

E poi nausea, vomito e ancora nausea. E troppe notti in cui dormo poco e male. E nausea. E sempre un cattivo sapore in bocca. E nausea. E giornate passate a letto, in compagnia di qualche gatto e tanti audiolibri. E nausea. 
E siamo stanchi e avviliti.



giovedì 11 settembre 2025

Di male in peggio

La situazione non è migliorata, anzi. 
Nelle ultime settimane la nausea mi ha lasciato solo qualche mezza giornata di tregua, l'intestino mi ha fatto dannare, si sono risvegliate le emorroidi, le elettroformiche mi hanno massacrata e ho avuto problemi urinari, con diversi episodi di sanguinamento ed espulsione di calcoli.
Oltre a tutto questo, lunedì sera mi è salita la febbre: è iniziata con qualche brivido e due ore dopo tremavo, nonostante lo scialle e la vestaglia di pile, mentre il termometro segnava 38,4°. 
Tutto faceva pensare a un'infezione piuttosto seria e ho inaugurato il nuovo servizio della centrale operativa per la continuità assistenziale, attivato da pochi giorni nella mia Regione: l'operatore è stato gentile e professionale, ha raccolto tutte le informazioni per inquadrare la situazione attraverso domande mirate, ne ho identificate in particolare alcune che servivano per valutare le ipotesi di pielonefrite o meningite che avrebbero attivato le procedure di emergenza, e sulla base delle mie risposte, mi ha indirizzato alla guardia medica.


Ho ritrovato la stessa giovane dottoressa che mi aveva già vista un mese fa e si ricordava di me e un altro medico più anziano. Tra un conato di vomito e l'altro, ho esposto la situazione ed elencato i farmaci che assumo, precisando che da qualche giorno avevo saltato tutti quelli che di solito prendo all'ora di pranzo, in particolare uno che va assunto a stomaco pieno, perché non avevo pranzato: la nausea mi aveva reso difficilissimo mangiare e nei tre giorni precedenti ero riuscita a mandare giù soltanto un po' di brodo, una crema di funghi, qualche forchettata di pasta, due bocconi di verdure spadellate, mezzo panino e un pezzettino di formaggio. 
Il medico più anziano ha attaccato un pippone sul fatto che non dovrei mangiare formaggi, ma rivolgermi a un gastroenterologo per farmi prescrivere una dieta priva di grassi e condimenti e ha detto che per la febbre potevo prendere qualche aspirina. Io e la dottoressa lo guardavamo basite. 
Poi è uscito e la dottoressa, ancora sconcertata per lo sproloquio del collega, mi ha consigliato di rivolgermi al pronto soccorso, perché lei al massimo avrebbe potuto darmi un antiemetico, quello leggero che alla mia nausea non fa nemmeno il solletico, mentre la situazione richiedeva un approfondimento diagnostico.

In pronto soccorso mi hanno fatto analisi del sangue, con risultati fin troppo buoni, perché il valore dei globuli bianchi era assolutamente normale, ma io da quindici anni ho valori normali di globuli bianchi solo quando c'è un'infezione in corso. Ho fatto anche una TAC addome, con la macchina nuova ad alta risoluzione, velocissima, che ha rilevato diversi calcoli vescicali (chi l'avrebbe mai detto?) e il solito nodulo addominale che però è passato da 1 a 3,5 centimetri.
Ho vinto il terzo ciclo di antibiotico in un mese più un farmaco per facilitare l'espulsione dei calcoli. 
Ho trasmesso all'oncologa le immagini della TAC e le valuterà con i chirurghi: c'è il rischio concreto che questo aumento di dimensioni renda necessario un intervento più urgente e più invasivo.
Eh ma il formaggio, signora mia!


mercoledì 3 settembre 2025

Di nuovo

Di nuovo giorni pesanti, con la nausea che mi blocca a letto, con una bacinella sempre a portata di mano e le mie guardie del corpo tigrate che si allontanano solo per brevi periodi. Loro sanno.


Di nuovo notti in bianco, con gli occhi che si chiudono per il sonno, quello di adesso e quello delle notti precedenti, trascorse quasi completamente in bianco, e una nausea diversa, che non deriva dalla chemioterapia, ma dal dolore che pulsa da ore nel piede fantasma, indifferente agli analgesici, mentre valuto se prendere dal cassetto il farmaco più forte, quello che uso solo poche volte all'anno, quando la sofferenza minaccia di farmi impazzire. Decido di aspettare e finalmente, dopo due ore dall'ultima dose, il dolore si placa, ma il sollievo dura poco, perché torna la nausea, inizio a vomitare e continuo fino al mattino.


