Sto raccogliendo le forze, in questi giorni.
Respiri lenti e profondi, per trovare la concentrazione.
Tutto il sonno possibile, per caricarmi di energia.
Le faccende domestiche, per non lasciare indietro niente, ma senza esagerare, per non sovraffaticare la schiena.
Mi aspetta una settimana di lavoro molto impegnativa, sarò fuori ogni giorno, quasi sempre dalla mattina alla sera: un incontro da un cliente, una docenza di tre giornate, la prima giornata di un nuovo corso come allieva. Ognuna di queste cose a 60/80/100 km da casa. Almeno 55 ore, se conto anche gli spostamenti e le pause-pranzo.
Niente di diverso da quello che fanno ogni settimana migliaia di lavoratori. Niente di più di quello che ho fatto io stessa per diversi anni. Ma adesso so che per affrontarlo mi serviranno tutte le mie forze, e probabilmente arriverò alla fine della settimana completamente stremata.
Mi rode non avere più l'energia di un tempo. Non è una questione di età: il crollo si è manifestato in un periodo ben definito e relativamente breve, tra la fine del 2007 e la metà del 2008, quando ho affrontato le cure per la recidiva.
Non me lo aspettavo, perché due anni prima, in occasione del primo intervento, nel giro di pochi mesi mi ero ripresa completamente. Invece, dopo le terapie per il secondo incontro con il cancro, non sono mai riuscita a recuperare, né dal punto di vista fisico, né da quello mentale. Limitazioni nei movimenti, mancanza di energia, scarsa resistenza alla fatica, difficoltà di concentrazione... Quello che prima era normale, ora è diventato straordinario.
Come se non bastasse, il Ciccio oggi ha fatto nuovamente sfoggio del suo straordinario tempismo felino.
Verso l'ora di pranzo, ci siamo accorti che zoppicava vistosamente, non riusciva quasi ad appoggiare la zampa anteriore. No, non una zampa anteriore, ma LA zampa anteriore. Perché il Ciccio, di zampe anteriori, ne ha soltanto una. E se non riesce ad appoggiarla, non può camminare.
L'abbiamo portato subito in clinica: il veterinario l'ha visitato accuratamente, ma non ha trovato segni di frattura né di lussazione, quindi ha ipotizzato uno stiramento muscolare, probabilmente dovuto al sovraccarico sull'unica zampa anteriore. Un'iniezione di antinfiammatorio e un gastroprotettore, da ripetere a casa domani, una fattura salata (con supplemento festivo) e l'abbiamo riportato a casa.
Ha passato il resto della giornata sul divano, abbacchiato. Riesce a fare qualche passo, un po' appoggiandosi, un po' strisciando, ma ha paura di uscire, evidentemente non si sente sicuro.
E nei prossimi giorni non potrò stare a casa per aiutarlo.
Ecco, mi mancava giusto un altro motivo di tensione per affrontare questa settimana...
domenica 27 gennaio 2013
domenica 20 gennaio 2013
Passata la festa
E anche questo compleanno è passato.
Se mi chiedessero come ho trascorso la giornata del mio compleanno, la prima risposta sarebbe "rispondendo a messaggi di auguri". Me ne sono arrivati tanti, tantissimi, un'infinità: telefonate, SMS, mail, post su Facebook, commenti sul blog... un calore straordinario.
In realtà il giorno del mio compleanno mi sono dedicata anche a qualche altra attività, in particolare alla preparazione della festa di ieri.
Un buffet di patatine, tramezzini e plum cake salati, tante maxi-pizze (ordinate in pizzeria!) e, per finire, la torta di compleanno, che questa volta è venuta proprio come la desideravo.
Innanzitutto una base di pan di spagna soffice, farcita con crema chantilly e tanti pezzetti di frutta fresca.
Per la decorazione, volevo sperimentare le attrezzature per creare fiori in pasta di zucchero che mi erano state regalate per Natale e in effetti mi sono divertita un sacco a realizzarli. Però l'idea di ricoprire tutta la torta con la pasta di zucchero non mi convinceva: bella, certo, però il sapore... bleah! Pensa e ripensa, ho trovato la soluzione perfetta: la crema ganache. Niente zucchero, solo cioccolato fondente e panna, e un colore che si intonava perfettamente ai girasoli che avevo scelto come decorazione principale. Il risultato? Eccolo!
