sabato 19 dicembre 2009

Nevicata

Stanotte mi ha svegliato il rumore del vento: fischiava, ululava, faceva sbattere contro i vetri i laccetti delle zanzariere; quando ho aperto gli occhi, la luce arancione del lampione davanti a casa illuminava un turbine di fiocchi di neve.
Primo pensiero: la neve, che meraviglia! Molto natalizio, giornata da divano, caminetto e TV...
Secondo pensiero: dobbiamo andare a prendere la suocera per accompagnarla in stazione a prendere il treno (60km tra andata e ritorno su strada provinciale stretta e prevedibilmente non ripulita dagli spazzaneve). Aiuto.
il giardino dietro casa
Il Ciccio era irrequieto, prima delle sette mi sono alzata per controllare che le ciotole fossero piene e la gattaiola non fosse bloccata, ma probabilmente era solo infastidito dalle condizioni meteorologiche, non è precisamente un gatto delle nevi, detesta questa cosa fredda e umida che si attacca alle zampe e fa il solletico sulla schiena. E soprattutto non sa dove andare a fare i suoi bisogni.
il gatto delle nevi

Mancava la corrente, ho riattivato l'interruttore differenziale che era scattato, ma poco dopo le luci si sono spente di nuovo e questa volta erano coinvolti anche i lampioni esterni.
Sono tornata a letto, ma l'idea della suocera non mi lasciava tranquilla e nel frattempo la neve continuava a fioccare, ce n'erano già una decina di centimetri. Alle sette e mezza ci siamo sentite per telefono e concordato di rinviare il viaggio, ma c'era ancora la prenotazione del treno da modificare entro un'ora dalla data di partenza prevista; ho superato brillantemente il problema della mancanza di elettricità ricordando che i telefoni funzionano anche in assenza di corrente elettrica e che in un cassetto avevo ancora un vecchio modem che prende l'alimentazione dal notebook, ma la soddisfazione (un minuto di autocelebrazione!) è durata poco: dal sito di Trenitalia non era possibile effettuare la modifica perchè il viaggio comprendeva, oltre ad un Eurostar, anche un treno regionale (e chissà mai perchè questo dovrebbe essere un problema? misteri ferroviari...). Proviamo con il call center? Macchè: funziona solo da lunedì a venerdì. L'unica soluzione per non perdere il prezzo del biglietto era andare alla biglietteria della stazione. Incazzata come un grizzly a cui hanno appena rubato il pranzo.
Di uscire in macchina non se ne parlava proprio, nel frattempo i centimetri di neve erano diventati una ventina, così mi sono armata di doposci, piumino con cappuccio, copripantaloni impermeabili, sciarpa, berretto e guanti e mi sono avviata a piedi.
la strada davanti a casa e la macchina di Renato

Ho rimpianto quasi subito di non aver pensato alle lenti a contatto: gli occhiali si appannavano e si coprivano di fiocchi di neve, dovevo continuamente toglierli per ripulirli; quando poi ho raggiunto la strada principale ho rivolto un pensiero furioso all'amministrazione Comunale che non ha ritenuto che gli abitanti della mia zona meritassero un marciapiede per percorrere con un minimo di sicurezza la strada verso il centro del paese: ho dovuto superare due rotonde camminando sul ciglio della strada e pregando che nessuna delle auto che mi passavano a fianco sbandasse sul fondo innevato. Grizzly a cui oltre a rubare il pranzo hanno anche occupato la tana.

Dopo circa un chilometro e mezzo ho raggiunto finalmente la stazione ferroviaria e ho fatto modificare la prenotazione, trattenendomi a stento dall'esporre all'addetta alla biglietteria la mia opinione sui servizi Trenitalia (l'effetto grizzly avrebbe potuto espormi ad una denuncia per ingiurie...), poi sono ripartita verso casa.
la strada della stazione

La gamba destra iniziava a dare segni di stanchezza: l'andata era stata quasi completamente controvento e per evitare le auto avevo dovuto camminare parecchio nella neve alta, ma il ritorno è stato più facile, sfruttando i passaggi che avevo creato in precedenza, comunque è stata una bella ginnastica che mi ha regalato un paio di morsi particolarmente feroci da parte delle formiche del prosciutto e un appetito particolarmente vorace, per cui a pranzo mi è costato più del solito rispettare la dieta e mi sono concessa un piccolo strappo con un pezzetto (piccolo, davvero!) di formaggio.
il nocciolo contorto

La corrente non era ancora tornata, pare che ci sia stato un guasto in una cabina dell'ENEL e tutto il quartiere era al buio e al freddo, dato che anche le caldaie a gas hanno bisogno di elettricità per funzionare, ma sono riuscita a fare una doccia velocissima con l'ultima acqua calda rimasta nel boiler. Abbiamo acceso il caminetto, ma anche quello funzionava a metà, non potendo avviare le ventole per l'emissione di aria calda.
Dopo pranzo aveva smesso di nevicare, allora pronti per un altro po' di sport: armati di badile e scopa di saggina, abbiamo liberato dalla neve il vialetto pedonale e quello carrabile per non rischiare la formazione di lastre di ghiaccio, aprendo un corridoio per le auto fino al centro della strada.
Nel frattempo era uscito il sole e lo spettacolo del tramonto è stato davvero splendido.
il giardino al tramonto
il mirto
i viburni
  nocciolo contorto
tramonto

lunedì 14 dicembre 2009

Risparmio energetico


L'indicatore sulla bilancia continua a scendere, lento ma (spero) inesorabile, nonostante le numerose occasioni di trasgressione offerte prima dal weekend romano e ora dall'approssimarsi delle festività natalizie, con le relative "cene di fine anno" che si accavallano in queste settimane.
Nove chili non sono pochi, ma Renato ne ha già persi 14, ha praticamente già raggiunto il peso che il dietologo aveva fissato come obiettivo per lui, e sta recuperando maglie e camicie che aveva accantonato perchè non gli entravano più. Io invece io ho ancora tanta strada da fare, anche se ho già messo da parte qualche paio di jeans ormai troppo larghi, in attesa di valutare a fine dieta se farli stringere oppure sostituirli.

