mercoledì 19 novembre 2025

Ce li ho tutti!

Ieri ho avuto una giornata particolarmente intensa e faticosa: trasferta a Padova per visita osteometabolica, infusione di farmaco anti osteoporosi, visita oncologica e chemioterapia.

La prima parte è filata liscia: visita in perfetto orario, vena per la flebo centrata perfettamente dal solito eccellente Federico, nessun fastidio, appuntamento tra un anno e mezzo. 

Nella visita successiva, l'oncologa mi ha presentato i risultati dell'esame istologico dei tessuti prelevati durante l'intervento del mese scorso: non sono buoni. 


Confermato che il nodulo era un liposarcoma dedifferenziato, una forma molto aggressiva, a crescita rapida e che può generare metastasi, ma è stato rimosso perfettamente, senza danneggiare la capsula che lo avvolgeva, e non ci sono segni di questo tumore nei tessuti circostanti (se siete attenti alle parole, forse avete già intuito qualcosa...).
Il tratto di intestino che è stato tolto non presenta infiltrazioni tumorali e questa è un'ottima notizia.
Sono state prelevate anche due grosse porzioni di tessuto fibroadiposo vicine al nodulo ed entrambe contengono frammenti di liposarcoma ben differenziato, una forma poco aggressiva a crescita lenta, che generalmente non metastasizza, ma recidiva spesso e volentieri, non risponde alla chemioterapia ed è molto difficile da identificare, perché sia alla TAC che alla PET è praticamente indistinguibile dal tessuto sano: questa non è una buona notizia. L'unica opzione terapeutica efficace per questo tipo di sarcoma è la chirurgia, ma l'estensione della zona coinvolta la rende difficilmente praticabile, l'eventuale intervento sarebbe altamente demolitivo e difficilmente risolutivo, con un rapporto rischio-beneficio molto incerto. L'oncologa valuterà comunque la situazione con i chirurghi nei prossimi giorni, ma al momento l'opzione più ragionevole appare la vigile attesa: monitorare la situazione sperando che rimanga stabile o almeno evolva molto lentamente. 
Ci sono motivi di preoccupazione? Sì, abbondanti. 
Ha senso preoccuparsi? No, dato che non ci possiamo fare niente. Ma non è facile. 

Esistono quattro tipi di liposarcoma:
✅️ pleomorfo
✅️ mixoide
✅️ dedifferenziato
✅️ ben differenziato
Indovinate quanti ne ho avuti io?
Esatto: tutti! 
Più il sarcoma a cellule fusate all'inguine e il lipoma-like, per arricchire la collezione

L'ultimo appuntamento della giornata ha richiesto parecchio tempo. Il giorno precedente mi avevano chiamata dal day hospital per chiedermi se riuscivo ad arrivare un po' prima delle 16, l'orario previsto per l'infusione: nessun problema, mi sono presentata prima delle 15, subito dopo la visita oncologica. Non so quali difficoltà ci siano state, ma mi hanno chiamata solo alle 16:40 e poi si è accumulato ulteriore ritardo perché l'etichetta della mia sacca aveva un difetto di stampa, alcuni dati non erano leggibili, e giustamente l'infermiera non l'ha fatta partire fino a che non ha ricevuto l'etichetta completa, che le ha permesso di verificare la corrispondenza con la prescrizione. Alla fine sono uscita poco prima delle 19, costringendo una delle infermiere a un'ora di straordinario che forse non le verrà nemmeno pagato. 

Sono stata fuori casa in totale dieci ore, sette di attività medica e tre di viaggio, e ho ricevuto due farmaci decisamente potenti più il cortisone e l'antistaminico della premedicazione: al rientro ero distrutta dalla stanchezza, sono andata a letto presto, mi sono addormentata quasi subito... e verso le tre le elettroformiche mi hanno svegliata e non sono più riuscita a riaddormentarmi, nonostante due dosi di antidolorifico. Come dicono qui in Veneto, "son 'na strassa" (sono uno straccio).


Ho dovuto chiedere qualche giorno di malattia, ma ormai ho smesso di sentirmi in colpa per questo: è già tanto se qualche volta riesco a lavorare. 

giovedì 13 novembre 2025

Una cosa per volta

Nei giorni scorsi ho svolto un eccellente lavoro organizzativo. La mole di attività da gestire era notevole, scoraggiante se le si guardava tutte insieme, ma il trucco è affrontare una cosa per volta, in ordine di priorità, così si riesce a evadere anche la lista di cose da fare più impegnativa.


