mercoledì 15 marzo 2023

Nuvole di drago

Lunedì avevo appuntamento a Mestre per la visita di rinnovo patente in Commissione Medica. 
Come di consueto, nei giorni precedenti ho dovuto sborsare fior di quattrini per marche da bollo, commissioni, diritti amministrativi e chi più ne ha più ne metta, oltre ad alcune visite specialistiche a pagamento, perché dovevo presentare, insieme alla solita relazione oncologica, anche visita cardiologica, elettrocardiogramma, ecocardiogramma e visita neurologica e il servizio sanitario pubblico non mi consentiva di ottenere tutte queste prestazioni nei tempi richiesti. Ma si sa, noi disabili siamo fortunati perché abbiamo i parcheggi riservati... (non ridete, qualcuno l'ha detto davvero!)

Per fortuna ho trovato due medici che hanno collegato il cervello e l'hanno fatto funzionare, valutando che il mio elevato rischio oncologico non influisce sulle capacità di guida: allo stato attuale non ci sono controindicazioni e in caso di recidiva potrei non essere più idonea alla guida solo se stessi male, ma se accadesse, come ha detto la dottoressa, "Guidare sarebbe l'ultimo dei suoi pensieri". Mi hanno quindi rinnovato la patente speciale per due anni, il massimo a cui potevo aspirare nella mia situazione.


Oggi invece era il giorno della TAC.
Viaggio sotto la pioggia battente, acqua benedetta, ce n'era davvero tanto bisogno, ma verso ovest si vedevano già i primi squarci di sereno, infatti quando siamo arrivati allo IOV non pioveva già più.
Tutti i posti auto erano strapieni, con diverse macchine posteggiate in modo fantasioso fuori dagli stalli, che rendevano difficoltoso il transito sui vialetti interni dell'Istituto: sembrava la sagra del parcheggio selvaggio*.
Avevamo quasi completato il primo giro e ci stavamo rassegnando: Renato mi avrebbe fatto scendere più vicino possibile all'ingresso e sarebbe rimasto fuori ad aspettare che si liberasse un posto.
Invece... miracolo! Un signore gentilissimo si è avvicinato facendo segno che stava per uscire e indicandoci la sua auto, che avevamo superato da meno di due metri. Io gli ho mandato un bacio, Renato ha fatto retromarcia per lasciargli lo spazio necessario a uscire comodamente e poi si è infilato nel posto lasciato libero, che, pur non essendo un parcheggio per disabili, aveva comunque sufficiente spazio sulla destra per consentirmi il trasferimento sulla carrozzina.
Per arrivare all'ingresso abbiamo dovuto allungare il tragitto, perché il percorso più diretto era ostruito da un'auto parcheggiata in mezzo al vialetto, non c'era spazio per passare con la carrozzina.

Non avevo mai fatto una TAC allo IOV, ma seguendo le indicazioni dell'appuntamento, che indicava "TAC rossa, piano rialzato", abbiamo raggiunto facilmente l'accettazione della radiologia e preso il numero eliminacode... salvo poi scoprire che allo sportello non chiamano i numeri, ma lasciano che siano i pazienti ad arrangiarsi, con una ulteriore complicazione: alcune delle persone in attesa devono solo ritirare i referti e per loro non è previsto il numero, vengono chiamati per nome, quindi chi arriva non ha modo di sapere quali dei presenti siano in coda per l'uno o l'altro servizio. Il risultato è stato che una signora mi è passata davanti (ribadisco: non è stata colpa sua) e dopo più di dieci minuti non aveva ancora finito. Fortunatamente una delle addette ha aperto l'altro sportello e ho potuto fare l'accettazione. 
Ho fatto gentilmente presente che è inutile mettere i numeri, se poi non li chiamano. Ha risposto che li hanno messi per evitare litigi tra le persone in attesa. Ho sottolineato che le persone in attesa non possono sapere che numero abbiano tutti gli altri. Espressione vacua, come quella di una mucca che guarda il treno: evidentemente non ci aveva mai pensato. Mi ha indicato dove andare: piano -1, TAC nuova, in fondo al corridoio. Ma non era la TAC rossa al piano 0? No. Vabbè.
Abbiamo ripreso l'ascensore per scendere e ho fatto un pit stop in bagno. Anche qui l'accessibilità non è delle migliori: maniglione solo sul lato sinistro (a me serve a destra), sedile copriwater smontato e posato a terra: perché il mondo continua a pensare che ai disabili piaccia sedersi direttamente sulla ceramica fredda e spesso non proprio pulita del WC?!? Pazienza, come al solito mi sono arrangiata, usando la mia stessa sedia a rotelle come appoggio a destra.
La TAC nuova è in un'ala dell'edificio aggiunta di recente, pareti, pavimenti e infissi sono completamente diversi rispetto a quelli storici dell'Ospedale Busonera, in cui ha sede lo IOV. Abbiamo atteso nel corridoio luminoso, scambiando qualche parola cordiale con gli altri pazienti.
Mi hanno chiamato quasi puntuali, forse una decina di minuti dopo l'orario indicato. L'infermiere, piuttosto burbero, mi ha fatto rimpiangere Ida, l'infermiera della radiologia del CRO di Aviano, gentilissima e molto attenta ai pazienti, mi chiedeva sempre dei miei gatti, e straordinariamente abile nel trovare la vena sempre al primo tentativo e senza mai farmi male. Oggi invece ci sono voluti due buchi, il primo sul polso, molto doloroso, molto sanguinante e molto inutile. 
Avevo qualche preoccupazione rispetto alla necessità di trattenere il fiato durante le scansioni: se inspiro molto profondamente, tossisco, quindi non avrei potuto riempire completamente i polmoni, con il rischio di trovarmi in difficoltà se fossero state necessarie scansioni oltre i 30 secondi. Preoccupazione infondata. La TAC non è nuova, è nuovissima: è stata attivata da poche settimane (ora ho capito perché mi hanno mandato lì: quando l'oncologa ha fatto la prenotazione, questo apparecchio non c'era ancora) e ha una risoluzione molto elevata, per cui l'esame è velocissimo e la scansione più lunga non ha superato i 10 secondi.