Di nuovo fatica, sofferenza e rinunce, vita confinata nell'orizzonte confortevole ma limitato di camera e bagno, il sorriso sempre più tirato che troppe volte diventa una smorfia, il filo del buonumore sempre più sottile e fragile.

domenica 24 agosto 2025

Diario felino - Riaprite l'Oasi!!!

Caro diario, 
Sono molto triste e molto arrabbiata!
Come certamente ricorderai, sono nata due anni fa in Sicilia, nell'isola di Favignana, arcipelago delle Egadi.


La mia famiglia umana di origine mi aveva abbandonata, forse perché non potevano vendermi come siamese da esposizione perché non sono pienamente conforme agli standard della razza (ma sono bellissima lo stesso!), e sono stata salvata dalle volontarie dell'Oasi felina A-Mici di SAIE, che mi hanno raccolta, curata, vaccinata e microchippata, hanno trovato la famiglia che mi ha adottata (c'è bisogno di dirvi con quanto amore?) e mi hanno fatto arrivare con una staffetta fino al nord Italia.
L'anno scorso anche mio fratello Milo (so che è mio fratello perché ci assomigliamo tantissimo!) è stato abbandonato perché è cieco e anche per lui l'Oasi è stata la salvezza: lo hanno accolto e gli hanno trovato una famiglia con un delizioso piccolo umano che si prende cura di lui.
Le nostre sono soltanto due delle tante storie di accoglienza dell'Oasi, che lavora attivamente per contrastare e prevenire il randagismo a Favignana: più di 300 adozioni, 800 sterilizzazioni e oltre 1000 vaccinazioni grazie all'impegno di volontari e sostenitori: un valore non solo per i gatti, ma per tutta l'isola. 

Ma dal 1 agosto l'Oasi è sotto sequestro, con divieto di accogliere nuovi gatti, di dare in adozione quelli già presenti e di far entrare i visitatori:  viene contestata la mancanza di autorizzazione con riferimento alla legge regionale 15/22.


La mia umana, che per motivi professionali ha spesso a che fare con leggi, decreti e delibere, è andata a spulciare questa legge, che distingue chiaramente i "rifugi sanitari e rifugi per il ricovero" (paragrafo 16), per i quali è richiesta l'autorizzazione dell'Assessorato regionale della salute, e le "strutture di ricovero e custodia" (paragrafo 15), che comprendono le oasi feline (comma 1 lettera e) e non richiedono autorizzazioni.
Il sequestro appare quindi totalmente immotivato, ancor più se si considera che nel verbale di sopralluogo la struttura è stata riconosciuta idonea e ben gestita.


Alcuni siti di informazione locale hanno parlato di questo argomento, ma tutti i solleciti finora non hanno avuto esito: i gatti dell'Oasi continuano a essere nutriti e assistiti, ma non possono essere adottati né ricevere visitatori e la zona coccole rimane desolatamente vuota.


Ieri insieme alla mia umana ho scritto una PEC al Comune di Favignana (comune.favignana.tp@pec.it) per sollecitare la riapertura dell'Oasi, e ho pensato che anche parlarne qui può essere di aiuto per dare visibilità a questa situazione davvero incresciosa, in cui le istituzioni fanno proprio una figura meschina: che senso ha impedire lo svolgimento di un servizio volontario di pubblica utilità?
Vorrei invitare anche voi a sostenere SAIE perché possa continuare ad aiutare i gatti di Favignana, in modo che tutti possano essere amati e accuditi come me... vabbé, quasi: non è mica facile trovare umani servizievoli come i miei e fratelli maggiori affettuosi come Edison!
Non lasciamo soli gli A-mici dell'Oasi!


 Luna


sabato 23 agosto 2025

Che fatica...

Spero che quella che intravedo sia la fine del tunnel di questo post-chemio, che è stato particolarmente lungo e pesante.
La settimana scorsa avrei dovuto essere in ferie, invece ho dovuto mettermi ancora in malattia perché sono stata parecchio male, in particolare martedì. Ora va meglio, anche se continuo a essere molto stanca, dormo male, digerisco peggio e spesso mi torna un filo di nausea che però ora riesco a tenere sotto controllo con qualche caramella, mentre nei giorni peggiori non bastavano nemmeno gli antiemetici più potenti.

