Come avevo anticipato dall'ospedale, il supporto mobile di blogspot è semplicemente... imbarazzante. Si può a malapena scrivere un post di testo non formattato, non accetta nemmeno gli "a capo" ed è impossibile inserire immagini: fa passare la voglia di scrivere.
Pensavo di riprendere il computer appena tornata a casa, ma i primi giorni facevo fatica a stare seduta, sono riuscita soltanto a scaricare la posta.
Oggi mi muovo decisamente meglio, grazie anche al super trattamento che mi ha offerto Renato ieri sera: lavaggio capelli, mezza doccia senza bagnare i punti, spalmata di crema idratante, medicazione delle ferite e cambio cerotti, che finalmente non "tirano" più.
Con l'occasione, abbiamo fatto il conteggio dei punti. Sì, perché le raccolte punti sono una cosa seria: pensate che in ospedale avevo vinto le calze anti-trombo già il giorno dell'intervento e dopo solo due giorni anche la padella!
Ieri sera quindi Renato ha solennemente provveduto alla conta: questa volta sono 49, tutte graffe metalliche: ho una zip sulla pancia lunga quasi come quella della Brontofelpa.
Questo terzo ricovero è stato meno solitario degli altri: ho avuto molte più occasioni di incontrare altri pazienti.
All'accettazione in reparto ho ritrovato A, con cui avevo condiviso l'iter del pre-ricovero: ci eravamo inseguite per tutto il giorno tra ambulatori, prelievi, radiografie ed elettrocardiogramma, scambiando qualche parola nelle varie sale d'attesa e trovando un'immediata intesa nella condivisione di un approccio ironico alla situazione. Sarebbe stato bello finire in camera insieme, ma lei era in una sezione diversa, quindi ci siamo riviste solo in sala da pranzo.
La mia compagna di stanza è stata una presenza discreta, anche se la differenza di età e di interessi ha fatto sì che non si creasse una vera confidenza, L'unico problema erano i suoi gusti televisivi: ho trascorso quattro giorni a base di Unomattina, La vita in diretta, Un posto al sole, C'è posta per te e amenità simili. Meno male che avevo i miei libri.
Durante i pasti ho conosciuto anche L, il veterano del reparto, a cui un ricovero che durava da oltre 50 giorni iniziava ad incrinare il sorriso. Ma anche F, il professore di lettere siciliano, sempre gentilissimo. E poi E, che ogni mattina telefonava a casa per salutare la sua bimba di sei anni prima che andasse a scuola e si preoccupava di non avere il tempo di prepararsi alla caduta dei capelli se le avessero anticipato l'inizio della chemioterapia. L'ultimo giorno ho diviso la stanza con G, un anno meno di me e la paura di una recidiva da esorcizzare.
Persone, storie, sofferenze rispetto alle quali il mio problema di salute si ridimensionava.
Già: il mio problema.
Il chirurgo ha parlato di lipomatosi addominale: è molto probabile che ci siano altri lipomi più piccoli, oltre ai due che ha rimosso. Nel tempo potrebbero formarsene altri, crescere e richiedere nuovi interventi di rimozione. Ancora peggio, qualcuno potrebbe essere atipico, vale a dire maligno. Come avevo ipotizzato, le mie cellule, probabilmente per cause genetiche, hanno l'antipatica tendenza alle mutazioni tumorali. Questo significa che il mio follow-up durerà tutta la vita.
Il ritorno a casa ha dato una bella accelerata al percorso di recupero: mi è tornato subito un po' di appetito e già dalla prima notte sono riuscita a dormire girata sul fianco.
Dopo otto giorni di assenza, mi aspettavo un trionfale benvenuto micesco a base di strofinamenti e fusa. In effetti, quando Aki mi ha vista si è subito spanciottato, spingendo il musetto contro la mia mano per farsi accarezzare. Gandalf invece mi ha deliberatamente ignorata per dodici ore: evidentemente voleva punirmi per averlo abbandonato e solo a notte fonda, quando ha ritenuto di avere manifestato a sufficienza il proprio biasimo, è venuto a infilarsi sotto le coperte vicino a me. Da allora mi tiene quasi sempre sotto controllo visivo.
Ora mi godo una convalescenza a base di riposo, coccole, cibo leggero, visite di amici e parenti, libri e un po' di televisione. Che non è affatto male.
Quel periodo sospeso della convalescenza che serve a riprendere le forze è a rifare pace con il mondo
RispondiEliminaLe forze sì. Per la pace con il mondo servirebbe una convalescenza mooooolto lunga!
EliminaBuona convalescenza. A casa va sempre meglio, almeno per me: i propri luoghi, i propri ritmi, i gatti!! ;-)
RispondiEliminaConcordo. Soprattutto per i gatti!!!
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