sabato 3 agosto 2019

Pronta. Forse.

Mancano solo tre giorni alla dimissione e uno lo passerò a casa in permesso. Ci siamo quasi.
Se da un lato non vedo l'ora di chiudere questa lunghissima, difficile parentesi della mia vita, dall'altro si affacciano mille dubbi.
Per quasi sei mesi ho avuto a disposizione personale sanitario ventiquattr'ore su ventiquattro, sono stata ininterrottamente assistita, curata, accudita, monitorata. Mi sono stati serviti i pasti, rifatto il letto, pulita la stanza.
Per tutto questo tempo, intorno a me c'è stata una rete di protezione, robusta e confortevole a Portogruaro, più debole e scomoda a Milano. Ora l'idea di perderla mi spaventa un po'.
Ne parlavo poco fa con un compagno di viaggio che oggi torna a casa dopo essere stato con me a Jesolo e poi qui: anche lui aveva le mie stesse preoccupazioni.
Ce la farò a riprendere e sostenere i ritmi della vita quotidiana? Riuscirò a gestirmi autonomamente? E se c'è un problema, come faccio?
Razionalmente sappiamo che in caso di necessità potremo sempre chiedere e ottenere aiuto: dalla famiglia, dagli amici, dal medico di medicina generale, dall'ospedale. Però ci sentiamo insicuri nell'uscire da questo ambiente protetto, proprio come ci siamo sentiti insicuri durante la riabilitazione quando abbiamo mosso i primi passi, incerti e traballanti, ancora dubbiosi sulla capacità delle nostre gambe di sostenerci.
Riprendere in mano la propria vita dopo averla affidata ad altri per tanti mesi non è facile. C'è da affrontare questo senso di abbandono, imparando di nuovo a essere autonomi, per quanto possibile. C'è da costruire una nuova normalità, una vita che non sarà mai più come prima.
C'è anche da gestire la questione oncologica, perché la TAC di controllo di dieci giorni fa ha aperto la porta al sospetto di ripresa di malattia. Me ne sto già occupando.
Intanto prendo un bel respiro e mi preparo a tornare nel mondo, a camminare di nuovo senza rete sul filo sottile della vita.


4 commenti:

  1. E ' casa il luogo dove torna. Nel tempo di qualche giorno ritornerà alle sue abitudini e questi sei mesi saranno una parentesi lontana. Buon ritorno e buona vita ! Patrizia

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  2. Buon rientro! Le tue perplessità sono comprensibili, un'infermiere, un medico, un fisioterapista a portata di campanello (o quasi) non sono poca cosa.
    A casa l'aspetto sanitario si complica è vero, sia per il paziente che per i familiari, ma troverai il modo. Casa è sempre il luogo migliore in cui stare e te lo stra-meriti. Ti abbraccio. Gio

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  3. io ero in "crisi da rientro" dopo il ricovero di un mese... dopo quello che hai passato tu, sei fin troppo calma...
    Andrà tutto bene, sei in gamba e un modo per cavartela lo trovi e lo troverai sempre... e poi ci sarà Aki ad aiutarti :-)
    Buon ritorno a casa, finalmente
    Michela

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