Sono arrivati tanti regali; qualcuno ha utilizzato la lista (grazie, grazie, grazie!), qualcun altro no, ma va bene lo stesso.
Archiviato il compleanno, dunque, però questi 44 anni dureranno altri 363 giorni (anche gli avanzi di ieri...) e ho intenzione di godermeli tutti; anzi, questa cifra mi sta così simpatica, che potrei decidere di avere 44 anni almeno per i prossimi sei anni. Intendiamoci, non voglio barare sull'età: poi passo direttamente a cinquanta.
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chef Mia
venerdì 18 gennaio 2013
mercoledì 16 gennaio 2013
Come due vecchietti
Eccoci qua.
Io e lui, accoccolati sul divano, davanti al caminetto acceso, con il plaid. Come due vecchietti.
Io starnutisco.
Lui starnutisce.
Ci guardiamo abbacchiati, con gli occhi lacrimosi e il naso che gocciola.
Maledetto raffreddore!
Abbiamo passato la notte rigirandoci continuamente nel letto, alla vana ricerca di un po' di sollievo.
Ultimamente ogni mio raffreddore sconfina nella sinusite: mi facevano male la fronte, le orbite, gli zigomi, le gengive e i denti. Verso le sei e mezza mi sono alzata per un lavaggio del naso con la soluzione fisiologica e una tachipirina per alleviare il dolore.
Alle sette è suonata la sveglia e lui si è alzato per andare a fare colazione, poi è tornato a letto con me. Io ho mandato un messaggio per disdire l'appuntamento che avevo stamattina con un cliente e sono rimasta sotto il piumone fino a tardi.
Aveva cominciato a starnutire prima lui, qualche giorno fa.
Io avevo quasi sperato di averla scampata: dopotutto non sta scritto da nessuna parte che tutti i rinovirus che passano devono fermarsi da me, vero? O forse sì...?
Comunque non so se me l'ha attaccato lui: i virus del raffreddore felino colpiscono anche l'uomo?
Io e lui, accoccolati sul divano, davanti al caminetto acceso, con il plaid. Come due vecchietti.
Io starnutisco.
Lui starnutisce.
Ci guardiamo abbacchiati, con gli occhi lacrimosi e il naso che gocciola.
Maledetto raffreddore!
Abbiamo passato la notte rigirandoci continuamente nel letto, alla vana ricerca di un po' di sollievo.
Ultimamente ogni mio raffreddore sconfina nella sinusite: mi facevano male la fronte, le orbite, gli zigomi, le gengive e i denti. Verso le sei e mezza mi sono alzata per un lavaggio del naso con la soluzione fisiologica e una tachipirina per alleviare il dolore.
Alle sette è suonata la sveglia e lui si è alzato per andare a fare colazione, poi è tornato a letto con me. Io ho mandato un messaggio per disdire l'appuntamento che avevo stamattina con un cliente e sono rimasta sotto il piumone fino a tardi.
Aveva cominciato a starnutire prima lui, qualche giorno fa.
Io avevo quasi sperato di averla scampata: dopotutto non sta scritto da nessuna parte che tutti i rinovirus che passano devono fermarsi da me, vero? O forse sì...?
Comunque non so se me l'ha attaccato lui: i virus del raffreddore felino colpiscono anche l'uomo?
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lamentazioni
Motivi per essere ricordati
Qualche giorno fa andavo al lavoro in macchina ascoltando l'ultimo disco di Guccini, forse ultimo in senso letterale, perché lo stesso autore ha dichiarato che sarà probabilmente la sua opera conclusiva.
Riflettevo in particolare sugli ultimi versi di L'ultima Thule, la canzone che conclude l'album e gli dà il titolo, una sorta di commiato: "si perderà in un'ultima canzone / di me e della mia nave anche il ricordo".
Be' - ho pensato - io che ascolto da tanti anni le sue canzoni, quel ricordo non lo perderò di sicuro, perché Guccini ha scritto brani che mi sono rimasti nel cuore. Non tanto i suoi pezzi più conosciuti, che pure apprezzo, ma perle di poesia sparse qua e là nei suoi dischi, piccoli capolavori che molti non conoscono neppure.
Bisanzio (Metropolis): la mia preferita; credo che i versi in cui descrive il Bosforo siano una magia: "Me ne andavo l'altra sera quasi inconsciamente / giù al porto Bosphoreion, là dove si perde / la terra dentro al mare fino quasi al niente / e poi ritorna terra e non è più occidente".
