domenica 14 settembre 2014

La maledizione

Lo so, capita a tutti.
E non è nemmeno così grave.
Però...

Ieri mattina, prima di iniziare le consuete pulizie del sabato...

(Oddio, mi sono appena resa conto che anche il post precedente riguardava lo stesso argomento: mi sono forse ridotta a parlare solo di faccende domestiche? Noooo... andate avanti e vedrete!)

Riprendiamo.
Ieri mattina, prima di iniziare le consuete pulizie del sabato, sono uscita sul terrazzino per annaffiare i ciclamini e ho trovato una bellissima ragnatela, con il suo artefice e proprietario, un ragno di discrete dimensioni, piazzato proprio nel mezzo ad attendere gli ospiti.

In altri tempi sarei fuggita urlando.
Come regola generale, mi piacciono gli animali che non abbiano meno di due zampe né più di quattro (le pinne dei pesci valgono come zampe), per tutti gli altri i miei sentimenti vanno dall'indifferenza al disgusto fino al terrore cieco. I ragni rientrano nell'ultima categoria.

La paura dei ragni è istintiva nell'uomo, che li riconosce a livello subconscio come potenziali pericoli, ma la mia va oltre il normale istinto di conservazione.
Ho un sospetto sull'origine di questa fobia.
Molto tempo fa, avrò avuto forse tre o quattro anni, mi sono addormentata in macchina mentre ero in viaggio verso casa con la Maria, a bordo della sua storica 500 rossa.


Non ricordo da dove fossimo partite, forse da Roma o Salsomaggiore, comunque era un viaggio lungo e all'arrivo era ormai sera inoltrata. La Maria iniziò a scaricare i bagagli mentre io dormivo ancora sul sedile posteriore, lasciando accesa la luce interna dell'auto per evitare che mi spaventassi nel caso mi fossi svegliata al buio mentre lei portava su le valigie.
In effetti mi svegliai mentre lei non c'era. Il mio sguardo corse subito a quella lucina sullo specchietto retrovisore e... mi spaventai a morte.
Non ero sola in macchina: a farmi compagnia c'era un ragno che stava tessendo la sua tela proprio davanti alla luce. Non era un ragno particolarmente grosso o di aspetto spaventoso, ma ho ancora in mente la sua immagine in quella luce fioca e giallastra, mentre fuori era tutto buio e io piangevo disperata pensando che la mamma mi avesse abbandonata. La cosa non è durata più di un paio di minuti prima che la Maria arrivasse a consolarmi, ma il danno ormai era fatto.
(Nota per chi ha figli: NON lasciateli soli in macchina con un ragno!)

Negli ultimi anni ho cercato di gestire questo terrore irrazionale: è vero che esistono ragni pericolosissimi e alcuni hanno un aspetto davvero spaventoso, ma non mi pareva il caso di farmi prendere dal panico anche di fronte a un innocuo ragno ballerino, di quelli con il corpo piccolo e le zampe lunghe e sottili, che si trovano comunemente nelle nostre case.

Renato mi ha aiutata: per sdrammatizzare, abbiamo iniziato a chiamarli in modo più amichevole.
"Ragno" è una parola che evoca immagini spaventose, quindi da qualche anno in casa nostra tutte queste bestiole si chiamano Gigi. Vuoi mettere?
Non dico di essere arrivata ad amarli o di essere entrata in confidenza con loro, continuano a farmi paura, ma in qualche modo riesco a gestirla e posso tollerare di trovarmi a meno di due metri da un ragno senza urlare.

Ieri mattina quindi mi sono addirittura fermata ad ammirare la ragnatela, che era davvero bella. Peccato che in parte fosse ancorata sul bagnafiori, e quando l'ho preso in mano è praticamente collassata, lasciando me mortificata e il ragno - probabilmente - a lanciarmi maledizioni.
Maledizioni che in qualche modo hanno funzionato.

Avete presente quando vi si infila in testa una canzone e non riuscite a smettere di canticchiarla?
Bene: io mi sono fatta tutto il giro di aspirapolvere-spolvero-pulizia bagni con "Un elefante si dondolava / sopra il filo di una ragnatela / e ritenendo la cosa interessante / andò a chiamare un altro elefante / Due elefanti si dondolavano / sopra il filo di una ragnatela / e ritenendo la cosa interessante / andarono a chiamare un altro elefante..."
Mi sono fermata diverse volte chiedendomi perché, tra tutte le meravigliose canzoni che ci sono al mondo non riuscivo a togliermi dalla testa proprio quella, comunque sono arrivata a un numero considerevole di elefanti.



sabato 6 settembre 2014

Dubbi esistenziali della mezza età

A un certo punto della vita cominci a farti domande su argomenti a cui quando eri più giovane non avevi mai dedicato nemmeno un brandello di pensiero. Il tempo che passa ti porta a soffermarti su cose di cui a vent'anni - o anche a trenta - non ti accorgevi nemmeno.
Rendersene conto può essere un trauma:  la chiamano crisi della mezza età.

In ogni fase della vita si affrontano scelte diverse, che al momento sembrano fondamentali e generano ansia e preoccupazioni, ma che spesso più tardi si ricorderanno con tenerezza.
L'importanza di queste scelte aumenta con il tempo, allenandoci ad affrontare via via domande più difficili.
Il neonato non è chiamato a prendere decisioni, lo fa la madre per lui, ma presto inizia ad affrontare le prime scelte: i giochi, le pappe. E poi, crescendo, anche i vestiti da indossare, gli amici da frequentare, lo sport a cui dedicarsi...
I dubbi dell'adolescente riguarderanno la ragazza a cui chiedere di uscire, il locale in cui passare il sabato sera, la scelta della scuola superiore e poi, forse, dell'università...
Poi arriveranno i dubbi sul lavoro, sul mutuo per la casa, sul momento giusto per avere figli, su come educarli...

In ogni momento della vita si guarda con tenerezza ai problemi dei più giovani e quasi con incredulità ai pensieri di chi è più anziano, che sembrano totalmente estranei e pare impossibile che un giorno possano diventare i nostri.
Con il passare degli anni, invece, bisogna rassegnarsi ad affrontarli, ad accettarli come le rughe, i capelli bianchi e gli altri segni del tempo che passa, anche quando sono pensieri pesanti e dubbi opprimenti.

Per esempio: per pulire i sanitari del bagno, è meglio chinarsi e poi avere mal di schiena oppure abbassarsi flettendo le gambe e poi avere male alle ginocchia?