domenica 31 dicembre 2017

Gemelli diversi

Notte di Natale. Qualche deficiente spara botti vicino a casa nostra.
Aki: "Aiuto, cos'è questo rumore spaventoso? Fuga! Panico! Paura! Terrore!"
Gandalf: "Uh,cos'è questo rumore interessante? Fammi guardare fuori!"

Mattina di San Silvestro. Spolvero il salotto con il piumino.
Aki: "Aiuto, cos'è questo oggetto spaventoso? Fuga! Paura!"
Gandalf: "Uh, cos'è questo oggetto interessante? Lo inseguo! Preso!"

Felice 2018 a chi ha paura e a chi non ne ha.


giovedì 21 dicembre 2017

Oncovacanza

Il giro di visite è stato lungo, più di cinque ore in tutto, la maggior parte in sala d'attesa, ma positivo.
Tutti i medici hanno valutato favorevolmente l'esito della risonanza, è addirittura spuntata la parola magica: "remissione".
I dolori all'inguine sono stati classificati come postumi dell'intervento e della radioterapia e sono uscita con una prescrizione per visita fisiatrica, che dovrebbe aiutarmi a risolvere questo problema, e con gli appuntamenti per le prossime visite a inizio marzo.
A parte il fisiatra, con cui spero di riuscire a prendere appuntamento in tempi brevi, mi aspettano circa due mesi e mezzo di libera uscita e ho intenzione di godermela: da oggi sono oncologicamente in vacanza!

venerdì 15 dicembre 2017

Perplessa

Ho ritirato l'esito della risonanza. Per essere più precisi, è andato Renato a ritirarlo perché io sono ancora in malattia, anche se finalmente sembra che l'influenza stia mollando l'osso.
Tanti termini tecnici, un testo difficile da interpretare.
Da quanto capisco, rispetto alla precedente risonanza di maggio sembra che l'anomalia di segnale alla radice della coscia destra sia leggermente più intensa, ma non si è allargata e può ancora essere interpretata come conseguenza di chirurgia e radioterapia. Il segnale rimane alterato anche nei muscoli circostanti, ma lo era già prima.
Non mi pare un esito negativo, ma lascia un margine di incertezza piuttosto fastidioso.
La settimana prossima ho le visite di controllo e chiederò maggiori chiarimenti, ma ho il sospetto che ancora una volta la risposta sarà: "Non è chiaro, aspettiamo".
Uffa.

giovedì 14 dicembre 2017

C'è chi sta peggio

Ho ancora la febbre.
E la tosse.
E il raffreddore.
E i capogiri.
E il mal di testa.
E niente, è solo influenza, poi passa.

C'è chi sta peggio, molto peggio.
Chi sta così male che la sua vita è ridotta a un pozzo di dolore la cui unica uscita è la morte. E chi semplicemente è arrivato alla fine del proprio viaggio e chiede di essere lasciato andare con dignità.

Io me la ricordo quella signora di quasi cent'anni, nella stessa stanza di ospedale di mia madre, legata al letto perché non potesse sfilarsi il sondino per l'alimentazione forzata. L'infermiera privata che l'assisteva durante la notte mi raccontava sottovoce che la paziente aveva detto chiaramente di non volere il sondino, ma i figli avevano deciso diversamente, costringendola a trascorrere i suoi ultimi giorni in quella condizione umiliante.

Se lo ricordino quelli che pretendono di decidere del dolore degli altri.
Se lo ricordino quelli che non hanno mai dovuto guardare negli occhi una persona amata che li pregava di lasciarla morire.
Se lo ricordino quei politici arroganti che oggi hanno pomposamente annunciato che intendono cambiare la legge appena arriveranno al potere.

Benvenuto biotestamento.



martedì 12 dicembre 2017

Da brividi

Sono giorni da brividi, questi.
Non per la neve che domenica ha imbiancato anche la nostra pianura, sia pure per poche ore.
Non per l'attesa dell'esito della risonanza, che aspetto sicuramente con curiosità, ma senza ansia. Non sono troppo ottimista sul risultato: anche se l'ecografia è andata bene, i dolori all'inguine non mi danno tregua. Cerco di mantenere un atteggiamento neutro, pronta ad affrontare qualsiasi scenario.
Ma i brividi ci sono, ed è tutta colpa dell'influenza.

Ebbene sì, sembra che quest'anno io abbia perso la mia scommessa e per la terza volta in 32 anni sono caduta vittima del malefico virus con tutti gli annessi e connessi: febbre, tosse, congestione nasale, dolori articolari modello mi-hanno-passata-al-tritacarne, capogiri e, naturalmente, brividi.
La febbre si sta mostrando particolarmente molesta: la sento subito, già a partire da poche linee, e questo è insolito per me, che in passato potevo allegramente ignorarla fino a 37,7 o giù di lì. Si vede che invecchio.

Me ne sto buona buona in casa, tra letto e divano, sempre ben coperta e amorevolmente assistita da solleciti infermieri.


Passerà.

sabato 2 dicembre 2017

Ho bisogno di poche cose

Ho bisogno di poche cose.
Non nel senso che mi accontento di poco, ma che sento la necessità di avere meno cose intorno a me e più spazi liberi.
Sento sempre più forte l'esigenza di eliminare tutto quello che non mi serve, le decine e centinaia di oggetti presenti in casa che non vengono utilizzati.
Ecco perché ho creato una pagina Facebook per mettere in vendita quello che non uso più, ma che potrebbe essere utile a qualcun altro. Per ora ci sono tanti libri e un po' di oggetti vari, un po' per volta inserirò il resto.
Aiutatemi a pubblicizzarla, se ne avete voglia.

Ed ecco perché, in vista del Natale, vi chiedo di non regalarmi oggetti, a meno che non siano compresi nelle mie liste dei desideri, su questo blog o su Amazon (a proposito: gli alimentari di questa lista sono indicativi, giusto per capire il genere di cose che apprezzo).

venerdì 1 dicembre 2017

Deja vu

Primo giorno di controlli: radiografia del torace e risonanza magnetica di addome inferiore e gamba destra.
Mercoledì pomeriggio mi avevano telefonato dalla radiologia per comunicare che l'orario era stato anticipato di un'ora e venti rispetto all'appuntamento iniziale e tanti saluti al mio bel programma di dormire un'ora in più. Ora che sarebbe stata particolarmente gradita, perché nelle ultime settimane mi sembra di non dormire mai abbastanza. Ok, direte voi, è normale per una con DNA di marmotta.


E invece no, perché anche dopo dieci ore di sonno non mi sveglio ben riposata come sarebbe lecito aspettarsi. Renato dice che di notte mi lamento ogni volta che cambio posizione: probabilmente il dolore all'inguine compromette la qualità del mio sonno.

