"Tale aspetto era presente anche in precedenti esami T.C. e soprattutto nel precedente esame RM del 2010"
In sostanza, l'infossamento della vertebra è roba vecchia, sicuramente c'era già nel 2010, chissà da quanto tempo è lì e se non ha dato fastidio fino ad ora, non c'è motivo di preoccuparsene.
Da dove è sbucata allora la lombosciatalgia? Probabilmente dalla "modesta sporgenza" del disco L4-L5, quattro vertebre più in basso, e da una riduzione di spessore in quello immediatamente inferiore, proprio la zona in cui era localizzato il dolore. Tutto si spiega.
Ho anticipato il risultato via SMS alla dottoressa, le porterò il referto completo senza fretta, tanto so già cosa mi dirà: perdere peso e fare un po' di attività fisica. Forza e coraggio...
Grazie di cuore a tutti quelli che in questi giorni si sono interessati e hanno pensato a me!
martedì 28 agosto 2012
mercoledì 22 agosto 2012
Il giorno più caldo
Dicono che oggi sia il giorno più caldo dell'anno. Speriamo sia vero, perché non vorrei proprio altre giornate come o peggio di questa, con le vampate che mi stanno letteralmente massacrando ad ogni ora del giorno e della notte.
La giornata è cominciata male fin dall'inizio.
Proprio di fronte a casa mia c'è un cantiere, stanno costruendo alcune villette a schiera. Sono mesi che mi sforzo di essere comprensiva con gli operai che dal lunedì al sabato iniziano a lavorare alle sette del mattino, qualche volta anche un po' prima, per beneficiare di qualche momento più fresco. Mi rendo conto che fanno un lavoro pesante, che lo diventa ancora di più con le temperature torride di questa estate africana. Però lo sapete, io sono un animale notturno. in questi giorni vado a dormire sempre tardissimo e mi alzo almeno ogni due ore per andare in bagno, al mattino vorrei dormire un po' di più.
Quindi sarebbe carino se gli operai rinviassero l'uso di attrezzi particolarmente molesti come martelli e flessibili almeno a dopo le otto del mattino. Invece no, sembra che lo facciano apposta a concentrare le attività più rumorose all'inizio della giornata: stamattina alle sette hanno iniziato a martellare sulle parti in lamiera delle impalcature per ripulirle dai residui di malta.
È stato un risveglio rabbioso a causa di rumori rimbombanti, ripetutamente reiterati senza rispetto, ridestando ragionevole risentimento e ringhianti richieste di ritorsioni con risultati rapidi e risolutivi.
La giornata è cominciata male fin dall'inizio.
Proprio di fronte a casa mia c'è un cantiere, stanno costruendo alcune villette a schiera. Sono mesi che mi sforzo di essere comprensiva con gli operai che dal lunedì al sabato iniziano a lavorare alle sette del mattino, qualche volta anche un po' prima, per beneficiare di qualche momento più fresco. Mi rendo conto che fanno un lavoro pesante, che lo diventa ancora di più con le temperature torride di questa estate africana. Però lo sapete, io sono un animale notturno. in questi giorni vado a dormire sempre tardissimo e mi alzo almeno ogni due ore per andare in bagno, al mattino vorrei dormire un po' di più.
Quindi sarebbe carino se gli operai rinviassero l'uso di attrezzi particolarmente molesti come martelli e flessibili almeno a dopo le otto del mattino. Invece no, sembra che lo facciano apposta a concentrare le attività più rumorose all'inizio della giornata: stamattina alle sette hanno iniziato a martellare sulle parti in lamiera delle impalcature per ripulirle dai residui di malta.
È stato un risveglio rabbioso a causa di rumori rimbombanti, ripetutamente reiterati senza rispetto, ridestando ragionevole risentimento e ringhianti richieste di ritorsioni con risultati rapidi e risolutivi.
Alla fine l'unica cosa che ho fatto è stato lanciare agli operai un'occhiata assassina quando ho aperto i balconi e augurare mentalmente loro un bel po' di insonnia, ma solo perché non ero armata... Dato che stavano smontando le impalcature, spero che toglieranno il disturbo almeno per un po', lasciando il campo a idraulici ed elettricisti - mi auguro - meno mattinieri.
Avevo appuntamento alle 10:15 per la TAC alla schiena, nella stessa struttura in cui avevo fatto la radiografia. Sono stati puntuali e gentilissimi, come sempre. Ho portato un po' di vecchie TAC e risonanze, pregando di verificare se la lesione alla vertebra era già presente ed eventualmente da quanto tempo.
Spero che si scopra che è una cosa vecchia, che è lì da anni e tutto sommato fino ad ora non ha dato particolari fastidi. Perché se invece si rivelasse di origine recente, ci sarebbe da preoccuparsi, dato che sono assolutamente certa di non aver subito negli ultimi mesi traumi alla schiena tali da provocare un danno simile: sarebbe praticamente una frattura spontanea e l'idea che la mia schiena si possa spezzare senza motivo non è un bel pensiero...
Lunedì ho iniziato gli antibiotici contro il batteriobastardo, la dottoressa ha scelto dall'elenco quello a cui dovrebbe essere maggiormente sensibile e mi ha ordinato una cura di dieci giorni, per essere certi di eliminare ogni traccia di infezione. Sembra che la causa del superlavoro dei miei reni sia proprio l'infezione, perché anche l'analisi dell'emoglobina glicata era entro i limiti di norma.
Qualche giorno dopo la fine della terapia antibiotica dovrò rifare le analisi per verificare l'effettiva soluzione del problema e dopo un'occhiata al calendario, mi sono fatta fare anche la solita batteria di impegnative per gli esami semestrali, perché a quel punto sarà già ora di ricominciare con i controlli di follow-up. Questa volta le "vacanze" tra un controllo e l'altro sono state più brevi del previsto...
