giovedì 31 dicembre 2015

Vertiginosamente

Stavo facendo la spesa al supermercato, avevo appena lasciato il reparto ortofrutta con il carrello colmo di arance, clementine, lattuga, cipolle, carote, sedano, porri, indivia, patate, radicchio, banane, mandorle, fave e cavolo nero, quando è squillato il telefono.

Numero della provincia di Pordenone, forse un cliente.
Risposta professionale: "Lazzarini, buongiorno".
"Signora Camilla? Qui è il CRO di Aviano. La chiamo per fissare gli esami di pre-ricovero. Le andrebbe bene giovedì 7?".
Il giovedì è la mia giornata jolly, l'unica in cui non ho impegni di lavoro fissi.
"Giovedì 7 va benissimo, è perfetto."
È seguita una serie di istruzioni: presentarsi alle 8 a digiuno per il prelievo di sangue, poi passare all'ambulatorio pre-ricoveri per gli esami strumentali e infine, nel primo pomeriggio, colloquio con l'anestesista.
Sono riusciti a organizzare tutto in un'unica giornata: ottimo.
Ho ripetuto l'iter per assicurarmi di aver capito tutto bene, ringraziato e riagganciato.

Un vuoto allo stomaco, una vertigine.
Una sensazione che mi accompagna anche adesso, a dieci ore di distanza da quella telefonata, che pure non mi ha detto niente di nuovo o inatteso. Ma all'improvviso tutto è diventato reale, concreto e imminente. Quelli che fino a pochi secondi prima erano soltanto esercizi mentali, di colpo si sono trasformati in cose da fare, tempi da organizzare, rischi da affrontare.
Questa reazione mi ha spiazzato, non è da me, rivela una fragilità insolita e inaspettata, perché non si era manifestata nelle due precedenti occasioni, che pure partivano da situazioni cliniche ben più gravi.
Forse allora ero più incosciente? Avevo - o pensavo di avere - meno da perdere? Oppure, forse, dieci anni passati all'ombra del cancro hanno scalfito le mie difese.
Spunti di riflessione interessanti. Ci penserò su mentre preparo le mie liste di cose da fare e da portare. Intanto ho fatto rifornimento di ebook.

giovedì 24 dicembre 2015

Buon Natale!

Adesso, finalmente, c'è aria di Natale.
Fino a ieri no. Troppe cose da fare, troppo poco tempo da passare a casa. E quasi niente sotto l'albero.
Non parlo dei regali per me, di quelli ce n'era già qualcuno, ma per creare davvero l'atmosfera natalizia serve un albero pieno di regali da offrire, di pensieri per le persone care. Perché altrimenti che Natale è?
Ieri sera, in poche ore è cambiato tutto: sono arrivati tutti i regali che avevo ordinato on line, li ho impacchettati e finalmente il mio albero ha assunto il suo significato pieno.
Adesso, comodamente stravaccati sul divano, sotto attenta sorveglianza micesca, aspettiamo sereni la mezzanotte.
Buon Natale!


domenica 20 dicembre 2015

2 al prezzo di 1

Venerdì sono passata a ritirare l'esito della biopsia: è stato confortante vedere nero su bianco che il tessuto prelevato era semplicemente di tipo fibroso e adiposo, confermando che si tratta un lipoma.
Poi ho incontrato l'oncologo e il chirurgo, che inizialmente ha minimizzato la situazione, dicendo che un lipoma non crea problemi. Gli ho fatto notare che oltre al lipoma c'è anche il linfocele e lui ha risposto che nemmeno un linfocele crea problemi. Già, ho insistito, però la somma dei due qualche problema me lo sta creando.
Ha continuato a mostrare scetticismo... almeno fino a quando l'oncologo ha iniziato a far scorrere sul monitor le immagini della TAC. Quando il chirurgo ha visto la dimensione e la posizione del linfocele, ha cambiato espressione e ha chiesto di esaminare direttamente la mia pancia per valutarne al tatto l'estensione.
Occhiata generale, pressione sul lato sinistro dell'addome. Tutto bene. Pressione sul lato destro. Ahi! Altra pressione. Ahi! Altra pressione. Ahi! Altra pressione. Ahi!
A quel punto il chirurgo aveva abbastanza chiaro il volume in questione e non ha più avuto esitazioni: togliamo. Sia il lipoma che il linfocele.