È normale che Renato sia dimagrito più in fretta, a parità di regime alimentare, perchè consuma di più: è un uomo, il suo lavoro richiede un certo dispendio energetico e ha un metabolismo più attivo, mentre il mio sembra in letargo. Gradirei molto che il mio organismo decidesse di uscire dalla modalità "risparmio di energia" per aumentare la produzione di calore: mi permetterebbe di dimagrire più velocemente e soprattutto non sentirei sempre tanto freddo!
Saranno le conseguenze delle terapie, sarà la menopausa, fatto sta che da due anni ho iniziato a soffrire il freddo, nonostante lo strato protettivo di grasso (modello balena) che ancora mi avvolge.

Più di qualche volta mi trovo a rabbrividire, intabarrata in pantaloni di velluto, maglione di pile pesante, calzettoni e anfibi mentre tutti gli altri intorno si lamentano del caldo indossando magari un abitino scollato, calze di nylon e scarpine decollete.
Insomma, il risparmio energetico è una bella cosa, però è seccante avere un eccesso di riserve e non riuscire a bruciarle per scaldarsi!
Qualcuno sa dirmi dov'è la manopola del termostato?

mercoledì 2 dicembre 2009

Una scelta diversa

Volevo rispondere al commento di Amina sul post precedente, ma quando ho capito che ne sarebbe venuta fuori una riflessione più articolata, ho pensato che meritasse un nuovo post.

È proprio vero, Amina: se bevi, nessuno ti domanda niente, ma se non bevi sono tutti a chiederti il perché e il percome e a cercare di "convertirti".

Io non bevo il caffè perché non mi piace: molti lo trovano strano, ma nessuno cerca di convincermi a berlo.
Invece con il vino è un continuo insistere perché ne assaggi almeno un po', sembra quasi che il mio non bere sia un fastidio per gli altri.

Forse chi fa una scelta diversa crea disagio perché in qualche modo costringe a mettersi in discussione, a riflettere su comportamenti che la maggior parte delle persone ha adottato senza pensarci troppo, lasciandosi trascinare dalla consuetudine sociale.

Quando mi trovo di fronte a persone che tentano continuamente di farmi "cambiare idea", aggiungendoci battutine sarcastiche al punto da diventare maleducati, mi chiedo se magari non vogliano accettare la mia scelta per non doversi confrontare con la propria.

Io non ho bisogno del vino per gustare un buon piatto, non ho bisogno dello spumante per festeggiare, non ho bisogno di cocktail ad alta gradazione per divertirmi.
Io sono capace di fare tutte queste cose senza alcol, ma forse chi continua a insistere per farmi bere non lo è.

giovedì 26 novembre 2009

Allibita!

Oggi sono andata in farmacia a comprare lo sciroppo per la tosse che mi aveva prescritto la dottoressa e passando ho dato un'occhiata di sfuggita alla vetrina. Mi sono fermata pensando di aver visto male, sono tornata indietro e sono rimasta esterrefatta.
Senza parole.
Totalmente allibita.
Nella vetrina della farmacia erano esposte alcune bottiglie di vino.
Non in vendita, probabilmente solo a scopo decorativo, magari anche per fare un po' di pubblicità al produttore, ma c'erano.

Ora sono certa che la maggior parte di coloro che stanno leggendo questo post dirà: "E allora? Cosa c'è di tanto sconvolgente?"

C'è che il vino contiene alcol etilico.
E l'alcol etilico è una sostanza:
- tossica: danneggia le cellule, in particolare quelle del sistema nervoso e del cuore;
- psicoattiva: provoca alterazioni nelle percezioni e nel comportamento;
- che crea dipendenza in misura pari o superiore a tutte le droghe;
- cancerogena: è causa diretta di tumori del fegato e dell'apparato digerente e, anche se assunto in dosi modeste, aumenta notevolmente il rischio di cancro al seno e alla prostata.

Già da alcuni anni l'Organizzazione Mondiale per la Sanità ha evidenziato che il consumo di alcol comporta gravi rischi per la salute e che non esistono quantità di alcol "sicure": semplicemente, il rischio è tanto più elevato quanto maggiore è la quantità di alcol consumata.

Ecco perché mi ha sconvolto vedere il vino nella vetrina di una farmacia.
Sarebbe come trovare la pubblicità delle sigarette nell'ambulatorio del medico.

L'ho fatto presente alla farmacista che mi ha servito e la sua risposta è stata quasi altrettanto sorprendente: "Era solo per creare un po' di atmosfera autunnale, e poi il vino fa tanto bene per la pressione!"
In fondo, un po' me l'aspettavo, è una convinzione diffusa e fortemente supportata dai produttori di vino, ma da una laureata in scienze farmaceutiche speravo in qualcosa di meglio. Ma cosa insegnano alla facoltà di farmacia? A farsi infinocchiare dai luoghi comuni e dalla propaganda oppure a valutare le evidenze oggettive sugli effetti delle sostanze sull'organismo?
In realtà non si può dire che sul vino ci sia poca informazione, piuttosto c'è una straordinaria disinformazione, accuratamente sostenuta da interessi miliardari.
È vero che il vino, soprattutto rosso, contiene antiossidanti che hanno effetti benefici sul sistema cardiocircolatorio. Peccato però che nel vino queste sostanze siano presenti in dosi infinitesimali, mentre la quantità di alcol etilico è circa 1000 volte superiore, quindi la tossicità dell'alcol annulla abbondantemente qualsiasi effetto positivo possano avere i pochi milligrammi di antiossidanti.