  • Ho concordato con i chirurghi di togliere gli ultimi punti nell'ambulatorio della mia MMG, senza dover tornare a Padova; ci sono andata ieri nel tardo pomeriggio e l'infermiera ha rimosso le dieci graffe residue con molta delicatezza, non ho sentito praticamente niente. La ferita è bella e pulita, domani sera toglierò la medicazione e se la troverò bene asciutta, potrò finalmente fare una vera doccia.
  • L'oncologa si è confrontata con i chirurghi per sapere quando sarebbe stato possibile riprendere la chemioterapia e abbiamo fissato l'appuntamento per martedì prossimo, quando avevo già in programma di andare a Padova per la visita osteometabolica e l'infusione del farmaco contro l'osteoporosi: sarà una giornata intensa, ma sempre meglio che dover andare su e giù due volte.
  • Ho consultato il servizio vaccinazioni dell'ULSS per valutare quando sarebbe stato meglio fare i vaccini annuali per influenza e Covid: mi hanno dato appuntamento ieri per oggi e per fortuna il cugino Andrea si è reso disponibile per accompagnarmi: fatti anche questi!
  • Mi sono organizzata, sempre con il cugino Andrea (graziegraziegrazie!) per andare domattina a fare i prelievi pre-chemio e le analisi richieste dall'ambulatorio epatologico, con cui ho appuntamento il 26 novembre.
  • Ho prenotato con In Famiglia le trasferte a Padova per le visite e terapie delle prossime due settimane.
  • Ho richiesto la cartella clinica dell'ultimo ricovero, che mi servirà per chiedere il rimborso all'assicurazione sanitaria.
Ora mi rimane "solo" da rinnovare l'assicurazione auto, dopo aver verificato almeno tre preventivi per individuare il più conveniente, e riprogrammare il prericovero a Castelfranco per l'intervento di rimozione calcoli: credo sia meglio dare disponibilità a inizio dicembre, per avere il tempo di smaltire almeno gli effetti più pesanti della chemioterapia.
Una cosa per volta.
Intanto vi aspettiamo domani per una replica a grande richiesta!


giovedì 6 novembre 2025

Promemoria di prospettive problematiche

La convalescenza procede pigramente, anche perché basta un minimo sforzo per ritrovarmi con capogiri e mani che tremano. Suppongo che, oltre alle conseguenze oggettive dell'intervento, dell'anestesia, degli antibiotici e del digiuno prolungato, possa avere qualche influenza anche il fatto di non avere più vent'anni e di avere alle spalle un percorso lungo e faticoso. Niente di grave: quando sono stanca, mi riposo e quando ho sonno, dormo.
Sono tornata a un'alimentazione quasi normale, ieri ho mangiato per la prima volta una verdura in foglia e oggi un frutto con la buccia, mi mancano da reinserire solo i legumi, ma conto di poterlo fare già nei prossimi giorni, magari partendo con le lenticchie che sono un po' meno impegnative per l'intestino. Non ho molto appetito, ma va bene così, dato che mi muovo davvero pochissimo e se riesco a perdere ancora qualche chilo è tutta salute. 


Martedì sono andata allo IOV per la visita di controllo e la rimozione dei punti. Pensavo che li avrebbero tolti tutti, invece prima ancora di vedere la ferita mi hanno detto che ne avrebbero levati solo la metà, uno sì e uno no, e in effetti ha senso, perché il taglio è in una zona soggetta a forti sollecitazioni, meglio essere prudenti. 
Confermata la mia personale statistica: quando mi tolgono le graffe metalliche, più o meno una ogni 6 fa male. Dovrebbero avermene tolte 10, di cui una ha fatto un po' male e un'altra molto male, ma si tratta sempre di dolori di breve durata, passano dopo pochi secondi.
Mi hanno dato appuntamento mercoledì prossimo per la rimozione degli ultimi punti.
Ho avvisato l'oncologa, che ha risposto che si sarebbe confrontata con i chirurghi per sapere quando possiamo ricominciare la chemioterapia.
È stato un promemoria sgradevole, perché mi ha ricordato che le metastasi sono sempre lì, pronte ad avanzare appena trovano un varco, e bisogna ripristinare al più presto le poche difese che abbiamo a disposizione.
E poi ci sono gli altri appuntamenti: l'infusione del farmaco per l'osteoporosi, la visita epatologica, l'intervento per i calcoli vescicali da riprogrammare al più presto... Non è facile pensare di dover affrontare tutto questo quando ancora non riesco a scrollarmi di dosso la fatica dell'intervento.
Benché il viaggio sia stato veloce e la rimozione punti poco fastidiosa, martedì sono tornata a casa distrutta dalla stanchezza e solo con un grande sforzo di volontà sono riuscita a lavarmi prima di crollare a letto, mentre le elettroformiche organizzavano un rave nel mio piede fantasma. 
Nonostante il sonno che mi rendeva difficile tenere gli occhi aperti, il dolore mi ha impedito di addormentarmi fino a dopo le tre di notte, lasciandomi in uno stato di avvilimento e frustrazione a cui ha contribuito un altro promemoria sgradevole: se - o meglio quando - la malattia riprenderà a progredire, sarà ancora peggio. Non è una bella prospettiva.


