Avevo saputo quasi per caso di questo evento a pochi chilometri da casa mia, grazie a un manifesto appeso all'ingresso della piscina di San Vito, a cui sono adesso felicemente abbonata, e non mi sono lasciata scappare l'occasione.
Negli anni successivi, poco per volta, mi sono procurata altri album: un paio avuti in prestito per qualche giorno e registrati su musicassetta, altri acquistati su CD, Blumùn chiesto e ricevuto come regalo di laurea. Ora le vecchie musicassette e sono state sostituite da CD, in totale ne ho una ventina, e diversi brani sono inseriti nella playlist che ho chiamato Masterpieces, capolavori.
Renato aveva il turno di pomeriggio fino alle 22 e comunque non ama quel genere musicale: mi ha accompagnato la mia amica Chiara.
Nonostante fossimo arrivate con largo anticipo, abbiamo faticato un po' a trovare parcheggio e quando abbiamo raggiunto l'area del concerto, i posti a sedere, un migliaio, erano già tutti occupati: l'evento gratuito ha attirato tantissimi spettatori.
Non vedendo un'area per le carrozzine, ho chiesto ai ragazzi dello staff dove potevo sistemarmi senza dare disturbo: gentilissimi, hanno spostato una sedia e ci hanno dato i posti in prima fila, una posizione bellissima da cui ho potuto apprezzare appieno lo spettacolo e anche una stella che brillava in fondo, dietro al palco.
Vecchioni appartiene al piccolo gruppo di cantautori "non professionisti", insieme a Enzo Jannacci, medico, e Paolo Conte, avvocato: lui è stato a lungo insegnante di lettere al liceo classico e ora, a 79 anni, è in pensione, ma tiene ancora corsi all'università.
L'impronta della sua professione si sente in diversi testi, ispirati a personaggi storici, letterari o mitologici, ma anche nel suo dialogo con il pubblico durante il concerto, in cui dimostra una grande capacità di trasmettere concetti e un'assoluta padronanza della lingua italiana: ascoltare i suoi racconti è piacevole quanto sentire le sue canzoni.
Il concerto era incentrato soprattutto sull'album più recente, L'infinito, ma non sono mancati brani di altri dischi, anche se è ovviamente impossibile condensare in due ore cinquant'anni di carriera. Non ho avuto la fortuna di ascoltare alcune delle canzoni che amo di più, come Figlia o Euridice, ma tanti altri brani splendidi, tra cui Le rose blu, la straziante preghiera di un padre perché al figlio malato di sclerosi multipla sia concesso di realizzare i suoi sogni: quel dolore è così vivo che è stato impossibile per lui trattenere le lacrime, e anche per me.
Altre lacrime mi sono arrivate inattese. Le mie ragazze è un pezzo che ho ascoltato decine di volte e mai mi aveva fatto piangere. Ma quel giorno sì. Perché il concerto era a Rivignano, il paese di Sara. E la canzone finisce così:
Una me la ricordo più di tutte:
che strano, è proprio quella che non c'è;
manca una luce sola questa notte;
però la vita, che gran cosa è!
E quella luce manca, manca sempre tanto.
Ciao Mia, Vecchioni è un grande poeta, non per tutti ma per molti. Hai trasmesso l'emozione intensa di ascoltarlo dal vivo. E poi Sara...ho letto e riletto tante volte il suo blog senza mai avere il coraggio di commentare ma comprendo la tua commozione per la sua prematura scomparsa.
RispondiEliminaPerò la vita che gran cosa è...
Sara manca tantissimo anche a me...fortunate noi ad averla incontrata sulla nostra strada ( io purtroppo non sono riuscita ad incontrarla di persona per quegli strani disegni del destino e di questo mi rammarico molto)
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