Ho scoperto che moltissimi genitori non sanno che il fegato dei bambini e dei ragazzi non è in grado di metabolizzare l'alcol, perché non inizia a produrre l'enzima necessario prima dei 16-18 anni.
Ecco perché esiste in Italia il divieto di somministrare alcolici ai minori di 16 anni, divieto che i gestori di locali ignorano allegramente, spesso con la complicità più o meno ingenua degli stessi genitori.
Alla cena di sabato lo sgroppino è stato servito anche ai più giovani e solo un paio di mamme hanno drizzato le antenne e sono intervenute per impedire che almeno i bambini più piccoli anni si scolassero l'intero bicchiere; una ha detto "cosa vuoi che sia un po' di alcol" e ha lasciato che la bambina di cinque anni lo bevesse tranquillamente e tutti hanno considerato perfettamente normale che i ragazzini di 11-13 anni consumassero una bevanda alcolica.
Probabilmente non sapevano che l'alcol è un veleno né che l'organismo di quei bambini e ragazzi non sarebbe stato in grado di eliminarlo prima di molte ore, o addirittura giorni, e che in quel lungo intervallo di tempo avrebbe continuato ad esercitare il suo effetto tossico, danneggiando in particolare le cellule del sistema nervoso, dove con "sistema nervoso" intendo soprattutto il cervello.

Immagino che a questo punto qualcuno abbia già abbandonato la lettura, classificando questo post come ingiustificatamente allarmistico: in fondo il vino si beve da millenni, si dice anche che fa buon sangue, e un po' d'alcol fa allegria, di certo non è così pericoloso!
Non vi dico di credermi sulla parola, andate a vedere i dati.
Non quelli diffusi dai produttori di bevande alcoliche che comprano pagine di giornali e spazi in TV per raccontarvi che bere è bello e divertente, per farvi credere che il vino abbia qualcosa a che fare con la cultura o addirittura che sia un toccasana per la salute.
Cercate i dati veri sul consumo di alcolici, quelli che dicono quanti morti, quanti incidenti, quanti delitti, quanti infortuni sul lavoro, quante malattie sono provocati dal consumo di alcol.
Sono numeri spaventosi, e ne manca ancora uno, enorme, che non troverete in nessuna ricerca: il numero delle lacrime versate da chi ha subito, direttamente o indirettamente, i danni provocati dall'alcol.

Enrico Baraldi e Alessandro Sbarbada hanno fatto ricerche molto approfondite e ben documentate e le hanno riportate in un libro, Vino e Bufale (ed. Stampa Alternativa): è un volume di piccolo formato, facile da leggere, che sfata su basi rigorosamente scientifiche i falsi miti relativi al vino.
Dopo averlo letto "Potrete anche continuare a bere, ma solo perché vi piace. Perché tutti gli altri motivi sono delle bufale".

Ancora vacanze romane

Ancora una volta a Roma!
La laurea del fratello maggiore di Renato ci ha dato l'occasione di approfittare ancora dell'ospitalità dei miei parenti romani e di organizzare un weekend denso di eventi ed incontri.

L'avvio è stato incerto, il treno che avremmo dovuto prendere è stato soppresso per un guasto, ma siamo riusciti comunque a partire, arrivando a Roma con "solo" un'ora di ritardo.
Alla partenza la giornata era grigia e umida, il Po era avvolto nella nebbia, ma appena scavalcati gli Appennini, tra Bologna e Firenze, ci siamo ritrovati immersi nel calore del paesaggio mediterraneo, con un sole luminoso a riempire di colore le colline, i casali e i muri a secco, gli ulivi e i cipressi.
A Roma sembrava primavera, cielo azzurro e un tepore fuori stagione che invitava ad uscire: abbiamo iniziato subito con una passeggiata lungo via del Corso, sbirciando i negozi più interessanti.


Il primo appuntamento era in centro, dove ci siamo incontrati con Giorgia, Anna e Rosanna, tre straordinarie compagne d'avventura.
Un aperitivo insieme tra aggiornamenti sul progetto che vorremmo realizzare insieme ad altre "bloggeresse" e chiacchiere a ruota libera, un'occasione per conoscere meglio queste splendide persone.
Giorgia, combattiva, curiosa del mondo, sempre piena di idee e di obiettivi.
Anna che affronta la vita armata di una graffiante, deliziosa ironia, con un sorriso sbarazzino sempre pronto a fiorire sulle labbra.
E la dolcissima Rosanna, occhi luminosi e cuore grande.
Un abbraccio per ognuna di voi!

Venerdì mattina abbiamo raggiunto il fratello di Renato e la sua famiglia alla sede dell’Università e dopo la discussione della tesi e la proclamazione, abbiamo portato una ventata di goliardia nella capitale, dove sono praticamente sconosciuti i riti scherzosi di festeggiamento dei neolaureati in uso nelle università del nord-est: il neo-dottore è stato vestito da montanaro, corona d’alloro in testa e in mezzo a un giardinetto pubblico ha dovuto leggere a voce alta il “papiro”, una storiella in rima corredata da disegni e fotografie, realizzata dai tre figli (eh già, il dottore è un padre di famiglia, con il maggiore dei "pargoli" già laureato e gli altri due studenti universitari, cosa che rende ancor più meritevole la sua laurea), accompagnato da cori celebrativi: Dottore, dottore, dottore del buso del cul! Vaffancul! Vaffancul!

Dopo averlo mandato a ritirare il certificato di laurea provvisorio ancora vestito da montanaro e aver pranzato tutti insieme, abbiamo lasciato la famiglia al viaggio di ritorno verso casa e ci siamo diretti verso i Musei Vaticani: miracolo! Nemmeno un secondo di coda!
Abbiamo fatto un giro piuttosto veloce, appena un paio d’ore, soffermandoci solo sulle opere principali e osservando che ci sono più capolavori d’arte in una singola sala di questa immensa raccolta di tesori che nella maggior parte dei Paesi del mondo.
 
Rispetto alle mie precedenti visite, la disposizione è cambiata completamente, quella che era l’entrata è diventata l’uscita, c’è un nuovo ingresso e molte sale sono state riorganizzate; sicuramente il risultato permette una maggiore flessibilità nella visita, però le indicazioni non sono molto chiare: abbiamo girato un po’ a vuoto per cercare alcuni musei “minori”, seguendo indicazioni che non portavano da nessuna parte, alla fine abbiamo chiesto a uno dei custodi scoprendo che erano chiusi: mettere un cartello?