Etichette:
cancronache,
eccheppalle,
lamentazioni
domenica 19 agosto 2012
Sotto attacco
Eccolo qua, l'invasore.
Enterobacter aerogenes, un batterio che di solito abita nell'intestino, dove non fa danni, ma che per qualche suo misterioso motivo ha deciso di visitare altre zone del mio organismo e ha stabilito una popolosa colonia, con milioni di individui, da qualche parte nelle vie urinarie.
Questo, in sintesi, l'esito di quell'esame che avevo dovuto ripetere perché il primo campione era contaminato: ho scaricato ieri sera il referto on line e ho trovato un bel POSITIVO.
La cosa simpatica di questo esame è che ti forniscono direttamente anche la soluzione: l'antibiogramma, cioè l'elenco degli antibiotici utilizzabili, classificati in base alla risposta del batterio.
S (sensibile): il batterio risponde all'antibiotico
R (resistente): il batterio non risponde all'antibiotico
I (intermedio): il batterio risponde parzialmente all'antibiotico
Qui c'è una buona notizia: dei 14 antibiotici possibili, ben 13 hanno la S, quindi dovrebbero essere efficaci, mentre il batterio si è dimostrato resistente soltanto a uno.
Mi piace pensare che tutta quella fila di S con una sola R sull'antibiogramma non sia solo frutto della fortuna, ma anche il risultato della prudenza e moderazione che ho sempre adottato nell'utilizzo dei farmaci, limitando così i fenomeni di resistenza, che sarebbero stati probabilmente molto più marcati se nel corso della mia vita avessi esagerato nell'utilizzo di antibiotici.
Domani porterò l'esito alla dottoressa (non sia mai che io trascorra troppi giorni lontano da ambulatori e ospedali!) per stabilire la terapia.
Con tutte queste opzioni a disposizione ci dovrebbero essere ottime possibilità di debellare completamente l'infezione, cosa non sempre scontata con questo batterio, che è un piccolo bastardo vigliacco: attacca chi ha le difese immunitarie ridotte e spesso richiede l'utilizzo contemporaneo di più farmaci, perché è molto resistente.
Ma io non ho nessuna intenzione di lasciargli fare i suoi porci comodi: voglio che se ne vada subito dalla zona che ha occupato abusivamente e userò tutti i mezzi a mia disposizione per cacciarlo.
Nota: non ho particolari conoscenze di biochimica, ma me la cavo piuttosto bene con i motori di ricerca. Le informazioni "scientifiche" di questo post sono frutto di una mezz'oretta passata su Google.
Etichette:
acciacchi e malanni,
analisi e controlli,
curiosità,
salute
giovedì 16 agosto 2012
Danni misteriosi e tempo sprecato
Eccola qua, la mia vertebruccia L1. Non c'è che dire, a me sembra decisamente danneggiata.
Come? Quando? Non ne ho idea.
L'unico trauma alla schiena significativo che ricordo era quella caduta da cavallo di 12 anni fa, agosto 2000; all'epoca non avevo neppure fatto controlli, me l'ero cavata semplicemente con qualche giorno di dolori, che tra l'altro ricordavo localizzati più in basso, nella zona sacrale. E mi pare impossibile che un'anomalia così evidente non sia mai stata notata nelle innumerevoli TAC e risonanze che ho fatto negli ultimi sei anni; sarei curiosa di farle riesaminare per capire se c'era già oppure ha effettivamente un'origine più recente.
Ho già prenotato una TAC per la prossima settimana, cercheremo di capirci di più.
Ah, la prossima volta che dico: "Che bello, stavolta per il follow-up solo ecografia, niente TAC né risonanza!" datemi una botta in testa. Mica per niente, ma qui mi sa che me le chiamo...
Nel referto della radiografia è indicato anche che non ci sono lesioni ossee a focolaio e quando la dottoressa ha letto quest'ultima riga, è apparsa evidentemente sollevata e ha detto: "Almeno non ci sono segni di metastasi". Solo in quel momento mi sono resa conto che aveva temuto che potesse trattarsi di quelle.
Io alle metastasi non ci avevo proprio pensato. Quando le domande dei tecnici di radiologia avevano iniziato a farmi sospettare qualche problema, le possibilità che mi erano venute in mente erano di tipo meccanico, un'ernia o un principio di deterioramento dell'osso dovuto alla radioterapia. Insomma, qualcosa che poteva forse essere conseguenza delle terapie, ma non la malattia.
Meglio così, mi sono risparmiata qualche preoccupazione.
Ma non è che questi giorni di attesa siano andati proprio lisci lisci.
Martedì sono andata a fare la curva glicemica. Era il giorno prima di Ferragosto, pensavo che il mondo avesse di meglio da fare delle analisi del sangue, invece c'era una folla, mi ci sono volute due ore di attesa prima del prelievo iniziale, allietate però dall'incontro con una coppia di amici, lei con un bel pancione di quasi otto mesi, raggianti al pensiero della nuova vita in arrivo. La loro felicità è stata contagiosa, mi hanno davvero illuminato la giornata!
Subito dopo il primo prelievo ho ingurgitato il beverone zuccheroso e ci è voluto tutto il mio autocontrollo per farlo scendere tutto, era disgustosamente stomachevole, dolcissimo, sciropposo, slicchignoso. Bleah!
Ci ho bevuto sopra due sorsi d'acqua per sciacquarmi la bocca, poi mi sono sistemata in sala d'attesa per le successive due ore. Per un po' ho chiacchierato piacevolmente con una futura mamma, ma per tutta la seconda ora sono rimasta da sola con un libro, a parte qualche infermiera gentile che ogni tanto faceva capolino per chiedere se andava tutto bene.