Asia (L'isola non trovata): parole e suoni capaci di dipingere colori ed evocare profumi e sapori esotici.
L'albero ed io (Due anni dopo): pur nel suo stile datato (il disco è del 1970, e si sente), è un grande inno al ciclo infinito della natura e delle stagioni.
Il pensionato (via Paolo Fabbri 43): pare quasi di vederlo, questo anziano che vive di là del muro, solo, con le sue abitudini un po' antiquate.
Odysseus (Ritratti): la fatica della scoperta e della conoscenza raccontate da un Ulisse intenso e drammatico.
Mi sono chiesta se lui, Guccini, si riconoscerebbe in queste mie preferenze o se sente più forte il legame con altre canzoni del suo repertorio.
Mi sono chiesta se gli piacerebbe l'idea di essere apprezzato e ricordato per questi brani, piuttosto che per L'Avvelenata o La locomotiva, le due canzoni che i suoi fans pretendono ad ogni concerto, quelle a cui non può mai sottrarsi, che tutti conoscono e cantano insieme a lui, talvolta forse caricandole di significati che vanno ben oltre le sue intenzioni. Credo che Guccini abbia scritto tante, tantissime cose migliori e mi piace pensare che gli vada stretta l'idea che qualcuno lo ricordi quasi solo per queste.
La mia mente ha continuato a viaggiare, seguendo fili logici imprevisti, e mi sono ritrovata a pensare a qualcun altro che, suo malgrado, sarà ricordato per una canzone.
"Che cosa posso dirvi? Andate, fate. / Tanto ci sarà sempre lo sapete / un musico fallito, un pio, un teorete / un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate".
Ora, diciamocelo francamente: avreste mai sentito parlare di Bertoncelli se non fosse citato proprio nell'Avvelenata? Io no di sicuro.
Bertoncelli è un critico musicale che scrisse una decisa stroncatura di uno dei dischi di Guccini, Stanze di vita quotidiana; il cantautore lo ripagò qualche anno dopo, nel disco successivo, con questi versi.
Sicuramente all'inizio questa notorietà gli sarà dispiaciuta parecchio, ma chissà se poi ha finito per apprezzare, se non l'immortalità, almeno quella memoria di lungo corso che gli è garantita da questa citazione.
Certo che, potendo scegliere, sarebbe preferibile essere ricordati per qualcosa di meglio che l'aver sparato cazzate.
Riflettevo in particolare sugli ultimi versi di L'ultima Thule, la canzone che conclude l'album e gli dà il titolo, una sorta di commiato: "si perderà in un'ultima canzone / di me e della mia nave anche il ricordo".
Be' - ho pensato - io che ascolto da tanti anni le sue canzoni, quel ricordo non lo perderò di sicuro, perché Guccini ha scritto brani che mi sono rimasti nel cuore. Non tanto i suoi pezzi più conosciuti, che pure apprezzo, ma perle di poesia sparse qua e là nei suoi dischi, piccoli capolavori che molti non conoscono neppure.
Bisanzio (Metropolis): la mia preferita; credo che i versi in cui descrive il Bosforo siano una magia: "Me ne andavo l'altra sera quasi inconsciamente / giù al porto Bosphoreion, là dove si perde / la terra dentro al mare fino quasi al niente / e poi ritorna terra e non è più occidente".
Asia (L'isola non trovata): parole e suoni capaci di dipingere colori ed evocare profumi e sapori esotici.
L'albero ed io (Due anni dopo): pur nel suo stile datato (il disco è del 1970, e si sente), è un grande inno al ciclo infinito della natura e delle stagioni.
Il pensionato (via Paolo Fabbri 43): pare quasi di vederlo, questo anziano che vive di là del muro, solo, con le sue abitudini un po' antiquate.
Odysseus (Ritratti): la fatica della scoperta e della conoscenza raccontate da un Ulisse intenso e drammatico.
Mi sono chiesta se lui, Guccini, si riconoscerebbe in queste mie preferenze o se sente più forte il legame con altre canzoni del suo repertorio.