Come sempre, cerco di non preoccuparmi di ciò che non posso risolvere e di valorizzare gli aspetti positivi. 
A parte la brutta notte di martedì e la stanchezza persistente, sto abbastanza bene, la ferita è bella pulita e non mi dà fastidio, riesco a essere quasi autosufficiente e ho sempre un'adeguata sorveglianza felina. Renato si sta occupando di me con grande tenerezza e ammirevole pazienza e ci sono tante persone che mi manifestano in ogni modo il loro sostegno.
A questo proposito, più di qualcuno mi ha chiesto se può fare qualcosa per me: in effetti sì, ci sono due cose che potete fare.

1. Donate sangue
Questa volta non ho avuto bisogno di trasfusioni, ma in passato me ne sono servite tante e potrei averne ancora bisogno in futuro.

Mi devo spostare piuttosto spesso per visite, esami e terapie e non sempre Renato mi può accompagnare, quindi ho già richiesto parecchie volte il servizio di trasporto gratuito e dovrò farlo ancora in futuro. Se volete dare un contributo...
    IBAN IT23D0306909606100000134682
    Banca Intesa San Paolo


Grazie!

sabato 1 novembre 2025

A Cesare quel che è di Cesare

Perdonate il ritardo negli aggiornamenti, ma sono preda di una profonda stanchezza, che mi rende faticoso scrivere e anche solo pensare.


Lo scorso fine settimana è stato tranquillo, con un decorso post operatorio lento, ma costantemente positivo. Avevo recuperato rapidamente la completa autonomia di movimento, mi arrangiavo senza problemi a usare il bagno, lavarmi e vestirmi, lasciando OSS e infermieri a disposizione della coinquilina, che invece aveva preso a chiedere aiuto anche per cose che nei giorni precedenti riusciva benissimo a fare da sola, rendendo la vita difficile al personale. 
Domenica avevo ripreso a mangiare... si fa per dire: i primi pasti solo semolino e frutta frullata, poi l'aggiunta di carne frullata, secondo il percorso di rialimentazione previsto dopo un lungo digiuno. 



Non avevo fame e il menù non stuzzicava certo l'appetito, ma mi sono diligentemente sforzata di mandare giù ogni volta almeno la metà di quello che trovavo sul vassoio. 
Inizialmente tutto bene, il drenaggio era stato tolto senza fastidio e le ferite stavano cicatrizzando bene, tanto che i medici avevano ipotizzato di mandarmi a casa martedì, ma lunedì il mio apparato digerente si è ribellato e ho avuto fortissimi dolori di stomaco e conati di vomito per tutto il pomeriggio e fino alla tarda serata: dimissioni rinviate! 
Martedì e andata meglio, niente più dolori né vomito, anche se mangiare continuava a risultarmi difficile. Durante il giro medici del mattino mi hanno autorizzato il menù libero e confermata la dimissione per il giorno seguente. Mi pareva decisamente presto per mangiare di tutto: avevo cercato in rete qualche indicazione per l'alimentazione da seguire a casa e avevo trovato il documento di un gruppo di dietisti ospedalieri che prevedevano la reintroduzione progressiva degli alimenti. I modelli di menu suggerito erano straordinariamente simili a quelli che mi erano stati proposti nei giorni precedenti: solo a quel punto mi sono accorta che erano proprio le linee guida dell'Azienda ospedaliera di Padova! Ho scelto quindi dal menu libero solo cibi molto leggeri e a basso contenuto di fibre, faticando peraltro a mandare giù anche quelli. 