Non è che andasse proprio benissimo. A differenza di tre anni fa, quando il disgusto iniziale per il beverone se n'era andato abbastanza rapidamente, questa volta la nausea è continuata fino al secondo prelievo e oltre, anche quando sono tornata a casa. Ormai era ora di pranzo e ho provato a mangiare qualcosa di asciutto e salato, nella speranza di avere sollievo, ma non ha funzionato e ho passato diverse ore in preda a nausea, stanchezza, stordimento, difficoltà di concentrazione, affaticamento della vista, palpitazioni e vampate a go-go.
Verso metà pomeriggio ho iniziato a preoccuparmi e ho chiamato la Guardia Medica. Mi hanno rassicurata dicendo che il carico di glucosio può provocare questo tipo di effetti, che di solito si attenuano spontaneamente dopo alcune ore e mi hanno consigliato di rivolgermi al Pronto Soccorso per un controllo della glicemia solo se per l'ora di cena non mi fossi sentita meglio.
In realtà un paio d'ore dopo la situazione è rientrata. Mi è rimasto il rimpianto per una giornata sprecata, in cui non sono riuscita a combinare niente.
Anche ieri e oggi ho avuto qualche malessere subito dopo i pasti, come se avessi difficoltà a gestire l'incremento di zuccheri nel sangue, continuo ad avere sempre tanta sete e mi devo alzare almeno tre volte per notte, spesso anche quattro, per andare in bagno.
Oggi ho ritirato il referto della curva glicemica, i valori sono entro i limiti di norma, però la glicemia a digiuno, quella del primo prelievo, era alta, vicina al massimo e questo è strano, perché nei giorni precedenti avevo assunto davvero pochi alimenti che avrebbero potuto innalzare l'indice glicemico.
In laboratorio hanno consigliato di controllare l'emoglobina glicata, che da quanto mi hanno spiegato dovrebbe dare un'indicazione della concentrazione di glucosio nel sangue negli ultimi mesi. E allora domattina vado di nuovo a farmi sforacchiare... e a perdere un'altra mezza giornata.
Non voglio fare la lagna, sono sempre acutamente consapevole che c'è un sacco di gente che sta peggio ed ha motivi ben più seri per lamentarsi.
Però mi vengono in mente almeno un migliaio di attività più interessanti, piacevoli e divertenti con cui avrei potuto impiegare il mio tempo in questo mese di agosto...
Come? Quando? Non ne ho idea.
L'unico trauma alla schiena significativo che ricordo era quella caduta da cavallo di 12 anni fa, agosto 2000; all'epoca non avevo neppure fatto controlli, me l'ero cavata semplicemente con qualche giorno di dolori, che tra l'altro ricordavo localizzati più in basso, nella zona sacrale. E mi pare impossibile che un'anomalia così evidente non sia mai stata notata nelle innumerevoli TAC e risonanze che ho fatto negli ultimi sei anni; sarei curiosa di farle riesaminare per capire se c'era già oppure ha effettivamente un'origine più recente.
Ho già prenotato una TAC per la prossima settimana, cercheremo di capirci di più.
Ah, la prossima volta che dico: "Che bello, stavolta per il follow-up solo ecografia, niente TAC né risonanza!" datemi una botta in testa. Mica per niente, ma qui mi sa che me le chiamo...
Nel referto della radiografia è indicato anche che non ci sono lesioni ossee a focolaio e quando la dottoressa ha letto quest'ultima riga, è apparsa evidentemente sollevata e ha detto: "Almeno non ci sono segni di metastasi". Solo in quel momento mi sono resa conto che aveva temuto che potesse trattarsi di quelle.
Io alle metastasi non ci avevo proprio pensato. Quando le domande dei tecnici di radiologia avevano iniziato a farmi sospettare qualche problema, le possibilità che mi erano venute in mente erano di tipo meccanico, un'ernia o un principio di deterioramento dell'osso dovuto alla radioterapia. Insomma, qualcosa che poteva forse essere conseguenza delle terapie, ma non la malattia.
Meglio così, mi sono risparmiata qualche preoccupazione.
Ma non è che questi giorni di attesa siano andati proprio lisci lisci.
Martedì sono andata a fare la curva glicemica. Era il giorno prima di Ferragosto, pensavo che il mondo avesse di meglio da fare delle analisi del sangue, invece c'era una folla, mi ci sono volute due ore di attesa prima del prelievo iniziale, allietate però dall'incontro con una coppia di amici, lei con un bel pancione di quasi otto mesi, raggianti al pensiero della nuova vita in arrivo. La loro felicità è stata contagiosa, mi hanno davvero illuminato la giornata!
Subito dopo il primo prelievo ho ingurgitato il beverone zuccheroso e ci è voluto tutto il mio autocontrollo per farlo scendere tutto, era disgustosamente stomachevole, dolcissimo, sciropposo, slicchignoso. Bleah!
Ci ho bevuto sopra due sorsi d'acqua per sciacquarmi la bocca, poi mi sono sistemata in sala d'attesa per le successive due ore. Per un po' ho chiacchierato piacevolmente con una futura mamma, ma per tutta la seconda ora sono rimasta da sola con un libro, a parte qualche infermiera gentile che ogni tanto faceva capolino per chiedere se andava tutto bene.
Non è che andasse proprio benissimo. A differenza di tre anni fa, quando il disgusto iniziale per il beverone se n'era andato abbastanza rapidamente, questa volta la nausea è continuata fino al secondo prelievo e oltre, anche quando sono tornata a casa. Ormai era ora di pranzo e ho provato a mangiare qualcosa di asciutto e salato, nella speranza di avere sollievo, ma non ha funzionato e ho passato diverse ore in preda a nausea, stanchezza, stordimento, difficoltà di concentrazione, affaticamento della vista, palpitazioni e vampate a go-go.