Mi sono chiesta se gli piacerebbe l'idea di essere apprezzato e ricordato per questi brani, piuttosto che per L'Avvelenata o La locomotiva, le due canzoni che i suoi fans pretendono ad ogni concerto, quelle a cui non può mai sottrarsi, che tutti conoscono e cantano insieme a lui, talvolta forse caricandole di significati che vanno ben oltre le sue intenzioni. Credo che Guccini abbia scritto tante, tantissime cose migliori e mi piace pensare che gli vada stretta l'idea che qualcuno lo ricordi quasi solo per queste.
La mia mente ha continuato a viaggiare, seguendo fili logici imprevisti, e mi sono ritrovata a pensare a qualcun altro che, suo malgrado, sarà ricordato per una canzone.
"Che cosa posso dirvi? Andate, fate. / Tanto ci sarà sempre lo sapete / un musico fallito, un pio, un teorete / un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate".
Ora, diciamocelo francamente: avreste mai sentito parlare di Bertoncelli se non fosse citato proprio nell'Avvelenata? Io no di sicuro.
Bertoncelli è un critico musicale che scrisse una decisa stroncatura di uno dei dischi di Guccini, Stanze di vita quotidiana; il cantautore lo ripagò qualche anno dopo, nel disco successivo, con questi versi.
Sicuramente all'inizio questa notorietà gli sarà dispiaciuta parecchio, ma chissà se poi ha finito per apprezzare, se non l'immortalità, almeno quella memoria di lungo corso che gli è garantita da questa citazione.
Certo che, potendo scegliere, sarebbe preferibile essere ricordati per qualcosa di meglio che l'aver sparato cazzate.
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riflessioni (quasi) serie
lunedì 14 gennaio 2013
Guardarsi dentro
Con l'avanzare dell'età, capita sempre più spesso di guardarsi dentro, è inevitabile.
Se poi - come me - si è vissuta l'esperienza di una malattia grave, questa situazione è ancora più frequente, una vera e propria necessità. Certo, si potrebbe farne a meno, mettere la testa sotto la sabbia e fare finta di nulla. Ma può essere pericoloso.
A volte queste analisi ti danno informazioni confuse, che provi a interpretare senza successo: allora è il momento di rivolgersi ad uno specialista, che possa aiutarti a leggere i risultati, a trovare le risposte ai tuoi dubbi e alle tue domande. Altre volte invece la situazione è così chiara - nel bene o nel male - che riesci a capirla anche da sola.
Oggi, per esempio.
È stata la prima volta, in questo modo, un'esperienza un po' sgradevole, ma con il tempo si impara a sopportare quasi tutto.
Ne valeva la pena: è stato davvero interessante vedere per la prima volta la fotografia delle mie corde vocali fatta con la rinoscopia a fibre ottiche!
PS: le mie corde vocali stanno bene, il mio udito è sostanzialmente stabile (cioè sono sempre mezza sorda) ho solo un po' di rinite da trattare con lavaggi e spray.
PPS: conto di pubblicare in giornata la lista dei desideri: non è ancora completa, ma è un buon inizio. Non sarà un post, ma una pagina aggiuntiva del blog, la troverete in alto, a fianco della scritta Home page.
Se poi - come me - si è vissuta l'esperienza di una malattia grave, questa situazione è ancora più frequente, una vera e propria necessità. Certo, si potrebbe farne a meno, mettere la testa sotto la sabbia e fare finta di nulla. Ma può essere pericoloso.
A volte queste analisi ti danno informazioni confuse, che provi a interpretare senza successo: allora è il momento di rivolgersi ad uno specialista, che possa aiutarti a leggere i risultati, a trovare le risposte ai tuoi dubbi e alle tue domande. Altre volte invece la situazione è così chiara - nel bene o nel male - che riesci a capirla anche da sola.
Oggi, per esempio.
È stata la prima volta, in questo modo, un'esperienza un po' sgradevole, ma con il tempo si impara a sopportare quasi tutto.
Ne valeva la pena: è stato davvero interessante vedere per la prima volta la fotografia delle mie corde vocali fatta con la rinoscopia a fibre ottiche!
PS: le mie corde vocali stanno bene, il mio udito è sostanzialmente stabile (cioè sono sempre mezza sorda) ho solo un po' di rinite da trattare con lavaggi e spray.
PPS: conto di pubblicare in giornata la lista dei desideri: non è ancora completa, ma è un buon inizio. Non sarà un post, ma una pagina aggiuntiva del blog, la troverete in alto, a fianco della scritta Home page.