Mercoledì mattina con tutta calma ho raccolto le mie carabattole e riempito il trolley e lo zainetto, dopo pranzo mi sono vestita ed ero pronta ad andarmene. 
Avevo avvisato in reparto che sarebbero venuti a prendermi dopo le 14 e alle 13:57 è arrivato puntualissimo il medico con la lettera di dimissione, il certificato di malattia per il lavoro e la ricetta per le iniezioni di eparina da fare a casa: efficientissimo! 
Gli amici che stavano venendo a prendermi avevano confermato l'arrivo per le 14:30, quindi ho avuto il tempo di scendere per ritirare l'eparina dalla farmacia ospedaliera e quando Stefano ed Emanuela si sono presentati in camera, ero pronta a tornare a casa! 
Abbiamo raccolto rapidamente tutte le mie cose, salutato e ringraziato il personale in turno, e siamo partiti. 

Curiosità: Stefano è l'uomo che mi ha sposata, ma non è mai stato mio marito.
Vi sembra strano? Pensateci...

Il viaggio è stato faticoso, ma non difficile e all'arrivo Ettore è venuto ad accogliermi sul marciapiede con una profusione di fusa, miagolii e testate di benvenuto. 
Dentro casa ho trovato Fergus, che come mi aspettavo è scappato alla vista dei miei accompagnatori, per lui pressoché sconosciuti, e si è fatto rivedere solo un paio d'ore dopo, Edison, che ha subito chiesto da mangiare, cercando di farmi credere di non essere stato nutrito durante tutta la mia assenza, e Penny che si è fatta coccolare brevemente prima di pretendere anche lei che le riempissi la ciotola.
Dopo un po' è comparsa anche Matilde, che mi ha annusato con diffidenza, evidentemente disturbata dall'odore di ospedale, e per ultima la Trappy che, da brava randagia dentro, è rimasta fino al tramonto a dormire all'aperto, su un mobile da giardino e al rientro mi ha guardata con l'aria da "Ah, sei tornata, bene, adesso riempimi la ciotola", ha mangiato e poi si è rimessa a dormire su uno dei ripiani del tiragraffi. In prima battuta solo Ettore mi ha dato qualche soddisfazione, anche se nelle ore successive tutti gli altri, chi prima e chi dopo, si sono riavvicinati.

Quando è arrivato Renato, mi sono fatta aiutare a lavarmi, soprattutto i capelli che in ospedale non avevo potuto lavare, a disfare le valigie e rimettere a posto tutto quello che avevo riportato, poi ho cenato... più o meno...


Ricordo che mia madre diceva che da piccola avevo sempre rifiutato gli omogeneizzati e ora capisco perché: fanno proprio schifo!
Nei giorni successivi ho introdotto pasta e riso, ma faccio ancora tanta fatica a mangiare, ho sempre un sapore cattivo in bocca e la digestione è difficile anche con i cibi più leggeri. Pazienza, bisogna tenere conto della resezione intestinale, ma anche del lungo digiuno e del bombardamento di antibiotici, due per tre volte al giorno per otto giorni: ci vorrà tempo perché la situazione si normalizzi.
Nel frattempo cerco di riposare. In questi primi giorni a casa ho dormito tantissimo, anche se il sonno è stato molto spezzettato, sia di giorno che di notte: in ospedale avevo accumulato un forte arretrato, perché la notte venivo svegliata molto spesso dalla coinquilina e di giorno riuscivo a fare solo brevi pisolini. Qui ho Renato che mi coccola, la mia tana morbida e calda, i miei gatti (adesso c'è Penny al mio fianco) e tutta la tranquillità di cui ho bisogno: mi riprenderò.
Martedì devo tornare a Padova per la visita chirurgica di controllo e la rimozione dei punti, poi dovremo programmare la ripresa della chemio e l'intervento per rimuovere i calcoli vescicali, ma ci penserò dopo, adesso la priorità è stare meglio.