Pratica RX sbrigata in pochi minuti, poi giù al piano terra, nell'area dedicata alla risonanza 3T, dove mi hanno fatto entrare con quasi mezz'ora di anticipo rispetto all'anticipo che mi avevano comunicato due giorni fa. Immagino che sia stato disdetto qualche appuntamento all'ultimo momento e si sono ritrovati con un po' di tempo libero.
Solita prassi: via i vestiti a eccezione di slip, canottiera e calzini, indossare le soprascarpe blu monouso e il camice con l'allacciatura sulla schiena, che richiede evoluzioni da contorsionista e comunque ogni volta esci dallo spogliatoio con il dubbio di aver saltato qualche laccio o di averli annodati storti.


Mi sistemo sul lettino, chiedo il solito rialzo sotto le ginocchia e cerco una posizione comoda da mantenere a lungo, mentre il tecnico mi posiziona sopra la zona da esaminare una specie di armatura di cui non ho mai capito la funzione (se qualcuno tra i lettori mi può illuminare, gliene sarò grata), mi fornisce le cuffie antirumore e il campanello di emergenza e mi copre con un telo. Il lettino si infila nel tunnel e cominciano i rumori dell'apparecchiatura, chiaramente udibili anche se attutiti dalle cuffie.
Già dopo la prima sequenza arriva una sensazione di deja vu per nulla piacevole: la radice della coscia destra inizia a farmi male, esattamente come un anno e mezzo fa. Il resto dell'esame è un unico grumo di dolore, dall'inguine al ginocchio, resistente a tutti i tentativi di controllo attraverso la respirazione e il rilassamento.
Alla fine di ogni sequenza prego di sentire la voce del tecnico che dice "abbiamo finito", a ogni nuovo inizio mi dico che devo resistere fino in fondo perché l'esame riesca bene. Dopo un tempo che sembra interminabile, ma dev'essere stata circa mezz'ora o poco più, il lettino scivola fuori dal tunnel e il tecnico mi libera dall'armatura, consentendomi di piegare la gamba e trovare finalmente un po' di sollievo.
Zoppico verso lo spogliatoio e mentre mi rivesto noto le solite macchie rosse su petto, spalle e braccia... solo che questa volta non è stato usato il mezzo di contrasto. Evidentemente c'è qualcosa in questo esame che mi irrita la pelle, anche se poi le macchie se ne vanno da sole senza provocare problemi. Segnalo la situazione al tecnico, che rimane sconcertato e non sa trovare una causa. Anche in questo caso, se qualche lettore può essere di aiuto, è il benvenuto.
Saluto e vado pian piano a recuperare la macchina, fortunatamente parcheggiata in una zona vicina all'ingresso riservata ai disabili. Benedetto il tagliando per il parcheggio!
La montagna dietro all'istituto è coperta di neve da metà altezza in su, una vista splendida in questa limpida giornata di sole, che mi regala un sorriso. Esco dal cancello e svolto a destra, verso casa. Oggi pomeriggio avevo un appuntamento di lavoro, ma l'ho disdetto: non ce la faccio, ho bisogno di riposare.

Non ho percorso nemmeno un chilometro, quando squilla il telefono.
Rispondo dall'auricolare, senza togliere gli occhi dalla strada, e non vedo il numero di chi chiama: "Lazzarini, buongiorno."
"Buongiorno signora, sono il tecnico della risonanza. È già andata via?"
In un lampo faccio l'inventario di quello che potrei aver dimenticato, ma mi pare di aver preso tutto.
"Sono appena partita, ma se serve, mi giro e torno indietro."
"Dato che non ha fatto il mezzo di contrasto, volevamo farle qualche altra sequenza di risonanza."
"Ok, arrivo."
Se prima avevo qualche sospetto, questo ci ha aggiunto il carico da undici.
Di nuovo tutto l'iter, spogliarsi, camice, soprascarpe, lettino... Il tecnico cerca di essere rassicurante, spiegando che avevano la macchina libera e visto che avevo segnalato dolori nella zona dell'ultimo intervento, hanno pensato di acquisire qualche altra immagine per una migliore valutazione. Perfettamente ragionevole, ma non mi tranquillizza il fatto che abbiano deciso questo supplemento di indagine solo dopo aver visto i risultati delle prime sequenze.
Questa volta almeno l'esame dura solo una decina di minuti e finisce prima che il fastidio alla gamba diventi di nuovo dolore.
Però capirete che non sono proprio tanto tranquilla...

domenica 26 novembre 2017

In anticipo

Ho lasciato passare qualche settimana senza scrivere, perché non mi andava di essere lamentosa. Non mi va nemmeno adesso, quindi la faccio breve: l'inguine mi sta dando parecchi problemi. Chiuso l'argomento, ne riparliamo quando avrò gli esiti dei controlli del prossimo mese.

Quest'anno ho deciso di anticipare gli addobbi natalizi, che tradizionalmente preparavo l'8 dicembre. Un po' perché gira un articolo secondo cui chi allestisce presto le decorazioni natalizie è più felice, ma credo soprattutto perché l'anno scorso, quando ero in ospedale, il mio albero di Natale mi è mancato moltissimo e voglio recuperare. Ho bisogno di cose piacevoli e se posso averne una facilmente, perché no?

Anche Gandalf sembra contento di questa decisione. Ha seguito con interesse le operazioni di addobbo dell'albero, con qualche tentativo di partecipare direttamente alla distribuzione dei decori in tutta la casa, poi secondo me ha deciso di aspettare che questi umani fastidiosi vadano a dormire per godersi in santa pace il suo luna park. Vedremo domattina quanto ci sarà da raccogliere e risistemare.
Intanto mi godo le lucine sbirluccicanti e una fetta di torta Sacher.
E Ernst Knam, muto!



lunedì 6 novembre 2017

Non ho mica cento mani!

Piove a dirotto. Non un gran problema, anzi, il terreno troppo asciutto reclamava acqua.
La mia gamba però risente del maltempo, è rigida e dolente e apprezza il supporto del bastone.
Dopo il lavoro, passo dalla zia a ritirare un pacchetto: me li faccio consegnare a casa sua perché quando passa il corriere c'è sempre qualcuno. Non è particolarmente grande o pesante: tre libri e un DVD.
Ci sta tranquillamente in una mano.
Nell'altra mano l'ombrello.
Nell'altra il bastone.
Ah, no, ne ho solo due.
Mannaggia.

domenica 29 ottobre 2017

Spostare i paletti

Qualche giorno fa ho partecipato a un corso per operatori sanitari. Via quelle espressioni sorprese: non ho cambiato lavoro, ero stata invitata dagli organizzatori per portare anche il punto di vista dei pazienti.*
Il corso aveva un titolo suggestivo, Dignità nella cura e cura della dignità: operatori, pazienti e caregivers costruiscono un progetto condiviso, e i partecipanti appartenevano a varie categorie professionali: medici, infermiere, fisioterapisti, psicologhe, ostetriche... Un gruppo eterogeneo da cui sono arrivati contributi molto variegati.
Dopo un'introduzione teorica al concetto di dignità, a ognuno dei partecipanti è stato richiesto di scrivere una storia di violazione della dignità in cui è stato coinvolto, direttamente o indirettamente. Le esperienze sono state lette e discusse, prima in piccoli gruppi e poi in sessione plenaria, e sono diventate il punto di partenza per interessanti ragionamenti sul concetto di dignità.

