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domenica 30 dicembre 2018

Indagini

Eravamo rimasti in attesa dell'appuntamento per la biopsia.
Cambio di programma: il primario di radiologia ha voluto prima una risonanza magnetica del bacino con mezzo di contrasto, richiesta più che sensata, perché la RM "vede" cose che la TAC non vede e viceversa, quindi è un completamento di indagine assolutamente appropriato.
Appuntamento velocissimo, già il 28 dicembre. Ottimo: Renato era in ferie e poteva accompagnarmi.


Ho vissuto la situazione con assoluta serenità fino al momento di infilarmi nel tunnel, anzi, anche per i successivi venti minuti.
Poi è iniziato il dolore.
Prima sordo, poi sempre più intenso, alla fine lancinante. Dall'inguine al ginocchio, la mia gamba destra era solo dolore. Per la prima volta in tredici anni di onorata carriera oncologica, ho dovuto suonare il campanello per chiedere una pausa: avevo assolutamente bisogno di cambiare posizione almeno per un po', non ce la facevo davvero più.
I tecnici sono riusciti a risolvere temporaneamente la situazione inserendo un ulteriore rialzo sotto al ginocchio, poi hanno avviato l'infusione del mezzo di contrasto e completato rapidamente l'esame. Sono stati gentilissimi e comprensivi, ma io ero mortificata per non essere riuscita a resistere fino in fondo. Sicuramente l'interruzione mi ha fatto saltare almeno una sequenza di indagine, forse anche più di una, ma mi hanno assicurato che la parte che siamo riusciti a completare sarebbe stata sufficiente.

Mentre mi rivestivo, sono comparse le solite macchie rosse sul petto, spalle e schiena, che mi hanno fatto vincere una flebo di soluzione fisiologica, per accelerare lo smaltimento del mezzo di contrasto, e una dose supplementare di antistaminico, oltre a quello che avevo già preso due ore prima dell'esame. Ho dormito come un sasso per sedici delle successive venti ore.


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