giovedì 10 marzo 2011

Cimenti gastronomici

Uno degli aspetti pratici con cui mi sono dovuta confrontare dopo la morte della mamma è la cucina.
Intendiamoci, non è che abbia dovuto improvvisamente imparare a preparare una pastasciutta, la mia abilità culinaria è più che discreta e da sempre mi occupo dei menu quando abbiamo ospiti, soltanto che negli ultimi anni avevo rinunciato alla gestione quotidiana dei fornelli, pressoché monopolizzati dalla Maria.
E già, perché la Maria qui mica faceva la pacchia! Lei lavava, stirava, faceva la spesa e, soprattutto, cucinava. E ha spignattato fino alla fine: il giorno prima dell'ultimo ricovero, quando mi sono alzata l'ho trovata ai fornelli, alle prese con una zuppa, anche se ormai stare in piedi le era difficile a causa del gonfiore.
Preparare da mangiare e nutrire chiunque le capitasse a tiro era la sua missione nella vita, la cosa in cui metteva maggiore passione e a cui dedicava la maggior parte del suo tempo, e lo sanno bene tutti quelli che si sono trovati a passare, anche occasionalmente, dalla nostra casa.

Anche a me è sempre piaciuto cucinare e mi diverto a sperimentare nuove ricette, ma ci sono alcuni piatti con cui non mi ero mai confrontata, semplicemente perché lei li preparava così bene che... beh, erano "suoi".
Zuppa di ceci, pasta e fagioli, riso e lenticchie, carciofi alla romana, baccalà alla vicentina, uova al funghetto, riso e patate, vitello tonnato... piatti della tradizione, spesso presenti sulla nostra tavola, che ho sempre mangiato volentieri ma che non avevo mai cucinato.
Ci sono anche questi tra le mille cose che non avremo più occasione di fare insieme e decidere di imparare a prepararli forse è anche un modo per dare continuità alla sua passione, per raccogliere la sua eredità.
Così li sto affrontando, uno per volta, immergendomi nei suoi libri di cucina, pieni di segnalibri in corrispondenza delle pagine che consultava più spesso. Confronto le ricette, scavando nella memoria per identificare quella che utilizzava lei e le varianti che apportava, cerco gli ingredienti, provando, aggiustando le dosi per cercare di ricreare quei sapori che sono così ben radicati nella mia memoria.
E un po' per volta li riporto sulla tavola, sempre più simili agli originali, sempre caldi di ricordi.

Ma attingere al passato non significa rinunciare al futuro e la cucina è un contesto in cui amo dare sfogo alla mia creatività, quindi provo nuove ricette, sperimento, invento con quello che trovo in frigo, azzardo nuovi accostamenti. Di solito ne vengono fuori cose buone. A volte ottime. Ogni tanto, davvero speciali.

Per la prima volta nella mia vita, ieri mi sono lasciata trascinare ad una cena "tra donne" per l'8 marzo. Intendiamoci, non ho niente contro i momenti conviviali, ma non ho mai sentito la necessità di affermare la mia femminilità in questo modo (e poi diciamola tutta: se proprio vogliamo festeggiare, perché privarsi della compagnia maschile?) e, soprattutto, non ho bisogno dell'8 marzo né per ricordarmi di essere una donna, né per fare qualcosa di speciale.
Non avrei proprio retto una serata in qualche locale strapieno di signore e signorine convinte che la festa della donna sia l'occasione per sfogare frustrazioni e desideri più o meno trasgressivi, ma si trattava di una cena in casa (in casa di un uomo, per la precisione), in cui ognuno era invitato a contribuire al menù e allora ho colto l'occasione per un esperimento culinario che mi tentava da mesi: le decorazioni in pasta di zucchero.
Una spedizione in un negozio specializzato mi ha fornito gli ingredienti e l'attrezzatura necessaria (gentile omaggio dell'uomo di cui al precedente post, sempre a proposito di cose che non hanno prezzo...), finalmente ho trovato la ricetta giusta per un pan di spagna alto e soffice, l'ho spalmato di bagna alla vaniglia e poi farcito di crema chantilly, ho ricoperto il tutto di panna montata e rivestito con la pasta di zucchero bianca, ho colorato di giallo e di verde quella che rimaneva, ho lavorato un po' di fantasia e parecchio di pazienza... ed ecco il risultato!

5 commenti:

  1. Che bello!! E deve essere stato anche buonissimo!Brava. Un saluto da ARCOBALENO

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  2. Complimenti Mia, davvero un bel lavoro. Quello che stai facendo con te stessa intendo.
    Ma bellerrima anche la torta ;)
    Sara

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  3. Per me sei proprio un mito, ma sbaglio o riesci benissimo in tutto quello che fai? ;-)

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  4. L'aspetto è bello e il gusto sarà stato delicatamente sublime.
    4 p

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  5. @Arcobaleno e 4P: l'interno effettivamente era molto buono (ma la prossima volta voglio provare a metterci anche un po' di fragole o gocce di cioccolato), però... vi svelo un segreto: il rivestimento è molto scenografico, ma essendo fatto quasi completamente di zucchero, e quindi dolcissimo, personalmente lo trovo assolutamente disgustoso! C'è di buono che si rimuove con facilità e si può mangiare solo quello che c'è dentro! :o)

    @Mamigà: grazie Sara! Il superlativo, poi, è spettacolare!

    @Rosie: c'è il trucco! Non è che riesco bene in tutto quello che faccio, semplicemente posto sul blog solo quello che mi riesce bene! ;o)

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