Una considerazione mi ha particolarmente colpito e ci ho pensato parecchio nei giorni seguenti: il confine della dignità non solo è soggettivo, perché una stessa situazione può essere percepita come degradante da una persona e perfettamente accettabile per un'altra, ma può variare anche per lo stesso individuo in base alla situazione contingente.
La malattia, in particolare, porta a spostare tanti paletti, fa diventare accettabili, quasi normali, condizioni che per una persona sana sarebbero intollerabili.
Pensiamo al pudore: normalmente non siamo disposti a permettere che un estraneo entri nella nostra camera da letto, che ci accompagni in bagno, che ci veda nudi... Situazioni che invece durante un ricovero sono spesso inevitabili e che si sopportano con rassegnazione, talvolta addirittura con sincera gratitudine.


Ampliando il ragionamento, ho pensato che per un malato di cancro questo spostamento di paletti non riguarda solo la dignità.
Chi è affetto da una patologia grave spesso deve convivere con difficoltà e limitazioni fisiche, psicologiche e sociali e talvolta deve accettare compromessi molto pesanti per cercare di salvarsi.
Il cancro costringe sempre a rinunciare a qualcosa, è un ladro che ruba frammenti di vita, qualche volta la vita stessa. È un'ingiustizia? Certamente, ma la vita non è giusta, fatevene una ragione.

Questo rapinatore insidioso e subdolo sta smontando la mia vita e se ne porta via un pezzo alla volta.
  • La forza e l'agilità, perché non posso più correre, saltare o arrampicarmi e in questi giorni faccio fatica anche solo a camminare.
  • La capacità di recupero, con i tessuti più volte lacerati dal bisturi e bruciati dalle radiazioni che sembrano ormai incapaci di rigenerarsi e reagiscono al minimo sforzo con dolorose infiammazioni.
  • L'autonomia, perché ci sono cose che, da sola, non riesco più a fare.
  • Le energie, che non bastano più per lavorare a tempo pieno.
  • La fertilità, con quella lama di sofferenza in fondo al cuore per la maternità negata.
  • Le difese immunitarie, mai completamente ripristinate negli ultimi dieci anni.
  • Ore, giorni, settimane e mesi di ricoveri, convalescenza, visite ed esami.
  • La possibilità di guardare avanti, nel futuro, perché tutto si ferma al prossimo controllo.
  • ...

Eppure, di fronte a questi furti gravi e ripetuti, la mia reazione non è mai stata di rabbia né di rifiuto. Sofferenza, certo, ma fino ad ora sono sempre riuscita a spostare i paletti senza troppa fatica e ad accettare questa vita tanto diversa da come l'avevo immaginata.
In questi giorni mi sono chiesta se questa mia elasticità non sia eccessiva, se non sia una forma di rassegnazione o di rinuncia. Non lo so.
Forse ho solo una buona dose di resilienza, in parte genetica e in parte costruita attraverso le mie esperienze, e ho ben chiara la mia priorità, che è sopravvivere.
O forse è soltanto perché così è più facile andare avanti.



*Nota: considerati tutti i crediti ECM delle iniziative a cui ho partecipato negli ultimi anni, dovrebbero darmi una qualifica sanitaria ad honorem

giovedì 21 settembre 2017

Il babau sotto il letto

Riassunto del controllo: sempre in bilico.
La TAC dice che va quasi tutto bene, ma c'è un'alterazione dell'osso del bacino nella zona dell'ultimo intervento, proprio dove il chirurgo aveva rilevato un'infiltrazione tumorale.
Potrebbe essere l'esito del raschiamento effettuato durante l'operazione per staccare il tumore e prelevare il tessuto da analizzare, potenziato dall'effetto distruttivo della radioterapia, ma potrebbe anche essere una ripresa di malattia. Non si sa, ogni valutazione sarebbe prematura.
Bisogna aspettare, per vedere se e come evolverà la situazione. Se ne riparla fra tre mesi, questa volta con la risonanza magnetica.

Continuo a camminare, cercando faticosamente di mantenermi in equilibrio su questo sentiero impervio, con un'ombra sempre incombente che oscura l'orizzonte e impedisce di guardare più avanti del prossimo controllo. Un'ombra che mi ruba la voglia di fare progetti, di iniziare qualcosa di nuovo.
Viviamo, Renato e io, con la consapevolezza di un mostro nascosto sotto il letto che potrebbe uscire da un momento all'altro, che prima o poi uscirà.

Lo ha confermato il chirurgo: non è questione di "se", ma di "quando". E anche se questa attesa è logorante, speriamo che duri più a lungo possibile.

lunedì 18 settembre 2017

Il rito

Io - Ho freddo.
Me - No, dai, ci sono 21,5 gradi nello studio, una temperatura più che adeguata.
Io - Ma io ho freddo!
Me - Ma insomma! Nel periodo del liceo, durante il giorno il termostato della zona notte era a 16° e, quando non ero in palestra o all'oratorio, passavo i pomeriggi nella mia camera a studiare, leggere, suonare o ascoltare musica.
Io - Sono passati 35 anni...
Me - Infatti adesso ci sono 5 gradi in più di allora. Basta e avanza.
Io - Ok, sono vecchia e malandata. Ma ho freddo. Posso accendere il riscaldamento?
Me - Non si accende il riscaldamento prima di metà ottobre. Non esiste, non se ne parla proprio. Lo dice anche la legge.
Io - Il climatizzatore in modalità riscaldamento?
Me - No. E neanche il caminetto!
Io - Ma io ho freddo!
Me - Arrangiati!
Io - D'accordo, vado a mettermi uno scialle.

Sono da poco passate le 17, è l'ora del tè.
Il tè non è solo una bevanda, è una coccola, un momento di benessere.
Oggi ho deciso che sarà un vero tè. Non posso concedermelo tutti i giorni, perché nelle ultime settimane il mio reflusso è peggiorato e devo evitare gli alimenti che favoriscono l'acidità gastrica, ma ogni tanto si può fare.

Inizia il rito.
Metto a scaldare l'acqua e apro la dispensa per scegliere: fra tè e infusi, ho almeno una ventina di opzioni diverse. L'occhio scorre sopra scatole, sacchetti e barattoli, la mano lo segue sfiorando, mentre la mente richiama gli aromi di ogni confezione. Tè nero con arancia e zenzero? Non oggi. Tè verde al gelsomino? Nemmeno. Chai indiano speziato? No. Ah, ci siamo! La mano si ferma su una scatola decorata con gufi e sceglie uno dei sacchetti che mi ha regalato ZiaCris: tè nero con vaniglia e petali di fiori.