Verso metà pomeriggio ho iniziato a preoccuparmi e ho chiamato la Guardia Medica. Mi hanno rassicurata dicendo che il carico di glucosio può provocare questo tipo di effetti, che di solito si attenuano spontaneamente dopo alcune ore e mi hanno consigliato di rivolgermi al Pronto Soccorso per un controllo della glicemia solo se per l'ora di cena non mi fossi sentita meglio.
In realtà un paio d'ore dopo la situazione è rientrata. Mi è rimasto il rimpianto per una giornata sprecata, in cui non sono riuscita a combinare niente.
Anche ieri e oggi ho avuto qualche malessere subito dopo i pasti, come se avessi difficoltà a gestire l'incremento di zuccheri nel sangue, continuo ad avere sempre tanta sete e mi devo alzare almeno tre volte per notte, spesso anche quattro, per andare in bagno.
Oggi ho ritirato il referto della curva glicemica, i valori sono entro i limiti di norma, però la glicemia a digiuno, quella del primo prelievo, era alta, vicina al massimo e questo è strano, perché nei giorni precedenti avevo assunto davvero pochi alimenti che avrebbero potuto innalzare l'indice glicemico.
In laboratorio hanno consigliato di controllare l'emoglobina glicata, che da quanto mi hanno spiegato dovrebbe dare un'indicazione della concentrazione di glucosio nel sangue negli ultimi mesi. E allora domattina vado di nuovo a farmi sforacchiare... e a perdere un'altra mezza giornata.
Non voglio fare la lagna, sono sempre acutamente consapevole che c'è un sacco di gente che sta peggio ed ha motivi ben più seri per lamentarsi.
Però mi vengono in mente almeno un migliaio di attività più interessanti, piacevoli e divertenti con cui avrei potuto impiegare il mio tempo in questo mese di agosto...
Etichette:
cancronache,
eccheppalle,
lamentazioni
lunedì 13 agosto 2012
Un premio. E (quasi) tutto da rifare
La schiena sta bene... credo.
Il cortisone funziona, funziona perfettamente: già da un paio di giorni non ho praticamente più dolore, soltanto un residuo di rigidità, sempre più lieve ogni giorno che passa. Solo che non conoscendo esattamente il meccanismo di azione di questo tipo di farmaco, non so se ha effettivamente eliminato il problema oppure l'ha soltanto nascosto bene. Ma sono sicura che avrò modo di scoprirlo una volta che l'effetto delle iniezioni sarà terminato.
E dato che ormai ne manca soltanto una, posso procedere alla cerimonia di consegna ufficiale.
Se lo merita tutto: nelle otto iniezioni già fatte, solo due volte ho sentito la puntura dell'ago, ma appena appena.
Parcheggiato, almeno per il momento, il tema della schiena, rimane aperto quello delle continue spedizioni verso il bagno, che negli ultimi due giorni sono addirittura aumentate, nonostante il cortisone, che in teoria dovrebbe provocare ritenzione idrica.
Stanotte mi sono dovuta alzare letteralmente ad ogni ora, benedicendo per l'ennesima volta il fatto di avere la porta del bagno letteralmente a un passo dal bordo del letto.
Comprensibilmente, l'abbondante eliminazione di liquidi ha finito per provocarmi una sete continua, per cui devo sempre tenere una bottiglietta d'acqua a portata di mano.
Le prime analisi non mostravano anomalie, ma una è da rifare, causa "inquinamento del campione", che mi dicono essere un incidente relativamente comune. E allora domattina si torna in ospedale con un altro campione.
Ma non vorremo mica accontentarci? E allora andiamo con la curva glicemica: mi toccherà passare la mattina in laboratorio, a ingurgitare quello zuccheroso, sciropposo, disgustoso beverone e farmi sforacchiare due o tre volte. Alé.
Intanto vado in bagno...
Il cortisone funziona, funziona perfettamente: già da un paio di giorni non ho praticamente più dolore, soltanto un residuo di rigidità, sempre più lieve ogni giorno che passa. Solo che non conoscendo esattamente il meccanismo di azione di questo tipo di farmaco, non so se ha effettivamente eliminato il problema oppure l'ha soltanto nascosto bene. Ma sono sicura che avrò modo di scoprirlo una volta che l'effetto delle iniezioni sarà terminato.
E dato che ormai ne manca soltanto una, posso procedere alla cerimonia di consegna ufficiale.
Se lo merita tutto: nelle otto iniezioni già fatte, solo due volte ho sentito la puntura dell'ago, ma appena appena.
Parcheggiato, almeno per il momento, il tema della schiena, rimane aperto quello delle continue spedizioni verso il bagno, che negli ultimi due giorni sono addirittura aumentate, nonostante il cortisone, che in teoria dovrebbe provocare ritenzione idrica.
Stanotte mi sono dovuta alzare letteralmente ad ogni ora, benedicendo per l'ennesima volta il fatto di avere la porta del bagno letteralmente a un passo dal bordo del letto.
Comprensibilmente, l'abbondante eliminazione di liquidi ha finito per provocarmi una sete continua, per cui devo sempre tenere una bottiglietta d'acqua a portata di mano.
Le prime analisi non mostravano anomalie, ma una è da rifare, causa "inquinamento del campione", che mi dicono essere un incidente relativamente comune. E allora domattina si torna in ospedale con un altro campione.
Ma non vorremo mica accontentarci? E allora andiamo con la curva glicemica: mi toccherà passare la mattina in laboratorio, a ingurgitare quello zuccheroso, sciropposo, disgustoso beverone e farmi sforacchiare due o tre volte. Alé.
