lunedì 13 gennaio 2025

Conversazioni domestiche stellate

Le analisi di venerdì non si possono definire buone, ci sono tanti asterischi, ma sono "permissive per la terapia", per usare il linguaggio tecnico, quindi domani si procederà con la diciassettesima infusione più una flebo di supporto per il fegato, che è particolarmente affaticato. 
In effetti l'affaticamento è generale, continuo a stancarmi molto facilmente, ma tra i possibili effetti della chemioterapia, la stanchezza è forse il più facile da gestire e gli altri, nelle ultime settimane, non si sono praticamente fatti sentire, quindi va benissimo così.
Certo sarebbe meglio se le elettroformiche non si facessero vive, ma la notte tra venerdì e sabato è stata piuttosto pesante, sono riuscita a prendere sonno solo dopo le otto del mattino.

Facendo la chemio domani, è probabile che nel prossimo fine settimana io non sia particolarmente in forma, quindi abbiamo deciso di anticipare quello che di solito ci concediamo nel periodo del mio compleanno: un'esperienza in un ristorante stellato.
Questa volta è toccato Agli amici di Godia (UD), il locale di Michela ed Emanuele Scarello, che propone una cucina dai forti legami con il territorio friulano e ha meritato due stelle nella guida Michelin 2025.


Ottima l'accoglienza iniziale: una cameriera ci attendeva al cancello per facilitarmi l'ingresso e la titolare ci ha dato il benvenuto e ci ha fatti accomodare in una sala molto elegante.


Ci siamo concessi un aperitivo, dato che c'era una proposta molto interessante di un cocktail analcolico a base di succo di melograno, frizzante, delicato e profumatissimo. Renato invece ha scelto un calice di Franciacorta.


Il benvenuto dello chef è costituito da sei amuse-bouche, deliziosi stuzzichini da gustare in uno o due bocconi, uno più buono dell'altro. 



Arrivano poi grissini, crackers e una deliziosa pagnotta con miele di castagno accompagnata da burro aromatizzato, una golosità a cui non so mai resistere, e poi una focaccia con patate, tutto fatto in casa e tutto buonissimo.





Abbiamo scelto il menu degustazione Nuovamente agli amici


Il primo antipasto è una sapiente fusione di delicata ceviche di dentice, rapa rossa dolce e aspri frutti rossi, una gioia per il palato. A lato, viene servito un crostino di pane al burro con una sottile fetta di dentice marinata nel sale delle acciughe, un ricordo del pane, burro e acciughe che è stato tanto presente sulla tavola dei miei nonni.



La seppia con lo zafferano è stata l'unico piatto che non mi ha convinto, me la aspettavo più tenera e profumata. In compenso, la crema di patate con pezzetti di seppia, nero ed erbe di campo servita come accompagnamento era assolutamente strepitosa. 



Il risotto arriva nascosto da onde di crema, sotto le quali il cucchiaio incontra i chicchi di riso, le cozze e la polvere di liquirizia in un mix di sapori e consistenze davvero delizioso. In accompagnamento, una cozza con crumble di pane ed erbe di mare. 



Gli agnolotti del plin con ripieno di aragosta sono serviti in un cestino di bambù per la cottura al vapore e accompagnati da un bicchiere di profumatissimo brodo di aragosta caldo: si possono gustare separatamente o insieme e sono in ogni caso spettacolari. 


La coda di aragosta alla brace con latte di mandorle, noce moscata e fava tonka con una lacrima di senape ha risvegliato i ricordi del viaggio in Islanda.


Ero curiosa di assaggiare il wagyu, una carne giapponese particolarmente pregiata e non sono rimasta delusa: viene servita coperta da un meraviglioso foglio di mandarino ed erbe e accompagnata da una crema di dattero fermentato; prima di assaggiare questo piatto, non mi piacevano i datteri, ma in questa preparazione sono fantastici! L'accompagnamento è un battuto di wagyu tra sfoglie di spinaci.



Prima del dessert, un'altra sorpresa dello chef, in bilico tra dolce e salato: salsiccia di maiale con composta di pere.


I dolci sono sorprendenti e straordinari: prima la spugna di nocciole con salvia, patate, yogurt e una freschissima granita di olivello spinoso. decorata da una foglia di zucchero caramellato. Poi il capolavoro assoluto: un dolce a base di cicoria; cremoso di radice di cicoria, gelatina con cubetti di puntarelle e petali di meringa. Eccezionale è dire poco.  



Dal carrello della piccola pasticceria abbiamo scelto un cannolo di pasta sfoglia ripieno di crema, un pezzetto di cremino alle arachidi (che io non ho assaggiato, molto a malincuore, perché fatico molto a digerire le arachidi) e un cioccolatino fondente coperto di granella di nocciole e ripieno di gelee di uva fragola. 


È stato un pranzo lungo, più di tre ore, ma un'esperienza così merita tutto il tempo necessario ad assaporarne ogni passo e ce la siamo goduta tutta, perché abbiamo imparato ad apprezzare intensamente tutti i momenti buoni che abbiamo a disposizione.
Ovviamente al rientro ero stanchissima, ma ne valeva la pena.

Durante il pranzo, Renato mi ha raccontato che sabato mattina, quando finalmente i dolori si sono un po' calmati e mi sono addormentata, è venuto più volte a controllarmi ed è rimasto impressionato dal mio aspetto: ero pallidissima e con le occhiaie scure. Sembravo...
Un dolcissimo panda, ho pensato io...


Ma il mio romantico marito aveva altre idee...


"Nosferatu!", ha detto trionfante.

3 commenti:

  1. Brava Mia avete fatto bene a godervi una bella serata ..un abbraccio grande

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  2. Un ottimo momento creativo
    Ti abbraccio

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  3. Grazie per la condivisione, uno spettacolo per gli occhi e una efficace suggestione per il gusto. Auguri per altre giornate belle e ricche di stimoli

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