sabato 29 agosto 2015

Ecocronaca

Giovedì era giorno di controlli.
La notte precedente ho dormito come... uhm... non so... c'è qualche animale - oltre a me - che dorme tanto e saporitamente, però deve alzarsi più o meno ogni due ore per svuotare la vescica?
Comunque, dopo una notte di buon sonno nonostante le frequenti interruzioni, mi sono alzata con tutta calma poco dopo le nove, non ho fatto colazione perché l'eco addome si fa a digiuno e ho ciondolato un po' per casa fino all'ora di partire per Aviano.

Avevo gentilmente respinto l'offerta di Renato di accompagnarmi ("è solo un'ecografia, conserva ferie e permessi per quando servono davvero"), quindi mi sono messa in macchina con la sola compagnia della radio... o almeno così credevo.
La prima parte del viaggio è stata un incubo.
Se avete mai viaggiato in auto con una zanzara tigre, sapete di cosa sto parlando. La maledetta si era intrufolata a tradimento e continuava a cercare di pungermi. Con un certo successo, peraltro.

Dopo parecchi chilometri e un paio di punture, sono finalmente riuscita a far sloggiare l'intrusa e ho fatto un po' di autoanalisi per capire come mi sentivo. A parte il prurito, ovviamente.
Sarebbe stato ragionevole trovare una certa dose di preoccupazione, se non addirittura ansia. Invece no: per quanto a fondo sia riuscita a scavare, l'unica emozione di rilievo che ho trovato è stata una buona dose di curiosità. Guardavo ai tanti possibili esiti di quel controllo, chiedendomi con un certo distacco quale si sarebbe concretizzato.

Le cose sono peggiorate progressivamente avvicinandomi al CRO, fino a raggiungere una situazione di forte disagio mentre aspettavo il mio turno in sala d'attesa. Dopo aver letto qualche capitolo sul nuovo e-reader - regalo di Renato dopo che il precedente si è misteriosamente rotto - ho iniziato ad agitarmi nervosamente sul divanetto scomodo.
Aperta parentesi. Sarebbe carino se qualcuno riflettesse un poco prima di mettere nella sala d'attesa di una struttura sanitaria poltroncine e divanetti così bassi che richiedono un certo sforzo per sedersi o rialzarsi anche a persone in buona salute. Chiusa parentesi.
Guardavo continuamente l'orologio, mentre i minuti di ritardo rispetto all'orario dell'appuntamento si accumulavano e, dopo quasi mezz'ora, ormai avevo un unico pensiero: non vedo l'ora che finisca.
Ansia da controllo? Macché.
È che l'ecografia addominale va fatta a vescica piena e io avevo un bisogno sempre più urgente di andare in bagno!

Il mio oncologo mi aveva preso appuntamento con un bravo ecografista, lo stesso che qualche anno fa mi aveva aspirato la palla. Ha esaminato la mia pancia in lungo e in largo, facendomi anche girare su un fianco per controllare meglio alcuni punti. Era perplesso: "A me non sembra un lipoma."

In realtà intendeva dire che secondo lui la nuova palla non ha alcuna caratteristica tumorale, nemmeno benigna: può essere semplicemente grasso addominale. Un'ipotesi così favorevole che non l'avevo nemmeno messa in conto tra i risultati possibili.
Appena uscita dall'ambulatorio mi sono fiondata alla toilette, molto opportunamente piazzata proprio di fronte - poi ho atteso per qualche minuto il referto e sono uscita molto sollevata. In tutti i sensi.

Nel corridoio di fronte all'ingresso del reparto sono stata intercettata da una sconosciuta: "Signora!"
Mi sono voltata a guardarla con aria interrogativa.
"Volevo solo dirle che lei scrive benissimo. E legge anche benissimo."
Credo che il mio viso abbia virato verso il colore del pomodoro maturo, mentre la signora rincarava la dose, spiegando alle persone che erano con lei che "Ha anche vinto un premio, sapete?".
L'ho ringraziata di cuore, mi ha fatto davvero tanto piacere. Ma che imbarazzo!

Sono andata direttamente dall'oncologo, che mi aveva fissato la visita subito dopo l'ecografia.
Ha accolto con soddisfazione il referto dell'ecografista, mantenendo però la consueta attenzione verso la palla vecchia, il linfocele, per il quale mi è sempre sembrato un po' preoccupato e ora, con le formiche, i dolori all'inguine e la zampazampogna, anche di più.
Ha deciso quindi di mantenere un controllo stretto, con una TAC a inizio ottobre.
E adesso mi godo un mese e mezzo di libera uscita.

venerdì 21 agosto 2015

Ci penserò dopo

Parlo poco della seconda palla.
A chi mi chiede notizie rispondo con le le poche informazioni che ho, ma non entro per prima in argomento e non ne ho parlato molto nemmeno sul blog.
Sindrome dello struzzo?
Tentativo di ignorare il problema nascondendo la testa sotto la sabbia?
No.
Sono perfettamente consapevole della seconda palla. Potrei chiudere un occhio sui doloretti occasionali all'addome e sulle frequenti passeggiate delle formiche del prosciutto, ma sarebbe difficile ignorare i loro morsi brucianti all'inguine oppure la zampazampogna.
Non mi faccio troppe illusioni nemmeno sulle possibili conseguenze della presenza di quest'ospite indesiderato. So benissimo che, per quanto benigno, si tratta pur sempre di un tumore, parente stretto dei due precedenti e indice di una preoccupante tendenza delle mie cellule alle mutazioni. Mi rendo conto anche che potrebbe rendersi necessario un nuovo intervento chirurgico.