E ora, nel bene e nel male, diamo a Cesare quel che è di Cesare!
  • Ovazione al personale di reparto, infermieri e OSS, che si è occupato di me con grande professionalità, attenzione e umanità e che ha dimostrato doti sovrumane di pazienza con la coinquilina, che negli ultimi giorni è stata particolarmente capricciosa.
  • Un applauso per il medico responsabile della chirurgia di sarcomi, che ha fatto personalmente il giro in corsia tutte le mattine, inclusi sabato e domenica! 
  • Come sempre, un monumento alla mia oncologa, che si è sempre tenuta in contatto ed è passata a trovarmi al rientro da una serie di convegni in Italia e all'estero. 
  • Una benedizione al port, che mi ha evitato la necessità di tenere a lungo l'agocannula, rimossa definitivamente un paio di giorni dopo l'intervento: un sollievo e una grande comodità.
  • Grande perplessità per le psicologhe ospedaliere, che si sono presentate uno dei primi giorni, mi hanno chiesto di compilare un questionario, hanno detto che sarebbero tornate e sono scomparse. Non che sentissi il bisogno della loro assistenza, ma è la quarta volta che mi succede, in ospedali e reparti diversi: arrivano, fanno qualche domanda, promettono di tornare e non si fanno più vedere. Magari sono io che le spavento, boh...
  • Ancora una bocciatura per i tecnici che progettano e realizzano i bagni in reparto: maniglione su un solo lato del WC, quello sbagliato per me, niente maniglione vicino al lavandino, assenza del sedile doccia, maniglione doccia fissato a un'altezza completamente sbagliata, doccetta da bidet priva del comando a leva e scomoda da manovrare (la coinquilina ha allagato il bagno più volte, ma la capisco perché anch'io che ho molta familiarità con l'uso di questo strumento ho dovuto ingegnarmi parecchio per non combinare disastri). Le specifiche tecniche per l'accessibilità dei servizi igienici sono stabilite per legge, ma evidentemente leggere quelle venti righe è troppo faticoso. 🤬🤬🤬
  • Ma diamo anche a Dio quel che è di Dio. Forse ricorderete che in passato non ho avuto rapporti particolarmente felici con i cappellani ospedalieri, ma quello che è venuto allo IOV è stato gentile e discreto, per nulla invadente o insistente; ha recitato una preghiera con la compagna di stanza e vedendo che io non partecipavo, si è limitato a farmi gli auguri. Bravo don Nicola!

sabato 25 ottobre 2025

Quasi

Va tutto quasi bene. 
Tosse quasi passata e in ogni caso non troppo difficile da gestire: il taglio laterale è decisamente meno invalidante di quello centrale.
Temperature quasi gradevoli, credo che ieri sia stato aumentato il riscaldamento perché non ho più bisogno della vestaglia di pile, anche se tengo la coperta supplementare. 
Pantegane quasi sterminate dopo aver finalmente lavato i denti e la bocca; ne rimane qualcuna perché al quinto giorno di completo digiuno sono sicuramente in chetosi, che comporta alito cattivo. Niente cibo solido fino a quando l'intestino non tornerà completamente operativo, per ora continua a borbottare molto ma si muove poco. 
Compagna di stanza quasi sopportabile: il volume della suoneria è sempre altissimo, ma non riceve molte chiamate, appena si addormenta partono le trombe di Gerico, ma dopo un paio d'ore il respiro torna silenzioso e per il resto conviviamo pacificamente. Oggi ci siamo divertite a scegliere insieme il suo menù per domani, dato che io non posso ancora mangiare. 
Dolore quasi passato, rimane solo quello legato al movimento, che è utile per sapere cosa non devo fare, ma se sto ferma, non fa male e oggi ho respinto l'antidolorifico.
Nausea e conati di vomito quasi passati, ma ieri sono stati persistenti e pesanti per tutto il giorno, nonostante l'antiemetico: credo dipendano dal bombardamento di antibiotici.
Autonomia quasi recuperata: tolto il catetere vescicale, mi alzo e vado in bagno da sola, destreggiandomi con la carrozzina e l'asta della flebo, che è sempre attaccata per la soluzione idratante/nutriente e a cui si aggiungono due antibiotici tre volte al giorno. Ieri sera c'è stato un piccolo incidente con il drenaggio che si è aperto e mi ha sporcato tutta la biancheria, ma le OSS (angeli!) del turno di notte hanno sistemato tutto. 