Intanto vado in bagno...
Etichette:
acciacchi e malanni,
analisi e controlli
mercoledì 8 agosto 2012
In via di guarigione... forse... o forse no
Il cortisone somministrato da Renato-zampa-d'oro sta facendo il suo lavoro. Ieri sono riuscita a rimanere seduta praticamente tutta la giornata senza problemi, mi sentivo meglio al punto che un paio di volte mi sono alzata in preda all'ottimismo più sfrenato dicendo "Dai che è passata...". Durava circa quattro passi prima che la schiena iniziasse di nuovo a pungere, ma erano comunque quattro passi di speranza. Il nervo sciatico è stato ancora più paziente, ieri sera sono riuscita a spignattare per una mezz'oretta in cucina e a preparare due belle teglie di verdure gratinate prima che dicesse "stop".
Stamattina sono andata a fare la radiografia.
Viaggio in macchina tranquillo, una ventina di km di autostrada senza particolari problemi.
La coda allo sportello dell'accettazione invece si è prolungata un po' troppo a causa di un'irregolarità nella prenotazione di un paziente precedente, così ho chiesto a Renato di tenermi il posto in coda mentre andavo a sedermi.
Nell'attesa, guardavo i cartelli appesi nel corridoio: ce n'era uno che annunciava la precedenza nelle prestazioni per pazienti disabili o con difficoltà di movimento. Spesso questi sono soltanto proclami "politicamente corretti", ma non in quella struttura. Vicino a me era seduta una signora con le stampelle, reduce da un intervento di protesi all'anca, mentre il marito era in coda allo sportello dell'accettazione. È uscito il tecnico di radiologia, ha visto la signora, ha dato un'occhiata all'impegnativa e l'ha fatta subito entrare, anche se non aveva ancora completato le pratiche di accettazione. Bravo!
Subito dopo è toccato a me. Svestirsi, sistemazione sul lettino, lentamente e con prudenza per non fare movimenti dolorosi, radiografia dall'alto, sul fianco destro, sul fianco sinistro, rivestirsi.
Attesa per verificare che le immagini siano venute bene.
Attesa...
Attesa...
Ho infilato la testa nella stanza in cui il tecnico stava esaminando le mie lastre con l'aiuto di una collega: stavano indicando alcuni punti sulle immagini.
"Non so se nella radiografia è visibile, ma se vedete una specie di palla nell'addome, in basso a destra, è normale, c'è davvero, non è una macchia sulla lastra."
"Signora, lei ha avuto traumi, botte o cadute?"
"No." (ecco, veramente di fronte a questa domanda sto cadendo dalle nuvole, ma credo che non conti)
"Sicura? Proprio niente?"
"Be', nel 2000 sono caduta da cavallo e ho preso una bella botta, ho avuto mal di schiena per qualche giorno, ma è passato un bel po' di tempo..."
"Dove ha detto che le fa male?"
"Il dolore sembra partire da qui, in basso, tra le ultime vertebre lombari e il coccige."
"E più in alto non ha dolori?"
"Se premo mi fa un po' male, ma niente di che... Ah, nel referto di una delle vecchie risonanze, se non sbaglio all'inizio dell'anno scorso, mi avevano scritto che c'era un principio di riduzione della densità ossea di un paio di vertebre lombari, compatibile con l'irradiazione a cui ero stata sottoposta. Può essere quello che state vedendo?"
"Attenda ancora un po', per favore, ne parlo con il radiologo."
Ecco, mi mancava solo qualche casino alla colonna vertebrale...
Dopo qualche minuto il tecnico è rientrato e mi ha chiesto di tornare sul lettino per un'altra radiografia. Anzi due. L'unica volta che l'oncologo non mi aveva prescritto né TAC né risonanza, mi faccio un pieno di raggi X. A saperlo...
Questa volta il tecnico mi ha invitato ad aspettare prima di rivestirmi, ma alla fine ha ritenuto che le immagini fossero sufficienti e mi ha congedata. Referto disponibile il 16 agosto.
All'uscita ho raccontato tutto a Renato, la cui reazione è stata un avvilito: "Ancora? Ma basta..."
Perché non sia mai che qui le cose vadano bene troppo a lungo...
E adesso armiamoci ancora una volta di pazienza e aspettiamo anche questo.
Anche?
Sì, perché ieri mi ero scordata di scriverlo, ma la dottoressa mi ha ordinato anche alcune analisi, perché negli ultimi giorni sto facendo davvero tanta plin plin, praticamente ogni due ore, e l'ultima volta che mi era successo avevo un'alterazione del C-peptide che poteva far pensare ad un futuro rischio di diabete.
Facciamo che basta?
Stamattina sono andata a fare la radiografia.
Viaggio in macchina tranquillo, una ventina di km di autostrada senza particolari problemi.
La coda allo sportello dell'accettazione invece si è prolungata un po' troppo a causa di un'irregolarità nella prenotazione di un paziente precedente, così ho chiesto a Renato di tenermi il posto in coda mentre andavo a sedermi.
Nell'attesa, guardavo i cartelli appesi nel corridoio: ce n'era uno che annunciava la precedenza nelle prestazioni per pazienti disabili o con difficoltà di movimento. Spesso questi sono soltanto proclami "politicamente corretti", ma non in quella struttura. Vicino a me era seduta una signora con le stampelle, reduce da un intervento di protesi all'anca, mentre il marito era in coda allo sportello dell'accettazione. È uscito il tecnico di radiologia, ha visto la signora, ha dato un'occhiata all'impegnativa e l'ha fatta subito entrare, anche se non aveva ancora completato le pratiche di accettazione. Bravo!
