martedì 15 marzo 2022

Una vecchia storia

C’è una storia che racconto spesso, soprattutto quando mi presento a qualcuno per la prima volta, ma non ho mai riportato sul blog, una storia vecchia come me: è la storia del mio doppio nome.


Quando mia madre rimase incinta, nel 1968, l’ipotesi che si trattasse di un maschio fu presa solo brevemente in considerazione, lei era assolutamente sicura di aspettare una bambina e aveva scelto subito il nome: Mia.
Forse aveva già intuito che le promesse di mio padre di prendersi le proprie responsabilità e sposarla erano parole al vento e che sarebbe diventata una ragazza madre, con una figlia illegittima - all’epoca i bambini nati fuori dal matrimonio si chiamavano così – che avrebbe dovuto tirare su da sola e quel nome era la sua dichiarazione che ce l’avrebbe fatta. O forse voleva solo essere anticonvenzionale, in quella come in tante altre cose.

Nel 1969 non c’era l’attuale urgenza di registrare immediatamente le nascite all’anagrafe e richiedere il codice fiscale, il mio venne rilasciato per la prima volta quando avevo quindici o sedici anni, quindi mia madre ebbe tutto il tempo di uscire dalla clinica in cui aveva partorito e recarsi negli uffici dell'anagrafe di Roma per dichiarare la mia esistenza allo Stato. 
Quando comunicò all'impiegato il nome che aveva scelto per me, la sua aspirazione all’originalità venne brutalmente frustrata.
Non si può”, rispose l'addetto, “Mia non è un nome, ma un aggettivo e potrebbe creare disagio e imbarazzo alla bambina.

Come ho scoperto diversi anni dopo, gli ufficiali di stato civile hanno il dovere di rifiutare i nomi che potrebbero risultare “offensivi, ridicoli o vergognosi". Evidentemente c’è una certa discrezionalità in questa valutazione, perché ci sono in giro nomi davvero imbarazzanti, imposti da padri e madri a cui si dovrebbe togliere la potestà genitoriale. Forse se mia madre si fosse rivolta allo sportello a fianco avrebbe trovato un impiegato più accondiscendente, ma quello fu inflessibile: Mia non era un nome accettabile. 
La Maria fu presa completamente alla sprovvista e costretta a rivedere, in pochi secondi, la decisione che aveva mantenuto ben salda nei nove mesi precedenti. Non aveva un piano di riserva e l’addetto allo sportello la incalzava: “Allora, che nome metto?
Camilla."

E Camilla fu, ed è ancora, ma solo all’anagrafe. 
Il prete americano che mi battezzò nella chiesa di San Sebastiano alle Catacombe non ebbe alcuna obiezione su Mia Camilla. In famiglia tutti mi hanno sempre chiamato Mia e anche a scuola e quasi sempre anche al lavoro. Talvolta si sono addirittura generati equivoci, perché tantissime persone non sanno nemmeno che il mio nome anagrafico è Camilla e hanno utilizzato Mia su documenti ufficiali.

In effetti il nome che mi ha provocato disagio e imbarazzo nell'infanzia è stato Camilla, non Mia: ora è abbastanza comune, ma negli anni settanta era molto insolito e mi ha attirato numerose prese in giro, spesso banali - Camilla coccodrilla, Camilla camomilla – ma con qualche guizzo di originalità – Camilla cammella – che ho sportivamente riconosciuto e apprezzato. 
Mi ero anche informata sulla possibilità di cambiare nome e l'iter non è nemmeno troppo complicato, bisogna presentare richiesta motivata al Prefetto, e costa meno di venti euro, ma comporterebbe, oltre al rinnovo di tutti i documenti, anche la modifica del codice fiscale, che andrebbe aggiornato in innumerevoli contesti privati e professionali: anagrafe tributaria e sanitaria, INPS, banche, clienti, fornitori… Catastrofe garantita!

Quando avevo più o meno tredici anni, ho chiesto a mia madre perché quel giorno all’anagrafe, tra tanti nomi possibili, le fosse venuto in mente proprio Camilla.
“Mi dava l'idea di una donna molto alta, molto magra, che sarebbe andata a cavallo e avrebbe sposato un nobile.”
“Ahò, ma ne avessi azzeccata una!”



P.S.: nel gennaio del 1969, Sua Altezza Reale Camilla Mountbatten-Windsor, duchessa di Edimburgo e di Cornovaglia, aveva poco più di vent’anni, si chiamava Camilla Shand, non aveva ancora incontrato Carlo d’Inghilterra e in Italia nessuno aveva mai sentito parlare di lei. Ma la Maria l'aveva già descritta alla perfezione.


14 commenti:

  1. Anch'io credevo che il tuo vero nome fosse doppio, così come appare nel blog, certo che tua madre ci vedeva lungo! Io sono del 75 e in effetti non ricordo bimbe o ragazzine col tuo nome, solo la bambola e la merendina alla carota. Ma anche il mio nome mi è pesato, perché storpiatissimo (il cognome forse anche di più).

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    1. La merendina è uscita quando ero all'università. Ho perso il conto di quanti "Ah, come le merendine!" ho sentito quando mi presentavo.

