- La mia Brontofelpa (cioè la felpa di Brontolo che ho preso anni fa a Disneyland Paris) si conferma ideale per queste occasioni: ha il giusto livello di pesantezza per la temperatura da ospedale, la zip la rende facile da indossare e togliere, le ampie tasche a marsupio possono accogliere tutto quello che serve avere a portata di mano, le maniche larghe si sollevano facilmente per consentire di infilare l'ago nel braccio e, beneficio non trascurabile, mi rende ben riconoscibile al personale sanitario.
- Le poltroncine nelle nuove sale d'attesa del CRO sono molto più comode di quelle vecchie; ovviamente ho passato solo pochi minuti in una sala d'attesa nuova e più di un'ora e mezza in una di quelle vecchie, con le scomodissime sedute di legno (e non mi dovrei nemmeno lamentare, visto che Renato di ore ce ne ha passate almeno quattro, mentre per le ultime due io ero stesa sulla barella).
- Nessuno nasce imparato e tutto sommato forse è meglio che la giovane dottoressa in addestramento sia capitata a me piuttosto che a qualcun altro con una minore tolleranza al dolore; però avrei preferito che il secondo prelievo fosse andato abbastanza liscio come il primo.
- Quel lieve soffio d'aria fresca nella stanza della TAC può essere simpatico d'estate, ma se ti arriva addosso per quaranta minuti, mentre sei in canottiera, in dicembre, è tutta un'altra cosa: quando sono uscita mi ci è voluto un bel po' per smettere di tremare.
- Le barelle che si vedevano in ospedale quando ero bambina erano poco più di tavole con le ruote; quelle di oggi sono enormemente più confortevoli, ma non risolvono un annoso problema: dove si mettono le braccia per evitare di lasciarle penzolare ai lati? (risposta: nelle comode tasche della Brontofelpa!)
- Che triste passare due ore in una stanza, rivolta verso una parete quasi interamente a vetri, senza vedere nemmeno uno spicchio di cielo o di panorama perché la vista è completamente ostruita da un'ala di edificio, dai frangisole (perché poi mettere i frangisole su una facciata su cui il sole non batte mai?) e dalle veneziane. E io che speravo di avvistare qualche scoiattolo...
- Il mio oncologo che passa a vedere come va e si preoccupa perché ho gli occhi lucidi come se avessi pianto; gli ho spiegato che stavo semplicemente sbadigliando (di noia) da quasi un'ora, ma non credo che ci abbia creduto perché si è intenerito e mi ha dato un buffetto sulla guancia.
- Tornare a casa e trovare il comitato di accoglienza felina è sempre una terapia di straordinaria efficacia.
- I dolori e i fastidi che hanno caratterizzato tutta la giornata di martedì mi avevano fatto temere tempi di recupero lunghi, invece dopo una notte di buon sonno è tornato tutto alla normalità.
PS: non ho ancora notizie dell'esito; in teoria dovrebbe essere pronto per il 21 dicembre, ma l'oncologo ha detto che mi chiamerà appena saprà qualcosa.
I casi sono due: o Tu dai a me la Brontofelpa, che farebbe pandance con la mia Brontotazzina e il mio Bronto-porta-cellulare da collo (e anche un Brontoportafoglio che non uso più, ma che ho conservato) oppure io do queste cose a Te. Ma poichè non bevi caffè e il porta cellulare non è pratico, opterei per la prima soluzione....
RispondiEliminaAffare fatto? rita
P.S.: qualche stupidaggine per alleggerire. Ci sentiamo prossimamente.
Chiariamo subito che la mia Brontofelpa NON SI TOCCA! ;o)
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