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sabato 5 gennaio 2013
Conversazioni domestiche 3
In TV passa il trailer di un film.
Io - "Toh, fanno Pomi d'ottone e manici di scopa!"
Renato: "Eh?"
Io - "È un vecchio film Disney."
Renato - "Ma c'è la signora Fletcher?"
Io - "Ah, sì, è lei..."
Renato - "Allora muore qualcuno?!?"
Io - ...
Io - "Toh, fanno Pomi d'ottone e manici di scopa!"
Renato: "Eh?"
Io - "È un vecchio film Disney."
Renato - "Ma c'è la signora Fletcher?"
Io - "Ah, sì, è lei..."
Renato - "Allora muore qualcuno?!?"
Io - ...
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conversazioni domestiche,
ridiamoci su
mercoledì 2 gennaio 2013
Sdoganiamo le liste dei desideri!
Natale, tempo di regali. Per molti, un vero incubo.
Per cominciare, vorrei fare un sondaggio, niente di impegnativo, solo due domande veloci.
1. Alzi la mano chi non si è mai trovato alle prese con la fatidica domanda tipica delle ricorrenze (Natale, compleanno, anniversario, matrimonio, battesimo...): "Cosa posso regalare?".
Non vedo mani alzate: ne deduco che siamo tutti persone normali.
2. Alzi la mano chi non ha mai ricevuto un regalo orrendo, assolutamente, totalmente, completamente estraneo ai propri gusti o necessità.
Anche qui non vedo mani alzate, segno che anche i nostri amici e parenti sono normali, e ogni tanto, in assoluta buona fede, capita loro di sbagliare clamorosamente nell'indovinare i nostri desideri.
(Come? Dite che nel non vedere mani alzate c'entra qualcosa il fatto che sono le tre di notte e mi trovo sul divano di casa mia mentre voi siete altrove ed in un momento diverso? Uuuh, ma che sofistici...)
Insomma, i regali sono una faccenda spinosa, che può generare situazioni imbarazzanti per il donatore e/o per il ricevente.
Tutto nasce da un retaggio culturale, una sorta di pudore che ci viene inculcato fin da piccoli, secondo cui chiedere un regalo è maleducazione. È vero, ma solo fino a un certo punto.
Possiamo considerare senz'altro inopportuno andare a chiedere a qualcuno di regalarci qualcosa, però ci sono occasioni in cui i regali sono ormai istituzionalizzati, per cui mi pare ipocrita fingere di non aspettarseli.
I primi a rendersi conto di quanto potesse essere deleteria questa forma di educazione sono stati gli sposi. Non si contano infatti, i casi di novelli coniugi alle prese con:
- Otto servizi da caffè, ovviamente tutti diversi tra loro per stili e colori, utilissimi soltanto se si vuole aprire un negozio di casalinghi.
- Una gondola di Venezia con luce, che si poteva mettere solo sopra i vecchi televisori a tubo catodico, ma è incompatibile con quelli a schermo piatto (su, ringraziatemi per avervi dato una buona scusa per farla sparire!).
- Sedici cornici d'argento, ideali nell'era della fotografia digitale in cui si stampa sì e no una foto su cinquemila.
- Un servizio da tè in peltro... occorre commentare?
- un busto in vetroresina di Padre Pio, ingiustificabile anche con la più sincera devozione.
- Una coppia di candelabri a quattro bracci: l'unico utilizzo sensato che mi viene in mente è calarli violentemente sulla testa di chi li ha regalati, ma è illegale. Peccato.
- Quattro orologi da tavolo con palle girevoli, che magari possono anche piacere, ma se te ne arrivano quattro, a girare non sono solo le palle degli orologi...
Devo continuare? Insomma, ad un certo punto, qualcuno ha preso coraggio, affrontando eroicamente vecchi pregiudizi e vecchie zie, e sono nate le liste nozze.
C'è chi non le ama perché ci tiene a scegliere un regalo che rappresenti il gusto di chi lo fa, io invece preferisco rispettare i gusti di chi lo riceve, quindi le trovo meravigliose.
Per cominciare, vorrei fare un sondaggio, niente di impegnativo, solo due domande veloci.
1. Alzi la mano chi non si è mai trovato alle prese con la fatidica domanda tipica delle ricorrenze (Natale, compleanno, anniversario, matrimonio, battesimo...): "Cosa posso regalare?".
Non vedo mani alzate: ne deduco che siamo tutti persone normali.