I miei piedi iniziavano a chiedere pietà, ma la giornata era ancora lontana dalla sua conclusione: rientro dalla zia Giuseppina per una doccia veloce, poi un saluto zia Lucia e zio Angelo prima di raggiungere la pizzeria, dove avevamo appuntamento con gli amici del forum MondoOTDisneyland, alcuni già incontrati a maggio, altri entrati più di recente in questa allegra banda di matti. Saluti e presentazioni, poi a tavola con supplì e crocchette varie e un’ottima pizza, con contorno di chiacchiere e risate.

Sabato mattina ancora un appuntamento con alcuni amici di MondoOTDisneyland per visitare insieme Magnificat, l'esposizione felina internazionale allla Fiera di Roma. L’esposizione era più piccola di quanto mi aspettassi: trattandosi di un evento così rinomato pensavo di trovare più esemplari e una maggiore varietà di razze, comunque non mancavano i miei favoriti: i giganteschi Maine Coon, gli splendidi Certosini e gli eleganti Norvegesi delle Foreste, oltre a qualche Sphinx, il gatto senza pelo che piace tanto a Renato.




E anche qualche razza davvero insolita...

Ci siamo aggirati tra le gabbie tra oooh e aaah di ammirazione, ma anche con un po’ di pena per questi animali costretti a sopportare la folla ed il rumore (il volume dei microfoni era da concerto rock) e ad essere manipolati dai giudici. Alcuni sembravano a loro agio, dormivano o giocavano, ma molti erano chiaramente infastiditi o spaventati, decisamente sacrificati all'ambizione dei loro proprietari: non credo proprio che il Ciccio apprezzerebbe una cosa del genere!

Nel frattempo la voce mi stava abbandonando, primo segnale di un malanno che a distanza di qualche giorno mi sta ancora tormentando: sono rimasta quasi completamente afona fino a ieri e ho ancora una tosse fastidiosa (io ODIO l'aerosol!). Sarà la suina?

Nel pomeriggio abbiamo partecipato alla cresima di Michela, la figlia di mio cugino Alberto, ottima occasione per incontrare tutto il parentado romano, seguita da una cena che pareva un pranzo di nozze: io mi sono fermata dopo otto o nove antipasti e due primi, ma c'erano anche secondi, contorni e macedonia di frutta.

Domenica non avevamo programmi precisi, pensavamo di vagabondare un po’ per la capitale, ma la voce non tornava e al mattino ho iniziato anche a tossire ferocemente, così alla fine siamo rimasti prudentemente a casa della zia fino all’ora di prendere il treno (questa volta puntuale) per tornare a casa.
All'arrivo, l’aria fresca e umida del novembre padano ha segnato il ritorno alla normalità dopo una parentesi di quasi-estate, una vacanza breve e intensamente piena di persone speciali.

mercoledì 25 novembre 2009

Dove eravamo rimasti?

Sono decisamente indietro con gli aggiornamenti...
Andiamo per ordine di importanza.

Il Ciccio ha superato brillantemente l'ultimo infortunio: dopo una decina di giorni dalla rimozione del drenaggio l'ho portato a togliere i punti; quel giorno mi ha odiato molto: appena ha intravisto il trasportino si è dato alla fuga, ho dovuto letteralmente prenderlo per la coda, e per protesta dal veterinario ha adottato l'atteggiamento da "budino", abbandonandosi completamente inerte sul tavolo di visita, praticamente spalmato.
Ora il nostro combattente può aggiungere un'altra cicatrice alla sua collezione. Potrebbe farmi concorrenza, ma con il pelo foltissimo che si ritrova, le sue non si vedono.

Con un notevole sforzo di volontà sono riuscita a bere tutto il bicchiere di sciroppo di glucosio: la curva glicemica è a posto, la mia insulina fa il suo dovere e non ho ancora idea del motivo per cui il C-peptide fosse elevato.

La risonanza magnetica alla spalla ha evidenziato solo una modesta artrosi. Perché quindi ho questo dolore da cinque mesi? Un altro mistero...

La dieta prosegue, nonostante alcuni strappi in occasione del compleanno di Renato e del weekend romano sono a -6. Comincio a sentire la mancanza della pasta alla carbonara e del pane e formaggio, ma la strada è ancora lunga, resisterò!

lunedì 9 novembre 2009

Ciccio libero!

Stamattina la veterinaria ha tolto il drenaggio al Ciccio, ma sono stati necessari un paio di punti per tenere accostati i lembi della ferita fino a che sarà completamente cicatrizzata. Di conseguenza, il Ciccio avrebbe dovuto tenere il collare elisabettiano fino alla rimozione dei punti prevista per... mercoledì 18. Impensabile!
Il Ciccio, già arrabbiatissimo per essere stato sottoposto per la terza volta in pochi giorni a trasferimento in macchina + manipolazione (dolorosa!) da parte di estranei, non ci avrebbe mai perdonati se avessmo prolungato così tanto la sua prigionia.
All'ora di pranzo, dopo aver valutato che la ferita fosse sufficientemente difficile da raggiungere, e quindi minimo il rischio che il micio tentasse di rimuovere i punti con i denti, abbiamo deciso di togliere il collare.
È rimasto sospettosamente rannicchiato sotto la scrivania per un po', evidentemente temeva che questo assaggio di libertà fosse solo il preludio di qualche nuova tortura, poi, moderatamente rassicurato, ha iniziato le pulizie di primavera, lavando meticolosamente ogni centimetro di pelo raggiungibile con la lingua.
L'ho tenuto d'occhio per più di mezz'ora, ma non c'è stato nessun tentativo di assalto ai punti.
Per ora è in libertà vigilata, gli permetteremo di uscire solo sotto sorveglianza, ma tra qualche giorno spero di potergli riaprire la gattaiola, lasciandolo libero di andare e venire a piacimento.

venerdì 6 novembre 2009

Raccolta punti

Lunedì sono andata dal medico di base a farmi fare l'impegnativa per la risonanza alla spalla: dobbiamo capire cosa c'è che non va per risolverlo e poter finalmente ricominciare a nuotare.

