domenica 31 dicembre 2017

Gemelli diversi

Notte di Natale. Qualche deficiente spara botti vicino a casa nostra.
Aki: "Aiuto, cos'è questo rumore spaventoso? Fuga! Panico! Paura! Terrore!"
Gandalf: "Uh,cos'è questo rumore interessante? Fammi guardare fuori!"

Mattina di San Silvestro. Spolvero il salotto con il piumino.
Aki: "Aiuto, cos'è questo oggetto spaventoso? Fuga! Paura!"
Gandalf: "Uh, cos'è questo oggetto interessante? Lo inseguo! Preso!"

Felice 2018 a chi ha paura e a chi non ne ha.


giovedì 21 dicembre 2017

Oncovacanza

Il giro di visite è stato lungo, più di cinque ore in tutto, la maggior parte in sala d'attesa, ma positivo.
Tutti i medici hanno valutato favorevolmente l'esito della risonanza, è addirittura spuntata la parola magica: "remissione".
I dolori all'inguine sono stati classificati come postumi dell'intervento e della radioterapia e sono uscita con una prescrizione per visita fisiatrica, che dovrebbe aiutarmi a risolvere questo problema, e con gli appuntamenti per le prossime visite a inizio marzo.
A parte il fisiatra, con cui spero di riuscire a prendere appuntamento in tempi brevi, mi aspettano circa due mesi e mezzo di libera uscita e ho intenzione di godermela: da oggi sono oncologicamente in vacanza!

venerdì 15 dicembre 2017

Perplessa

Ho ritirato l'esito della risonanza. Per essere più precisi, è andato Renato a ritirarlo perché io sono ancora in malattia, anche se finalmente sembra che l'influenza stia mollando l'osso.
Tanti termini tecnici, un testo difficile da interpretare.
Da quanto capisco, rispetto alla precedente risonanza di maggio sembra che l'anomalia di segnale alla radice della coscia destra sia leggermente più intensa, ma non si è allargata e può ancora essere interpretata come conseguenza di chirurgia e radioterapia. Il segnale rimane alterato anche nei muscoli circostanti, ma lo era già prima.
Non mi pare un esito negativo, ma lascia un margine di incertezza piuttosto fastidioso.
La settimana prossima ho le visite di controllo e chiederò maggiori chiarimenti, ma ho il sospetto che ancora una volta la risposta sarà: "Non è chiaro, aspettiamo".
Uffa.

giovedì 14 dicembre 2017

C'è chi sta peggio

Ho ancora la febbre.
E la tosse.
E il raffreddore.
E i capogiri.
E il mal di testa.
E niente, è solo influenza, poi passa.

C'è chi sta peggio, molto peggio.
Chi sta così male che la sua vita è ridotta a un pozzo di dolore la cui unica uscita è la morte. E chi semplicemente è arrivato alla fine del proprio viaggio e chiede di essere lasciato andare con dignità.

Io me la ricordo quella signora di quasi cent'anni, nella stessa stanza di ospedale di mia madre, legata al letto perché non potesse sfilarsi il sondino per l'alimentazione forzata. L'infermiera privata che l'assisteva durante la notte mi raccontava sottovoce che la paziente aveva detto chiaramente di non volere il sondino, ma i figli avevano deciso diversamente, costringendola a trascorrere i suoi ultimi giorni in quella condizione umiliante.

Se lo ricordino quelli che pretendono di decidere del dolore degli altri.
Se lo ricordino quelli che non hanno mai dovuto guardare negli occhi una persona amata che li pregava di lasciarla morire.
Se lo ricordino quei politici arroganti che oggi hanno pomposamente annunciato che intendono cambiare la legge appena arriveranno al potere.

Benvenuto biotestamento.



martedì 12 dicembre 2017

Da brividi

Sono giorni da brividi, questi.
Non per la neve che domenica ha imbiancato anche la nostra pianura, sia pure per poche ore.
Non per l'attesa dell'esito della risonanza, che aspetto sicuramente con curiosità, ma senza ansia. Non sono troppo ottimista sul risultato: anche se l'ecografia è andata bene, i dolori all'inguine non mi danno tregua. Cerco di mantenere un atteggiamento neutro, pronta ad affrontare qualsiasi scenario.
Ma i brividi ci sono, ed è tutta colpa dell'influenza.

Ebbene sì, sembra che quest'anno io abbia perso la mia scommessa e per la terza volta in 32 anni sono caduta vittima del malefico virus con tutti gli annessi e connessi: febbre, tosse, congestione nasale, dolori articolari modello mi-hanno-passata-al-tritacarne, capogiri e, naturalmente, brividi.
La febbre si sta mostrando particolarmente molesta: la sento subito, già a partire da poche linee, e questo è insolito per me, che in passato potevo allegramente ignorarla fino a 37,7 o giù di lì. Si vede che invecchio.

Me ne sto buona buona in casa, tra letto e divano, sempre ben coperta e amorevolmente assistita da solleciti infermieri.


Passerà.

sabato 2 dicembre 2017

Ho bisogno di poche cose

Ho bisogno di poche cose.
Non nel senso che mi accontento di poco, ma che sento la necessità di avere meno cose intorno a me e più spazi liberi.
Sento sempre più forte l'esigenza di eliminare tutto quello che non mi serve, le decine e centinaia di oggetti presenti in casa che non vengono utilizzati.
Ecco perché ho creato una pagina Facebook per mettere in vendita quello che non uso più, ma che potrebbe essere utile a qualcun altro. Per ora ci sono tanti libri e un po' di oggetti vari, un po' per volta inserirò il resto.
Aiutatemi a pubblicizzarla, se ne avete voglia.

