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venerdì 2 dicembre 2022

Fatt... ah, no!

Oggi sono andata a Padova per la biopsia del linfonodo sospetto.
Non ero preoccupata: ero certa che il prelievo ascellare sarebbe stato molto meno fastidioso di quello al polmone, ma evidentemente dopo l'ultima esperienza, il mio subconscio ha attribuito al termine biopsia un'accezione decisamente negativa, perché ho passato una brutta notte, tormentata da sogni sgradevoli in cui arrivavo in ritardo oppure non riuscivo a raggiungere la mia destinazione. 


L'esame era fissato per le 11, ma mi avevano detto di arrivare 30/40 minuti prima, perché avrei dovuto girare un po': ritirare la prenotazione e la cartella in chirurgia toracica al Policlinico, passare nella radiologia del Monoblocco per l'accettazione e poi nella radiologia del Policlinico per l'esame.
Siamo partiti da casa con largo anticipo, consapevoli della difficoltà di trovare parcheggio a metà mattina, ma non pensavo che sarebbe stato così difficile: ho dovuto andare avanti da sola, mentre Renato rimaneva in auto ad attendere che si liberasse un posto e gli ci è voluta più di un'ora e mezza per riuscire a parcheggiare.
Nel frattempo, io ho macinato chilometri con la carrozzina. Per fortuna tutte le mie destinazioni si trovano nel complesso principale dell'ospedale, ma alle estremità opposte degli edifici, quindi ho dovuto percorrere avanti e indietro diversi lunghi corridoi.


La prima tappa è stata la chirurgia toracica, dove mi hanno consegnato il foglio di prenotazione e una busta bianca con la mia cartella e un'annotazione a penna: "Lobectomia medio dx in VATS, ev. toracotomia". Che non è niente di diverso da quello che mi aveva spiegato il chirurgo nel colloquio di prericovero, ma vederlo scritto fa molto più effetto.

Dato che ero in anticipo, ne ho approfittato per ritirare la copia della cartella clinica del ricovero per la broncoscopia che avevo richiesto più di un mese fa. Quando l'addetta allo sportello ha preso il plico per consegnarmelo, ho pensato che ci fosse un errore: "Scusi, è sicura che sia proprio la mia cartella? Mi pare enorme, per una notte di degenza...
Si è fermata, sbalordita: "Ma sono 130 pagine!". Ha ricontrollato: nome e data di nascita corrispondevano e anche la data di ricovero e dimissione: era proprio la cartella giusta. Ho dovuto pagare un supplemento di 15 euro per il superamento delle 50 pagine, poi sono andata a guardare cosa diavolo c'era dentro per creare tutto quel volume: referti del 2018, 2019, 2020... In pratica, in pneumologia avevano inserito in cartella le stampe di tutta la mia documentazione. Quindi ho pagato 15 euro per avere copie di documenti che ho già: fantastico.


Dopo aver sbrigato tutte le incombenze burocratiche, utilizzando i lunghi corridoi come rettilinei di Formula1 per sgranchirmi un po' le ruote, sono arrivata finalmente davanti alla porta della sala in cui doveva svolgersi l'esame. Ero ancora in anticipo di una ventina di minuti, quindi ho deciso per una spedizione in bagno... peccato che nell'Istituto di Radiologia del Policlinico di Padova non ci siano bagni per disabili. Altro corridoio, ascensore, pit-stop in un bagno accessibile, di nuovo ascensore, corridoio e ritorno.
Un'infermiera è uscita per avvisarmi che ci sarebbe stato da attendere, la procedura in corso era particolarmente lunga. Circa un'ora dopo mi ha finalmente raggiunto Renato e abbiamo aspettato un'altra ora prima che mi chiamassero.
Uno specializzando mi ha spiegato la procedura, simile a quella della biopsia polmonare, con l'ago tranciante che fa clac. Mi hanno inserito un'agocannula nel braccio e fatto togliere felpa, maglietta e reggiseno, sostituiti da un camice di cotone troppo stretto, poi mi sono sistemata sul lettino in attesa del radiologo.
Attesa...
Attesa...
Attesa...
Non avevo orologio né telefono a portata di mano, quindi non so quanto tempo sono rimasta ad aspettare, sicuramente ben più di mezz'ora prima che arrivasse uno specializzando a fare un po' di pratica con l'ecografia, cercando di individuare il linfonodo sospetto.
Dopo un'altra decina di minuti è arrivato il radiologo, lo stesso che aveva gestito la biopsia polmonare, e ha esplorato attentamente la zona ascellare, chiedendo poi anche il parere di un collega. Hanno studiato il linfonodo in lungo e in largo, arrivando entrambi alla medesima conclusione: è leggermente ingrandito, ma nulla di più, non ha assolutamente un aspetto anomalo e non è il caso di pungerlo. Hanno telefonato in chirurgia toracica, spiegando la situazione, e la sentenza è stata unanime: biopsia annullata.
L'infermiera mi ha tolto l'agocannula e ho recuperato i miei vestiti con molto sollievo, perché iniziavo ad avere freddo. Un ultimo passaggio in chirurgia toracica per riportare la cartella, ho chiesto se ci sono previsioni per l'intervento, ma l'unica risposta è stata "La chiameranno". E poi a casa.
Per una volta, ho vinto davvero.

4 commenti:

  1. Meno male, meglio cosî

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  2. Davvero una bella notizia!!! Anche se non ti sei risparmiata il viaggio a Padova, tutti i su e giù per i corridoio e senza l'aiuto di Renato e le lunghe attese, però, come dici tu, almeno hai vinto!!! Mila

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  3. Una bellissima notizia! Martina

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