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  2. La tua storia somiglia un pochino alla mia. Mamma aveva scelto per me il nome Katia e in famiglia ho sempre usato quello, fino al momento della maggiore età quando scoprii di chiamarmi Catia. Papà raccontò che nel 1966, quando andò a registrarmi all' anagrafe, l' impiegato gli disse che il nome era troppo bolscevico. Suggerì di mitigarlo cambiando la K in C oppure facendolo precedere da un 'Maria'. Papà scelse la via più semplice e gliene sono ancora grata. Ma che nervi sapere che due mie (ex )compagne di scuola si chiamavano all' anagrafe Katya e Katia!

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    1. Sapevo che negli anni 60 molti preti rifiutavano anche Nadia, perché nome russo. 🙄
      Avevo una prozia di nome Olga, nata credo verso il 1910, quindi prima della Rivoluzione d'Ottobre, quando la Russia non aveva ancora fama di mangiapreti.

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  3. Io ho nome doppio composto e fra l'un e l'altro, c'è un trattino he,se per disgrazia non viene inserito, io non esisto, se poi qualcuno mi chiama con nome completo, manco mi giro o rispondo perhè non mi riconosco, poi ho il nome che tutti conoscoo ed, infine, il nominolo cheusano in famiglia e le persone più intime, ma quella è un'altra soria

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    1. I nomi composti aprono un mondo di catastrofi: trattino o non trattino, tutto attaccato, un nome o due...

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  4. Per un "Camilla coccodrilla" di troppo ho odiato la supplente della materna :-) però mia mamma aveva scelto il nome a 14 anni (25 anni prima di avermi!) leggendo di Camilla vergine guerriera dell'Eneide!

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    1. Spero che la supplente abbia poi scelto un'altra professione o sia rimasta precaria a vita: una maestra che prende in giro una bambina dell'asilo ha decisamente sbagliato mestiere!
      La Camilla dell'Eneide mi ha parzialmente riconciliato con il mio nome anagrafico, ma ormai ero al liceo, nell'infanzia l'ho odiato profondamente.

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  5. Io pensavo che Mia fosse il diminutivo di Camilla, quando ho visto i due nomi insieme!
    Comunque ne conosco una peggiore di storia! Un mio ex compagno di università che è noto come Egidio all'anagrafe si chiama Benedetto. Mi ha raccontato che quando lo zio è andato a registrarlo all'anagrafe ha trovato un'impiegata (femmina) che ha trovato non so quale scusa per negare la registrazione di "Egidio" e allora su due piedi lo zio ha scelto Benedetto. Si scoprì poi che l'impiegata era stata piantata da un fidanzato di nome Egidio, e da questo nasceva la sua avversione a tale nome! Era il profondo sud degli anni '50...

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    1. E io che credevo fosse per via dello scellerato manzoniano che irretì la monaca di Monza XD comunque che storia assurda... anche se oltre all'arbitrio ingiustificato di preti e impiegati, certi genitori andrebbero interdetti... tanto per restare in ambiente a me noto, che t'ha fatto di male una bambina per chiamarla Orlanda?

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  6. mia figlia si chiama Gaia, e nel 2006 il parroco della parrocchia dove abitavamo, non la voleva battezzare Gaia perchè a suo dire non c'è il santo. Quindi mi ha proposto Assunta, dato che la bambina è nata vicino a ferragosto, appunto giorno dell'Assunta.
    nel 2006, quando di Gaia è pieno il mondo!
    Ovviamente ho cambiato parrocchia e l'abbiamo battezzata in una dove quando ho detto Gaia mi hanno risposto "che bel nome allegro!"

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    1. No, vabbè: nel ventunesimo secolo ci sono ancora preti così anacronisticamente integralisti? 😳

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  7. Sono, tra le tante cose*, un ufficiale di stato civile e anagrafe e sebbene sappia che in linea teorica potrei opporre il mio rifiuto a un nome non mi è mai capitato di rifiutare un nome scelto dai genitori...e dire che ne ho visti e sentiti di nomi imbarazzanti e terribili, anzi, credo che sarebbe difficile opporre un rifiuto come quelli di cui ho letto sopra. Sarà che poi ora i genitori la maggior parte delle volte registrano il bambino già in ospedale e a me resta poco spazio di manovra...
    Ad ogni modo è una bella storia e Mia e Camilla sono entrambi bellissimi nomi che ho preso in considerazione anche per la mia di figlia.

    * per esempio sono da anni ormai una lettrice silenziosa del blog di Mia. Mia, ciao, ci siamo anche conosciute (non dal vivo purtroppo) e abbiamo parlato e scambiato opinioni in altre sedi e penso sempre di scriverti e che non sia giusto averti così spesso nei miei pensieri e leggere i tuoi senza palesarmi. Non so perchè ho scelto di farlo proprio oggi e proprio a questo post...ad ogni modo sappi che sei spesso nei miei pensieri e che ci sono parole sagge tue che spesso mi tornano in mente...

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    1. Ma grazie!
      Adesso però sono curiosa di identificarti... 🤔

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