Subito dopo è toccato a me. Svestirsi, sistemazione sul lettino, lentamente e con prudenza per non fare movimenti dolorosi, radiografia dall'alto, sul fianco destro, sul fianco sinistro, rivestirsi.
Attesa per verificare che le immagini siano venute bene.
Attesa...
Attesa...
Ho infilato la testa nella stanza in cui il tecnico stava esaminando le mie lastre con l'aiuto di una collega: stavano indicando alcuni punti sulle immagini.
"Non so se nella radiografia è visibile, ma se vedete una specie di palla nell'addome, in basso a destra, è normale, c'è davvero, non è una macchia sulla lastra."
"Signora, lei ha avuto traumi, botte o cadute?"
"No." (ecco, veramente di fronte a questa domanda sto cadendo dalle nuvole, ma credo che non conti)
"Sicura? Proprio niente?"
"Be', nel 2000 sono caduta da cavallo e ho preso una bella botta, ho avuto mal di schiena per qualche giorno, ma è passato un bel po' di tempo..."
"Dove ha detto che le fa male?"
"Il dolore sembra partire da qui, in basso, tra le ultime vertebre lombari e il coccige."
"E più in alto non ha dolori?"
"Se premo mi fa un po' male, ma niente di che... Ah, nel referto di una delle vecchie risonanze, se non sbaglio all'inizio dell'anno scorso, mi avevano scritto che c'era un principio di riduzione della densità ossea di un paio di vertebre lombari, compatibile con l'irradiazione a cui ero stata sottoposta. Può essere quello che state vedendo?"
"Attenda ancora un po', per favore, ne parlo con il radiologo."
Ecco, mi mancava solo qualche casino alla colonna vertebrale...
Dopo qualche minuto il tecnico è rientrato e mi ha chiesto di tornare sul lettino per un'altra radiografia. Anzi due. L'unica volta che l'oncologo non mi aveva prescritto né TAC né risonanza, mi faccio un pieno di raggi X. A saperlo...
Questa volta il tecnico mi ha invitato ad aspettare prima di rivestirmi, ma alla fine ha ritenuto che le immagini fossero sufficienti e mi ha congedata. Referto disponibile il 16 agosto.
All'uscita ho raccontato tutto a Renato, la cui reazione è stata un avvilito: "Ancora? Ma basta..."
Perché non sia mai che qui le cose vadano bene troppo a lungo...
E adesso armiamoci ancora una volta di pazienza e aspettiamo anche questo.
Anche?
Sì, perché ieri mi ero scordata di scriverlo, ma la dottoressa mi ha ordinato anche alcune analisi, perché negli ultimi giorni sto facendo davvero tanta plin plin, praticamente ogni due ore, e l'ultima volta che mi era successo avevo un'alterazione del C-peptide che poteva far pensare ad un futuro rischio di diabete.
Facciamo che basta?
Etichette:
acciacchi e malanni,
analisi e controlli,
attesa,
invalidità,
preoccupazione
martedì 7 agosto 2012
La nostra prima volta...
I problemi con la schiena si prolungano, le ultime due notti il dolore mi ha disturbato il sonno, mi sono "graticolata" parecchio, come dice Renato, per cercare una posizione comoda, continuando a girarmi e rigirarmi come una costata sulla griglia.
A mali estremi... ieri la dottoressa mi ha prescritto iniezioni di cortisone e una radiografia per vedere se c'è qualche problema a livello della colonna vertebrale.
Occhi sbarrati in ambulatorio: iniezioni?!?
Alzi la mano chi ama le iniezioni. Io no.
E chi me le fa, ora che la Maria non c'è più? Perché la Maria era un'artista dell'iniezione, l'ago non lo sentivi nemmeno e non ti lasciava mai un ematoma.
Pragmatica come sempre, la dottoressa ha indicato Renato: "Lui."
Ma non le ha mai fatte, almeno non a un essere umano! Qualche volta al gatto, ma c'è una bella differenza...
"Sì, con il gatto è più difficile perché cerca di scappare!" Ha risposto la dottoressa.
Effettivamente questo potrebbe essere un problema, anche se il Ciccio di solito è assolutamente collaborativo, ma si rimedia facendosi aiutare da qualcuno che tenga ben fermo il felino. Le differenze principali sono che l'iniezione ai gatti non si fa intramuscolo ma sottocute, e il fatto che i mici hanno la pelle spessa e dura, che richiede una certa energia per essere forata, al punto che alcuni anni fa, mi capitò addirittura di piegare un ago nel tentativo di infilzare un felino.
"Appunto, quindi con il gatto è più difficile."
Effettivamente, non fa una piega.
Renato, speranzoso, ha proposto di chiedere ad una vicina di casa che fa l'infermiera.
La dottoressa, implacabile: "Sono nove iniezioni, una al giorno."
Effettivamente non mi pare il caso di disturbare per nove giorni la signora, che lavora a turni e con cui abbiamo solo una conoscenza superficiale. E se poi va in ferie? Ci vuole un'alternativa.
"Non è difficile." Ha insistito la dottoressa. E ha spiegato per bene a Renato come si fa, insistendo in particolare sulla verifica di non aver posizionato per errore l'ago in una vena, fondamentale per la sicurezza, che va fatta aspirando leggermente dopo aver infilzato l'ago, per controllare che non esca sangue.
Alla fine Renato si è rassegnato ed è andato in farmacia a comperare le fiale e le siringhe, mentre io telefonavo per prendere appuntamento per la radiografia. Ovviamente "di là da l'aghe", in Friuli, sperando che con le ferie di mezzo i tempi fossero comunque ragionevoli, anche se la prestazione era classificata come differibile.
L'addetta alle prenotazioni ha preso nota dei miei dati poi mi ha detto "Andiamo a..." (suspance: quanto ci vorrà? dieci giorni? due settimane? un mese?) "... mercoledì 8".
