mercoledì 28 maggio 2025

Esperimento scientifico

Sono passate più di tre settimane dall'ultimo post, ma non ci sono state novità significative e non avevo voglia di scrivere, solo di godermi questo periodo di sostanziale benessere, disturbato solo da ripetute incursioni di elettroformiche, probabilmente incoraggiate dal meteo ballerino.

La visita epatologica è stata molto approfondita e completata da diversi esami: il fibroscan per valutare la densità del fegato, che ha evidenziato un principio di fibrosi, e una valanga di analisi del sangue, mi hanno prelevato sette o otto provette, per verificare, oltre ai parametri più comuni, anche alcune malattie autoimmuni e diversi marcatori virali.
La conclusione è che la sofferenza epatica è probabilmente dovuta alla combinazione di sindrome metabolica e terapie oncologiche. Per ora ho sospeso un farmaco che potrebbe aggravare la situazione, la prossima settimana ripeto le analisi e se la situazione non migliora inseriremo un altro farmaco.

Ma passiamo al cose più interessanti...


Da qualche anno mi capita spesso di avere il singhiozzo, talvolta anche durante la notte e la cosa è piuttosto fastidiosa.


Dopo aver inutilmente provato tutti i rimedi tradizionali, ho optato per un approccio scientifico.
Innanzitutto ho cercato di capire cos'è il singhiozzo: si tratta di una serie di brusche contrazioni del diaframma, il grande muscolo che separa l'addome dal torace. 
Il diaframma opera per lo più in modo involontario e regola la respirazione contraendosi per far espandere i polmoni e rilassandosi per svuotarli, però è possibile anche muoverlo in modo volontario, ad esempio quando si trattiene il fiato.


Ho pensato allora che per far passare il singhiozzo si potrebbe cercare di allungare il diaframma, analogamente a come si allungano i muscoli in caso di crampi.
Il controllo del diaframma è una tecnica fondamentale nello yoga, nell'apnea e nella gestione della voce: cantanti e attori esercitano costantemente la respirazione diaframmatica, che permette di emettere suoni più ricchi, forti e nitidi senza affaticare la gola.
Avendo conseguito un brevetto di apnea e frequentato corsi di canto, dizione e recitazione, ho un buon controllo del mio diaframma, così ho provato a muoverlo in vari modi per vedere se riuscivo a far passare il singhiozzo e ho individuato un metodo che su di me è efficace al 100% e ora vorrei capire se funziona anche per gli altri.
Forse non sarà facile per chi non ha familiarità con la respirazione diaframmatica, ma provare non costa niente.
Si tratta sostanzialmente di "stirare" il diaframma, un esercizio di stretching:
    1. Respirare normalmente: non c'è bisogno di riempire i polmoni più del solito né forzarne lo svuotamento.
    2. Fermare la respirazione per un paio di secondi: si può fare in qualsiasi fase della respirazione, ma mi sembra che riesca più facile quando i polmoni sono quasi vuoti, subito dopo aver espirato e prima di inspirare. 
    3. Allargare la parte bassa del torace, spingendo verso l'esterno le ultime costole. Questa è la parte più difficile per chi non ha mai provato a controllare il diaframma, ma fate qualche tentativo appoggiando le mani sulla parte inferiore della gabbia toracica: quando fate il movimento giusto, la sentirete allargarsi.
    Nel corso degli anni credo di aver sperimentato questo metodo più di un centinaio di volte e il singhiozzo si è sempre fermato, nella maggior parte dei casi al primo tentativo, qualche volta al secondo o al terzo, non me ne sono mai serviti di più.

    Se vi capita di avere il singhiozzo, provate e poi fatemi sapere!

    lunedì 5 maggio 2025

    AAA Autista cercasi!


    Aggiornamento veloce.
    Il 22 aprile ho fatto la diciannovesima infusione di chemioterapico. Nei giorni immediatamente successivi sono stata maluccio, ma non malissimo, comunque gli effetti fastidiosi si sono esauriti nel giro di una settimana: questa volta è andata bene!
    Le analisi mostrano però un'evidente sofferenza del fegato e l'oncologa mi ha prescritto una visita epatologica; mi hanno chiamata un paio d'ore fa per darmi appuntamento mercoledì mattina alle 10 in ospedale a Padova. 
    Renato non mi può accompagnare perché deve portare Fergus dall'oculista veterinario e non posso andare da sola perché al mattino è pressoché impossibile trovare parcheggio, ho bisogno di qualcuno che mentre io vado a fare la visita possa rimanere in auto ad aspettare che si liberi un posto: può volerci anche più di un'ora e mezza e c'è la possibilità che io finisca prima che sia disponibile un parcheggio.