Come fate ad aspettare fuori dalla sala in cui stanno operando vostro figlio? Come riuscite a continuare a respirare mentre la paura vi stringe in un abbraccio soffocante, nell'attesa che qualcuno venga a dirvi che è andato tutto bene?
Come fate a tornare a casa dopo l'orario di visita mentre il vostro compagno è in ospedale? Come fate ad aspettarlo fuori dal day hospital durante la chemioterapia?
Non vi chiedo come fate a stare vicino a chi amate quando sta male, questo lo so, ma vorrei sapere come fate a stare lontano, ad aspettare fuori tutte le volte che non si può entrare, a lasciarlo quando è ora di andare; come fate a sopportare l'idea che sia solo con la sua paura e la sua sofferenza.
E io sono a casa che aspetto, incapace di concludere qualsiasi cosa, con l'ansia di saperlo solo e spaventato, con la nausea che mi blocca lo stomaco e il respiro, con le lacrime sull'orlo degli occhi.
È "solo un gatto". Ma non riesco a sopportare la paura che ho letto nei suoi occhi quando ho consegnato il trasportino nelle mani dell'assistente. Non riesco a distogliere il pensiero dal suo dolore, dalla sua solitudine. In queste ore di attesa, non riesco a vivere altro che l'attesa stessa.
Una volta di più mi inchino a tutti gli eroi che assistono i loro cari malati per giorni, mesi, anni. A tutti i genitori, coniugi, compagni, fratelli, sorelle, nonni, zii, cugini e amici che camminano a fianco di chi amano lungo i sentieri più impervi, che aiutano e sostengono, che aspettano fuori quando non possono entrare, che sopportano un dolore e un'angoscia spesso più grandi del malato stesso.
Grazie, a tutti voi.
Intanto Aki, per consolarmi, mi ha portato un topo.
So che nemmeno il messaggio in codice ti ha distolto....so esattamente cosa si prova, anche se fortunatamente Maia non ha avuto grossi problemi. Ce la farà anche stavolta il nostro pataorsetto!
RispondiEliminaCara Mia! Non è solo un gatto.. E' un pezzo di cuore, di vita e di emozioni. Un compagno, un "camminatore" che sta con te sulla tua strada. Ogni separazione implica il dolore del distacco, la paura dell'ignoto. Dobbiamo fare i conti con questi momenti e per quanto difficili e a volte davvero "impossibili", ci resta solo la via dell'accettazione, del respiro centrato, di tanti pensieri carichi di baci e affetto che possiamo convogliare li da chiunque ci fa stare in pena. Ti capisco..capisco ciò che descrivi.A me è sembrato in quei momenti di vivere come in un lutto. Un abbraccio e ti faccio compagnia anche se a distanza. Giulia
RispondiEliminaNon é solo un gatto... É una parte di vita, una parte di cuore, di famiglia... Quest'ultima é completa quando ci sono tutti loro, i nostri compagni pelosi con i loro riti e le loro manie che diventano nostri scandendo ritmi della banale ma impagabile quotidianità. Tornerà e le vostre coccole compenseranno la paura e saranno fusa! Berty
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