Sì, intendeva proprio dopodomani. E non venitemi a chiedere perché non ho nemmeno provato a chiamare l'ospedale di qui.
Abbiamo deciso di farlo subito dopo cena.
Essendo la nostra prima volta, ci voleva un po' di atmosfera: luci basse, io distesa sul divano, parzialmente denudata, ricordando le raccomandazioni della mamma: "Rilassati, così entra più facilmente e non fa male".
Renato si è lavato le mani e si è armato di tutta l'attrezzatura. E soprattutto di coraggio.
Gli ho detto di stare tranquillo, che seguendo le istruzioni di sicuro non avrebbe fatto danni gravi, la cosa peggiore che potesse capitare era di farmi un po' male, ma di sicuro non sarebbe stato peggio del dolore che avevo già.
Ho sentito che disinfettava la parte alta della chiappa sinistra, poi ho aspettato che raccogliesse il coraggio per pungere. Ho aspettato, ho aspettato... e poi lui ha detto "Ok, niente sangue."
Niente sangue? Vuoi dire che hai già infilato l'ago?!? E hai anche già aspirato per controllare di non aver centrato la vena?
Ahia, sì, adesso sento il liquido che entra e brucia un po', ma l'ago non l'ho sentito entrare. Giuro. Nemmeno un pizzicorino, niente.
Ho trovato un altro artista dell'iniezione.
Oggi finalmente comincio anche a stare un po' meglio. Cammino ancora rigida come Robocop, ma con un'adeguata impalcatura di cuscini riesco a stare un po' seduta, ho anche ricominciato a lavorare un pochino. Speriamo bene.
A mali estremi... ieri la dottoressa mi ha prescritto iniezioni di cortisone e una radiografia per vedere se c'è qualche problema a livello della colonna vertebrale.
Occhi sbarrati in ambulatorio: iniezioni?!?
Alzi la mano chi ama le iniezioni. Io no.
E chi me le fa, ora che la Maria non c'è più? Perché la Maria era un'artista dell'iniezione, l'ago non lo sentivi nemmeno e non ti lasciava mai un ematoma.
Pragmatica come sempre, la dottoressa ha indicato Renato: "Lui."
Ma non le ha mai fatte, almeno non a un essere umano! Qualche volta al gatto, ma c'è una bella differenza...
"Sì, con il gatto è più difficile perché cerca di scappare!" Ha risposto la dottoressa.
Effettivamente questo potrebbe essere un problema, anche se il Ciccio di solito è assolutamente collaborativo, ma si rimedia facendosi aiutare da qualcuno che tenga ben fermo il felino. Le differenze principali sono che l'iniezione ai gatti non si fa intramuscolo ma sottocute, e il fatto che i mici hanno la pelle spessa e dura, che richiede una certa energia per essere forata, al punto che alcuni anni fa, mi capitò addirittura di piegare un ago nel tentativo di infilzare un felino.
"Appunto, quindi con il gatto è più difficile."
Effettivamente, non fa una piega.
Renato, speranzoso, ha proposto di chiedere ad una vicina di casa che fa l'infermiera.
La dottoressa, implacabile: "Sono nove iniezioni, una al giorno."
Effettivamente non mi pare il caso di disturbare per nove giorni la signora, che lavora a turni e con cui abbiamo solo una conoscenza superficiale. E se poi va in ferie? Ci vuole un'alternativa.
"Non è difficile." Ha insistito la dottoressa. E ha spiegato per bene a Renato come si fa, insistendo in particolare sulla verifica di non aver posizionato per errore l'ago in una vena, fondamentale per la sicurezza, che va fatta aspirando leggermente dopo aver infilzato l'ago, per controllare che non esca sangue.
Alla fine Renato si è rassegnato ed è andato in farmacia a comperare le fiale e le siringhe, mentre io telefonavo per prendere appuntamento per la radiografia. Ovviamente "di là da l'aghe", in Friuli, sperando che con le ferie di mezzo i tempi fossero comunque ragionevoli, anche se la prestazione era classificata come differibile.
L'addetta alle prenotazioni ha preso nota dei miei dati poi mi ha detto "Andiamo a..." (suspance: quanto ci vorrà? dieci giorni? due settimane? un mese?) "... mercoledì 8".
Sì, intendeva proprio dopodomani. E non venitemi a chiedere perché non ho nemmeno provato a chiamare l'ospedale di qui.
Abbiamo deciso di farlo subito dopo cena.
Essendo la nostra prima volta, ci voleva un po' di atmosfera: luci basse, io distesa sul divano, parzialmente denudata, ricordando le raccomandazioni della mamma: "Rilassati, così entra più facilmente e non fa male".
Renato si è lavato le mani e si è armato di tutta l'attrezzatura. E soprattutto di coraggio.
Gli ho detto di stare tranquillo, che seguendo le istruzioni di sicuro non avrebbe fatto danni gravi, la cosa peggiore che potesse capitare era di farmi un po' male, ma di sicuro non sarebbe stato peggio del dolore che avevo già.
Ho sentito che disinfettava la parte alta della chiappa sinistra, poi ho aspettato che raccogliesse il coraggio per pungere. Ho aspettato, ho aspettato... e poi lui ha detto "Ok, niente sangue."
Niente sangue? Vuoi dire che hai già infilato l'ago?!? E hai anche già aspirato per controllare di non aver centrato la vena?
Ahia, sì, adesso sento il liquido che entra e brucia un po', ma l'ago non l'ho sentito entrare. Giuro. Nemmeno un pizzicorino, niente.
Ho trovato un altro artista dell'iniezione.
