L'anestesista dell'ambulatorio di terapia del dolore mi ha detto che non va bene prendere analgesici solo quando il dolore diventa ingestibile, dovrei assumere quotidianamente farmaci per prevenire gli episodi acuti.
Lo sapete, detesto prendere farmaci, mi sembra sempre una sconfitta, l'ammissione che il mio corpo non ce la fa ad affrontare il problema da solo. I farmaci per la sindrome da arto fantasma, in più, sono psicoattivi, possono influenzare l'umore, indurre sonnolenza, ridurre capacità di concentrazione e provocare assuefazione e dipendenza: una combinazione che me li rende particolarmente difficili da accettare.
Volevo quindi un secondo parere, nella speranza che un medico diverso potesse estrarre un coniglio dal cilindro e propormi una soluzione più gradita.
Avrei voluto affidarmi di nuovo all'anestesista con cui mi ero trovata tanto bene qualche anno fa, ma è andato in pensione. Su consiglio di un'amica che lavora nella stessa struttura, mi sono rivolta a un suo collega. Niente conigli: mi sono dovuta rassegnare a un trattamento quotidiano con due farmaci.
Il medico ha capito la mia resistenza, ma è stato inflessibile: devo cambiare atteggiamento, modificare la mia cultura del dolore e imparare a considerarlo come una malattia cronica, come l'ipertensione o il diabete, da trattare quotidianamente per evitare episodi acuti. È un grande sforzo mentale, per me.
Il dosaggio è minimo, inferiore a quello standard per questo tipo di patologie, ma gli effetti si sono fatti sentire. Il primo giorno, sabato, ero uno zombie: stordimento, vertigini, vista annebbiata, voce impastata e una sonnolenza invincibile che conoscevo già come effetto dell'antistaminico, che mi rendeva impossibile tenere gli occhi aperti e mi ha fatto dormire per ore sul divano, immobile come un sasso, mentre Renato controllava ogni tanto che respirassi ancora.
Alla sera mi sono fatta accompagnare di sopra da Renato, non mi sentivo tranquilla ad affrontare le scale, e gli ho chiesto di restarmi vicino anche mentre facevo la doccia, poi mi sono infilata a letto, dove finalmente mi sono sentita al sicuro, senza il timore che una vertigine potesse farmi perdere l'equilibrio.
Sono stata avvolta da una sensazione di benessere e mi sono chiesta se fosse sintetico, finto, effetto dei farmaci. Poi però ho abbracciato Penny, che era raggomitolata con me sotto al piumone, e ho deciso che non era importante, andava benissimo così.
L'anestesista mi ha detto che questi effetti generalmente spariscono dopo i primi 4/5 giorni di trattamento e già ieri stavo meglio, non ho avuto bisogno di dormire durante la giornata e sono anche riuscita a preparare la pizza e la torta. Già, perché oggi è il mio compleanno!
Cinquantadue anni conquistati, gustati, a volte sofferti, ma sempre vissuti. Spero di averne ancora tanti altri.