Questa settimana ho cucinato pochissimo. Nei giorni lavorativi Renato mangia nella mensa aziendale e anch'io, quando vado in ufficio; se invece pranzo a casa, mi preparo qualcosa di veloce: un uovo al tegamino, un'insalatona.
Alla sera abbiamo finito qualche avanzo e una volta cenato fuori.
Ieri sera avevo allenamento: non mangio mai niente prima, se non sono troppo stanca pilucco qualcosa al ritorno, ma di solito riesco appena a fare la doccia e poi crollare a letto e ieri ero davvero distrutta (ma sempre molto, molto felice!).
Il menu della serata prevedeva tortillas con chili in stile messicano, insalata mista e una torta che, secondo la ricetta, si prepara in quindici minuti.
Non sono così ingenua da credere che una ricetta da 5/10/15 minuti si prepari effettivamente in 5/10/15 minuti: a parte i
rallentamenti dovuti al monozampa, di solito c'è il trucco.
Una quindicina di anni fa c'era un programma televisivo di ricette veloci che erano quasi sempre una fregatura. Tra gli ingredienti delle ricette da preparare in cinque minuti si trovavano cose come "due carote tagliate a julienne", che ci vogliono più di cinque minuti solo per pelare le carote e tagliarle a julienne, oppure "una patata già lessata": ovviamente ognuno di noi tiene sempre pronta in frigorifero una patata già lessata, no?
Anche nelle ricette veloci che si trovano nei libri di cucina o sui siti web c'è quasi sempre il trucco: ti scrivono dieci minuti, ma devi aggiungere magari tre ore di lievitazione e quaranta minuti di cottura.
Insomma, sapevo già quanto tempo mi sarebbe servito per le tortillas messicane, perché le avevo già fatte altre volte ed ero preparata a impiegare ben più di quindici minuti per la torta, quindi ho iniziato per tempo.
Prima di iniziare a cucinare cerco sempre di preparare a portata di mano tutto quello che mi serve, per evitare di dovermi poi spostare tante volte con la sedia a rotelle (vi ricordo l'iter: sedersi, togliere i freni - cosa non sempre agevole se le mani sono unte, infarinate o con residui di qualsiasi genere - spostarsi, mettere i freni, alzarsi per recuperare quello che serve, se è posizionato in alto, sedersi di nuovo, togliere i freni, tornare davanti al piano di lavoro, mettere i freni, alzarsi).
Ho iniziato quindi con gli ingredienti per il chili. Quando ho preso la carne dal frigorifero, è arrivato il primo imprevisto: mi è caduto l'occhio su due melanzane che avrei dovuto cuocere martedì e non potevano attendere ancora. Ok, aggiungiamo le melanzane al menu.
Ho preso la pentola per il chili e quella per le melanzane, un cucchiaio di legno, tagliere, coltello, i fagioli rossi in barattolo e un vasetto di passata di pomodoro dello zio Giorgio. Spezie e condimenti sono vicino al fornello, sempre raggiungibili: ci siamo. Anzi no, ho dimenticato la cipolla per il chili: uffa! Recuperata la cipolla, l'ho tritata e messa a rosolare nell'olio, poi ho aggiunto la carne. Accidenti, i peperoncini! I peperoncini sono in un barattolo grande, che non ci sta nel portaspezie vicino al fornello, ma non è lontanissimo: tenendomi con attenzione al piano di lavoro, mi sono allungata per prenderlo e ho recuperato i due peperoncini da mettere nel chili. Ho aggiunto il pomodoro, sale, paprika, cumino, spostato la pentola sul fornello più piccolo con la fiamma al minimo e... Mannaggia, il coperchio! Ovviamente entrambi i coperchi da 20cm non erano nel cassetto basso, ma in alto sullo scolapiatti. E avanti con la ginnastica... Ho coperto il chili e l'ho lasciato al suo destino, mentre mi occupavo delle melanzane: lavate, tagliate a cubetti e messe a cuocere con olio e uno spicchio di aglio. Naturalmente avevano bisogno di essere mescolate, ma non volevo farlo con il cucchiaio del chili, su cui c'erano residui di salsa piccante. E allora via a spostare di nuovo la carrozzina, perché le posate sono nel cassetto sotto alla zona di lavoro e per aprirlo devo spostarmi indietro. Vabbè, tanto mi dovevo muovere comunque per mettere il sale sulle melanzane e mescolarle. Lasciate anche le melanzane a completare la cottura, mi sono dedicata alla torta da 15 minuti... che ne prevede 40 di cottura.