Ma come per ogni offerta speciale, bisogna fare attenzione alle fregature.
L'asportazione del lipoma non dovrebbe essere un problema. Il linfocele invece potrebbe esserlo, perché per fare un buon lavoro, bisogna rimuovere completamente la capsula che lo riveste. Il rischio è che si siano formate aderenze con i tessuti circostanti, cosa che complicherebbe parecchio l'intervento e il successivo recupero.
In base alle immagini della TAC, il chirurgo ha individuato in particolare due possibili complicazioni. In caso di aderenze con l'intestino, sarebbe necessario tagliarne un pezzo, operazione delicata ma fattibile e con conseguenze a lungo termine abbastanza modeste. Se invece le aderenze coinvolgessero l'uretere, la rimozione completa della capsula sarebbe molto più difficile e comporterebbe un rischio elevato di danni gravi e permanenti, per cui sarebbe più prudente evitare di togliere quella parte, accettando il rischio che il linfocele si riformi.

A seconda della situazione che si presenterà aprendo l'addome, la complessità dell'intervento potrebbe quindi variare di molto: il chirurgo, per darmi un'idea, ha detto che se si pone il caso migliore (niente aderenze) a livello 10, l'eventuale resezione intestinale lo porterebbe 60.
L'operazione deve quindi essere programmata in modo da avere a disposizione tutto il tempo che potrebbe essere necessario: non è possibile inserirla nel calendario già affollato dei pochi giorni lavorativi del periodo natalizio, ma andremo alla metà di gennaio. Nel frattempo, il chirurgo rivaluterà la TAC con il radiologo, per cercare di identificare tutte le possibili criticità.
Vuoi vedere che questa volta vinco la "settimana bianca" in ospedale proprio per il mio compleanno?

sabato 12 dicembre 2015

Un grande vuoto

Non è maligno.
Questo l'esito dell'istologico che mi ha anticipato l'oncologo.
Sospiro di sollievo.
In mezzo alle lacrime.


Renato ieri ha trovato il Ciccio acciambellato nel suo cestino, sembrava addormentato. Ma non si sveglierà più.
Non c'è stato alcun preavviso: fino al giorno prima stava benissimo; nessuna ferita, nessun segno di sofferenza. Se n'è andato serenamente, alla fine di una vita lunga e - ci auguriamo - felice.
Resta il rimpianto di non averlo potuto salutare, di non essere stata lì con lui, ad accompagnarlo nelle ultime ore del suo viaggio.

Mi mancherà il nostro gattone.
Il nostro vecchietto con tre zampe.
Lui che faceva sempre lo schizzinoso con il cibo.
Lui che voleva le coccole ma non si lasciava prendere in braccio.
Lui che faceva merenda con il latte.
Lui che odiava la neve.
Lui che aveva la sindrome dell'abbandono.
Lui che ogni volta che vedeva una valigia ci si infilava dentro per impedirci di partire.
Lui che adorava il pollo arrosto.
Lui che occupava da solo tre quarti del letto.
Lui che dal veterinario si spalmava come un budino.
Lui che d'estate veniva a casa solo per mangiare.
Lui che era la mia gattoterapia.
Lui che nei momenti importanti c'era sempre. E adesso non c'è più.








martedì 8 dicembre 2015

Ora di cambiamenti

Ogni tanto bisogna avere il coraggio di fare qualche cambiamento. Anche se non sembra necessario, anche se le cose che sono sempre andate bene così come sono.
Il cambiamento è faticoso, richiede lo sforzo di uscire dalla comodità dell'abitudine. Ma è necessario per evolversi, per guardare avanti. Ecco perché ho deciso di cambiare qualcosa.

Avevo bisogno di sostituire le vecchie lucine dell'albero, di cui ormai meno della metà era ancora funzionante; e con l'occasione pensavo di acquistare anche qualche nuova decorazione.
Ho guardato con un pizzico di rimpianto alcune deliziose confezioni di decorazioni in vetro, bellissime ma decisamente poco compatibili con la nostra tribù felina (ricordate com'era andata due anni fa?). No, non è proprio il caso, ma sono rinunce davvero da poco rispetto alla gioia di avere i nostri pelosetti sempre intorno.
Da più di trent'anni il mio albero di Natale era decorato in rosso e oro; avevo già messo nel carrello una confezione di sfere rosse e stavo per prendere quelle dorate, quando ho deciso che era ora di fare qualcosa di diverso.
Ho rimesso tutto sullo scaffale e mi sono guardata intorno. Bianco, argento, viola, blu, rosa... mmmhhh.... E poi, finalmente, eccole: sfere grandi e piccole, alberelli e stelle, lucidi e satinati, nelle tonalità dall'avorio al bronzo.
Qualche esitazione, qualche dubbio.
Vale la pena di fare questa spesa? Non occuperanno troppo spazio quando sarà il momento di riporle?
Ma la vera domanda era un'altra: in questo momento di incertezza, mentre aspetto l'esito della biopsia, è il caso di fare un investimento, per quanto piccolo, per il futuro? Quando mi sono decisa a formularla in modo chiaro nella mia mente, ho allungato la mano verso lo scaffale e ho riempito il carrello con dieci confezioni di decorazioni.
Sì, ne vale la pena. Perché se rinuncio a pensare al futuro, ho già perso.