Ora la tazza.
Sì, perché anche la tazza dipende dal tè o dall'infuso. I profumi delicati come il gelsomino vanno nella tazza rosa con decori di caramelle. Quelli semplici, con un solo ingrediente, nelle tazze di terracotta smaltata. Gli aromi freschi e allegri della frutta nelle tazze Disney, gialla o arancione. Per sapori più decisi ci vuole la tazza con il gufo. E gufo sia!

Anche per l'infusore ho diverse possibilità, ma la scelta cade quasi sempre su quello a forma di fragola che mi ha regalato Anna e non c'è bisogno di spiegare perché.
Riempio l'infusore con la miscela di foglie e petali, assaporandone il profumo, e controllo il tempo di infusione: questa richiede 3 minuti a 90°. Imposto il contaminuti, ma non ho il termometro, quindi per la temperatura vado a occhio.

Poco prima che l'acqua inizi a bollire spengo il gas, immergo l'infusore e faccio partire il contaminuti. Nel frattempo preparo il vassoio piccolo di legno e ceramica gialla, dove ci stanno giusti giusti la teiera, la tazza, un tovagliolo di carta e due biscotti due, di numero, che sono grandi e hanno millemila calorie solo a guardarli, ma il tè è la morte loro.
Aggiungo un cucchiaino. Non lo uso mai perché non metto lo zucchero, ma si può scommettere che la volta che me lo dimentico, si rompe un biscotto e non so come ripescare i pezzi.

Il contaminuti mi avverte che il tè è pronto. Tolgo l'infusore, riempio la tazza, appoggio la teiera sul vassoio e porto tutto di sopra, nel mio studio.
Seduta alla mia scrivania, annuso il profumo che sale dalla tazza, con la nota di vaniglia che spicca, ma senza coprire l'aroma del tè. Bevo qualche sorso, tuffo il primo biscotto, finisco la prima tazza e la riempio di nuovo.
Riprendo le attività al computer: lavoro, videogame, navigazione, posta, contabilità, blog... Quello che serve. La pausa finisce dopo la prima tazza, ma il rito continua fino alla terza, che esaurisce il contenuto del bollitore.
Non ho più freddo, ora.


PS: la coda di Gandalf sta bene, ha recuperato quasi completamente la mobilità, è solo un po' più lenta sulla punta, ma in modo quasi impercettibile.

PPS: questo post è dedicato a Rita!

venerdì 8 settembre 2017

Diario felino - 6

Caro diario,
Mercoledì è stata una brutta giornata. Il mercoledì è sempre una brutta giornata perché lei è fuori dalla mattina alla sera, ma questo mercoledì è stato proprio bruttobruttobrutto, bruttissimo.

Al mattino gli umani sono usciti. Prima lui, che inizia a lavorare presto e se non si alza appena suona la sveglia ci pensiamo io e Aki a tirarlo giù dal letto, anche nei giorni di festa, quando la sveglia non suona, perché non si sa mai. Lei si alza circa un'ora dopo, e mercoledì è andata via in gran fretta, senza nemmeno fare colazione, perché mentre era in bagno a lavarsi sono arrivati un sacco di allarmi sul telefono, a indicare c'era un problema al lavoro da risolvere urgentemente.
Io sono rimasto a gironzolare per casa, triste, solo e abbandonato (mio fratello non conta, tanto è sempre fuori a caccia e poi non vuole che io giochi con le sue prede, ma io ci gioco lo stesso).

Poco dopo mezzogiorno e mezzo c'è stata una sorpresa: lei è tornata! Zoppicava tanto, la gamba le faceva male e ho pensato che fosse venuta a casa per stendersi sul divano, invece ha solo posato il computer aziendale e preso il suo ed è tornata fuori. Non ho nemmeno fatto in tempo a intrufolarmi dentro la sua macchina per cercare di accompagnarla.
Sono rimasto di nuovo triste, solo e abbandonato vicino al cancello, ed ero così triste che non mi sono accorto che si stava chiudendo e mi ha schiacciato la coda.
Mi ha fatto malissimo! E non riuscivo a liberarmi!


Sono rimasto lì una mezz'ora a lamentarmi, prima che i ragazzi della casa accanto, quelli che hanno due cani e un gatto, si accorgessero di me. Hanno cercato di liberarmi, ma il cancello era bloccato e, vedendo che ansimavo, mi hanno dato una ciotola d'acqua.
Volevano telefonarle, ma non avevano il numero, allora hanno chiamato un'altra vicina, quella con i due cani grigi che mi abbaiano sempre, che l'ha avvertita.
Lei ormai era a 50 chilometri di distanza. Angosciata, ha chiamato un'amica che ha le chiavi di casa chiedendole di venire a liberarmi e ha telefonato a lui, che lavora in un posto meno lontano, perché corresse subito a casa. Lui ha preso tanta paura quando dall'ufficio gli hanno detto che c'era lei al telefono, temeva che le fosse successo qualcosa, invece ero io la vittima, che mi pare almeno altrettanto grave, se non di più.
Per fortuna il lavoro di squadra ha funzionato: dopo l'intervento dei vicini sono stato liberato abbastanza in fretta e sono corso a rintanarmi in casa, spaventato e dolorante. È bello avere vicini di casa così gentili e amanti degli animali; nelle ore successive hanno chiesto come stavo e qualcuno addirittura è passato a trovarmi.
Poco dopo è arrivato lui e poi anche lei e mi hanno sommerso di coccole, che ho ricambiato con entusiasmo, rassicurandoli un poco sul mio stato di salute... ma non a sufficienza, visto che mi hanno comunque portato dal veterinario, perché non riuscivo a muovere bene la coda né a sollevarla.
La dottoressa è stata abbastanza brava, mi ha fatto un po' male, ma non troppo, per controllare se c'era sensibilità nella coda e ha prescritto delle pastiglie di antidolorifico che sono buonissime. Mercoledì mi hanno dato la prima, mescolata con l'arrosto di tacchino; quando hanno visto che ho mangiato anche il pezzetto che era scivolato fuori dall'arrosto, giovedì hanno provato a darmene un quarto senza carne: non solo l'ho mangiata, ma ho chiesto se ce n'era ancora!

Adesso sto molto meglio: la coda si alza fino in verticale, anche se la punta si muove ancora poco, mangio con appetito e mi comporto come al solito. Ieri sono riuscito anche a restare chiuso per una decina di minuti nel vano delle scope, in cui mi ero intrufolato clandestinamente quando lei l'aveva aperto per prendere il panno per pulire il parquet. Per segnalare la mia presenza ho rovesciato tutte le bombolette spray che sono riuscito a trovare, così lei mi ha sentito ed è venuta a liberarmi.
Sembra che gli umani siano più tranquilli, però vogliono riportarmi dal veterinario lunedì per un controllo... se riescono a prendermi!

