giovedì 21 giugno 2018

Ma come fate?


Come fate ad aspettare fuori dalla sala in cui stanno operando vostro figlio? Come riuscite a continuare a respirare mentre la paura vi stringe in un abbraccio soffocante, nell'attesa che qualcuno venga a dirvi che è andato tutto bene?
Come fate a tornare a casa dopo l'orario di visita mentre il vostro compagno è in ospedale? Come fate ad aspettarlo fuori dal day hospital durante la chemioterapia?
Non vi chiedo come fate a stare vicino a chi amate quando sta male, questo lo so, ma vorrei sapere come fate a stare lontano, ad aspettare fuori tutte le volte che non si può entrare, a lasciarlo quando è ora di andare; come fate a sopportare l'idea che sia solo con la sua paura e la sua sofferenza.

Perché stamattina Gandalf è di nuovo in clinica perché la stomatite si è riacutizzata e ora ha anche l'otite, e bisogna sedarlo per ispezionare la bocca e forse togliere un altro dente e pulire le orecchie.
E io sono a casa che aspetto, incapace di concludere qualsiasi cosa, con l'ansia di saperlo solo e spaventato, con la nausea che mi blocca lo stomaco e il respiro, con le lacrime sull'orlo degli occhi.
È "solo un gatto". Ma non riesco a sopportare la paura che ho letto nei suoi occhi quando ho consegnato il trasportino nelle mani dell'assistente. Non riesco a distogliere il pensiero dal suo dolore, dalla sua solitudine. In queste ore di attesa, non riesco a vivere altro che l'attesa stessa.

Una volta di più mi inchino a tutti gli eroi che assistono i loro cari malati per giorni, mesi, anni. A tutti i genitori, coniugi, compagni, fratelli, sorelle, nonni, zii, cugini e amici che camminano a fianco di chi amano lungo i sentieri più impervi, che aiutano e sostengono, che aspettano fuori quando non possono entrare, che sopportano un dolore e un'angoscia spesso più grandi del malato stesso.
Grazie, a tutti voi.



Intanto Aki, per consolarmi, mi ha portato un topo.

3 commenti:

  1. So che nemmeno il messaggio in codice ti ha distolto....so esattamente cosa si prova, anche se fortunatamente Maia non ha avuto grossi problemi. Ce la farà anche stavolta il nostro pataorsetto!

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  2. Cara Mia! Non è solo un gatto.. E' un pezzo di cuore, di vita e di emozioni. Un compagno, un "camminatore" che sta con te sulla tua strada. Ogni separazione implica il dolore del distacco, la paura dell'ignoto. Dobbiamo fare i conti con questi momenti e per quanto difficili e a volte davvero "impossibili", ci resta solo la via dell'accettazione, del respiro centrato, di tanti pensieri carichi di baci e affetto che possiamo convogliare li da chiunque ci fa stare in pena. Ti capisco..capisco ciò che descrivi.A me è sembrato in quei momenti di vivere come in un lutto. Un abbraccio e ti faccio compagnia anche se a distanza. Giulia

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  3. Non é solo un gatto... É una parte di vita, una parte di cuore, di famiglia... Quest'ultima é completa quando ci sono tutti loro, i nostri compagni pelosi con i loro riti e le loro manie che diventano nostri scandendo ritmi della banale ma impagabile quotidianità. Tornerà e le vostre coccole compenseranno la paura e saranno fusa! Berty

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