Ma già che ero lì, ho segnalato alla dottoressa, per la precisione alla sostituta perchè la mia era assente, che da alcuni giorni avevo spesso sete, più del solito e apparentemente senza motivo, dato che con la faccenda della dieta non mangio dolci né cibi grassi, salati o molto conditi (a proposito, sono a -5Kg!).

La cosa mi aveva un po' insospettito perchè una decina d'anni fa a una bambina che abitava vicino a me era capitata la stessa cosa e si era poi scoperto che la causa era una forma di diabete infantile che l'ha resa insulino dipendente a soli 7 anni di età. E la mia glicemia, che in passato era sempre stata molto al di sotto dei limiti di sicurezza, si era improvvisamente alzata subito dopo l'intervento del 2006 e da allora è sempre rimasta appena al di sotto del valore massimo accettabile.
Non ho esposto questi miei sospetti alla dottoressa perchè non volevo influenzare la sua valutazione, ma quando ho parlato della sete, lei ha avuto il mio stesso pensiero e mi ha prescritto un controllo della glicemia e di alcuni parametri collegati.

Martedì mattina sono andata a fare i prelievi. Proprio vicino alla porta dell'ospedale c'era la locandina di un giornale che parlava di assalto al Pronto Soccorso per i casi di influenza: ringraziamo la TV per aver creato una psicosi, così adesso centinaia di persone con l'influenza invece di restarsene a letto ad aspettare che passi, anche in assenza di complicanze vanno ad affollare ambulatori e ospedali diffondendo il contagio. Mi è venuto il dubbio che infilarmi un un simile covo di virus non fosse una cosa tanto furba, con i miei globuli bianchi ancora faticosamente in lotta per tornare a livelli normali. Ma ormai ero lì...

Dopo il prelievo, ho tenuto premuto il cotone sull'incavo del gomito per un po' per fermare il sangue, poi mi sono avviata  verso Centro Trasfusionale per salutare il personale e gli amici dell'AVIS: mentre salivo in ascensore ho premuto ancora un po' sul cerotto, più per abitudine da ex donatrice di sangue che per effettiva necessità, ma... mi sono ritrovata con le dita sporche di sangue. L'emorragia era ripresa, il sangue aveva inzuppato il cotone e il cerotto e iniziava a filtrare attraverso la maglia di pile. Uffa!
Le infermiere del Trasfusionale, sempre gentilissime, mi hanno sostituito la medicazione e ripulito il braccio e la mano, poi sono passata in sala ristoro... ovviamente a bere un bicchiere d'acqua perchè avevo sete.

Stamattina la mamma è passata a ritirare gli esiti delle analisi.
Tutto ok nelle urine.
Glicemia 96... Come 96?!? Quattro settimane di dieta, niente dolci, pochissimo pane e tutto quello che ho perso sono due miseri punti di glicemia? Vabbè, comunque è entro i limiti. Però speravo meglio.
Insulina a posto. Ecco, sono di nuovo ipocondriaca, mi sono allarmata per niente...
C-peptide 2.67. Valori normali da 0.78 a 1.89. Oops!

Immediata spedizione su Google per sapere cosa diavolo è il C-peptide e soprattutto cosa significa un valore più alto del normale: è una proteina che viene prodotta dal pancreas insieme all'insulina ed un suo livello elevato può indicare gravidanza (direi che possiamo escluderla), insulino-resistenza, ipopotassiemia, nefropatie e diverse altre cose, alcune decisamente poco simpatiche.
Ho comunicato i risultati alla mia dottoressa (che nel frattempo è rientrata) e mi ha detto che dovrò fare una curva da carico del glucosio, che dovrebbe essere una cosa abbastaza nauseabonda perchè ti fanno bere una roba dolcissima. Bleah!

Ma, come ha detto oggi una mia cara amica, visto che ormai ho iniziato la raccolta punti, non posso certo lasciarmi sfuggire questo bollino.
Chissà se alla fine mi danno un set di asciugamani oppure una radiosveglia...

giovedì 5 novembre 2009

Il prezzo da pagare

Ciccio è stato eroico, ha sconfitto e scacciato l'intruso, ma la zuffa non è stata priva di conseguenze: forse un morso oppure un graffio sulla schiena, una ferita talmente minuscola che non aveva nemmeno sanguinato, ma probabilmente proprio per questo si è infettata.
Così ora abbiamo un micio infelicissimo, con una zona rasata sulla schiena da cui spunta il drenaggio e l'odiatissimo collare elisabettiano per evitare che possa togliersi il tubo e/o i punti; e abbiamo anche un centinaio di euro in meno sul conto corrente.
All'ora di pranzo il micio era ancora un po' rintronato dall'anestesia e girava ondeggiante per casa chiedendo cibo, ma non mi fidavo a dargli da mangiare fino a che non si fosse svegliato completamente, così, per protesta, ad un certo punto si è steso sopra al vassoio su cui di solito si trovano le sue ciotole. Sarebbe stato comico, se non mi avesse fatto pena: so quanto detesti il collare, la prima volta che l'ha dovuto mettere, cinque anni fa per una ferita analoga, per i primi due giorni è rimasto quasi sempre nascosto sotto il nostro letto, pieno di vergogna per questo aggeggio malefico.
Povero Ciccio...

Ora dovrà avere pazienza per quattro o cinque giorni, ma almeno gli ho risparmiato il fastidio delle iniezioni quotidiane di antibiotico facendogliene somministrare uno a rilascio lento, che garantirà la copertura per quasi due settimane.

domenica 1 novembre 2009

Ciccio ferox: una questione di atteggiamento

Il Ciccio, grazie anche al fatto di essere sterilizzato, non è mai stato un gatto aggressivo né particolarmente territoriale. Ma questo non significa che sia disposto a lasciarsi mettere le zampe in testa.
Finchè nel giardino accanto ha abitato una femmina di rottweiler decisamente ostile ai gatti, c'era poco da fare: l'unica strategia possibile era mantenere un basso profilo; quando i proprietari del rottweiler hanno cambiato casa, il nostro micio ha tirato un gran sospiro di sollievo ed ha ricominciato ad usare il giardino confinante come corridoio di passaggio.
Dopo qualche mese sono arrivati i nuovi vicini con Tigro, un gatto giovane, affettuoso e giocherellone, e il Ciccio si è subito occupato di stabilire la sua superiorità gerarchica: non solo ha continuato ad attraversare il loro giardino, ma qualche volta si ferma anche in visita, con un passaggio dentro casa e un assaggio ai croccantini di Tigro. Tanto per chiarire chi comanda.