Stamattina ero tutto felice perché nessuno dei due era uscito per andare al lavoro, mi pregustavo già una giornata di felicità domestica, invece in tarda mattinata se ne sono andati tutti e due insieme: lei doveva fare la TAC.
Un sospetto l'avevo avuto stanotte, perché alle tre e mezza era ancora sveglia a graticolarsi sul letto, cosa del tutto insolita per una dormigliona come lei, ma ieri aveva preso un bel po' di cortisone per evitare la reazione allergica al mezzo di contrasto e qualche volta le provoca insonnia. Comunque ha funzionato perché oggi non ha avuto segni di allergia. In compenso, ha tanto sonno.
Per l'esito dovrà aspettare fino al 21.

                           Gandalf

giovedì 31 agosto 2017

Grazie, Facebook

Ho opposto qualche resistenza prima di iscrivermi a Facebook. Per mesi ho ignorato gli inviti che mi arrivavano a profusione dagli amici, ma alla fine ho ceduto alle insistenze e ho creato il mio account.
A distanza di otto anni e mezzo, non me ne sono pentita.
Certo, ho sempre mantenuto una certa prudenza nel pubblicare, ben consapevole che qualsiasi contenuto inserito è di fatto esposto in una pubblica piazza grande come il mondo, e una buona dose di sana diffidenza rispetto a tutte le notizie che circolano. Però Facebook mi piace e devo ringraziarlo.

Grazie per aver dato voce alle persone di buon senso, oltre che agli idioti, facendomi capire, con molto sollievo, che spesso gli idioti sembrano tanti soltanto perché urlano più forte.

Grazie per avermi regalato tante, tantissime ore di divertimento con i suoi giochini, tanto che a un certo punto mi sono auto-limitata, selezionandone soltanto quattro a cui continuo a giocare con regolarità. E perdonatemi se non vi interessano i giochi e vi arriva qualche invito da parte mia: compaiono continuamente schermate per invitare i propri contatti e a volte mi scappa un clic. D'altra parte, però, se siete su Facebook da più di sei mesi e non avete ancora imparato a bloccare le applicazioni che non vi interessano, ve le andate un po' a cercare...

Grazie per avermi fatto riprendere i contatti persone che avevo perso di vista da anni.
Su Facebook ho ritrovato con piacere compagni di scuola, dalle elementari all'Università, clienti e colleghi di lavoro, lontani parenti e parenti lontani, vicini di casa passati e presenti, amici dell'oratorio, compagne di squadra di pallavolo, persone che vivono all'estero... Decine, centinaia di contatti con cui magari ci si scambia solo qualche commento ogni tanto, ma è bello averli ritrovati.

Grazie per avermi fatto conoscere persone nuove e per avermi fatto scoprire lati sconosciuti e insospettabili di quelle che conoscevo già.
  • Volontari che si spendono per gli altri con infinita generosità, mettendo a disposizione tempo, energie e risorse di ogni genere per aiutare i più deboli.
  • Seguaci di pseudomedicine, antivax, sciachimisti, negazionisti e complottisti di ogni genere, diffusori di innocue scemenze e di pericolose falsità.
  • Spregevoli bigotti e sinceri credenti la cui fede potrebbe smuovere le montagne.
  • Sfortunati coraggiosi che affrontano l'inferno ogni giorno, ma hanno sempre un pensiero gentile o una parola buona per gli altri. 
  • Razzisti, xenofobi, omofobi, intolleranti, ultrà ed estremisti vari, sempre pronti a spargere messaggi di odio e a diffondere qualsiasi "notizia" che sembri confermare le loro opinioni, comprese le bufale più assurde.
  • Esperti di varie discipline che con ammirevole costanza e sovrumana pazienza dedicano il loro tempo alla divulgazione scientifica, quella vera, basata sulla ricerca condotta con metodo e rigore. 
  • Venditori di qualcosa, sempre intenti a farsi pubblicità.
  • Alternativi a tutti i costi, per i quali va bene tutto, purché sia "naturale" e "non ufficiale".
  • Splendidi scrittori, grandi musicisti e cantanti, ottimi pittori, straordinari fotografi, eccellenti cuochi, valenti sportivi.
  • Alcolizzati in incognito, con il pensiero sempre al prossimo bicchiere, anche durante gravidanza e allattamento.
  • Tanti, tantissimi gattofili! 😻
  • Ingenui creduloni che abboccano in buona fede a qualsiasi cosa, alimentando l'industria mediatica delle catene di S. Antonio: "scoperta straordinaria" che serve solo ad acchiappare click su pagine commerciali, "nessuno ne parla!" e "i telegiornali non ce lo dicono!" che basta controllare su Google e scopri che ne hanno parlato in milioni e quasi sempre è una bufala, "condividi se hai un cuore" e "copia e incolla sulla tua bacheca" come se un post su Facebook servisse a qualcosa contro il cancro o la fame nel mondo.
  • Grandi viaggiatori, nel mondo o nel pensiero, che visitano luoghi meravigliosi e/o condividono riflessioni profonde (non ve la tirate troppo, però...)
  • Esibizionisti drogati di selfie.
  • E poi i migliori, quelli capaci di battute esilaranti e di tagliente ironia che mi regalano ogni giorno meravigliose, sane, fragorose risate. Amici con il senso dell'umorismo oppure pagine straordinarie come Lercio, Commenti memorabili, Dio, Luca Bottura, Spinoza, Sii come Bill... Facebook meriterebbe di esistere anche solo per loro.

Grazie per avermi dato l'opportunità di frequentare persone così diverse tra loro.
Con tutti i limiti della comunicazione virtuale, Facebook offre una interessante fotografia, sia pure caotica e frammentaria, della nostra società.
A volte devo sforzarmi per non eliminare dai miei contatti qualcuno che esprime con forza opinioni completamente in contrasto con le mie, magari diffondendo anche bufale e fake news per supportarle, ma credo che sia importante cercare di mantenere il confronto, almeno finché rimane civile. Altrimenti rischio di rinchiudermi nella mia cerchia, dove ascolto solo idee in sintonia con le mie, senza rendermi conto di cosa c'è fuori: è un piccolo esercizio di vita e di tolleranza e talvolta un'occasione per mettermi in discussione.

Insomma, grazie Facebook.

PS per i no-global (che però usano Internet), gli anti-multinazionali (che però stanno su Facebook, alimentandone gli introiti pubblicitari) e i complottari vari: no, Facebook non mi ha pagato per pubblicare questo post. 😊

venerdì 11 agosto 2017

Ho bisogno di ferie

Ieri pomeriggio qui si è scatenato un vero e proprio uragano.
Chi c'era l'ha visto, gli altri ne avranno probabilmente sentito parlare nei telegiornali: c'è stato un violento acquazzone con vento fortissimo e una tromba d'aria che ha sradicato alberi, piegato antenne, staccato tegole e grondaie.
Questa è un'immagine della via in cui abito, ma ci sono state scene simili in tutto il paese.

Fortunatamente la nostra casa non ha subito danni, almeno per quanto siamo riusciti a valutare, non avendo la possibilità di salire sul tetto a controllare da vicino. Però io ho preso davvero tanta paura.

