giovedì 7 luglio 2016

Risk management

La gestione del rischio (risk management) è il processo mediante il quale si misura o si stima il rischio e successivamente si sviluppano delle strategie per governarlo. [Wikipedia]

Sono un'ingegnere e una professionista dell'organizzazione aziendale: il concetto di risk management è praticamente il mio pane quotidiano.
Forse per questo già a febbraio, nel momento esatto in cui il chirurgo mi ha detto che la massa rimossa era maligna e ha parlato di "addome lipomatoso", il mio cervello ha iniziato a valutare i rischi. Non quelli relativi alla mia salute, rispetto a cui le mie possibilità di intervento sono piuttosto limitate, ma quelli collegati al mio atteggiamento.

La terza diagnosi di cancro non ti scivola addosso facilmente. La quarta ancora meno.
Soprattutto quando ti dicono chiaro e tondo che sarai una paziente oncologica per tutta la vita, sempre a rischio, perché nelle eliche attorcigliate del tuo DNA c'è un filo di pazzia che potrebbe uscire in qualsiasi momento. Che andrebbe anche bene se significasse solo fare controlli ogni tre mesi per i prossimi cinquant'anni, ma potrebbe anche voler dire tornare sotto i ferri ancora chissà quante volte, nei prossimi cinquant'anni. Ammesso di averli, altri cinquant'anni. O almeno trenta. Venti. Dieci. Cinque. Due.
Il mio oncologo è ottimista rispetto a questa recidiva: forse anche questa volta riesco a sfangarla.
Le mie cellule però sono bombe a orologeria e non c'è modo di sapere se e quando scatterà il timer né quanto forte sarà ogni esplosione: un petardo oppure una bomba atomica, un lipoma relativamente innocuo o un letale sarcoma metastatico.

La possibilità di cedere all'idea di essere malata - lo ammetto - è una tentazione sempre dietro l'angolo.
Dopo tutto, perché dovrei continuare a essere forte? Perché faticare sempre per resistere, dal momento che la vita sembra non voler smettere nemmeno per un attimo di prendermi a bastonate?
Forse sarebbe più facile rintanarsi in un angolo, rassegnarsi ad una aspettativa di vita breve e tirare i remi in barca. Smettere di lavorare, lasciare ogni impegno, allontanarmi da tutte le situazioni sgradevoli e dalle persone moleste e concentrarmi su me stessa, dedicare il mio tempo soltanto a ciò che mi fa stare bene.

Oppure c'è l'atteggiamento opposto: il rifiuto.
Comportarsi come se la malattia non esistesse: continuare a fare tutto come prima, iniziare progetti a lungo termine, accollarsi nuove responsabilità, mantenere il ritmo, restare sempre attiva. Cancellare il cancro dalle mie conversazioni, chiudere il blog, fare altro, pensare ad altro.

Ognuno di questi atteggiamenti comporta rischi, ognuno offre opportunità.
Ogni giorno, ogni momento devo trovare il delicato equilibrio tra questi due estremi, inventare strategie per non cedere né da una parte, né dall'altra, per andare avanti rimanendo, più possibile, sul filo sottile della serenità.


13 commenti:

  1. In bilico, ondeggiando, ma sempre con la consapevolezza che ogni giorno è prezioso

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    1. E che ci sono persone come te che riempiono i miei giorni di sorrisi!

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  2. Ciao Mia, le parole di risposta alla tua riflessione non sono facili da trovare. E' maledettamente ciò che dici..è una fatica immane rimanere in bilico tra questi due attegiamenti, cercare faticosamente l'equilibrio, accettare le cose difficili che vorremmo non dover accettare mai. Ci pensavo stamattina in altri ambiti, proprio prima di leggere la tua riflessione. Vorrei poterti dare una saggia risposta, ma non ce l'ho e quindi ti abbraccio solo da lontano sapendo che in qualche modo, con la tua forza e la tua consapevolezza uniche, l'equilibrio lo troverai...A

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    1. Io accetto anche l'idea che ogni tanto si possa scivolare verso uno dei due estremi. L'importante è non restarci troppo a lungo.

