Forse se n'era andato anche prima, ma i medici dell'USCA che mi hanno monitorato quotidianamente mi avevano consigliato di aspettare almeno un paio di giorni dopo la fine della terapia antivirale prima di fare il tampone di controllo. Ho seguito le loro indicazioni, per ridurre al minimo le probabilità di un altro tampone positivo, che avrebbe automaticamente prolungato l'isolamento di un'altra settimana, rubandomi altre cose a cui tengo molto: un allenamento di sitting volley a Cesena domenica prossima e il ritorno su un palcoscenico che amo particolarmente.
Archiviata la pratica Covid, rimane la gratitudine per aver potuto usufruire di tutto ciò che può aiutare a ridurre il rischio di complicanze: la vaccinazione, la consulenza con l'infettivologo, il servizio di assistenza domiciliare e il farmaco antivirale. Sono sempre acutamente consapevole della fortuna di avere un servizio sanitario pubblico che, pur con tutti i suoi limiti e difetti, mi consente di accedere a prestazioni di eccellenza che mai potrei permettermi privatamente.
Ora posso riprendere la mia routine fatta di lavoro, sport, teatro e, si spera, qualche occasione di socialità in più, perché gli ultimi due anni ci hanno fatto rintanare davvero troppo.
E ascolto l'eco dei venti di guerra a est, direttamente dalla voce spezzata dall'ansia di chi in Ucraina ha figli, nipoti, parenti e amici, e mi sembra di risentire la voce di mia madre, quando le chiedevo: "Raccontami di quando eri piccola!" Storie di sirene, rifugi e bombardamenti, di buio e paura. Storie che non sarebbero mai dovute tornare.
credit Eddie Lobanovskiy
Ciao Mia, che bello leggerti "positiva" nei tuoi programmi post Covid...un'abbraccio Mila
RispondiEliminaE anche il Covid è passato!
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