2. Alzi la mano chi non ha mai ricevuto un regalo orrendo, assolutamente, totalmente, completamente estraneo ai propri gusti o necessità.
Anche qui non vedo mani alzate, segno che anche i nostri amici e parenti sono normali, e ogni tanto, in assoluta buona fede, capita loro di sbagliare clamorosamente nell'indovinare i nostri desideri.
(Come? Dite che nel non vedere mani alzate c'entra qualcosa il fatto che sono le tre di notte e mi trovo sul divano di casa mia mentre voi siete altrove ed in un momento diverso? Uuuh, ma che sofistici...)
Insomma, i regali sono una faccenda spinosa, che può generare situazioni imbarazzanti per il donatore e/o per il ricevente.
Tutto nasce da un retaggio culturale, una sorta di pudore che ci viene inculcato fin da piccoli, secondo cui chiedere un regalo è maleducazione. È vero, ma solo fino a un certo punto.
Possiamo considerare senz'altro inopportuno andare a chiedere a qualcuno di regalarci qualcosa, però ci sono occasioni in cui i regali sono ormai istituzionalizzati, per cui mi pare ipocrita fingere di non aspettarseli.
I primi a rendersi conto di quanto potesse essere deleteria questa forma di educazione sono stati gli sposi. Non si contano infatti, i casi di novelli coniugi alle prese con:
- Otto servizi da caffè, ovviamente tutti diversi tra loro per stili e colori, utilissimi soltanto se si vuole aprire un negozio di casalinghi.
- Una gondola di Venezia con luce, che si poteva mettere solo sopra i vecchi televisori a tubo catodico, ma è incompatibile con quelli a schermo piatto (su, ringraziatemi per avervi dato una buona scusa per farla sparire!).
- Sedici cornici d'argento, ideali nell'era della fotografia digitale in cui si stampa sì e no una foto su cinquemila.
- Un servizio da tè in peltro... occorre commentare?
- un busto in vetroresina di Padre Pio, ingiustificabile anche con la più sincera devozione.
- Una coppia di candelabri a quattro bracci: l'unico utilizzo sensato che mi viene in mente è calarli violentemente sulla testa di chi li ha regalati, ma è illegale. Peccato.
- Quattro orologi da tavolo con palle girevoli, che magari possono anche piacere, ma se te ne arrivano quattro, a girare non sono solo le palle degli orologi...
Devo continuare? Insomma, ad un certo punto, qualcuno ha preso coraggio, affrontando eroicamente vecchi pregiudizi e vecchie zie, e sono nate le liste nozze.
C'è chi non le ama perché ci tiene a scegliere un regalo che rappresenti il gusto di chi lo fa, io invece preferisco rispettare i gusti di chi lo riceve, quindi le trovo meravigliose.
Nel dicembre di molti anni fa, in occasione della mia laurea, mia madre si trovò a fronteggiare un certo numero di amici e parenti che le chiedevano cosa avrei gradito come regalo. Dato che la Maria era una donna estremamente pratica, non perse tempo a cercare di indovinare e scelse la strada più semplice ed efficace: me lo chiese direttamente.
Il risultato fu una lista di oggetti che mi sarebbe piaciuto avere, con prezzi che andavano da poche migliaia a un centinaio di lire (sì, proprio le vecchie lire: ho detto che si trattava di molti anni fa...), in modo che la Maria potesse rispondere sia a chi voleva fare solo un pensierino, sia a quelli che si mettevano insieme per un regalo più impegnativo, spuntando via via quello che veniva scelto, per evitare il rischio di doppioni.
Si trattava di un elenco molto eterogeneo e piuttosto eterodosso: comprendeva ad esempio il Risiko!, che non è esattamente il genere di cosa che si regala di solito per una laurea, ma che ancora oggi utilizzo con grande soddisfazione (a proposito: sono sempre alla ricerca di compagni di gioco, se a qualcuno interessa...).
In quella occasione venne fuori anche un elenco di cose che non mi sarebbe piaciuto ricevere, tra cui figuravano alcuni dei classici regali di laurea, come la penna stilografica o la valigetta portadocumenti di cuoio. Meno male: più tardi venni a sapere che qualcuno si era già orientato verso questi oggetti, ma prima di acquistarli ebbe l'ottima idea di fare una verifica di gradimento e cambiò programma.
