giovedì 11 febbraio 2021

Scene di vita quotidiana

PREGIUDIZI
Ieri ho accompagnato Renato in ospedale, doveva fare un piccolo intervento ambulatoriale e non eravamo sicuri che sarebbe riuscito a guidare agevolmente, una volta terminato l'effetto dell'anestesia.
All'ingresso, l'addetto al controllo della temperatura ci indica un modulo che deve essere compilato dall'accompagnatore. Prendo la penna. L'addetto precisa nuovamente che è per l'accompagnatore. Rispondo che l'accompagnatore sono io. Raccogliamo da terra la mandibola dell'addetto e proseguiamo.



SEMBRAVA AMORE INVECE ERA RAFFREDDORE
A qualche ora della notte arriva Matilde, tutta coccolosa e fusante. Dopo una buona dose di carezze e grattini, si acciambella vicino al mio cuscino, con il musetto appoggiato alla mia fronte.
E starnutisce.



LOVE IS...
Tardo pomeriggio, Renato torna dal lavoro. Io sto ancora lavorando, mi guarda e sentenzia: "Sei stanca, stasera ordiniamo la pizza!"
A noi, San Valentino ci fa un baffo!



giovedì 4 febbraio 2021

Mattina alternativa

Dopo la giornata di lavoro molto intensa di ieri ero stanchissima; nonostante questo, o forse proprio per quello, ho passato la notte in bianco e un feroce attacco di elettroformiche verso le cinque del mattino non ha aiutato.
Pazienza, ho pensato, oggi ho giornata libera, posso restare a letto e l'oppiaceo antiformiche mi aiuterà a prendere finalmente sonno. Aspetto una consegna di cibo per gatti, ma non è un problema, quel corriere passa sempre nel tardo pomeriggio, verso le 18.
Finalmente verso le otto e mezza del mattino mi addormento, con Fergus da un lato e Matilde dall'altro, acciambellata vicino al cuscino.
Alle undici e mezza suona la sveglia, devo prendere il nuovo farmaco contro la sindrome da arto fantasma. Farmaco che, per il momento, mi sta provocando non pochi fastidi, sonnolenza diurna e qualche capogiro, e nessun beneficio significativo. 
Sono organizzatissima: borraccia con l'acqua sul comodino e blister nel cassetto, al riparo da assalti felini; posso mandare giù la pillola quasi senza svegliarmi e poi mi rimetto a dormire.
Alle 11:43 suona il campanello.
Emergo a fatica dal sonno sintetico indotto dall'oppiaceo e rotolo verso il bordo opposto del letto, quello vicino alla finestra, che per fortuna affaccia sulla strada. Mi alzo appoggiandomi al termosifone, apro la finestra, un po' imbarazzata per l'aspetto trasandato che so di avere, con i capelli arruffati e il viso assonnato, e guardo giù: è il corriere.


Chiedo all'autista di lasciare il pacco davanti alla porta. Rotolo di nuovo verso il mio lato del letto, dove c'è il deambulatore, mi alzo, zompetto verso il corridoio e premo il pulsante del citofono che apre il cancelletto, poi torno a letto.
Dormicchio ancora un po', ma è un sonno leggero e discontinuo, poco rigenerante.
Verso le 14:30 mi alzo: non garantisco di essere sveglia, ma ho gli occhi aperti.
Vado in bagno con particolare prudenza, mi sento ancora stordita e temo qualche capogiro; lavo mani e viso con l'acqua fredda nel vano tentativo di recuperare lucidità. I capelli sono un cespuglio disordinato e sbilenco: decido di sistemarli alla bell'e meglio con spazzola e phon.


Oddio, ho la vista annebbiata! 
Attimo di panico. E se adesso arriva un capogiro e cado? Maledetti farmaci... 
Poi realizzo che la combinazione di viso fresco dopo il lavaggio e aria calda del phon ha semplicemente fatto appannare gli occhiali.