lunedì 22 dicembre 2025

Non ci si fa mancare nulla

Il 3 dicembre avevo fatto l'iter di pre-ospedalizzazione a Castelfranco per l'intervento di rimozione dei calcoli vescicali: analisi del sangue e urine, elettrocardiogramma, visita urologica e visita anestesiologica. Un tour de force durato diverse ore, dal mattino presto al primo pomeriggio, con un piccolo incidente di percorso quando la volontaria che forniva assistenza ai pazienti in attesa di visita ha pensato bene di avvicinarsi da dietro e, senza alcun preavviso, ha cercato di spostare la mia sedia a rotelle. Non ci è riuscita, sia perché le ruote avevano i freni, sia perché le ho ringhiato di non toccare MAI la mia carrozzina senza permesso, cosa che peraltro una persona che fa volontariato in ospedale dovrebbe già sapere.


Qualche giorno dopo mi hanno chiamata dall'ospedale: riconoscendo il prefisso telefonico di Castelfranco, mi sono rallegrata pensando che probabilmente sarebbero riusciti a programmare l'intervento prima di fine mese.
Macché.
Mi avvertivano che gli esami avevano rilevato l'ennesima infezione urinaria e dovevo fare un altro ciclo di antibiotico, il settimo in cinque mesi, e poi ripetere il controllo. Ormai l'intervento andrà quasi sicuramente a gennaio e l'oncologa dovrà valutare con gli urologi come gestire la programmazione per garantire tempi di recupero sufficienti tra operazione e chemioterapia.


L'oncologa aveva richiesto una TAC di controllo prima di fine mese, ma fino a meno di una settimana fa non avevo ancora notizia dell'appuntamento.
Mercoledì 17 mi hanno chiamata dalla radiologia dicendo che si era liberato un posto: potevo andare sabato 20 a mezzogiorno e mezzo? Ma certo, il sabato è perfetto: non ho bisogno di prendere permessi al lavoro, Renato è a casa e può accompagnarmi e si trova facilmente parcheggio. Anche l'orario era ottimo, perché non richiedeva levatacce antelucane e mi lasciava anche il tempo di consegnare al laboratorio dell'ospedale il campione per l'analisi urine post antibiotico prima di partire per Padova.
Viaggio tranquillo, ci aspettavamo un po' di affollamento per gli spostamenti pre-natalizi, invece l'autostrada era quasi deserta. Anche a Padova abbiamo trovato pochissimo traffico e allo IOV c'era un parcheggio per disabili libero proprio davanti all'ingresso.
Mi hanno chiamata con un po' di anticipo sull'orario dell'appuntamento, mi sono stesa sul lettino della TAC e l'infermiera ha infilato l'ago per il mezzo di contrasto, poi è iniziato l'esame, che con le apparecchiature di ultima generazione è velocissimo.


Due scansioni "in bianco", poi parte l'infusione del mezzo di contrasto. Ero tranquilla perché avevo fatto la premedicazione con il cortisone, non c'erano da temere reazioni allergiche, ma dopo pochi secondi ho sentito un forte bruciore nella zona di iniezione, segno inequivocabile di stravaso*: il mezzo di contrasto stava uscendo dalla vena. Non mi faccio mai mancare nulla, eh!
Ho avvisato subito e il personale dalla postazione di controllo ha bloccato immediatamente l'infusione, limitando di molto il danno rispetto all'analogo episodio di quattro anni fa: il bruciore si è calmato in breve tempo e il braccio è rimasto appena un po' gonfio per qualche ora. 
L'infermiera era mortificata, nonostante io avessi cercato in ogni modo di convincerla che non era successo niente di grave e non era colpa sua se le mie vene sono fragili. Dopo avermi applicato sul braccio una busta di ghiaccio istantaneo, ha deciso di utilizzare il port per iniettare il mezzo di contrasto e questa volta è andato tutto liscio. 

Il referto è arrivato a tempo di record, poche ore dopo l'esame: invariata la situazione delle metastasi a polmoni e costola (ottima notizia: la chemioterapia continua a fare il suo lavoro!), confermata la presenza dei calcoli vescicali (ma va?), è comparso un calcolo nuovo nella colecisti (cosa dicevo del fatto di non farsi mancare nulla?), rilevati addensamenti dei tessuti molli nella zona dell'ultimo intervento (uhm, non mi piace...), nessuna alterazione nel fegato e nei linfonodi (bene!).
Ho girato subito il referto alla mia oncologa che la notte scorsa aveva il turno di guardia in reparto e ha approfittato di qualche momento libero per esaminare le immagini della TAC (l'ho già detto più volte e lo ribadisco: la mia oncologa è un mito!): gli addensamenti sospetti non sembrano patologici, ma semplici esiti dell'ultimo intervento chirurgico. Si è riservata di verificare insieme ai radiologi, però ci ha tranquillizzati un po'.




*stravaso: fuoriuscita di un farmaco dal vaso sanguigno utilizzato per la somministrazione nei tessuti circostanti

Nessun commento:

Posta un commento