Ieri il Ciccio ha trovato Tigro nel nostro giardino.
Probabilmente Tigro era semplicemente in cerca di compagnia, ho l'impressione che stia cercando di fare amicizia, ma ha commesso l'errore di occupare una delle tane del nostro micio, nell'aiuola delle piante aromatiche, sotto al cespuglio di mirto nano. Non l'avesse mai fatto!
Ero nel mio studio, ho sentito rumori di lotta felina e mi sono affacciata alla finestra in tempo per vedere un groviglio di pelo, code e orecchie; Renato, che si trovava al piano di sotto, è uscito in giardino per cercare di sedare la rissa e l'intruso ha approfittato del momento di distrazione per liberarsi dalle grinfie del Ciccio e battere in ritirata, scavalcando in gran fretta la rete divisoria, mentre il Ciccio lo teneva d'occhio con aria feroce, per ammonirlo a non tentare mai più simili bravate.
Per chi non avesse letto - o avesse dimenticato - i post di inizio anno, ricordo che al nostro Ciccio è stata amputata la zampa anteriore sinistra, quindi è affetto da invalidità grave; addirittura (rabbrividisco al pensiero) qualcuno pensa che sarebbe stato più "caritatevole" sopprimerlo piuttosto che fargli sopportare questa menomazione.

Ma anche se l'invalidità fisica impone oggettive limitazioni, è evidente che la sua effettiva gravità dipende molto dall'atteggiamento con cui la si affronta...

venerdì 30 ottobre 2009

Buone notizie


Oggi sono arrivati Elena ed Enrico, per l'immensa gioia di mamma Sonia e papà Stefano.
Benvenuti nel nostro cuore, tra i sorrisi di chi vi ha tanto attesi.
I sogni, qualche volta, si avverano.

domenica 25 ottobre 2009

e anche...

Qualche aggiunta alla lista di ieri:
5. ricomincia la stagione degli sport invernali in TV
6. le zanzare smettono di torturarci

sabato 24 ottobre 2009

Lati positivi

Il freddo ha anche i suoi lati positivi:
1. posso indossare di nuovo i maglioni in pile supercaldomorbidi comprati a Disneyland
2. il caminetto acceso crea un'atmosfera speciale
3. è particolarmente gradevole restare appallottolati sotto il piumino fino a tardi la mattina (quando si può)
4. il Ciccio è tornato a dormire con noi

Veramente il punto 4 ha anche qualche controindicazione.
Il nostro letto è piuttosto grande, il materasso è  180x200 (perchè se il materasso "singolo" è largo 90cm quello "doppio" è da 160? se la matematica non è un'opinione, il doppio di 90 è 180, altrimenti chiamatelo "quasi doppio" oppure "16/9" come la TV!), ma chiunque viva con un gatto sa benissimo che queste bestiole sono solo apparentemente piccole e in realtà quando si sistemano sul letto riescono ad espandersi più o meno alle dimensioni di un rottweiler, arrivando ad occupare buona parte dello spazio disponibile.
Il Ciccio non fa eccezione.
Quando decide di piazzarsi in mezzo a noi, lo fa in modo prepotente, intimandoci con un'occhiata feroce di fargli posto subito (e se non ci spostiamo immediatamente, arriva anche un mao indignato, perchè lui-non-ha-mica-tempo-da-perdere-aspettando-i-nostri-comodi!); inizialmente si sistema più o meno parallelo a noi, ma in direzione contraria, mostrandoci il posteriore (probabilmente per ricordarci che siamo esseri inferiori), ma avvia subito un lento movimento rotatorio che in modo quasi impercettibile lo porta a mettersi di traverso, relegandoci in pochi centimetri ai bordi del materasso. E guai a cercare di spostarlo per riguadagnare almeno un po' del nostro spazio: un'offesa inconcepibile per il felino!
In questi giorni per fortuna opta per una sistemazione ai piedi del letto o al massimo all'altezza delle ginocchia, dalla mia parte perchè c'è il piumino più alto e morbido: resta comunque ingombrante, ma con un po' di contorsioni di solito riesco a trovare un posto per le gambe.
Insomma, non è proprio comodissimo.
Ma non cambierei il suo ron-ron, il pelo morbido e l'espressione beata con cui si gode le coccole nemmeno con il letto più spazioso del mondo.

martedì 20 ottobre 2009

Freddo!

Dopo aver tergiversato per qualche giorno, ieri mi sono rassegnata a riaccendere la caldaia per attivare il riscaldamento.

Negli ultimi tre o quattro anni le temperature autunnali particolarmente miti mi avevano permesso di rinviare questo appuntamento di almeno un mese, addirittura una volta, mi pare tre anni fa, ricordo di aver avviato l'impianto l'ultimo fine settimana di novembre: certo qualche giornata fredda c'era stata anche prima, ma era stato sufficiente accendere il caminetto per qualche ora.
Di solito, i pannelli solari sono più che sufficienti a fornirci acqua calda almeno da fine aprile a fine ottobre, a meno che non ci siano molte giornate di pioggia consecutive, per cui la caldaia può restare completamente spenta per circa sei mesi, con un discreto vantaggio economico ed ambientale, e riaccenderla è sempre un dispiacere.

Ora però, è quasi una sconfitta.
Sono circondata da persone che sembrano insensibili al freddo: Renato è capace di andarsene a spasso a gennaio solo con la camicia e una giacca in pelle, mia madre gira abitualmente per la cucina in magliettina di cotone anche in pieno inverno.
Anch'io una volta sopportavo bene il freddo: quando ero al liceo e vivevo a casa dei miei nonni, studiavo in una stanza con 16-17° (ma ero giovane...) e fino a due anni fa riuscivo benissimo a sopravvivere in casa con una temperatura di 18-19°, bastavano abiti pesanti.

