Nell'estate del 2005 ho cominciato improvvisamente a soffrire di acidità e bruciori di stomaco.
Il mio medico di base, una dottoressa, ha considerato subito con attenzione il problema, sapendo che non ne avevo mai sofferto in passato.
Una prima serie di analisi ed esami (gastroscopia, ricerca Helicobacter Pylori) eseguita tra settembre ed ottobre ha evidenziato un'esofagite da reflusso, ma senza individuarne la causa; intanto il disturbo continuava, accompagnato da gonfiore addominale.
Alla fine di novembre è stata fatta un'ecografia addominale: la gastro-enterologa ha dichiarato che lo strato di grasso impediva una buona visualizzazione degli organi interni, che non mostravano comunque alterazioni significative, e ha identificato nel sovrappeso la causa di tutti i miei disturbi, consigliandomi di dimagrire, consiglio senza dubbio ottimo, visto che pesavo 97kg per 163cm di altezza.
Mi sono impegnata a seguirlo iniziando un programma di regolare attività fisica e diminuzione delle calorie che mi ha portato a perdere 4kg nel mese di dicembre.
Però stavo sempre peggio, il gonfiore aumentava, insieme a difficoltà digestive e senso di pesantezza. Un farmaco teneva sotto controllo i bruciori, ma niente sembrava efficace contro gli altri sintomi.
Alla fine di febbraio 2006 avevo perso altri 4 kg e qualsiasi movimento mi provocava nausea e difficoltà di respirazione.
La mia dottoressa mi ha consigliato una visita specialistica da un gastro-enterologo: l'appuntamento era per l'inizio di aprile, ma a metà marzo la situazione si è aggravata, con una febbre persistente.
Un set completo di analisi del sangue, che includeva anche i principali marcatori oncologici, ha evidenziato solo una forte infiammazione, ma a quel punto la dottoressa era preoccupata e ha chiesto allo specialista di anticipare la visita.
Era venerdì pomeriggio; il gastro-enterologo, gentilissimo, mi ha ricevuta il sabato mattina e dalla sola esposizione verbale dei sintomi ha ipotizzato la presenza di una formazione addominale, probabilmente una cisti ovarica.
La palpazione dell'addome ha confermato la presenza di una enorme massa, la cui dimensione richiedeva un intervento di asportazione in tempi brevi.
Lo specialista ha disposto il ricovero per il lunedì successivo e l'esecuzione di una serie di indagini per determinare con sicurezza la natura della massa.
La TAC ha rivelato la presenza di una formazione che occupava l'intera cavità addominale, l'ecografia, eseguita evidentemente da uno specialista più preparato di quello di novembre, ha indicato che si trattava probabilimente di un liposarcoma retroperitoneale, un tumore maligno dei tessuti molli.
L'intervento di asportazione è stato eseguito il 30 marzo 2006 ed è durato 4.5 ore: mi hanno asportato una massa di 40x30x13cm del peso di circa 7,4kg.
Il decorso post-operatorio è stato buono, anche se non particolarmente divertente, soprattutto quando qualche parte del mio corpo ha deciso che i residui dell'anestesia andavano espulsi dalla bocca e quando mi è venuta la tosse: quando hai un taglio di 30cm sulla pancia, vomitare e tossire sono attività estremamente dolorose.
L'esame istologico ha confermato la diagnosi dell'ecografista: liposarcoma di grado tre (in una scala da uno a tre). Si tratta di un tumore raro, in particolare nei pazienti giovani, abbastanza aggressivo e con tendenza alle recidive.
Mi sono rivolta ad un oncologo, che mi ha indirizzato al Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (http://www.cro.sanita.fvg.it/) dove esiste un gruppo specialistico che si occupa di sarcomi.
Mi hanno detto che i protocolli standard prevedono la radioterapia prima e dopo l'intervento chirurgico, ma nel mio caso il tumore era troppo grande, era stato necessario intervenire urgentemente e ora sarebbe stato impossibile irradiare tutto l'addome.
La chemioterapia post-operatoria con questi tumori non risulta particolarmente utile per prevenire le recidive, quindi si è stabilito di monitorare la situazione con frequenti controlli e di intervenire solo se il tumore si fosse riformato.