mercoledì 15 febbraio 2012

Fortune


Il post di Wide mi ha fatto tornare alla mente tanti ricordi di quando anch'io ho fatto la radioterapia.
Ho ripensato a quelle maschere che mi facevano un po' impressione, tutte in fila sullo scaffale. Mi chiedevo sempre come ci si sentisse con il muso grigliato e pensavo di essere fortunata a non averne bisogno.
A distanza di quattro anni, mi rendo conto di quante altre fortune ho avuto.

Niente ustioni per me, almeno all'esterno. Perché in reparto non usavano le cremine alla vitamina E, che magari faranno bene per le rughe, ma usarle contro le radiazioni è come proteggersi dal gelo con una camicia di cotone: meglio che niente, certo, ma non basta. Mi hanno dato una crema al cortisone da spalmare ogni santo giorno su tutta la zona trattata, da una settimana prima dell'inizio fino a tre settimane dopo la fine delle terapie. Quella proteggeva sul serio, infatti gli unici problemi li ho avuti nelle zone in cui non era materialmente possibile spalmarla... no, non chiedetemi quali: fate uno sforzo d'immaginazione!

In reparto poi erano tutti carinissimi: le infermiere del day hospital, i tecnici della radioterapia... Anche adesso, quando vado a fare i controlli e passo a salutarli, mi fanno un sacco di feste.
Con gli altri pazienti non ho avuto molti contatti, perché la chemio l'ho fatta praticamente a casa, con il serbatoio sempre attaccato, andavo in day hospital solo una volta alla settimana per farmelo sostituire. Anche in sala d'attesa non ho avuto molte occasioni di socializzare con altri pazienti, perché c'era sempre qualcuno con me.

Sono andata da sola a fare soltanto le ultime due sedute, e ho quasi dovuto litigare per impedire che mi accompagnassero, perché finalmente mi sentivo abbastanza bene da guidare per i 50 km che ci sono tra casa mia e il centro oncologico ed era una piccola vittoria potercela fare senza aiuto, anche solo per quelle due volte.
Già, perché le precedenti 28 volte quei 50 km ad andare e 50 km a tornare, al volante se li era sempre sciroppati qualcun altro: amiche, amici, zie, zii, cugine e Renato. A turno, un giorno alla settimana per ciascuno, per un mese e mezzo.
A parte la settimana in cui la zia Carla, di Monza, si è presa ferie per venire a darmi una mano e mi ha accompagnata lei, tutti i giorni. Mi commuovo ancora a ricordarlo. Si è beccata anche i giorni più sfortunati, gli ultimi di chemioterapia, quando stavo malissimo e mi sono dovuta fermare in day hospital per qualche ora, anziché i soliti 15/20 minuti, per fare le flebo di cortisone e antiemetico. Lei restava ad aspettarmi in sala d'attesa, su quelle sedie di legno scomode, fino al pomeriggio, quando ormai nella stanza delle infusioni non c'erano più altri pazienti e allora la lasciavano entrare  a sedersi vicino a me, su una sedia altrettanto scomoda. Non si è lamentata mai, anzi, quasi piangeva a vedere come stavo male in quei giorni.
E poi l'ha rifatto, sapete? Quando sono stata operata si è presa un'altra settimana di ferie per scarrozzare su e giù la mamma, che ormai non guidava più da anni e aveva lasciato scadere la patente, e per portarmi ogni mattina il thermos di tè verde al gelsomino. Così le infermiere, quando entravano in camera, annusavano l'aria come cani da tartufo, perché quel profumo non era proprio da ospedale, era profumo di casa, di famiglia, di persone che si prendevano cura di me.

Sono fortune grandi, sapete? Davvero.

7 commenti:

  1. mi hai fatta commovuovere, sai? sì,è bello e importante avere persone come quelle che hai Tu intorno. Evidentemente hai dato e dai tanto bene e tanto Ti è tornato e Ti torna. Buona notte Mia. rita

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  2. :)
    cosa posso aggiungere? che non sono sola perché ho una squadra di sostegno virtuale, che lévate, come diciamo a roma ;)))

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  3. Mi sono commossa...oggi ho la lacrima facile

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  4. Hai ragione, avere intorno tante persone che ti vogliono bene è una grande fortuna, che io capisco beissimo perchè...ho la fortuna di avere questa fortuna! :-)

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  5. sì, sono fortune grandi perchè aiutano davvero tanto, fa bene sentire accanto a sè persone che stanno dalla tua parte (reali o virtuali che siano!)
    mi ha commosso il racconto su tua zia: un mito!

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  6. Non sono troppo d'accordo con la condivisione di certi momenti.
    Perché aggiungere dolore al dolore?
    Avendo provato i due ruoli, scelgo in primis quello di patire da sola, in assoluta solitudine.
    Con-vivere e partecipare allo strazio di una persona Cara a cui vuoi davvero bene, è una pena senza eguali.
    Ma questo è un mio personalissimo credo, ovviamente.
    Buona serata

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  7. @Rita: grazie per le tue belle parole; non credo sia così automatico, vedo troppo spesso persone che danno molto e ricevono poco e altri che danno poco e ricevono molto.

    @Wide: c'hai raggione, co' 'na squadra come la tua se vince sicuro!

    @ziacris: poi però sorridi, eh!

    @piccolaVale: bellissimo gioco di parole!

    @Wolkerina: sì, e quelle virtuali non sono da meno rispetto a quelle reali

    @Greta: non sempre si può scegliere. Quando da sola fisicamente non ce la fai, semplicemente non ti puoi permettere la solitudine. Che, tra l'altro, non protegge affatto le persone che ti vogliono bene. Alcuni lettori di Oltreilcancro hanno affrontato proprio questo argomento nei loro commenti: il loro caro malato li ha allontanati e ne soffrono enormemente.

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