Mica per il temporale, no. Sono riuscita a chiudere gli scuri prima che il vento li facesse volare via e sono rimasta rintanata in casa ad attendere che finisse la bufera, al buio perché è mancata l'energia elettrica per circa un'ora e mezza. La cheesecake in frigo non si addenserà come dovrebbe, ma niente di grave.

Ero terrorizzata perché Gandalf era sparito.
L'avevo lasciato un paio d'ore prima pacificamente addormentato in salotto ed ero salita nel mio studio a lavorare. Quando sono scesa per chiudere gli scuri, non c'era. L'ho chiamato e ho guardato ovunque dentro casa: niente.
Appena il vento è calato, sono uscita a cercarlo. Ho attraversato il giardino, chiamandolo a gran voce verso i campi. Ho controllato nei giardini adiacenti, nel cantiere delle nuove case in costruzione dall'altra parte della strada, ho percorso la via su e giù ripetendo il suo nome a intervalli regolari, tanto che alcuni vicini sono usciti a chiedere cosa fosse successo.
Quando il dolore alla gamba è diventato troppo forte, sono rientrata a prendere il bastone, che nell'ansia del momento era rimasto in casa e... Gandalf era lì, appena entrato dalla gattaiola posteriore, un po' arruffato e con qualche rametto impigliato nella pelliccia, ma asciutto, incolume e spaventatissimo. Quasi come me.
L'ho preso in braccio e coccolato, non so se per consolare più lui o me.

La gamba deve ancora perdonarmi per lo sforzo a cui l'ho sottoposta: mi fanno male la cicatrice, i muscoli, l'inguine, il gluteo e il nervo sciatico.

Stamattina arrivo in ufficio, parcheggio, apro il baule per recuperare il PC... e solo in quel momento mi ricordo che l'avevo tolto dall'auto e lasciato sulla sedia in salotto.
Chiudo il baule, risalgo zoppicando in macchina, torno a casa a prenderlo e riparto verso l'ufficio. Appena prima di arrivare, realizzo che oggi è l'undici agosto: alle 9:45 ho la visita dall'oculista, in una struttura poco distante dalla mia sede di lavoro. Peccato che l'impegnativa sia rimasta a casa, nel mio studio.
Arrivo in ufficio, timbro il cartellino, lascio sul tavolo una torta che ho preparato per i colleghi (non la cheesecake troppo morbida, ma una più adatta al consumo in ufficio).

Collego il PC, prendo dal cassetto della scrivania il panno per pulire gli occhiali... e mi resta in mano un pezzo di montatura. Ok, avevo in programma di cambiarli, però... Respiro profondo e conto fino a dieci per evitare di esplodere, che tanto me la posso prendere solo con me stessa.
Meno di mezz'ora dopo essere arrivata, esco di nuovo dall'ufficio, torno a casa, recupero un paio di occhiali di riserva, prendo l'impegnativa e vado a fare la visita.
L'oculista ha rilevato un miglioramento della vista da lontano e un peggioramento da vicino: è ora di passare alle lenti progressive.
Ma soprattutto, è ora di prendermi qualche giorno di riposo, prima di combinare danni peggiori.
Dalle 12:30 di oggi sono ufficialmente in ferie!

sabato 5 agosto 2017

Terminator 1 e 2

Ieri sera, dopo una pizza con la mamma di Renato per festeggiare il suo compleanno, ci siamo spiaggiati sul divano come due balenottere pigre, apprezzando il lavoro silenzioso del climatizzatore, che rendeva la casa abitabile, riducendo il tasso di umidità.
Poco dopo mezzanotte, ho sentito rumori sospetti provenienti dalla cucina.
Ho buttato l'occhio: Aki era vicino alla porta e più indietro, nel buio, ho intravisto due occhi luminosi: Gandalf, evidentemente.
"Hai sentito? Rumori miceschi. Vai a vedere cosa stanno combinando, per piacere."
Renato si è alzato per controllare.
"Vieni ad aiutarmi: volatile!"
Mi sono alzata controvoglia: la cicatrice in questi giorni duole parecchio.
Aki era orgogliosamente allungato - anzi, allungatto - sul pavimento, in modalità guarda-cosa-ho-portato-come-sono-bravo.
Gandalf invece osservava interessato dietro la porta, con un'espressione da possiamo-tenerlo-dai-dai-dai-per-piacere?
Ho dato un'occhiata per vedere di cosa si trattava.
Volatile. Piuttosto grosso.
Piccione? No.
Ho guardato meglio e ho sgranato gli occhi, facendo concorrenza a quelli che mi fissavano spaventati dall'angolo dietro la porta, probabilmente gli stessi che avevo intravisto nel buio poco prima.
Aki ci ha portato in regalo una tenera, terrorizzata e meravigliosa civetta.
Non abbiamo idea di come sia riuscito a catturare un predatore non molto più piccolo di lui e probabilmente altrettanto feroce: evidentemente è un cacciatore davvero straordinario.
Fortunatamente non le aveva fatto troppi danni: una volta chiusi i due felini recalcitranti in salotto, abbiamo aperto la porta finestra e indirizzato lo splendido rapace verso l'uscita con l'aiuto di una scopa. Appena ha capito di essere libera, la civetta ha spiegato le ali e si è allontanata nella notte, con il volo elegante tipico della sua specie.
A noi è rimasta la gioia di aver potuto ammirare da vicino questa meraviglia e di averla salvata. Ad Aki sono andati complimenti, carezze e crocchini speciali.

Ore 5:15. Del mattino.
Rumori sospetti in camera.
Apro gli occhi, do un'occhiata intorno, ma non vedo niente. Metto gli occhiali: già meglio. Gandalf è vicino al letto e sta cercando di spostare il comodino. Decido di aiutarlo, ma non per generosità. Voglio solo capire cosa cerca, perché so che non mi lascerà dormire fino a quando non l'avrà trovato.
Senza alzarmi dal letto, sposto il comodino e faccio appena in tempo a capire che è un topino minuscolo, il corpo lungo forse come il mio dito mignolo, prima che Gandalf lo prenda. Nel frattempo anche Renato si è alzato ed è andato a recuperare la scopa.
Dopo qualche tira-e-molla con Gandalf riesco a intercettare il topino: è ancora vivo. Lo spingo con la scopa giù per le scale, Gandalf lo recupera al volo, ma Renato lo intercetta di nuovo con la scopa che nel frattempo gli ho passato, in una sorta di ping-pong in cui il povero roditore funge da pallina, e lo fa uscire dalla porta principale. Ormai avrete capito che siamo dei virtuosi del salva-la-preda-con-la-scopa.
Gandalf lo insegue.

A quel punto, io torno a letto: la gestione notturna dei felini e delle loro prede è responsabilità di Renato. Però lo avverto che se il topino non è riuscito a scappare subito, probabilmente Gandalf lo riporterà in casa. Sono i momenti in cui la gattaiola non sembra essere poi una soluzione così brillante.
Come previsto, Gandalf è rientrato con il topino. Altre due volte. Alla seconda però aveva capito la lezione e ha consegnato il povero topolino morto.
Renato ha provveduto alla rimozione del cadavere e alla pulizia e disinfezione dei pavimenti, poi finalmente è tornato a letto anche lui.