Guardando indietro, anche nel 2023 e 2024 nei mesi più caldi ho patito maggiormente gli effetti della chemioterapia, ma non ricordo di essere stata così tanto male per così tanti giorni come quest'anno: evidentemente si sta facendo sentire la tossicità da accumulo, più che comprensibile dopo ventuno cicli, ma che delinea prospettive sgradevoli per il futuro.
Mi dispiace, ci dispiace perché Renato e io avremmo voluto fare qualcosa insieme in questi giorni di ferie, anche solo un giretto nei dintorni e una cena fuori, invece io sono rimasta quasi sempre a letto, ferma e zitta, mentre lui si avviliva perché non c'era niente che potesse farmi stare meglio. A parte i gatti, ovviamente!



martedì 12 agosto 2025

Non pensavo...

Il 12 agosto di due anni fa era una bellissima giornata ed è stata una giornata bellissima.



Non pensavo che sarei arrivata a festeggiare questo anniversario, davvero. 
E anche se oggi sono ancora ko per la nausea post chemio, anche se non posso tenere la fede al dito altrimenti si forma una piaga, anche se siamo stanchi e un po' avviliti perché si passa continuamente da un problema all'altro, senza mai la possibilità di tirare il fiato, anche se davanti a noi ci sono sempre tanti ostacoli, c'è da festeggiare.
Perché siamo ancora qui, ancora insieme. 

giovedì 7 agosto 2025

Pesi e contrappesi

Sono giorni molto difficili in cui la bilancia è spostata pesantemente sul lato sbagliato, ma ci sono sempre cose buone che fanno almeno in parte da contrappeso: il post di oggi racconterà un po' di entrambi i piatti.

La chemio della settimana scorsa, la ventunesima, è andata bene, anche se la giornata è stata molto faticosa perché avevo la visita epatologica alle 9 e l'infusione dalle 15 alle 17:30, quindi sono dovuta rimanere fuori casa per tante ore e mi sono stancata parecchio.
Ma ho trovato come sempre tante persone gentili, dall'autista volontario di In Famiglia che si è sciroppato senza battere ciglio una trasferta di dodici ore, alla volontaria del poliambulatorio che mi ha indirizzato per la visita epatologica, al personale del Day Hospital oncologico, sempre gentilissimo e premuroso.


Il giorno seguente è arrivata la proposta dell'equipe multidisciplinare: intervento chirurgico per rimuovere il nodulo malefico. Ovviamente non è una prospettiva esaltante, ma è la migliore possibile, perché la rimozione è l'unica terapia efficace per i sarcomi, tutto il resto serve solo come complemento o a scopo palliativo.

Nel fine settimana qualche fastidio lieve, i soliti del dopo chemio, ma lunedì stavo bene, pensavo di aver superato il picco dei disturbi. Invece martedì è arrivata una nausea feroce, ferocissima, con violenti conati di vomito e poi cistite, febbre e diarrea. 
Alla sera sono finita in guardia medica, dove due giovani medici molto attenti e gentili mi hanno prescritto un antibiotico che però ha iniziato a fare effetto solo verso le tre del mattino: fino ad allora, solo sofferenza. 

Ieri, mercoledì, avevo appuntamento a Padova con il chirurgo per una valutazione preliminare all'intervento.
Non stavo tanto bene, ma non volevo disdire, tanto più che l'associazione In Famiglia si era adoperata per trovare un autista che mi accompagnasse nonostante il preavviso brevissimo.
Mentre aspettavo il mio turno in sala d'attesa, una signora mi ha chiesto indicazioni sulla posizione di un ambulatorio, che le ho fornito si buon grado, ricevendone in cambio sorrisi e ringraziamenti. Poi l'infermiera dell'ambulatorio dermatologico è uscita per chiamare una paziente, una signora anziana, elegante e curatissima. "Ma che bella signora abbiamo qui, complimenti!", ha detto l'infermiera. Il risultato istantaneo è stato che tutti, ma proprio tutti i presenti in sala d'attesa hanno sorriso: la cordialità dell'infermiera ha operato un piccolo, delizioso miracolo. Nel frattempo la signora che mi aveva chiesto informazioni aveva completato la sua visita, ma prima di andarsene è tornata verso di me per ringraziarmi ancora: un altro piccolo raggio di sole. 


