Oggi, per esempio.
Aki non sta bene. Ieri sera continuava ad aprire e chiudere la bocca come se dentro ci fosse qualcosa che gli provocava fastidio o dolore; stamattina ha rifiutato la colazione e si è rintanato in garage.
Chiamo la veterinaria: unico orario possibile per una visita le 16:30. Renato rientra dal lavoro alle 17:30, devo chiedere aiuto. Per fortuna trovo subito un'anima buona dotata di auto abbastanza grande per contenere comodamente la carrozzina e il trasportino. Appuntamento alle 16 per caricare me e il felino e arrivare puntuali all'ambulatorio.
Mi organizzo con il lavoro: oggi avrei orario pomeridiano, ma devo uscire prima e ci sono gli adempimenti di inizio mese, quindi inizio alle dieci anziché all'una e mezza.
Verso le 15 si annuncia un temporale. Giusto: cosa c'è di meglio che uscire in sedia a rotelle sotto la pioggia? Pazienza, mi bagnerò, in fondo è solo acqua.
Intanto però devo andare di sopra a chiudere i vetri, per non ritrovarmi i pavimenti bagnati in caso di acquazzone. Mentre sono al piano superiore, sento il rumore fragoroso di qualcosa che cade. Scendo, sempre con prudenza: qualunque cosa fosse, ormai è caduta.
Aki è ancora in garage.
Penelope è fuori, sul portico.
Ettore non si è mosso da dove l'avevo lasciato pochi minuti prima.
Edison e Fergus sono sul mobile del salotto, dove hanno appena finito una sessione di coccole.
Per esclusione, la responsabile del danno è Matilde, la piccola arrampicatrice.
Deve aver cercato di salire sul tavolo, si è appesa alla tovaglietta che avevo usato per il pranzo e l'ha tirata giù, con tutto quello che c'era sopra: il mio tovagliolo, un blister di cardioaspirina e un bicchiere pieno a metà d'acqua.
Il pavimento della cucina è un disastro di acqua e pezzi di vetro.
Non posso entrare con la carrozzina, rischierei di forare le gomme, devo arrangiarmi con il deambulatore. E devo tenere fuori i gatti, che appena mi hanno visto andare in cucina si sono avvicinati per vedere cos'è successo.
Chiudo subito la porta e rifletto. Posso raccogliere i pezzi di vetro più grandi, ma ci sono sicuramente frammenti piccoli, difficili da vedere sul bagnato e ancor più difficili da prendere.
Recupero uno straccio: mi servirà per asciugare un po' e contemporaneamente raccogliere qualche scheggia. È importante tenere fuori i felini, perché non si feriscano le zampette sui vetri.
Rientro in cucina, Edison e Matilde mi seguono. Naturalmente vanno proprio nella zona in cui ci sono i vetri.
Recupero Matilde, ma non posso camminare con il deambulatore tenendola in braccio. Me la metto in spalla e con la scopa cerco di spingere fuori Edison. Riesco a farlo uscire, ma mentre mi tolgo Matilde dalle spalle, rientra. Lo riprendo e Matilde torna in cucina. La rimetto in spalla, ma Edison si intrufola di nuovo dentro. Mi viene da piangere.
Alla fine lancio Matilde, tiro Edison per la coda e riesco a chiuderli fuori dalla cucina. Per fortuna Ettore dorme ancora e Fergus si è disinteressato quasi subito alla faccenda.
Recupero con le mani i pezzi di vetro più grandi, poi passo lo straccio aiutandomi con il manico della scopa. Il grosso è fatto, per recuperare i pezzetti di vetro più piccoli devo aspettare che sia tutto asciutto e passare l'aspirapolvere. Nel frattempo, devo tenere i gatti fuori dalla cucina.
Mentre esco, Edison si intrufola di nuovo dentro, totalmente impermeabile alle urla con cui gli annuncio le più terribili punizioni. In qualche modo lo recupero e lo spingo fuori, poi mi siedo sul divano a scaricare la tensione e la frustrazione con un fiume di lacrime.
Due angeli dolcissimi in qualche modo hanno capito che sto male e arrivano a consolarmi.