Ora non più.
Mentre facevo chemio e radioterapia, ho sofferto pesantemente il freddo: ricordo pomeriggi di dicembre sul divano, con il caminetto acceso e il fuoco sovralimentato, temperatura della stanza intorno ai 26°, mentre io, vestita con maglione, pantaloni e berretto di pile e coperta da un caldissimo piumone altoatesino più un plaid, tremavo e battevo i denti, con Renato che mi abbracciava per riscaldarmi e potevo quasi toccare il suo dolore per il fatto di vedermi così debole. Normale, probabilmente, considerando che il mio sangue era spaventosamente impoverito.
Però anche quando i valori sono tornati quasi a posto (ci sono sempre quei globuli bianchi sotto 4.000...), mi è rimasta una maggiore sensibilità al freddo.


Ho sempre sostenuto che quando c'è freddo, bisogna innanzitutto coprirsi: trovo irritanti le donne che si lamentano del freddo indossando gonne corte, calze velate, magliettina scollata e scarpine con tacchi a spillo.
Il mio abbigliamento invernale prevede maglioni di pile (meravigliosa invenzione, dato che la mia pelle non sopporta il contatto con la lana), pantaloni di tessuto jeans pesante, velluto, felpa o pile, calzettoni e scarponcini. E per uscire, piumino, sciarpa, berretto e guanti
Adesso però mi capita di trovarmi infreddolita anche se nella stanza ci sono 21° e indosso abiti pesanti, una cosa inaudita, una debolezza che fatico ad accettare, un'altra batosta per il mio orgoglio.

Ho dovuto aumentare anche le coperte sulla mia parte del letto.
Renato ha una temperatura corporea straordinariamente elevata e anche in pieno inverno gli basta un piumino da mezza stagione; per fortuna, è anche molto gentile e disponibile a condividere con me il suo calore quando arrivo a letto con i piedi gelati, le "zampe Findus", come le chiama lui.
Fino a due anni fa, io aggiungevo dalla mia parte del letto una trapuntina e un plaid e con un pigiama pesante ero a posto.
Ora nella mia metà di letto, sopra al piumino da mezza stagione c'è il già citato piumone altoatesino, 20 centimetri di ottimo piumino d'oca, talmente caldo che in passato lo usavo - da solo - soltanto con i termosifoni della camera rigorosamente spenti e temperature interne che potevano scendere anche sotto i 10°. E ora quando Renato si alza alle 6:30, privandomi del suo "effetto stufa", ci aggiunge sopra anche un ulteriore plaid.

Fa tanto effetto "casa di riposo"... ma, come dico sempre, diventare vecchia è una bella cosa: significa che sono ancora viva.

martedì 6 ottobre 2009

Anche questa è andata!

Con due giorni di anticipo ho avuto l'esito della risonanza e la visita di controllo: tutto bene.
La "palla" di liquido è sempre lì, questa volta ha una forma un po' più allungata, ma il volume è sostanzialmente invariato, non ci sono linfonodi ingrossati e soprattutto non ci sono masse sospette né formazioni indesiderate.

Sospiro di sollievo.
E il prossimo controllo addirittura a marzo 2010: ho ben 5 mesi di libera uscita!

Il giorno prima di fare un'altra risonanza con il mezzo di contrasto dovrò prendere un po' di cortisone, per evitare altre reazioni di tipo allergico: evidentemente anche il gadolinio comincia ad andarmi storto, anche se è meno peggio trovarsi con la pelle arrossata che smettere di respirare, come mi succedeva con il mezzo di contrasto iodato della TAC.
Ma ci penserò tra cinque mesi.

Oggi si festeggia, ma da domani mi aspetta una nuova sfida: DIETA!

mercoledì 30 settembre 2009

Inquietudine

Ieri ho fatto la risonanza magnetica.
In occasione di questo controllo sono più in ansia del solito, probabilmente a causa delle tante analogie con quello di due anni fa, quando è stata scoperta la recidiva: stesso periodo dell'anno, stesso intervallo di tempo dall'intervento, stessi fastidi all'ascella sinistra... e in più il residuo di preoccupazione dei controlli di maggio-giugno, con quei linfonodi ingrossati.
Probabilmente sono solo fisime, ma questo riesco a dirlo solo a livello razionale. Più in profondità, dove le emozioni non sono controllabili, si evidenzia la preoccupazione: nell'ultima settimana il mio sonno è stato spesso agitato, con sogni sgradevoli dai quali mi svegliavo a disagio.

Ieri mattina sono arrivata in ospedale tesa come se avessi dovuto affrontare un esame a scuola, anche se poi il rituale ormai consueto del controllo mi ha tranquillizzata: il camice, l'ago nel braccio per il mezzo di contrasto, i tappi nelle orecchie.
Come sempre, quando il lettino si è infilato nel tunnel della risonanza magnetica ho chiuso gli occhi: non ho mai sofferto di claustrofobia, ma l'idea di trovarmi dentro a un tubo mi risulta sgradevole. Con gli occhi chiusi e con la corrente di aria fresca che molto opportunamente viene fatta scorrere nel tunnel, posso pensare di trovarmi su un prato di montagna o in riva al mare.

Finito l'esame, sono tornata nello spogliatoio per togliere il camice e rivestirmi, ma... sorpresa!
Braccia, petto, schiena, collo e spalle erano coperti di macchie rosse, simili ad una scottatura solare: reazione al mezzo di contrasto? Al Buscopan che mi avevano dato per "tenere fermo" l'intestino durante l'esame? Mah... le altre volte mi avevano iniettato le stesse cose ma non era successo niente. Ci mancherebbe solo che diventassi allergica anche ai prodotti per la risonanza, oltre a quelli per la TAC!
Per fortuna la pelle non bruciava nè prudeva e le macchie se ne sono andate da sole, senza altre conseguenze, anche se per prudenza il personale della radiologia mi ha fatto aspettare in sala d'attesa per un paio d'ore, fino a che non sono scomparse completamente.

