sabato 24 ottobre 2020

L'ansia della lentezza

Ci tengo molto alla mia puntualità, da sempre, è un valore fondamentale per me: essere in ritardo anche solo di un minuto mi mette terribilmente a disagio. 
Sono molto più tollerante con i ritardi degli altri, se non provocano disguidi, ma apprezzo sicuramente di più le persone puntuali rispetto ai ritardatari.


Non so se sia una cosa innata oppure una reazione al fatto che mia madre considerasse invece puramente indicativi gli orari, cosa che, negli anni in cui i telefoni cellulari erano ancora fantascienza, ha cagionato non poche preoccupazioni alla nonna, rimasta troppe volte ad aspettarla per ore, con l'ansia che fosse successo qualcosa.


Dopo l'amputazione il mio rapporto con il tempo è un po' cambiato, ne avevo già scritto l'anno scorso
Ci impiego un'eternità a fare qualsiasi cosa e sto imparando con fatica a tenerne conto. 
Tutte le attività che richiedono movimento sono diventate lunghissime. Non solo la mia velocità di spostamento è piuttosto bassa, ma anche la capacità di spostare oggetti è parecchio limitata. Se uso le stampelle, posso portare con me solo quello che mi sta in tasca o al massimo in una borsa a tracolla, in ogni caso niente di pesante, altrimenti potrei perdere l'equilibrio. Va un po' meglio con il deambulatore, a cui tengo sempre appesa una borsa di cotone in cui posso mettere qualche oggetto non troppo ingombrante. Con la sedia a rotelle riesco a spostare anche oggetti più voluminosi e pesanti, eventualmente spingendomi con il piede se ho entrambe le mani occupate, ma ci vuole sempre un sacco di tempo, soprattutto se devo alzarmi per prendere o mettere via qualcosa. 


Anche quando sono alzata i tempi si allungano, perché posso prendere direttamente solo gli oggetti che sono letteralmente a portata di mano. A un bipede basta spostare il peso sull'altra gamba o tutt'al più fare mezzo passo per raggiungere un oggetto che si trova venti centimetri più in là della portata del proprio braccio, questione di due secondi. Io invece devo sedermi, spostare la carrozzina (dopo aver controllato di non avere gatti tra le ruote), alzarmi se necessario, prendere l'oggetto, sedermi, tornare al punto di partenza (sempre previo controllo presenza felini) e alzarmi di nuovo: minimo trenta secondi, se non ci sono gatti da spostare. Spesso inoltre non mi è possibile usare le mani per fare contemporaneamente due cose diverse, anche banali come mettere una stoviglia appena lavata sullo scolapiatti con una mano e chiudere il rubinetto con l'altra, perché rischio di perdere l'equilibrio. Tutto diventa lunghissimo.
Percepisco la differenza soprattutto nelle attività quotidiane più comuni: cucinare, lavarmi, dare da mangiare ai gatti, andare in bagno, svuotare la lavastoviglie... All'inizio ho sbagliato tante volte la programmazione dei pasti, perché non valutavo bene il tempo che mi sarebbe servito per le preparazioni in cucina. Per fortuna Renato non ha mai avuto la mania dei pasti a orario fisso, su questo anzi siamo molto flessibili.

Per lo più riesco a scendere a patti con questi tempi lunghi, in fondo è solo questione di organizzarsi per tempo, ma mi sono resa conto che ci sono situazioni in cui la lentezza mi crea un'ansia che non ho ancora imparato a gestire bene. 
Intanto però le ho identificate: li chiamo appuntamenti senza orario, sono quei casi in cui non viene definito un orario preciso, ma un intervallo di tempo: il corriere che passa "in giornata" o la persona che deve venire "nel pomeriggio". In questi casi, la lentezza può diventare un grosso problema per me.
Esempio concreto: se aspetto qualcuno il giovedì mattina, giorno in cui non lavoro, ho l'ansia di dovermi alzare presto, perché se suona il campanello mentre sono ancora a letto, non sono in grado di saltar su, vestirmi al volo e scendere di corsa. Ma ho anche l'ansia di non poter fare la mia ginnastica, perché anche per quella resto al piano superiore, sul pavimento del mio studio, e ci vuole tempo per alzarmi e scendere le scale. E se suona il campanello mentre sono in doccia? Insomma, finisce che mi alzo molto prima di quanto vorrei e salto la ginnastica. Ma non basta arrivare al piano terra per rilassarmi: il campanello potrebbe suonare mentre sono in bagno!

È chiaro che sono paranoie eccessive, razionalmente so benissimo che nemmeno una dotazione di zampe da millepiedi mi permetterebbe di aprire la porta mentre sono in doccia e non è certo una tragedia se chi suona aspetta un po', non muore nessuno nemmeno se rinuncia e se ne va: tornerà più tardi o un altro giorno. Però non rispondere velocemente al suono del campanello per me è come arrivare in ritardo, fonte di grande disagio. 
Forse però è solo una forma ansia da prestazione, perché è una situazione in cui percepisco in modo particolare le limitazioni legate alla disabilità e faccio fatica ad accettarle. Non lo so, ci sto ancora riflettendo e devo lavorarci su, sia per ridurre le occasioni in cui mi trovo a gestire questa difficoltà, sia per affrontarle in modo più rilassato.



6 commenti:

  1. Condivido il tuo amore per la puntualità e soffro anch'io di ansia per gli appuntamenti senza orario. Vivo anch'io su due piani ed essendo un bipede ma un bipede acciaccato ho parecchie difficoltà nel muovermi rapidamente. Non sempre chi suona il campanello (citofono condominiale) ha la gentilezza di attendere. Il postino per esempio non è per nulla paziente e altrettanto impazienti sono i corrieri di Amazon. Non si tratta quindi di imparare a gestire la propria ansia, non sempre perlomeno, talvolta per una mancata risposta si creano reali inconvenienti. Recentemente il condominio in occasione del passaggio da citofono a videocitofono condominiale ha optato per una soluzione che offre a chi vive su due piani la possibilità di collegare il proprio smartphone al videocitofono. In questo modo quando mi trovo al piano superiore ho la possibilità sia di vedere e parlare con la persona che ha suonato il campanello sia di aprire i due cancelli di ingresso nel condominio per permetterle di entrare. Non so se è una soluzione che ti può interessare. A me è di grande aiuto. Un saluto a te e alla tua meravigliosa tribù. Luisa

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    1. In effetti il videocitofono potrebbe essere una soluzione, anche se non propriamente economica. Ci penso, grazie!

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  2. Buongiorno Mia,
    e l'arto fantasma si fa ancora sentire?
    Dario

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    1. Ciao Dario.
      Sento sempre la zampa fantasma, più spesso solo come leggero fastidio, a volte con dolore intenso o sensazione di scosse elettriche continue, ma è abbastanza sopportabile, ho bisogno di analgesici solo 2/3 volte al mese.

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  3. E mettere sul campanello un bigliettino in cui spieghi brevemente la situazione e preghi di avere pazienza? Un abbraccio!

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  4. Ciao Mia, comprendo appieno il tuo disagio per i limiti fisici che hai e l'ansia con cui devi gestire le difficoltà, ma sono sicura che ce la farai a superarle e a viverle più serenamente e tutto questo, perché avrai anche un'arto solo, ma hai due emisferi celebrali molto dotati e questa è la tua forza...con rinnovata ammirazione...
    Mila

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