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  3. Mia, ti leggo sempre, non commento mai. Io credo che tu debba essere come ti senti di essere. Se ti va, vieni a leggere la mia storia.

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  4. Ti leggo da tanto non ho mai commentato. Sei deliziosa trovi parole splendide in qualsiasi occasione. Ti abbraccio meraviglia. Ilaria

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  5. Mia, una volta di piu' non ho niente di intelligente da dire, nulla da aggiungere, e dirti che questo post potrei averlo scritto io (ma non cosi' bene) non ti aiuterà, pero' devo ringraziarti di questa tua capacità straordinaria di mettere nero su bianco l'indicibile.
    Io ho un mieloma, diagnosticato a 39 anni, completamente fuori dalle statistiche. Il mieloma é un cancro che è "trattabile ma incurabile".
    Pazienti oncologici a vita riunitevi.
    Questa settimana, una persona che pensavo piu' intelligente e vicina a me di quanto non si sia rivelata, ha detto ad una conoscenza comune "ma insomma, non ti sembra sembra strano che Michela sia sempre cosi' di buon umore? Non sembra nemmeno cosi malata come dice di essere"... euhhh, scusatemi se cerco di mettere un piede davanti all'altro giorno dopo giorno senza lamentarmi ad ogni passo e senza strapparmi i capelli in un fiume di lacrime... e scusatemi soprattutto di avere ancora i capelli, perchè si, non tutte le chemio fanno cadere i capelli, e poi io una chemio non ce l'ho perchè una chemio giusta per me non c'è (ho anche una sindrome mieloproliferativa con una mutazione genetica bastarda) e letteralmente "si tira a campare" fino a quando non sarà quasi troppo tardi, tra una trasfusione di immunoglobuline e un'altra... scusatemi se non corrispondo al prototipo dello zombie con le occhiaie e senza piu' voglia di vivere, io nella casella del "sono malata e mi crogiolo li dentro" non ci voglio entrare...
    La strategia ideale non c'è: fai quello che ti fa stare bene, quando ti fa stare bene. Punto.
    Vorrei tanto conoscerti di persona, per poterti abbracciare davvero...
    Michela da Ginevra

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    1. Anche a me piacerebbe tanto incontrarti!
      Ho sempre desiderato visitare la Svizzera, ma non ne ho ancora avuto l'occasione. Chissà... ;o)

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  6. Mia...ancora una volta perdo le parole di fronte a queste tue riflessioni. Anche io ho vissuto la diagnosi e i mesi di chemio così, cercando di affrontare e reagire senza mai rintanarmi o buttarmi giù più di tanto... a volte è complicato.
    Credo che tu sia davvero molto brava in questa condizione di equilibrio, ma in ogni caso è giusto che tu sia come ti senti di essere in ogni momento. Qui ti stanno mettendo alla prova fin troppo... porcazozzamiseriaccia!
    Ti abbraccio

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    1. È un esercizio quotidiano, a volte riesce, altre volte no e bisogna accettare anche le giornate in cui si barcolla un po' di più, confidando nella pazienza di chi ci sta vicino.

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  7. Ho appena incontrato una mia amica che ha avuto 2 carcinomi al seno ed ha affrontato le terapie. Ci ho messo un anno ad incontrarla ...non volevo far finta...non volevo essere saccente e non volevo essere con lei nella parte malata. Mi ha messo alla prova..finta spensieratezza, normalita', il dolore fisico, il suo corpo straziato, il non riconoscersi ed infine la paura....solo in fondo la terribile paura di morire. Ti auguro di avere vicino a te persone che non hanno paura quando hai paura e che riescano a ridere quando c' e' qualcosa da ridere..e che riescano ad incavolarsi quando c' e' da incavolarsi...

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