domenica 14 luglio 2019

Libera uscita

Ieri pomeriggio sembrava che l'universo cospirasse contro il mio ritorno a casa. All'orario previsto per l'uscita dall'ospedale si è scatenato un temporale violentissimo, con pioggia così intensa da impedire la visuale già a pochi metri di distanza, vento molto forte e abbondante grandine. Abbiamo dovuto aspettare una mezz'ora perché la burrasca si calmasse abbastanza da consentirci di uscire. Finalmente siamo riusciti a lasciare l'ospedale e dirigerci verso casa, un tragitto di circa quattro chilometri che ha richiesto ben tre quarti d'ora: il maltempo e il traffico di rientro dalle spiagge avevano congestionato la circolazione e i percorsi alternativi erano impraticabili a causa dell'allagamento di alcuni sottopassi.
Quando siamo arrivati a casa, la pioggia aveva ripreso vigore e abbiamo dovuto aspettare ancora un po' prima di poter scendere dalla macchina senza annegare.
La prima sensazione  quando ho aperto la portiera è stato il profumo intenso della salvia: la bellissima pianta che ho davanti alla porta della cucina quest'anno è particolarmente rigogliosa e i colpi della grandine le avevano fatto rilasciare tutta la sua fragranza.


Mi sono avviata verso il portoncino d'ingresso con molta prudenza, assicurandomi ad ogni passo che il deambulatore fosse sempre posato stabilmente a terra e il pavimento non fosse scivoloso.
Appena varcata la soglia, ho visto Aki. Mi scoppiava il cuore. Lui non mi ha prestato particolare attenzione, si è lasciato fare due carezze, ma senza entusiasmo. Sembrava infastidito dall'insolito movimento domestico e si aggirava per il salotto miagolando inquieto mentre io prendevo possesso della mia tana sul divano, per l'occasione trasformato in un comodo letto.


Non sono rimasta seduta a lungo: uno degli obiettivi di questo permesso era verificare se la casa fosse adatta alla mia mobilità ridotta, quindi ho testato subito l'accessibilità del bagno, che è risultata più semplice del previsto. Con il deambulatore riesco a muovermi agevolmente, tutti gli spazi sono sufficienti per il passaggio e le distanze più ridotte e meno faticose rispetto a quelle dell'ospedale. Anche sedersi e alzarsi dal divano si è rivelato piuttosto comodo, addirittura più semplice rispetto al letto di ospedale grazie ai bordi arrotondati dei cuscini, su cui posso far scivolare facilmente la gamba.
Un po' più complicato vestirsi, non per il gesto in sé, ma per la scelta di cosa indossare. Non posso ancora fare le scale per andare al piano superiore, quindi ho dovuto chiedere a Renato di fotografare gli interni degli armadi per indicargli i pantaloni e la maglia da portarmi giù. I jeans fanno uno strano effetto addosso: larghissimi in vita e sulla gamba sinistra, dove penzolano in numerose pieghe, giusti sulla destra, ancora tanto, tanto gonfia e pesante. Meno male che seduta sulla carrozzina questa vestibilità asimmetrica non si nota tanto.
Per cena volevo qualcosa di goloso, più lontano possibile dal triste cibo ospedaliero. E allora di nuovo in macchina e via verso il ristorante per una piacevole scorpacciata di sushi!


Siamo tornati a casa presto, sazi e soddisfatti, e mi sono piazzata di nuovo sul divano.
Finalmente in quella sistemazione, Aki ha riconosciuto qualcosa di familiare. "Passami il plaid", ho sussurrato a Renato, perché Aki non mi salta in braccio se non ho un plaid sulle gambe. Appena ho aperto il plaid, Aki si è avvicinato, ancora guardingo, ma interessato. Ha posato le zampe anteriori sul bordo del divano e ha dato un'annusatina di controllo, forse per verificare che fossi proprio io. Rassicurato, mi è saltato elegantemente in braccio e ha preteso un'interminabile sessione di coccole. Come potete facilmente immaginare, non mi sono tirata indietro.


Tra una carezza e un grattino abbiamo fatto il tifo per la nazionale universitaria di pallavolo, che ha conquistato la medaglia d'oro, poi mi sono sistemata per dormire.
Il divano è comodissimo, più del materasso dell'ospedale. Mi sono messa su un fianco e Aki si è acciambellato dietro le mie ginocchia. Non so chi dei due fosse più contento.
Ho dormito fin dopo le otto, poi ho fatto colazione al tavolo della cucina, seduta sulla mia sedia, con i miei cereali. Benedetta normalità!
Più tardi siamo andati al supermercato: per il pranzo servivano uova, guanciale, pecorino e pasta fresca. Indovinate cosa prevedeva il menù? Ho valutato quanto può essere difficile fare la spesa in sedia a rotelle: almeno la metà dei prodotti è inaccessibile.
A pranzo mi sono goduta la mia amata carbonara (se non avevate indovinato, non siete più miei amici) e una bella insalata mista con pomodorini, due cose di cui in ospedale sento molto la mancanza.
Poi abbiamo guardato un film che desideravo vedere da tempo.


Il tempo è volato, giusto il tempo di salutare Aki ed era già ora di rientrare in ospedale. Con tanta voglia di tornare presto a casa.

6 commenti:

  1. ma quanto é bello vederti -finalmente- sul divano con Aki
    Un bacio, buona settimana
    Michela
    P.S. io la carbonara l'ho fatta ieri sera ;-)

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  2. Voglia irrefrenabile di 150 gr di Carbonara, ben impepata!

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  3. mi sono commossa! soprattutto quando ho letto della carbonara.. eccheccavolo finalmente!

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  4. Che bello leggerti e che bella sei!! Un abbraccio
    Sandra

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