Adesso ancora attesa, fino a giovedì 8, quando andrò a ritirare l'esito della risonanza e a fare le visita.
C'è di buono che oggi, dopo 8 ore di docenza a Mestre, sono così stanca che stanotte probabilmente dormirò come un sasso!

martedì 15 settembre 2009

Non dire gatto se non l'hai nel sacco!

Sembra che la forma originale del proverbio fosse Non dire quattro se non l'hai nel sacco e sia nata dalla storia di una persona che mentre stava donando a un frate questuante delle pagnotte, le contava prima di metterle nel sacco del religioso: "uno... due... tre... quattro..."; sfortunatamente la quarta forma di pane le scivolò di mano e cadde per terra dove fu prontamente acchiappata da un cane che se la portò via.

La versione con "gatto" al posto di "quattro" pare sia nata da una storpiatura di Giovanni Trapattoni, che riscosse tanto successo mediatico da superare per popolarità la versione originale, anche perchè ha una certa credibilità (provate ad infilare un gatto in un sacco...) ed un significato di più immediata comprensione.


Ma sto divagando...

La menopausa precoce per me è arrivata a dicembre 2007, provocata dalla chemioterapia che ha danneggiato la funzionalità riproduttiva e dalla radioterapia che ha "bruciato" le ovaie. L'asportazione delle ovaie eseguita durante l'intervento chirurgico di marzo 2008 è stata solo una conseguenza di una situazione già irreparabilmente compromessa.
La menopausa ha indubbiamente diversi vantaggi, perchè libera la donna dal fastidio del ciclo mestruale e dalla relative schiavitù fatte di assorbenti igienici, dolori addominali, mal di testa e altri disturbi.
Ma è una libertà che si paga.

Prima di tutto con l'infertilità, che è sicuramente una cosa giusta quando l'età priva il corpo e la mente dell'energia e dell'elasticità necessarie per la gravidanza e la maternità, ma diventa una condanna se arriva troppo presto, quando il progetto di un figlio avrebbe ancora potuto concretizzarsi.


L'interruzione della produzione degli ormoni ovarici ha anche alcuni effetti collaterali, che possono essere più o meno marcati per ogni donna: perdita di densità ossea e conseguente rischio di osteoporosi, vampate di calore e sudorazione, tachicardia, sbalzi di umore, insonnia, ansia.
Sono disturbi che in genere si evitano con la terapia ormonale sostitutiva, ma sia l'oncologo che il ginecologo oncologico nel mio caso hanno sconsigliato questa soluzione, a meno che non si renda assolutamente necessaria per contrastare l'osteoporosi.


Da questo punto di vista finora mi è andata bene.
La densitometria fatta a dicembre dell'anno scorso, a un anno di distanza dall'inizio della menopausa, mostrava una situazione delle ossa nella media, normale per la mia età. Naturalmente sarà da ripetere ad intervalli regolari, ma constatare che l'impatto iniziale non è stato devastante è già una buona notizia.
Non ho subito particolari effetti psicologici, o almeno non mi pare (forse Renato e mia madre potrebbero dare un parere più oggettivo) e continuo a dormire saporitamente: anche se la pressione sulla vescica esercitata dalla "palla" di liquido nell'addome mi costringe ad alzarmi una o due volte per notte per andare in bagno, poi mi riaddormento subito.
Mi piace pensare di essere particolarmente imperturbabile, di avere una serenità ed una resistenza all'ansia superiori alla media, ma forse è solo fortuna.


Invece le vampate di calore, con il loro corollario di sudorazione e tachicardia, non mi hanno risparmiata: ondate di calore intenso che improvvisamente invadono testa, collo, spalle e schiena, talvolta talmente intense da inzupparmi di sudore, e spesso accompagnate da un forte abbassamento di pressione che il cuore cerca di compensare aumentando la frequenza.


Per circa il 90% delle donne le vampate durano tra i sei mesi e i due anni dall'inizio della menopausa, ma comincio a temere di appartenere all'altro 10%, perchè sono già passati 21 mesi e non vedo ancora la fine di questo disturbo.

Un paio di volte mi ero illusa che avessero finalmente iniziato a risparmiarmi, prima ad aprile di quest'anno, poi il mese scorso. Si erano diradate, soprattutto durante il giorno, sembravano ormai limitate ai momenti in cui la temperatura corporea si modifica per entrare o uscire dal sonno, cosa tutto sommato accettabile, soprattutto da quando ho iniziato ad usare le magliette supertraspiranti di Decathlon al posto della giacca del pigiama, evitando così di dovermi alzare durante la notte per cambiarmi la canottiera bagnata di sudore.
Alla fine di aprile, dopo circa tre settimane di tregua iniziavo quasi a cantare vittoria... invece con l'inizio di maggio sono tornate a piena potenza a tutte le ore del giorno, talvolta così intense da darmi la nausea.

Anche in Islanda durante il giorno si sono fatte sentire poco, complice probabilmente la temperatura decisamente più fresca, ma al ritorno sono tornate ai livelli precedenti.
Mi pare che rispetto allo scorso anno la situazione sia migliorata, o forse è subentrata l'abitudine, che me la fa sopportare più facilmente. I due anni non sono ancora trascorsi, posso ancora sperare di far parte di quel fortunato 90% e che questo fastidio sia prossimo alla fine.

Anche le formiche del prosciutto qualche volta mi hanno fatto credere di essersi estinte, per poi tornare in forze a rosicchiarmi la coscia, soprattutto quando cambia il tempo come in questi giorni. Proprio ieri sera, dopo un paio di settimane di tregua quasi totale, un assalto particolarmente feroce mi ha lasciato piegata in due per un paio di minuti, e anche oggi le care bestiole si sono fatte sentire diverse volte, anche se solo per pochi secondi.

Insomma, sembra che non sia il caso di farsi illusioni sul definitivo superamento dei postumi delle terapie. Ma, per tornare ai proverbi, finchè c'è vita, c'è speranza!