Ed ecco perché, in vista del Natale, vi chiedo di non regalarmi oggetti, a meno che non siano compresi nelle mie liste dei desideri, su questo blog o su Amazon (a proposito: gli alimentari di questa lista sono indicativi, giusto per capire il genere di cose che apprezzo).

venerdì 1 dicembre 2017

Deja vu

Primo giorno di controlli: radiografia del torace e risonanza magnetica di addome inferiore e gamba destra.
Mercoledì pomeriggio mi avevano telefonato dalla radiologia per comunicare che l'orario era stato anticipato di un'ora e venti rispetto all'appuntamento iniziale e tanti saluti al mio bel programma di dormire un'ora in più. Ora che sarebbe stata particolarmente gradita, perché nelle ultime settimane mi sembra di non dormire mai abbastanza. Ok, direte voi, è normale per una con DNA di marmotta.


E invece no, perché anche dopo dieci ore di sonno non mi sveglio ben riposata come sarebbe lecito aspettarsi. Renato dice che di notte mi lamento ogni volta che cambio posizione: probabilmente il dolore all'inguine compromette la qualità del mio sonno.

Pratica RX sbrigata in pochi minuti, poi giù al piano terra, nell'area dedicata alla risonanza 3T, dove mi hanno fatto entrare con quasi mezz'ora di anticipo rispetto all'anticipo che mi avevano comunicato due giorni fa. Immagino che sia stato disdetto qualche appuntamento all'ultimo momento e si sono ritrovati con un po' di tempo libero.
Solita prassi: via i vestiti a eccezione di slip, canottiera e calzini, indossare le soprascarpe blu monouso e il camice con l'allacciatura sulla schiena, che richiede evoluzioni da contorsionista e comunque ogni volta esci dallo spogliatoio con il dubbio di aver saltato qualche laccio o di averli annodati storti.


Mi sistemo sul lettino, chiedo il solito rialzo sotto le ginocchia e cerco una posizione comoda da mantenere a lungo, mentre il tecnico mi posiziona sopra la zona da esaminare una specie di armatura di cui non ho mai capito la funzione (se qualcuno tra i lettori mi può illuminare, gliene sarò grata), mi fornisce le cuffie antirumore e il campanello di emergenza e mi copre con un telo. Il lettino si infila nel tunnel e cominciano i rumori dell'apparecchiatura, chiaramente udibili anche se attutiti dalle cuffie.
Già dopo la prima sequenza arriva una sensazione di deja vu per nulla piacevole: la radice della coscia destra inizia a farmi male, esattamente come un anno e mezzo fa. Il resto dell'esame è un unico grumo di dolore, dall'inguine al ginocchio, resistente a tutti i tentativi di controllo attraverso la respirazione e il rilassamento.
Alla fine di ogni sequenza prego di sentire la voce del tecnico che dice "abbiamo finito", a ogni nuovo inizio mi dico che devo resistere fino in fondo perché l'esame riesca bene. Dopo un tempo che sembra interminabile, ma dev'essere stata circa mezz'ora o poco più, il lettino scivola fuori dal tunnel e il tecnico mi libera dall'armatura, consentendomi di piegare la gamba e trovare finalmente un po' di sollievo.
Zoppico verso lo spogliatoio e mentre mi rivesto noto le solite macchie rosse su petto, spalle e braccia... solo che questa volta non è stato usato il mezzo di contrasto. Evidentemente c'è qualcosa in questo esame che mi irrita la pelle, anche se poi le macchie se ne vanno da sole senza provocare problemi. Segnalo la situazione al tecnico, che rimane sconcertato e non sa trovare una causa. Anche in questo caso, se qualche lettore può essere di aiuto, è il benvenuto.
Saluto e vado pian piano a recuperare la macchina, fortunatamente parcheggiata in una zona vicina all'ingresso riservata ai disabili. Benedetto il tagliando per il parcheggio!
La montagna dietro all'istituto è coperta di neve da metà altezza in su, una vista splendida in questa limpida giornata di sole, che mi regala un sorriso. Esco dal cancello e svolto a destra, verso casa. Oggi pomeriggio avevo un appuntamento di lavoro, ma l'ho disdetto: non ce la faccio, ho bisogno di riposare.

Non ho percorso nemmeno un chilometro, quando squilla il telefono.
Rispondo dall'auricolare, senza togliere gli occhi dalla strada, e non vedo il numero di chi chiama: "Lazzarini, buongiorno."
"Buongiorno signora, sono il tecnico della risonanza. È già andata via?"
In un lampo faccio l'inventario di quello che potrei aver dimenticato, ma mi pare di aver preso tutto.
"Sono appena partita, ma se serve, mi giro e torno indietro."
"Dato che non ha fatto il mezzo di contrasto, volevamo farle qualche altra sequenza di risonanza."
"Ok, arrivo."
Se prima avevo qualche sospetto, questo ci ha aggiunto il carico da undici.
Di nuovo tutto l'iter, spogliarsi, camice, soprascarpe, lettino... Il tecnico cerca di essere rassicurante, spiegando che avevano la macchina libera e visto che avevo segnalato dolori nella zona dell'ultimo intervento, hanno pensato di acquisire qualche altra immagine per una migliore valutazione. Perfettamente ragionevole, ma non mi tranquillizza il fatto che abbiano deciso questo supplemento di indagine solo dopo aver visto i risultati delle prime sequenze.
Questa volta almeno l'esame dura solo una decina di minuti e finisce prima che il fastidio alla gamba diventi di nuovo dolore.
Però capirete che non sono proprio tanto tranquilla...