Il chirurgo mi ha visitata per valutare la modalità di intervento: potrebbe esserci la possibilità di un accesso laterale, invece della classica laparotomia centrale che taglia tutti i muscoli addominali (e per me sarebbe la quarta volta...). Si tratterebbe di una soluzione meno invasiva, con tempi di recupero più brevi: il chirurgo ne parlerà con i radiologi per capire se e come si può fare. 
Una volta scelta la via di accesso, la maggiore incognita non è il nodulo, che è molto piccolo, ma la storia pregressa di interventi e radioterapia in quella zona, con probabile presenza di aderenze e cicatrici che potrebbero complicare il lavoro e richiedere la resezione di tratti di intestino, cosa di cui farei volentieri a meno. La resezione, non l'intestino.
Come tempi, andiamo verso fine settembre: l'agenda di chirurgia di agosto è già piena e il 10 settembre dovrei fare la prossima chemio, dopo la quale bisogna aspettare almeno un paio di settimane per darmi il tempo di smaltire almeno gli effetti più pesanti. 

Tornata a casa, mi sono azzardata a mangiare un pochino di pane e formaggio, perché ero a digiuno ormai da circa quaranta ore. 
Non è stata una buona idea. 
Ho dormito un paio d'ore, avevo sulle spalle la brutta notte precedente, oltre alla fatica del viaggio, ma al risveglio nausea e vomito mi hanno devastata, indifferenti al farmaco antiemetico, fino a che un conato particolarmente violento deve aver mosso qualcosa sulla costola con metastasi: un dolore atroce, che mi ha spinto a chiedere a Renato di accompagnarmi al pronto soccorso. 

In accettazione c'era Manuela, Chicca, una compagna di pallavolo di tempi del liceo, che mi ha vista sofferente e mi ha subito presa in carico, ma ho avuto la sfortuna di arrivare proprio nel momento di cambio turno, quando il personale fa il passaggio di consegne, e ho dovuto attendere un'ora prima della visita, piangendo e contorcendomi nel vano tentativo di alleviare il dolore. Forse a un certo punto i miei movimenti hanno rimesso a posto quello che si era spostato, perché di colpo il dolore è cessato, anche se ho continuato a vomitare. Nel frattempo la dottoressa Serena, mia compagna di teatro, che era stata chiamata in pronto soccorso per una consulenza, è passata più volte a vedere come stavo, visibilmente dispiaciuta per il mio stato.
Le ho chiesto di aggiornare Renato, che attendeva in sala d'attesa sui carboni ardenti. Quando è tornata, mi ha riferito che insieme a mio marito c'era Diana, il nostro angelo dello stiro (e non solo) che, informata della situazione, era passata a portare il suo meraviglioso sorriso e parole di conforto per il mio avvilito e preoccupatissimo marito. 
Due infermieri hanno tentato di inserire l'agocannula nelle mie vene ribelli: il primo tentativo mi ha lasciato solo un grosso ematoma nero violaceo, al secondo invece la vena è stata centrata perfettamente e mi hanno prelevato diverse provette di sangue che già a occhio appariva troppo scuro e denso: dopo due giorni in cui la nausea mi aveva reso difficile anche bere, ero disidratata. 
Ascoltando il passaggio di consegne tra gli infermieri, ho realizzato ancora una volta quanto sia elevato il livello di competenza necessario per il servizio in pronto soccorso e quanto sia invece inadeguato il trattamento del personale, spesso costretto a turni massacranti e mortificato da stipendi inadeguati rispetto alle capacità messe in campo. 
Alla fine il medico ha richiesto una radiografia del torace. In attesa che si liberasse la radiologia, si è occupata di me Patrizia, un'infermiera utente del mio servizio di teleriscaldamento, con grandissima premura. 
Mi hanno sistemata nella stanza di osservazione breve con Renato e una flebo di antiemetico che non ha fatto nemmeno il solletico alla mia nausea, poi un'altra, con un farmaco diverso che ha avuto un effetto minimo e una terza, idratante con potassio, che dalle analisi era risultato troppo basso, mentre tutti gli altri valori erano abbastanza buoni.


Dato che la nausea persisteva, il medico ha deciso di trattenermi per tutta la notte. 
Ormai le due erano passate da un pezzo e Renato è tornato a casa per dormire almeno un paio d'ore prima di andare al lavoro. Anch'io mi sono appisolata e stamattina stavo meglio, senza più nausea, tanto da azzardarmi a bere un po' di tè.
Nel frattempo c'è stato un altro cambio di turno, ma non di professionalità: tutti sempre capaci e gentilissimi, dal medico che mi ha finalmente dimessa verso le dieci e mezza, dopo essersi assicurato che avessi a casa altri antiemetici in caso di necessità, alle infermiere che hanno registrato i parametri e tolto l'agocannula fino alle OSS che si sono offerte di aiutarmi con l'igiene. In attesa della dimissione, ho chiacchierato piacevolmente con la signora Nives, la vicina di barella novantaduenne. Purtroppo poi è arrivato un tizio che ha iniziato a sproloquiare di danni da vaccini, stragi inesistenti e medici corrotti. Fine della conversazione piacevole. Che poi, dico io, se i medici ti fanno tanto schifo, che ci vieni a fare in pronto soccorso? Vai a farti curare dallo sciamano di fiducia o dai tuoi compari no-vax laureati su TikTok!

