Mi sento come un vetro sottile.
Basta un niente a mettermi di malumore, a farmi venire il magone, a far spuntare le lacrime.
Questo soggiorno ospedaliero mi sta logorando.
Patisco la separazione da Renato, la nostalgia di Aki, il livello di assistenza molto lontano da quello eccellente di Portogruaro, la compagnia per nulla interessante degli altri pazienti, il cibo poco appetitoso, la mancanza di autonomia, le limitazioni fisiche, l'incertezza sul futuro.
Questa non è vita, è solo sopravvivenza. E mi sta mandando in pezzi.
Un grandissimo abbraccio.Maria
RispondiEliminaCi mancherebbe che tu non le patisca, in fondo è il modo in cui trascorri le ore, i minuti, i secondi.
RispondiEliminaTrovati un bel libro, se puoi, e nasconditici dentro.
Un abbraccio
Come ti capisco. Forse l'unico vantaggio e'che con la routine ospedaliera non si riesce a pensare molto, almeno capita a me, perche'i pensieri non sarebbero molto belli. Ti penso ogni giorno e ti abbraccio con tanto affetto e comprensione.
RispondiEliminaMia, chiunque avrebbe già sbroccato da mo', altro che balle!
RispondiEliminaSpero che domani l'ortopedico sia disponibile, che comincino ad arrivare le prime risposte alle tante domande in sospeso, spero che qualunque esso sia cominci a disegnarsi un cammino, anche solo per sapere dove metti i piedi (brutto giro di parole che in fin dei conti calza a pennello)
Ti voglio bene da lontano: con le preghiere non sono brava, non posso far molto di piu' che sperare con te e per te, spero che qualche onda positiva riesca ad attraversare le Alpi da nord a sud e da ovest ad est...
Ciao Mia, buona fortuna con l'ortopedico. Ti abbraccio. Gio
RispondiEliminaSolo un abbraccio forte.
RispondiElimina🤗 un abbraccio anche da parte mia!
RispondiEliminaOry
Spero tanto, tantissimo, che oggi il colloquio con l'ortopedico sia stato foriero di notizie rassicuranti. Un abbraccio Daniela
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