Non abbiamo due gatti. Abbiamo due macchine da guerra pelose.

sabato 29 luglio 2017

Un nuovo amico

Ci sono giornate in cui fatico ad andare avanti.
Ci sono momenti in cui ho bisogno di un sostegno, di un aiuto per proseguire.
È a questo che servono gli amici: ti sorreggono quando non ce la fai da solo.
Nel mio cammino ne ho sempre avuti molti al mio fianco, che mi hanno aiutato in mille modi, e di questo sono immensamente grata.

La settimana scorsa ho avuto giornate particolarmente difficili e ho sentito il bisogno di un supporto più stabile: l'ho trovato.
Vi presento il mio nuovo amico, il fedele compagno che mi accompagna ogni volta che ne ho bisogno.
Nelle ultime due settimane la gamba mi ha dato qualche problema, con dolori lungo tutta la zona da cui è stato asportato il muscolo più lungo, e ho zoppicato più del solito. L'andatura sbilenca iniziava a crearmi problemi anche con la schiena, quindi, a malincuore, ho ceduto alla necessità del bastone, che utilizzo solo quando camminare mi riesce particolarmente difficile.
Ho accettato la resa, ma non la disfatta: bastone sì, ma come dico io!
Niente modelli antiquati in legno scuro stile "vecchia signora", ma alluminio colorato, leggero e robusto e anche pieghevole, per portarlo facilmente ovunque.
E dato che la scelta di colori e fantasie è davvero enorme, prima o poi potrei decidere di arricchire il guardaroba bastonesco con qualche nuovo modello.

domenica 9 luglio 2017

Conversazioni domestiche (fuori casa)

Oggi avevamo deciso di passare la giornata in piscina. A una decina di minuti di strada da qui c'è un centro sportivo con una bella piscina all'aperto, circondata da un giardino e disinfettata con un sistema a base di ozono, che evita l'effetto fastidioso del cloro.


Avevo prenotato per tempo un gazebo con due lettini, per essere certa di avere un posto all'ombra. Siamo arrivati verso le 10:30, sistemato velocemente borse e asciugamani e via in acqua!
Come sospettavo, appena mi sono immersa, la mia invalidità è svanita, compensata da quell'acquaticità innata che mi ha sempre consentito di muovermi in acqua con molta più grazia e disinvoltura di quanto riesca a fare sulla terra.
Qualche bracciata per saggiare la risposta della gamba, poi tre vasche: a rana, a stile libero e a dorso. Ce la faccio!!! Riesco a nuotare abbastanza bene anche limitando l'uso della gamba destra.
E poi capriole, rana subacquea e un po' di apnea statica, senza forzare, solo per recuperare quella meravigliosa sensazione di scomparsa del confine tra il mio corpo e l'acqua. Sono una grossa lontra felice!


Un'oretta di riposo sui lettini, in compagnia di un libro, rigorosamente all'ombra e con una salvietta di spugna a coprire la cicatrice, non perché mi crei imbarazzo mostrarla, ma per proteggerla dal sole. Il medico mi ha raccomandato di non farle prendere il sole per almeno un anno, meglio due, altrimenti si annerisce.
Un altro bagno, alternando qualche vasca a stile libero con momenti di gioco e relax, poi di nuovo sotto il gazebo a riposare, ben spalmata di crema solare .
Terzo passaggio in acqua, pranzo leggero al chiosco a bordo piscina, sempre all'ombra, dove ci raggiunge Chiara, poi di nuovo sui lettini. Renato mi fa notare che la pelle delle mie spalle inizia ad arrossarsi.
Quarto bagno, con Chiara. Difficile nuotare, perché ora c'è parecchia gente in acqua, soprattutto bambini. Poco male: sguazziamo allegri come paperelle.


Torniamo sotto il gazebo. Renato mi guarda e annuncia: "Sembri un astice bollito".
Ok, è meglio tornare a casa.
Felici, però!


giovedì 29 giugno 2017

Il senso di giustizia

Ho un senso di giustizia molto radicato, frutto sicuramente degli insegnamenti della nonna Ester: se ritengo che qualcosa sia scorretto, lo rifiuto. Non riesco proprio ad accettarlo, mi crea disagio, mi fa stare male.
So di passare talvolta per intransigente, ma è più forte di me. È il motivo per cui non riesco a tacere di fronte a chi sostiene posizioni che ritengo eticamente inaccettabili. Fatico enormemente a trattenermi dal ribattere, anche quando so che la discussione è inutile; non mi sentirei in pace con la mia coscienza se non facessi almeno un tentativo di affermare i valori in cui credo.
Tra questi, l'equità.
Io credo fermamente nell'uguaglianza dei diritti e dei doveri. Per tutti.

È per questo che ho passato una pessima nottata.
Se sento qualcuno russare, non riesco a dormire. Posso metterci tutta la buona volontà, la pazienza e lo spirito di sopportazione. Semplicemente, non ce la faccio.
Non serve nemmeno che il volume sia quello di un martello pneumatico, basta anche un respiro appena rumoroso per disturbare il mio sonno.

Per il principio di equità di cui sopra, questo vale sempre, chiunque sia il russatore. Anche se sono io.

Mi sono beccata un piccolo (spero!) malanno fuori stagione. È iniziato tutto martedì sera con un fastidio alla gola che durante la notte si è trasformato in forte bruciore. Sto trattatando il mal di gola con spray a base di propoli e olio essenziale di limone; oggi pizzica ancora, ma meno. In compenso, stanotte è iniziata la congestione nasale, che probabilmente annuncia un raffreddore, disturbando molto la mia respirazione.
Credo di essermi svegliata almeno una quindicina di volte. Mi accorgevo di russare, e mi svegliavo. Sognavo di russare, e mi svegliavo.
La fregatura era che non potevo nemmeno cambiare stanza per trovare pace.
Ecco, a volte vorrei che il mio senso di giustizia fosse un pochino più elastico...



lunedì 26 giugno 2017

Diario felino - 5


Qualche giorno fa, lei si è affacciata alla finestra dello studio. Naturalmente sono andato subito a controllare cosa stesse facendo: trafficava con le sue unghie per accorciarle. Perché non vada ad affilarle su qualche albero, sul tiragraffi o sul divano, rimane un mistero per me.

Mi sono disteso sul davanzale esterno per tenerla d'occhio. Quando ha finito, mi ha invitato a scendere. Ovviamente l'ho ignorata.
Allora ha chiesto a lui, che era in un'altra stanza, di chiamarmi.
"Gaandaalf! Pataatoo! Vieni qui!"
Ho mosso la punta di un orecchio, giusto per chiarire che sì, avevo sentito e no, non me ne poteva importare di meno.
Si sono parlati ancora e poi, dall'altra stanza, è arrivata di nuovo la voce di lui.
"Ciao Aki piccolo! Chi è il mio micetto bellissimo? Ma guarda che bel musetto che hai..."
Sono partito come una freccia e l'ho raggiunto.
Aki non c'era.
Mi hanno fregato.
               