Dopo l'esame, mezzo litro di flebo idratante, per velocizzare lo smaltimento del mezzo di contrasto, poi via libera per uscire. All'esterno ci ha accolto il sole, il cielo si era completamente rasserenato. Quando abbiamo raggiunto l'auto, sempre facendo il giro dell'oca perché il vialetto diretto era ancora ostruito dall'auto parcheggiata, abbiamo scoperto che un altro fantasista del parcheggio aveva infilato la sua vettura sull'aiola a fianco, in modo tale che per me era impossibile salire: Renato ha dovuto tirare fuori la macchina dal parcheggio e lasciarla sul vialetto per il tempo necessario a farmi salire e mettere la carrozzina nel bagagliaio, fortunatamente questione di un paio di minuti, perché il vialetto è molto stretto e le auto arrivate nel frattempo hanno dovuto attendere che avessimo finito per poter passare.

Durante il viaggio di ritorno in autostrada ho osservato gli ultimi brandelli di nuvole verso le montagne. Ce n'erano quattro quasi allineate a delineare una sagoma familiare: era Falkor, il Fortunadrago de La Storia Infinita, con la bocca aperta, le orecchie al vento e il corpo affusolato. Nuvole di drago!


Il drago è scomparso dopo pochi minuti, mentre le nuvole si sfilacciavano e svanivano, ma è giusto così: dopotutto è normale non vedere draghi in giro!

I viaggi in auto di lunedì e di oggi e l'osservazione della variegata fauna di conducenti di veicoli, mi hanno sollecitato anche una riflessione non dragonesca, relativa ad alcuni recenti titoli di giornali e telegiornali relativi a incidenti stradali. Ho deciso di esprimerla in forma grafica.


Anche questa volta il mezzo di contrasto e i farmaci assunti per evitare la reazione allergica mi stanno procurando qualche fastidio: un po' di mal di testa e il permanere del sapore metallico in bocca, segno che lo smaltimento del contrasto va a rilento. Sto bevendo come un cammello nell'oasi, ma la funzionalità renale è rallentata, spero di non ritrovarmi domattina gonfia come un palloncino, come è successo in altre occasioni.

Il referto della TAC sarà disponibile tra una settimana, nel frattempo mi dedico a pensieri più gradevoli.



(purtroppo non posso ancora giocare, ma sono stata ingaggiata nello staff dell'organizzazione)



* Probabilmente qualsiasi abitante di Roma, Napoli o altre città in cui il posteggiare è un'arte riderebbe nel vedere ciò che io definisco "parcheggio selvaggio", roba da dilettanti in confronto alle soluzioni fantasiose che incontrano ogni giorno, ma abbiate pazienza, io non ci sono abituata.

2 commenti:

  1. Buon fine settimana e buon divertimento a teatro!

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  2. Certo che i tuoi controlli si rivelano sempre delle avventure, che per fortuna molto spesso condividi con Renato, ma tu sai prenderle con molta filosofia.
    Un affettuoso saluto a tutti e due è anche alla vostra famiglia felina.

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