venerdì 11 gennaio 2019

Il mio fascino irresistibile

Le cose si stanno muovendo.
Il superchirurgo di Milano, quello carino che avevo visto due anni fa, sicuramente è rimasto colpito dal mio irresistibile fascino e ora vuole vedermi al più presto.


Il mio oncologo ieri è stato a Milano, dove ha portato il mio caso in discussione con i colleghi dell'Istituto Tumori, che hanno richiesto una visita collegiale, insieme al responsabile di chirurgia ortopedica oncologica dell'Istituto Galeazzi, per valutare le possibilità di intervento. Spero che già lunedì mi venga indicata la data della visita, in modo da potermi organizzare per la trasferta milanese.

Il mio medico si è premurato di spiegarmi ancora una volta, con molta delicatezza, che la situazione è complessa, non c'è garanzia di successo e non è detto che si riesca a ricostruire con protesi ciò che dovrà essere demolito.
Credo che non sia sicuro che io abbia capito la difficoltà del caso, forse perché non sembro preoccupata. Mi fa tenerezza questo suo riguardo, ma mi fa anche sospettare che la situazione sia ancora più difficile di quanto sembra.
Mi rendo anche conto che il mio atteggiamento potrebbe far pensare che io stia sottovalutando la questione. Non è così.
Sono perfettamente consapevole del fatto che la mia vita è in pericolo e che nella migliore delle ipotesi perderò in buona parte, forse completamente, l'uso della gamba destra e la cosa non mi è certo indifferente.
Ma ho ben presente la mia priorità: sopravvivere.

8 commenti:

  1. Il tuo atteggiamento è sicuramente una sorpresa che scombussolato gli interlocutori. Ma di quelle meravigliose.

    Ti leggo silenziosamente e con tanta ammirazione. Un'autoironia sconfinata, un'intelligenza acuta, tanta autoconsapevolezza, proprietà di linguaggio.
    Mi ricordi dei bicchieroni di limonata alla menta che ti danno sul lungo fiume a Lisbona: freschi, pizzichini, dolci.

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    1. Se riuscirò mai ad andare a Lisbona, li assaggerò senz'altro!

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  2. Prenderla con ironia non significa sottovalutare, ma fare buon viso a pessimo gioco. Una cosa che i medici non sono abituati a vedere con frequenza, pare. Come quando passavano in sala chemio e sgranavano gli occhi perché anziché guardare il soffitto sconcolate, qualcuna (ehrm ehrm... coff coff...) sbaccanava, o si seccava perché veniva interrotta in una costruttiva sessione di gioco su Hay Day. Le galline virtuali non potevano mica morire di fame..
    I soffitti e i muri degli ospedali sono già sufficientemente tenuti d'occhio dagli altri. Non scappano. Sono quelli di casa che raccolgono il resto. Quello che si tiene per sé. E lì la consapevolezza c'è tutta, ce n'è fin troppa. Ed è proprio in virtù di questa consapevolezza che le priorità cambiano.

    Vai, e tieniti stretta la tua priorità. Qui ti si aspetta.
    Un abbraccio.

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    1. Qui i muri di casa sentono più o meno le stesse cose di quelli dell'ospedale, forse anche qualche battuta in più.

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  3. siamo qui tanti e silenziosi... speriamo di darti un po di forza in piu, un pizzichino di forza in piu... baci

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  4. P.S. Se ti operano a Milano posso venire a trovarti senza trasgredire i 10 comandamenti del cazziatone precedente??? cosi' ti porto i salsicciotti per quando torni a casa :-)
    Michela

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