             Gandalf

martedì 13 giugno 2017

Come sarebbe dovuta andare e com'è andata

Oggi era il mio primo, vero giorno di ferie.
Ne avevo preso uno - di numero - anche l'anno scorso, ma erano ferie per finta: mi serviva una giornata per la biopsia e non avevo ancora il riconoscimento della legge 104 che mi dà diritto a 15 ore mensili di permesso per visite, esami o terapie.
Anche quelle di oggi sarebbero dovute essere finte ferie. La combinazione di lavoro dipendente e impegni professionali avrebbe generato tre giorni consecutivi di lavoro a tempo pieno, che avrei faticato a reggere, quindi avevo chiesto la mattina di oggi libera.
In realtà l'appuntamento del pomeriggio è stato rinviato, quindi mi sono ritrovata con tutta la giornata a disposizione.
Solo che non è andata esattamente come avevo programmato...
Adesso vado a fare la doccia. Spero che quel che resta della giornata vada come da programma.


PS: naturalmente il piccione - ancora vivo e non troppo malconcio - era un regalo di Aki. Il quarto volatile della settimana, per la precisione.

giovedì 8 giugno 2017

Rimandata a settembre

Ogni tornata di controlli ha diversi possibili esiti (in ordine di gradimento):
  1. assenza di malattia
  2. lievi anomalie
  3. sospetto di ripresa di malattia
  4. recidiva locale
  5. metastasi
Alla ruota della fortuna di oggi è stato estratto il numero...

La risonanza ha evidenziato alcune alterazioni nella zona dell'ultimo intervento. Secondo il radiologo che ha refertato, sono probabilmente esiti dei trattamenti (chirurgia e radioterapia), da tenere sotto controllo, ma non indicativi di malattia.
Ho vinto quindi altri tre mesi di libera uscita. A settembre si riparte con TAC, dal collo al ginocchio, e il solito tris di visite: radioterapica, chirurgica e oncologica.
Non so se quest'anno riusciremo a fare qualche giorno di ferie, ma io mi sento già in vacanza!

martedì 6 giugno 2017

And the winner is...

Pomeriggio a casa, a lavorare nel mio studio.
All'ora del tè, improvvisamente, sento un bruciore al seno destro. Istintivamente ci passo sopra la mano, per togliere il fastidio. Passa, ma pochi minuti dopo, rieccolo. Come se ci fosse qualcosa che punge. Una briciola finita nel reggiseno? No. Passa di nuovo, poi torna. Un beccone? Controllo, ma la pelle è integra, solo un po' arrossata, ma si capisce, l'ho strofinata.
Ecchecavolo, cosa succede?
Al quarto o forse quinto episodio, realizzo finalmente che quando mi piego verso lo schermo, la tetta destra va a toccare la teiera calda che ho davanti a me.
Direi che il "premio volpe" per oggi è mio, non c'è storia.

venerdì 2 giugno 2017

Un buon inizio

L'ecografia non ha evidenziato nessuna anomalia.
Fegato steatosico, ma lo sappiamo già da più di dieci anni. Nessuna palla, nessuna macchia sospetta.
C'era la dottoressa Alta-e-bella e le ho chiesto se oltre all'addome, poteva dare un'occhiata anche all'inguine e alla coscia, la zona in cui in questi giorni sento dolore. Ha controllato scrupolosamente, ma ha trovato solo un bel grumo di tessuto cicatriziale, a testimonianza di quanto ha sofferto questo taglio per chiudersi.

Rassicurata, stamattina mi sono rimessa sulla cyclette, con prudenza. Tre chilometri a ritmo blando, per misurare la reazione. Il dolore fa capolino a tratti, non riesco ancora a inquadrarlo bene (muscolare? neurologico?) né a capire da quali movimenti sia scatenato. È possibile che sia semplicemente una protesta del mezzo muscolo pettineo, costretto a lavorare come fosse intero e anche un po' di più, dato che lo uso anche per compensare l'adduttore lungo, che è stato totalmente asportato.


Intanto mi godo questo weekend lungo. Quasi: oggi ho iniziato a compilare la dichiarazione dei redditi.

PS: ancora nessuna notizia di Shadow

lunedì 29 maggio 2017

Cose che mancano, cose di troppo

Non vediamo Shadow da più di tre settimane.
In passato era capitato qualche volta che stesse via un paio di giorni, ma mai così a lungo. Temo che gli sia successo qualcosa e non torni più.
E mi manca. Anche se non ero ancora riuscita ad accarezzarlo, men che meno a prenderlo in braccio. Però ci facevamo di quelle conversazioni... E sono certa che prima o poi avrebbe ceduto alle coccole.
Mi mancano quei sonori miagolii che annunciavano il suo ingresso in casa.
Mi manca la lavastoviglie con il pelo, che ripuliva dagli avanzi le ciotole di Aki e Gandalf.
Mi manca il lieve contatto tra le mie dita e il suo muso quando veniva a mangiare dalla mia mano.
Mi manca non trovarlo acciambellato sul divano o sul tiragraffi quando mi alzo al mattino.


In compenso, è tornato qualcosa di cui non sentivo minimamente la mancanza: dolori all'inguine. Sembra che il poco che è rimasto del mio muscolo pettineo sia arrabbiato per qualche motivo, perché ormai da una decina di giorni esprime vibranti proteste ogni volta che mi muovo. Il dolore si localizza a volte a livello dell'inguine, proprio dove c'era l'ultimo tumore (ma va?), a volte più in basso, verso metà coscia.
Questo disagio, e soprattutto le sue potenziali implicazioni, mi mettono addosso una certa tensione, che si traduce in una irritabilità particolarmente accentuata. Vale a dire che se normalmente sono socievole come un'istrice, in questi giorni è attiva la modalità vipera.


Tensione che si manifesta anche fisicamente: spesso mi ritrovo, involontariamente, con i denti serrati, l'arcata inferiore premuta con forza su quella superiore e i muscoli che chiudono la mandibola in tensione. Quando me ne accorgo, cerco di rilassare la bocca e l'indolenzimento che rimane a livello dell'articolazione mi dà la misura di quanto fossi contratta.

Conto (poco) sul fatto che tutto questo possa avere un'origine psicosomatica e che l'ansia da controlli mi faccia esagerare quello che normalmente classificherei solo come un fastidio. O almeno provo a raccontarmela così.
Domattina ho l'ecografia dell'addome, che dovrebbe fornire le prime risposte sul mio stato di salute, a parte le analisi del sangue che non hanno detto niente di nuovo: pochi globuli bianchi, tanto colesterolo, fegato un po' affaticato, il resto a posto.
Come si dice, stringo i denti e vado avanti.
Ah, no: è meglio se i denti non li stringo, altrimenti oltre a tutto il resto mi ritrovo pure a dover avere a che fare con il dentista.