Semplicemente, ho deciso di non occuparmene fintantoché non c'è nulla che io possa fare.
Affronto i disagi quando si presentano - per fortuna non troppo spesso - cercando di risolvere un problema alla volta.
Queste giornate di ferie aiutano: restando a casa, ho la possibilità di tenere spesso la gamba sollevata per evitare che si gonfi e in caso di dolori posso interrompere quello che sto facendo e stendermi sul divano fino a quando passano. Mi dispiace solo di non essere riuscita a fare tutto quello che avrei voluto in queste due settimane: avevo progettato grandi pulizie di tutti gli armadi e i cassetti, per eliminare tutto ciò che non serve più, ma nella migliore delle ipotesi riuscirò a finire soltanto la cucina. Pazienza.

Giovedì prossimo ho l'ecografia e la visita con l'oncologo per valutare come procedere; fino ad allora è inutile sprecare troppe energie su questo argomento. Dedico solo qualche pensiero a quello che potrebbe succedere dopo; se sarà il caso, me ne preoccuperò, appunto, dopo.

mercoledì 19 agosto 2015

Fenomenologia della vampata

C'è quella del buongiorno, che riesce a rendere ancora più spiacevole la sveglia del mattino.
Quella della buonanotte, appena prima di addormentarsi... così non ti addormenti prima di altri dieci minuti.
C'è quella inopportuna, che arriva in modo da creare il massimo imbarazzo possibile, tipicamente mentre stai parlando in pubblico o durante una riunione di lavoro.
Quella cattiva, che fa venire la nausea e girare la testa, mentre la pressione crolla e il cuore va a mille; e c'è da sperare che non arrivi mai mentre stai guidando, altrimenti diventa pure pericolosa.
C'è quella dispettosa, un minuto dopo che sei uscita dalla doccia.
Quella discreta, che quasi non te ne accorgi. Quasi.
C'è quella invernale, che fa sudare la schiena, il collo e la testa ma ti lascia i piedi congelati.
Quella estiva, che ti fa sudare e basta.
Quella da mezza stagione, togli-la-maglia-rimetti-la-maglia, che al confronto Karate Kid è un dilettante.
C'è quella lunga, che sembra non finire mai.
Quella socievole, che arriva sempre in compagnia.
E chissà, forse c'è anche quella solitaria, che non ne vuole altre intorno per almeno una settimana. Mi piacerebbe conoscerla.

sabato 15 agosto 2015

Strani risvegli

PROLOGO
Le 9:30 circa di una domenica mattina durante l'anno scolastico 1985-1986 (era giurassica, in cui i telefoni cellulari erano un lusso riservato a pochissimi)
A casa della nonna Ester suona il telefono.
Nonna Ester: "Pronto!"
M.: "Pronto, buongiorno, sono M. Posso parlare con Mia?"
Nonna Ester: "È una questione di vita o di morte?"
M. (piuttosto sorpresa): "Be'... no... non direi..."
Nonna Ester: "Allora richiama più tardi: sta ancora dormendo."

Questo episodio - realmente accaduto - evidenzia quanto bene mi conoscesse la nonna Ester, cosa non sorprendente, dato che ho vissuto con lei fino all'età di 25 anni.
La nonna sapeva benissimo che svegliarmi nell'unica mattina della settimana in cui avevo la possibilità di dormire fino a tardi avrebbe avuto conseguenze disastrose sul mio umore e, di conseguenza, sulla serenità di tutta la famiglia.

Sono passati quasi trent'anni e molte cose sono cambiate.
La nonna Ester non c'è più, se n'è andata improvvisamente una mattina di marzo del 1995, pochi mesi prima di compiere 91 anni.
La casa in cui sono cresciuta è stata venduta e ristrutturata al punto da essere completamente irriconoscibile: quella che prima era una grandissima e luminosa villa degli anni '50, le cui dimensioni erano alleggerite da numerose finestre e terrazze, ora è un cubo spoglio, soffocato da siepi e alberi altissimi.



Io sono diventata più vecchia, più grassa e più acida.
Però mi piace ancora dormire fino a tardi e mi infastidisce essere svegliata prima di quanto sia strettamente necessario.
Nei giorni lavorativi, quando la sveglia suona alle 7:15, mi consolo facendo il conto i giorni che mancano alla successiva mattina libera, rassegnandomi ad alzarmi grazie a frasi come "Coraggio: fra 3 giorni potrai dormire!"

Capirete quindi la mia disposizione d'animo non proprio benevola quando alle 7:45 del mattino di qualche giorno fa, nel pieno del mio periodo di ferie, sono stata svegliata dallo squillo lontano del telefono.
Non il cellulare, che spengo ogni sera prima di addormentarmi proprio per evitare questo genere di incidenti, ma il telefono fisso dello studio, dato che quello che tengo sul comodino della camera è stato opportunamente silenziato.
(sì, questo è il telefono sul mio comodino; qualcosa in contrario?)

Ho aperto gli occhi, realizzato che no, non era un sogno, ma c'era davvero un telefono che squillava, ho tirato mentalmente un paio di maledizioni a chiunque ci fosse dall'altro capo del filo e poi finalmente ho sollevato la cornetta.
- Betty!
- Prego?

- Betty! No te son la Betty?
- No signora, non sono Betty, qui non c'è nessuna Betty, deve aver sbagliato numero.

- No go fato el numero giusto? Mi go ciamà el 347...
- No signora, quello è un numero di cellulare, lei ha chiamato un telefono fisso, un numero che inizia con 04...

- Ah. Alora che numero go da far per ciamar la Betty?
- Non saprei signora.

venerdì 7 agosto 2015

Self-service

Quello che succede quando si rimuovono temporaneamente le ciotole dei croccantini per fare le pulizie.