(Prima di acciambellarsi, Ettore mi ha asciugato le lacrime con la sua linguetta rasposa, mentre Penny - notare la coda! - mi guardava facendo le fusa)
Ormai è quasi ora di andare dal veterinario, devo cercare di mettere Aki nel trasportino.
Mi avvicino alla porta del garage, ma mi ritrovo intorno cinque gatti che reclamano cibo. Niente da fare, ragazzi: la pappa è in cucina e per ora non ci potete andare.
Però non devono nemmeno entrare in garage, altrimenti chi li recupera più? E non posso lasciarli lì dentro quando esco perché farebbero scattare l'allarme. Devo trovare un modo per tenerli lontani.
Apro la porta che dà sul portico posteriore e riesco a farne uscire tre. Contemporaneamente, sposto il cesto dei panni sporchi davanti alla gattaiola, per impedire che rientrino.
Di Ettore non mi preoccupo, sta giocando nell'altra stanza con un topino di stoffa. Lancio una pallina a Matilde e mentre la insegue, chiudo la porta del salotto.
Entro finalmente in garage e per fortuna riesco a tirare giù il trasportino da sopra l'armadio e a infilarci dentro Aki, che è un gatto piuttosto docile. Nel frattempo i neri sono riusciti a rientrare dalla gattaiola, spostando il cesto della biancheria. Non posso portare fuori dal garage il trasportino di Aki senza farli entrare. Pazienza, lo farò prendere all'amica che mi accompagna, che arriva giusto un paio di minuti dopo.
Uso di nuovo il trucco della pallina per tenere lontani i piccoli dalla porta principale mentre esco. È davvero difficile muoversi in sedia a rotelle con qualche gatto intorno, c'è sempre il rischio di schiacciarli con le ruote
Arriviamo in orario all'ambulatorio e la veterinaria visita Aki: per fortuna non ci sono segni di avvelenamento né corpi estranei, solo una piccola placca in fondo al palato: ha semplicemente mal di gola. Un antinfiammatorio e al ritorno sta già meglio e vuole mangiare. E non è l'unico!
Questa volta sono in sei che vogliono entrare in cucina, ma ho un'arma.
Nessuno dei miei gatti lo ama. Qualcuno lo teme, altri lo trovano fastidioso, ma è difficile che si avvicinino mentre è in funzione.
Lo accendo alla massima potenza davanti alla porta e in un lampo l'assembramento felino si scioglie. Lo passo con cura, cercando di non tralasciare nemmeno un centimetro quadro di pavimento, per raccogliere ogni frammento prima di permettere di nuovo l'ingresso in cucina ai gatti.
Ancora un po' di acrobazie per riempire tutte le ciotole senza pestare code o zampe, e finalmente si mettono tutti a tavola.
Aki non si vede nella foto perché mangia per conto suo, non si mescola alla gioventù. Comunque ha mangiato di gusto, si vede che sta già meglio.
È stato tutto tanto pesante, frustrante. Ho dovuto fare i conti con i miei limiti, con il peso della disabilità, con tutto quello che non posso fare.
Alla fine in qualche modo sono riuscita a gestire queste situazioni difficili. Mi è costato fatica e lacrime. Niente è mai gratis, per me.
Anzi, no.
Un abbraccio stretto. Considerando quante volte ho crisi di nervoso per molto meno mi sembra che tu te la sia cavata davvero alla grandissima! Dovremmo progettare un aggeggio allungabile con una presa morbida per prendere le piccole pesti!
RispondiEliminaSe continuano a crescere con questo ritmo, il problema non sarà più soltanto prenderli, ma anche sollevarli! :)
EliminaCiao Mia, anch'io mi lascio prendere dal nervoso davanti ai miei limiti che sono ben poca cosa in confronto ai tuoi e anche se ti lasci prendere dallo sconforto sei bravissima a superarli. Hai tutta la mia ammirazione...Mila
RispondiEliminaAmmirazione anche da parte mia,mi sono stancata solo a leggere tutta la trafila!!!! Sei una grande Mia!!!!!
RispondiEliminaIo non riesco a mettere la mia micetta nel trasportino con tutta "l'abilità" del mondo. Ogni volta è un incubo, per la disperazione un giorno ho cucinato dei gamberetti per convincerla a farsi avvicinare. Quindi Mia sei stata bravissima...
RispondiElimina