In queste giornate pigre ho molto tempo per osservare. La mia camera ha un'intera parete vetrata, con la porta che dà sul terrazzo e una grande finestra fissa, protetta da veneziane che io, amante della luce, lascio sempre aperte.
Purtroppo la porta è inutilizzabile a causa dell'invasione di cimici, che si intrufolano moleste sfruttando ogni minima fessura, e mi manca la possibilità di arieggiare la stanza, di respirare aria vera, non trattata dai sistemi di climatizzazione.
Oltre il terrazzo si vedono i boschi che rivestono il fianco della montagna. La "mia" montagna, quella che si vede anche dal mio paese, nelle giornate limpide, che mi fa da sfondo quando percorro l'autostrada per andare dai clienti in Friuli.
Quando sono arrivata, il bosco mostrava ancora tutte le gradazioni del verde, ora domina il tono ruggine. Un cambiamento che dà la misura del tempo trascorso.
Sì distinguono le linee dei crinali, che creano sei fondali, via via più sfumati verso il fondo, in questo clima umido.
Le montagne qui si innalzano improvvise e aspre dalla pianura, senza il digradare intermedio delle colline, e formano una barriera contro cui le nuvole si fermano e si raccolgono, avvolgendosi spesso intorno alle cime, talvolta anche più in basso, fino a confondersi con gli sbuffi di vapore che si innalzano dai locali di servizio dell'ospedale, a ridosso del bosco, in volute pigre che il vento subito disperde.
Sanno di autunno, queste giornate, ed è strano guardarle dalla finestra indossando una T-shirt, perché la temperatura in ospedale è sempre estiva, anche se meno soffocante rispetto al ricovero di gennaio. Forse hanno regolato un po' meglio i termostati.
Il drenaggio continua imperterrito a produrre, senza nemmeno accennare a una riduzione, anzi, nelle ultime 24 ore il volume raccolto è stato addirittura superiore a quello del giorno precedente.
Il chirurgo poco fa mi ha detto che è una cosa molto soggettiva, per alcuni dura pochi giorni, per altri può arrivare a qualche... MESE!
La ferita invece sta cicatrizzando bene, nonostante la posizione delicata, che potrebbe favorire infiammazioni e altre complicanze.
La combinazione di queste due situazioni, drenaggio attivo e ferita pulita, potrebbe aprire la strada a una soluzione nuova: dimissioni con autogestione del drenaggio a casa e controlli periodici in ospedale. Ipotesi ventilata dal chirurgo senza ulteriori precisazioni su quando si potrebbe eventualmente attuare.
La manutenzione del drenaggio non mi spaventa. In questi giorni ho osservato bene come si fa e stanotte ho già eseguito da sola alcune operazioni per rimuovere un piccolo coagulo che ostruiva il tubicino. Anche per le medicazioni in questi anni abbiamo maturato una certa esperienza, soprattutto Renato. L'unico problema sarebbero i materiali, perché in farmacia vendono solo cerotti della marca che mi provoca allergia e non si trovano guanti abbastanza grandi per le mani di Renato, ma se l'ospedale mi fornisce queste dotazioni, potremo cavarcela anche a casa.
L'unico dubbio è la reazione di Aki e Gandalf al drenaggio: non vorrei mai che decidessero di usare il tubo come giocattolo e la sacca come tiragraffi!
Buone notizie...che bello, spero tu possa tornare presto a casa! Aki e Gandalf ti staranno aspettando in trepidante attesa! smack.
RispondiEliminaPuoi sempre farli strangolare, Aki e Gandalf, da Renato, prima del tuo ritorno...
RispondiElimina:oP
EliminaDai che a casa si guarisce prima anche in compagnia dei gatti giocherelloni.
RispondiEliminaSoprattutto in compagnia dei gatti giocherelloni!
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