Oggi finalmente comincio anche a stare un po' meglio. Cammino ancora rigida come Robocop, ma con un'adeguata impalcatura di cuscini riesco a stare un po' seduta, ho anche ricominciato a lavorare un pochino. Speriamo bene.
Etichette:
acciacchi e malanni,
cronache domestiche,
gattume,
ridiamoci su
sabato 4 agosto 2012
Dov'ero rimasta?
Ah, sì: era arrivato il verbale di invalidità e io ero costretta sul divano dal mal di schiena. Ma questo era quattro giorni fa.
Adesso invece... sono ancora quasi bloccata.
A furia di riposo e antinfiammatori la contrattura al gluteo si è ridotta e il dolore si è localizzato in un punto vicino alla colonna vertebrale e lungo il nervo sciatico.
Mi aspettavo un recupero più veloce, soprattutto perché le poche volte che ho utilizzato antinfiammatori, in passato, l'effetto è sempre stato veloce e risolutivo. La dottoressa però mi ha fatto presente che con la radioterapia esterna, e soprattutto quella interna, il mio nervo sciatico è stato abbondantemente maltrattato ed è ragionevole attendersi tempi di recupero più lunghi. Amen.
Rispetto all'inizio della settimana va meglio: mi muovo molto più facilmente e riesco a stare in piedi un po' più a lungo, tanto che oggi ho deciso di riprendere da dove avevo lasciato domenica scorsa e ho dato una spolverata (lo ammetto, molto superficiale) in casa.
Però faccio ancora fatica a stare seduta e questo mi scoccia parecchio, perché mi impedisce di lavorare: riesco ad usare il mouse anche restando quasi distesa, ma per utilizzare la tastiera ho bisogno di tenere il busto più dritto, in una posizione che riesco a mantenere solo per poco tempo prima che il nervo inizi a protestare.
Dato che io ero impossibilitata a muovermi, Renato è andato al Distretto sanitario a presentare il verbale di invalidità per ritirare il mio certificato di esenzione. Due volte.
Facendo tesoro delle precedenti esperienze, martedì mattina avevo telefonato all'USSL per conoscere gli attuali orari di apertura dell'ufficio esenzioni. L'ufficio informazioni non lo sapeva e mi ha dato il numero dell'Anagrafe Sanitaria, al quale però non rispondeva nessuno; il telefono squillava a vuoto anche al numero della segreteria e dell'ufficio esenzioni. Alla decima telefonata (non scherzo, le ho contate), finalmente mi ha risposto un'addetta del centralino, che dopo una verifica degli orari, mi ha detto che l'ufficio è aperto il martedì e venerdì mattina dalle 9 alle 12.
Giovedì mattina Renato è andato al Distretto e... indovinate?
Esatto: l'ufficio era chiuso.
È aperto il lunedì, mercoledì e venerdì.
Ciliegina sulla torta: l'attestazione di invalidità scade il 17 aprile 2013, ma l'esenzione me l'hanno data solo fino al 1° aprile. Gli altri 16 giorni se li sono tenuti.
Adesso torno a stendermi, prima che il nervo inizi a mordere sul serio.
Adesso invece... sono ancora quasi bloccata.
A furia di riposo e antinfiammatori la contrattura al gluteo si è ridotta e il dolore si è localizzato in un punto vicino alla colonna vertebrale e lungo il nervo sciatico.
Mi aspettavo un recupero più veloce, soprattutto perché le poche volte che ho utilizzato antinfiammatori, in passato, l'effetto è sempre stato veloce e risolutivo. La dottoressa però mi ha fatto presente che con la radioterapia esterna, e soprattutto quella interna, il mio nervo sciatico è stato abbondantemente maltrattato ed è ragionevole attendersi tempi di recupero più lunghi. Amen.
Rispetto all'inizio della settimana va meglio: mi muovo molto più facilmente e riesco a stare in piedi un po' più a lungo, tanto che oggi ho deciso di riprendere da dove avevo lasciato domenica scorsa e ho dato una spolverata (lo ammetto, molto superficiale) in casa.
Però faccio ancora fatica a stare seduta e questo mi scoccia parecchio, perché mi impedisce di lavorare: riesco ad usare il mouse anche restando quasi distesa, ma per utilizzare la tastiera ho bisogno di tenere il busto più dritto, in una posizione che riesco a mantenere solo per poco tempo prima che il nervo inizi a protestare.
Dato che io ero impossibilitata a muovermi, Renato è andato al Distretto sanitario a presentare il verbale di invalidità per ritirare il mio certificato di esenzione. Due volte.
Facendo tesoro delle precedenti esperienze, martedì mattina avevo telefonato all'USSL per conoscere gli attuali orari di apertura dell'ufficio esenzioni. L'ufficio informazioni non lo sapeva e mi ha dato il numero dell'Anagrafe Sanitaria, al quale però non rispondeva nessuno; il telefono squillava a vuoto anche al numero della segreteria e dell'ufficio esenzioni. Alla decima telefonata (non scherzo, le ho contate), finalmente mi ha risposto un'addetta del centralino, che dopo una verifica degli orari, mi ha detto che l'ufficio è aperto il martedì e venerdì mattina dalle 9 alle 12.
Giovedì mattina Renato è andato al Distretto e... indovinate?
Esatto: l'ufficio era chiuso.
È aperto il lunedì, mercoledì e venerdì.
Ciliegina sulla torta: l'attestazione di invalidità scade il 17 aprile 2013, ma l'esenzione me l'hanno data solo fino al 1° aprile. Gli altri 16 giorni se li sono tenuti.
Adesso torno a stendermi, prima che il nervo inizi a mordere sul serio.
Etichette:
acciacchi e malanni,
invalidità,
lavoro,
vita quotidiana
Iscriviti a:
Post (Atom)