La dottoressa Serena, che aveva finito il turno di notte, anziché andare a riposare è tornata in ospedale a prendermi e accompagnarmi a casa. Non so bene cosa ho fatto per meritare amiche così speciali! 
Avevo cercato di rassicurare Renato che non avevo bisogno di assistenza, potevo tranquillamente restare a casa da sola, questione di poche ore, perché nel primo pomeriggio sarebbe arrivata la colf, ma lui ieri si era talmente spaventato che non si è fidato. Aveva informato della situazione i suoi superiori in azienda, spiegando che in caso di necessità sarebbe dovuto tornare a casa. Quando ha detto al capo reparto che ero stata dimessa, Mohamed non l'ha nemmeno lasciato finire: "Vai a casa" gli ha detto.

Nel pomeriggio sono stata dal MMG per fare il punto della situazione e chiedere un paio di giorni di malattia. La mia dottoressa è in ferie, ma il sostituto è un amico che ha esordito con "Dopo mi spieghi tutto, ma prima devo farti i complimenti per la straordinaria prestazione teatrale!" Ha assistito a una rappresentazione delle Cognate ed è rimasto entusiasta del mio personaggio!
Più tardi è tornato un filo di nausea, ma niente a che vedere con la devastazione di ieri. Me ne rimango ferma e zitta a letto, con l'infermiera dell'assistenza domiciliare micesca.
E speriamo che domani vada meglio. 



lunedì 28 luglio 2025

Scorpacciate

credits: Pallavolisti Brutti

Nel fine settimana ho fatto una scorpacciata di pallavolo, con le semifinali e le finali della VNL femminile che hanno regalato grande spettacolo e soprattutto il trionfo delle nostre splendide ragazze, che hanno concluso il torneo imbattute.

Ma abbiamo fatto una scorpacciata anche utilizzando finalmente un regalo di matrimonio che avevamo lasciato a lungo nel cassetto, un cofanetto che abbiamo convertito in un'ottima cena al Taj Landia di Bertiolo (UD), un agriturismo rustico e accogliente che offre con grande cordialità porzioni generose di gustosa cucina friulana. Menzione speciale per l'ossocollo di produzione propria, il prosciutto di San Daniele, gli gnocchi e le tagliatelle di canapa fatti in casa, lo stinco di maiale, i fagiolini dell'orto e la torta margherita con le fragole.

E poi un pranzo delizioso, con amici deliziosi Al Tiglio di Moruzzo (UD), che propone eccezionali piatti vegani.

Oasi: valeriana, pesche, ricotta di mandorle, mandorle tostate, salsa ai fiori di sambuco

Fiorito: selezione di formaggi vegetali, chutney di mele, crackers di semi, erbe e fiori

Focaccia Siciliana con pomodoro, olive taggiasche, capperi e cipolla rossa

Pad thai: noodles di riso, salsa al cocco e lime, arachidi, tofu, verdure di stagione

Yin e Yang: tempeh di fagioli neri e soia, salsa di sesamo e limone, salsa ai peperoni arrostiti, prezzemolo

Panzanella a modo mio: panzanella toscana, salsa al pomodoro e lampone, spuma al basilico

Acqua di rose: budino all'acqua di rose, sciroppo di lamponi, petali di rosa

Assenza: cheesecake al cacao, crumble di nocciole, salsa di nocciole

Ieri sera un'altra scorpacciata, questa volta di pizza. Al momento di ordinare, Renato mi ha chiesto se volevo anche le patatine fritte.
"Non dovrei..." ho risposto, pensando ai miei valori sballati di funzionalità epatica.
"... no, ma vaffanculo!" ha completato lui. 
E abbiamo ordinato anche le patatine, anche se poi ne ho mangiate poche, però mi sono tolta lo sfizio.

Oggi e domani scorpacciate meno gradevoli, di lavoro, per portarmi avanti con le cose da fare in vista della chemio di mercoledì, che potrebbe limitare la mia operatività nei giorni successivi.
Ma rubo la bellissima immagine del commento di Catia al post precedente: cerchiamo di appesantire il lato buono della bilancia!