Questa lista dei desideri fu un successo, apprezzatissima dalla ricevente - cioè io - ma anche dai donatori, al punto che l'anno seguente, con l'approssimarsi del Natale, alcuni di loro mi chiesero di prepararne un'altra, che avrebbe semplificato la vita a tutti. La cosa è proseguita con successo fino a pochi anni fa: all'inizio di dicembre preparavo la mia letterina per Babbo Natale, sempre con l'accortezza di inserire oggetti per tutte le tasche, e la distribuivo a chi me la chiedeva.
Naturalmente la lista è sempre stata intesa come uno strumento, una possibilità per facilitare la scelta e mai un vincolo; mi è capitato diverse volte di ricevere regali, anche molto graditi, che non ne facevano parte.
Nelle settimane prima di Natale, mentre mi arrovellavo alla ricerca di idee per i regali, ho pensato che sarebbe una gran bella cosa avere a disposizione la lista dei desideri di tutte le persone che ci sono care. Non servirebbe sempre: a volte capita di trovare un oggetto che ci sembra perfetto da regalare ad una certa persona, il classico "appena l'ho visto ho pensato a te" e in quel caso credo sia meglio seguire il proprio istinto e fare quella che probabilmente sarà una gradita sorpresa. Però la maggior parte delle volte queste ispirazioni miracolose non arrivano, e un suggerimento sarebbe davvero utile per evitare figuracce e banalità.
Allora ho deciso: comincio io. Sto compilando la mia lista dei desideri, e prossimamente la pubblicherò. Mettetevi comodi, perché sarà lunghissima!
Il risultato fu una lista di oggetti che mi sarebbe piaciuto avere, con prezzi che andavano da poche migliaia a un centinaio di lire (sì, proprio le vecchie lire: ho detto che si trattava di molti anni fa...), in modo che la Maria potesse rispondere sia a chi voleva fare solo un pensierino, sia a quelli che si mettevano insieme per un regalo più impegnativo, spuntando via via quello che veniva scelto, per evitare il rischio di doppioni.
Si trattava di un elenco molto eterogeneo e piuttosto eterodosso: comprendeva ad esempio il Risiko!, che non è esattamente il genere di cosa che si regala di solito per una laurea, ma che ancora oggi utilizzo con grande soddisfazione (a proposito: sono sempre alla ricerca di compagni di gioco, se a qualcuno interessa...).
In quella occasione venne fuori anche un elenco di cose che non mi sarebbe piaciuto ricevere, tra cui figuravano alcuni dei classici regali di laurea, come la penna stilografica o la valigetta portadocumenti di cuoio. Meno male: più tardi venni a sapere che qualcuno si era già orientato verso questi oggetti, ma prima di acquistarli ebbe l'ottima idea di fare una verifica di gradimento e cambiò programma.
Questa lista dei desideri fu un successo, apprezzatissima dalla ricevente - cioè io - ma anche dai donatori, al punto che l'anno seguente, con l'approssimarsi del Natale, alcuni di loro mi chiesero di prepararne un'altra, che avrebbe semplificato la vita a tutti. La cosa è proseguita con successo fino a pochi anni fa: all'inizio di dicembre preparavo la mia letterina per Babbo Natale, sempre con l'accortezza di inserire oggetti per tutte le tasche, e la distribuivo a chi me la chiedeva.
Naturalmente la lista è sempre stata intesa come uno strumento, una possibilità per facilitare la scelta e mai un vincolo; mi è capitato diverse volte di ricevere regali, anche molto graditi, che non ne facevano parte.
Nelle settimane prima di Natale, mentre mi arrovellavo alla ricerca di idee per i regali, ho pensato che sarebbe una gran bella cosa avere a disposizione la lista dei desideri di tutte le persone che ci sono care. Non servirebbe sempre: a volte capita di trovare un oggetto che ci sembra perfetto da regalare ad una certa persona, il classico "appena l'ho visto ho pensato a te" e in quel caso credo sia meglio seguire il proprio istinto e fare quella che probabilmente sarà una gradita sorpresa. Però la maggior parte delle volte queste ispirazioni miracolose non arrivano, e un suggerimento sarebbe davvero utile per evitare figuracce e banalità.
Allora ho deciso: comincio io. Sto compilando la mia lista dei desideri, e prossimamente la pubblicherò. Mettetevi comodi, perché sarà lunghissima!
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