giovedì 23 ottobre 2025

Meglio e peggio

Le due cose terribili del post precedente, sondino nasogastrico e telino impermeabile, sono state eliminate,  ma quelle fastidiose sono aumentate parecchio:
  • La solita tosse con catarro post intubazione.
  • La coperta del letto corta e stretta che mi costringe a rannicchiarmi per restare più o meno al caldo; meno male che ieri Renato mi ha portato la mia vestaglia di pile, almeno posso tenere le braccia fuori dalle coperte senza congelarmi.
  • Un cattivo sapore in bocca, come se avessi mangiato pantegane putrefatte, e non ho ancora avuto la possibilità di lavarmi i denti. 
  • L'arrivo di una compagna di stanza, passabile anche se un po' lamentosa, che ha la suoneria del telefono a volume altissimo e ci mette pure un bel po' a rispondere: stavo meglio da sola.
  • La pancia che gorgoglia continuamente. 
  • Il dolore post operatorio che ha iniziato da ieri a farsi sentire. 
  • Stamattina nausea e conati di vomito, probabilmente dovuti agli antibiotici, ma l'infermiera mi ha messo subito una flebo di antiemetico e va già meglio. 

Oggi dovrebbero farmi sedere (in realtà mi sono già tirata su a sedere ieri sera e stamattina per sistemare il letto) o addirittura alzare e penso che potrò almeno iniziare a bere qualche sorso d'acqua.
Avanti col cristo che la procession se ingruma!

mercoledì 22 ottobre 2025

Anche questa è fatta

L'intervento è andato bene. 


È durato diverse ore ed è stato necessario rimuovere un piccolo tratto di intestino che non si riusciva a separare dal tessuto malato, ma il chirurgo dice che hanno tolto tutto e questa è la cosa importante. 

Dopo l'operazione non c'è stato bisogno della terapia intensiva, ma mi hanno tenuta qualche ora in sala risveglio, per monitorare la situazione. È stato faticoso, perché sentivo ancora molto l'effetto dell'anestesia e tendevo continuamente ad appisolarmi, ma appena mi addormentavo, partivano gli allarmi per la riduzione della saturazione di ossigeno e dovevo respirare molto a fondo per farli smettere, facendo continuamente scricchiolare la costola con metastasi. 
C'erano due rilevatori, uno a destra che misurava la saturazione venosa e uno a sinistra, collegato a un'arteria del polso e per qualche misterioso motivo, la mia mente annebbiata dell'anestesia aveva associato a quello di destra il colore giallo e a quello di sinistra il rosso e all'attivarsi di ogni suono "vedevo" la relativa macchia di colore.
Dopo l'ennesimo risveglio, ho segnalato all'anestesista che per far cessare l'allarme ero costretta a iperventilare e sentivo il viso tutto informicolato, così ho vinto la cannula nasale per l'ossigeno, che mi ha permesso di dormire un po' prima di tornare in reparto.

Cose terribili
  • Il sondino nasogastrico, che dà tanto fastidio e mi fa dolere la gola a ogni minimo movimento, spero che lo tolgano in mattinata.
  • Il telino impermeabile sotto la traversa del letto, che mi ha fatto inzuppare di sudore provocandomi un forte mal di schiena; per fortuna un'infermiera comprensiva ha accettato di toglierlo.
Cose fastidiose
  • La calza antitrombo, che questa volta però non è terribile perché arriva solo poco più su del ginocchio.
  • La traversa del letto, le cui pieghe incidono veri e propri solchi sulla mia pelle.
  • La solita insonnia, che mi fa alternare due o tre ore di sonno con altrettante di veglia e la sensazione che la notte non finisca mai.
  • L'agocannula sulla mano, perché quella sul braccio ha smesso di funzionare dopo meno di 24 ore.
  • I residui di colla di cerotti.
Cose buone
  • Renato che è rimasto ad aspettarmi per tutto il tempo, non posso immaginare con quanta preoccupazione.
  • L'incisione chirurgica laterale, molto meno invasiva e fastidiosa di quella centrale.
  • Il port, che ha evitato la necessità del catetere sul collo.
  • Gli anestesisti: non so cosa mi abbiano dato, ma era roba davvero buona, non ho avuto il minimo dolore fino al mal di schiena di stanotte.
  • Gli infermieri di sala operatoria appassionati di gatti e/o di pallavolo.
  • Tutti voi che mi avete mandato innumerevoli messaggi di auguri e incoraggiamento.