PS: sapete una cosa? Il mio nuovo albero di Natale mi piace un sacco!

venerdì 4 dicembre 2015

Biopsimpressioni


  • La mia Brontofelpa (cioè la felpa di Brontolo che ho preso anni fa a Disneyland Paris) si conferma ideale per queste occasioni: ha il giusto livello di pesantezza per la temperatura da ospedale, la zip la rende facile da indossare e togliere, le ampie tasche a marsupio possono accogliere tutto quello che serve avere a portata di mano, le maniche larghe si sollevano facilmente per consentire di infilare l'ago nel braccio e, beneficio non trascurabile, mi rende ben riconoscibile al personale sanitario.
  • Le poltroncine nelle nuove sale d'attesa del CRO sono molto più comode di quelle vecchie; ovviamente ho passato solo pochi minuti in una sala d'attesa nuova e più di un'ora e mezza in una di quelle vecchie, con le scomodissime sedute di legno (e non mi dovrei nemmeno lamentare, visto che Renato di ore ce ne ha passate almeno quattro, mentre per le ultime due io ero stesa sulla barella).
  • Nessuno nasce imparato e tutto sommato forse è meglio che la giovane dottoressa in addestramento sia capitata a me piuttosto che a qualcun altro con una minore tolleranza al dolore; però avrei preferito che il secondo prelievo fosse andato abbastanza liscio come il primo.
  • Quel lieve soffio d'aria fresca nella stanza della TAC può essere simpatico d'estate, ma se ti arriva addosso per quaranta minuti, mentre sei in canottiera, in dicembre, è tutta un'altra cosa: quando sono uscita mi ci è voluto un bel po' per smettere di tremare.
  • Le barelle che si vedevano in ospedale quando ero bambina erano poco più di tavole con le ruote; quelle di oggi sono enormemente più confortevoli, ma non risolvono un annoso problema: dove si mettono le braccia per evitare di lasciarle penzolare ai lati? (risposta: nelle comode tasche della Brontofelpa!)
  • Che triste passare due ore in una stanza, rivolta verso una parete quasi interamente a vetri, senza vedere nemmeno uno spicchio di cielo o di panorama perché la vista è completamente ostruita da un'ala di edificio, dai frangisole (perché poi mettere i frangisole su una facciata su cui il sole non batte mai?) e dalle veneziane. E io che speravo di avvistare qualche scoiattolo...
  • Il mio oncologo che passa a vedere come va e si preoccupa perché ho gli occhi lucidi come se avessi pianto; gli ho spiegato che stavo semplicemente sbadigliando (di noia) da quasi un'ora, ma non credo che ci abbia creduto perché si è intenerito e mi ha dato un buffetto sulla guancia.
  • Tornare a casa e trovare il comitato di accoglienza felina è sempre una terapia di straordinaria efficacia.
  • I dolori e i fastidi che hanno caratterizzato tutta la giornata di martedì mi avevano fatto temere tempi di recupero lunghi, invece dopo una notte di buon sonno è tornato tutto alla normalità.


PS: non ho ancora notizie dell'esito; in teoria dovrebbe essere pronto per il 21 dicembre, ma l'oncologo ha detto che mi chiamerà appena saprà qualcosa.

martedì 1 dicembre 2015

Velocissimamente

Aggiornamento rapido, poi torno a stendermi.
Ho fatto la biopsia stamattina, è stata una cosa abbastanza lunga e discretamente dolorosa, condita con più o meno una decina di passaggi di TAC (dacci oggi la nostra dose di radiazioni quotidiana...) per identificare l'area, verificare il corretto posizionamento del marcatore, verificare il corretto posizionamento del primo ago, del secondo ago, controllare subito dopo, ricontrollare un paio d'ore dopo.
E adesso si aspetta.
Distesa, per oggi, perché il fastidio si sente ancora.