Si comincia bene già dagli ingredienti:
- Tre uova a temperatura ambiente. Non so voi, ma io le uova le tengo in frigo e solo per portarle a temperatura ambiente, ci vogliono tutti i quindici minuti. Prima fregatura.
- La buccia grattugiata di un limone. Naturalmente tutti hanno la buccia di limone già grattugiata sempre pronta, no? Seconda fregatura.
Il resto (farina, lievito, latte, olio, sale, cioccolato) non presentava particolari criticità.
Ho lasciato che le uova si portassero a temperatura ambiente mentre preparavo la buccia di limone. Anzi, le bucce di due limoni, perché pare brutto comprare un limone solo, quindi Renato ne prende sempre due e di solito uno finisce in pattumiera quando inizia a coprirsi di muffa. Questa volta ho deciso di giocare d'anticipo e togliere la buccia a entrambi i limoni, per poi mettere in freezer quella che non mi serviva subito. Domenica ho in programma un piatto che richiede succo di limone, quindi i due frutti non resteranno nudi a lungo, questa volta forse riesco a non buttare nulla.
Ci sono diverse cose indispensabili per la mia sopravvivenza: l'ossigeno, l'acqua, i gatti, la pizza, l'aspirapolvere... e naturalmente lui, il mio Ken.
L'ho messo al lavoro con uova, zucchero e buccia di limone mentre setacciavo farina e lievito e gestivo la terza fregatura: stampo da chiffon cake imburrato e infarinato. Scommetto che ognuno di voi tiene sempre pronto uno stampo da chiffon cake imburrato e infarinato, vero? Soprattutto considerando che per la chiffon cake, lo stampo non va né imburrato, né infarinato!
Tralasciamo il fatto che, essendo un attrezzo che utilizzo raramente, ci ho messo almeno cinque minuti solo per tirarlo fuori dal fondo dell'armadio, dopo aver spostato numerosi altri barattoli di pomodoro dello zio che erano davanti: ovviamente questo tempo non è imputabile a chi a scritto la ricetta. Ma vogliamo parlare di quanto sia complicato infarinare uno stampo con il fondo mobile, non incernierato, che si sposta a ogni movimento?
Preparato finalmente lo stampo, ho acceso il forno. Già: le torte vanno messe nel forno già caldo e - sorpresa? - il forno ci mette diversi minuti a raggiungere i 180° richiesti per la cottura.
Mentre il forno si scaldava ho completato l'impasto aggiungendo latte, olio, sale e la farina setacciata con il lievito, mentre il fido Ken continuava a impastare, poi ho spezzettato la tavoletta di cioccolato e ho riempito lo stampo, alternando strati di impasto e quadratini di cioccolato, e finalmente ho infornato. Per una volta, mi sono anche ricordata di impostare il timer, così ho potuto lasciare anche la torta al suo destino per i successivi 35 minuti.
Nel frattempo le melanzane erano pronte e il chili continuava a sobbollire borbottando: era il momento di pensare alle tortillas.
Questa volta non ho dimenticato nessun ingrediente (e capirai: sono solo quattro!) né attrezzatura (anche qui poca roba: ciotola, mattarello e padella), ma mi sono trovata di fronte un altro imprevisto: avevo usato un bel po' di farina 00 per la torta e non ero sicura di averne abbastanza. Ma la settimana scorsa mi era arrivato un bel regalo, un pacco di farina integrale macinata a pietra: una buona soluzione, da applicare con un po' di attenzione, perché la farina integrale ha un comportamento diverso dalla 00, forma impasti più difficili da lavorare e lievita meno, ma ho pensato che usando un 40% di integrale e aggiungendo un pizzico di bicarbonato, potevo sperare in un buon risultato.
Ho preparato l'impasto e l'ho lasciato riposare, mentre completavo il chili aggiungendo i fagioli rossi, poi l'ho diviso in quattro parti e le ho stese con il mattarello. Sorpresa! La farina integrale non lo aveva reso più difficile da stendere, anzi è stata un'operazione più veloce del solito e in breve tempo le tortillas sono arrivate a tavola, morbide e gustose, pronte da farcire con chili e insalata.
Nel frattempo anche la torta ha completato la cottura. L'ho lasciata raffreddare un po' nel forno spento e poi l'ho tolta dallo stampo, pronta da assaggiare tiepida, con il cioccolato ancora morbido. E con tanti cari saluti ai quindici minuti.