Già uscire dalla stradina in cui abito ci ha dato la misura di quanto fosse anomala la situazione: la strada regionale, normalmente molto trafficata, era quasi deserta. In autostrada c'erano mezzi pesanti, meno del solito ma non pochissimi e quasi nessuna auto. Chissà che ci sia stato finalmente un contagio di buon senso. E forse, quando finirà l'emergenza, avremo finalmente capito che possiamo usare l'auto meno, molto meno di quanto abbiamo fatto fino ad ora.
La zona vicina all'uscita autostradale di Padova Est aveva un aspetto surreale: traffico pressoché azzerato. La rotonda della Stanga, in cui normalmente bisogna infilarsi con un po' di spregiudicatezza altrimenti non si passa mai, era quasi deserta.
Pensavamo di trovare facilmente parcheggio davanti alla clinica ortopedica, invece tutti i posti erano occupati. Il motivo ci è stato chiaro proseguendo in cerca di uno spazio libero: il parcheggio più grande è inservibile, interamente occupato dalle tende del triage. Abbiamo comunque trovato un posto auto per disabili a circa 350 metri di distanza, fortunatamente è una bella giornata e quella breve passeggiata non ci è dispiaciuta.
All'ingresso della clinica ortopedica, controllo con termoscanner: tutto ok, non abbiamo febbre. All'interno abbiamo trovato un'atmosfera ovattata: poca gente, tanto silenzio.
Il terzo piano, quello in cui avevo passato le ultime due settimane di degenza, è chiuso, vengono ricoverati solo i pazienti in situazione di urgenza, tutti al quarto piano. Uno specializzando era attaccato al telefono, chiamava un paziente dopo l'altro per annunciare l'annullamento degli interventi programmati non urgenti.
Tutto il personale indossava le mascherine chirurgiche e anche molti pazienti. Noi no, e non perché vogliamo fare i supereroi, semplicemente non ne abbiamo più.
Tutti attenti a rispettare le distanze nell'atrio, in corridoio, nelle sale d'attesa: una persona in ogni angolo, più lontano possibile dagli altri.
Lì ho vissuto un momento davvero difficile, sono riuscita a superarlo solo con molta fatica.
Non potete immaginarlo, se non ci siete passati.
Davvero brutto.
Avevo quasi le lacrime agli occhi.
Mi veniva da starnutire!
Non sono raffreddata, chi mi conosce sa che vado da sempre soggetta ad attacchi interminabili di starnuti, spesso otto o dieci, ma talvolta anche quindici, venti o più. A Jesolo, nella sala da pranzo del reparto, le mie file di starnuti erano diventate una barzelletta. È una cosa di famiglia: li faceva mio nonno, la Maria e molte delle sue sorelle, alcuni dei cugini. Non siamo mai riusciti a capirne la causa; a me di solito capitano appena finisco di mangiare, soprattutto se ho consumato latticini, ma non sempre e non solo: possono arrivare al mattino a digiuno, alla sera prima di dormire o in qualsiasi altro momento della giornata. O nella sala d'attesa di un ospedale ai tempi del coronavirus.
Non so come, ma sono riuscita a trattenermi. Hai voglia a spiegare, sono sicura che se avessi iniziato a starnutire, avrei regalato due settimane di incubi alle altre tre persone presenti nella stanza.
Mi hanno chiamato per la visita addirittura con qualche minuto di anticipo: il medico ha guardato il referto della TAC, le analisi del sangue, mi ha chiesto come va, ha controllato il moncone: abile e arruolata e arrivederci fra tre mesi.
Spero solo che questa uscita non sia stata un'occasione di contagio.
Siamo tornati direttamente a casa, senza fermarci a mangiare: al massimo avremmo potuto passare al McDrive, ma in frigo c'erano gli avanzi delle fatiche culinarie del weekend, meglio pranzare un po' più tardi, ma con cose buone e tranquilli a casa nostra.
pasticcio di carne in crosta
pizza con impasto integrale e farciture ricotta, mozzarella, bufala, porro e speck (a sinistra) e ricotta, mozzarella, bufala, salsiccia, scalogno, porcini, radicchio e provola (a destra)
Ciao Mia, sono proprio contenta che la visita ortopedica sia andata bene...e concordo con te che mette tristezza questo dover mantenere la distanza di "sicurezza" e spero che finito questo periodo di restrizione, l'umanità tutta riscopre il piacere del contatto fisico, dei baci e abbracci...
RispondiEliminaAh, decisamente invitanti gli avanzi delle fatiche culinarie...al prossimo leggerti...Mila
Sta cosa delle starnutire/tossire fa impazzire anche me. Io se penso "Non devo tossire" inizio irrefrenabilmente a sentirmi un pizzichino dal fondo della gola che mi sale su, su e cresce, e più cresce, più voglio "schiarirmi la gola", più so che susciterò magari reazioni contrariate.
RispondiEliminaIn una sala con gente ""a rischio"" è un incubo.