lunedì 21 aprile 2014

Gli ultimi pensieri famosi

Una delle convinzioni più diffuse in merito alle persone che hanno avuto il cancro è che la malattia abbia insegnato loro ad apprezzare le cose buone della vita, prima fra tutte la salute.
Probabilmente questo è vero per qualcuno, forse per molti. Per me assolutamente no.
Non perché io non sappia apprezzare le cose buone, ma proprio per il motivo opposto: non le ho mai date per scontate.
Ricordo nitidamente che, quando andavo alle scuole medie, nelle giornate in cui mi sentivo anche solo discretamente mi dicevo che avrei messo la firma per non stare mai peggio di così: già da ragazzina consideravo una fortuna il fatto di godere di buona salute.
Ho sempre riconosciuto anche il valore dei piccoli piaceri quotidiani: un libro, un bicchiere d'acqua fresca quando ho sete, il pane appena sfornato, ancora tiepido e profumatissimo, rintanarmi al calduccio sotto il piumone in una notte invernale... E la gioia di ammirare le meraviglie della natura: un tramonto coloratissimo, una notte stellata, le montagne innevate sullo sfondo, un albero, un fiore, un gatto...
Insomma, non ho avuto bisogno di una malattia grave per imparare ad apprezzare la vita, ci riuscivo benissimo già prima.
Quindi - per inciso - evitate di propinarmi scemenze del tipo: "Però tu (che hai avuto il cancro - ndr) adesso riesci ad apprezzare di più la vita e a dare il giusto peso alle cose!" Come se ammalarsi di cancro fosse una fortuna. O se fosse necessaria una malattia per capire cosa è importante nella vita.

Fine del pistolotto introduttivo, il cui senso si chiarirà nel prosieguo del post.

Quest'anno la Pasqua è stata l'occasione per spignattare un po', dopo settimane di impegni così fitti da non lasciarmi nemmeno il tempo di preparare una pasta al burro: stare tutti i giorni fuori dalla mattina alla sera e quasi sempre anche dopo cena non favorisce certo la vocazione culinaria. E a pensarci bene, non favorisce nemmeno l'aggiornamento del blog.
Ieri ero impegnata a preparare il mio contributo al pranzo pasquale, organizzato come di consueto dagli zii (che otto giorni fa sono diventati nonni: benvenuta piccola Zoe!) per il quale io di solito sono incaricata di fornire antipasti, verdure cotte e dolce. Quest'anno avevo deciso di proporre hummus di ceci, spuma di prosciutto e mousse di salmone da spalmare sui crostini, tartellette agli asparagi, mix di verdure al forno e un esperimento di pasticceria con cui volevo cimentarmi da tempo e che è riuscito abbastanza bene:


Dopo aver preparato lo zucchero a velo con un piccolo frullatore elettrico, vecchissimo, che originariamente usava mia nonna per macinare il caffè e mentre il mio adorato Kenwood Chef Titanium montava tuorli e zucchero per la crema, io frullavo i ceci con la tahina e il succo di limone per l'hummus con l'accessorio mixer del Minipimer.
Fedele all'atteggiamento che ho descritto nell'introduzione, riflettevo sulla comodità dei miei elettrodomestici da cucina, apprezzando il grande risparmio di tempo e di fatica che mi consentono. Mi dicevo che è una fortuna poter disporre di tante attrezzature, programmandone mentalmente le lavorazioni successive: la pasta frolla nel Kenwood, la mousse di salmone e la spuma di prosciutto nel mixer del Minipimer, la panna montata per la mousse con l'accessorio frusta.


Mai avrei potuto affrontare quell'impegno senza il supporto della mia tecnologia da cucina ed ero molto grata di avere a disposizione tutti quegli strumenti.
Se le avessi pronunciate ad alta voce, sarebbero state le ultime parole famose, invece le ho solo pensate, quindi si possono definire gli ultimi pensieri famosi.
Perché dopo aver frullato l'hummus, il mixer del Minipimer è morto. Defunto. Deceduto. Trapassato.
Non un problema di motore, si è bloccato il sistema di trasmissione del movimento che si trova nel coperchio e non c'è stato verso di farlo ripartire.
Niente panico: ho usato il frullatore a immersione per la spuma di prosciutto, che è venuta solo un po' meno cremosa di come avrei desiderato, e il mixer grande per la mousse di salmone... e alla fine ho comunque apprezzato la fortuna di avere addirittura la possibilità di utilizzare attrezzature sostitutive quando una non è disponibile. E ho potuto dare il mio contributo al pranzo pasquale

A proposito... Buona Pasqua!


3 commenti:

  1. Il gatto che fa? Bada l'ovo? aspetta che qualcuno lo apra per mangiare cioccolato? Aspetta con curiosità la sorpresa? Aspetta l'invasione degli alieni?che fa il gato? che fa?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me aspetta la carta per giocarci.
      Ho dovuto mettere l'uovo molto in alto per evitare che se lo portasse in giro...

      Elimina
  2. Ricordo benissimo com'era felice Gandalf quando hai aperto l'uovo e gli hai dato la carta!!! ;-)

    RispondiElimina