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domenica 5 giugno 2011

Appunti di viaggio 2 - Tra Lombardia, Piemonte ed Emilia

A Milano e dintorni imperversano SUV e mega-jeep e la domanda sorge spontanea: perché mai un milanese dovrebbe aver bisogno del fuoristrada? Che io sappia, a Milano di sterrati non ce ne sono mica tanti...
Ma il fuoristrada milanese ha il suo perché.
Innanzitutto serve a far vedere che hai i danée e che puoi guardare il mondo dall'alto in basso. E che te ne freghi altamente dell'inquinamento, ma questa è un'altra storia.
Poi è indispensabile per parcheggiare più comodamente sui marciapiedi.
E in questa trasferta, ho scoperto che è utilissimo anche per superare i rallentatori stradali, quei dossi artificiali che dalle mie parti sono per lo più strutture in gomma alte una trentina di centimetri, ma nel milanese sono vere e proprie colline di asfalto, alte e ripide, che dopo averne scalate un paio inizio a rimpiangere di non avere anch'io le marce ridotte.

Che io venga dalla campagna, per strada si nota subito: mi mancano completamente la disinvoltura e la malizia dei guidatori abituati al traffico delle città, al punto che, dovendo seguire il mio referente locale per raggiungere la sede di lavoro a Sesto San Giovanni, l'ho pregato di avere pazienza ed evitare manovre azzardate che probabilmente non sarei riuscita ad imitare, con il rischio di perderlo di vista. E lui, gentilissimo, mi ha preso in parola e si è fatto un bel pezzo di tangenziale inchiodato dietro ad un camion che non superava i sessanta all'ora. Santo subito!

Non meno gentile la responsabile di area con cui lavoro il giorno dopo a Bergamo, anche lei attentissima a non perdermi per strada e che mi fa scoprire una di quelle perle che si trovano incastonate qua e là per l'Italia, una trattoria con azienda agricola biologica, un raggio di sole nel cuore industriale del Paese.
Da Bergamo devo spostarmi verso Alessandria e ne approfitto per fermarmi nel famoso Punto Blu che il giorno di Pasquetta era chiuso e che oggi finalmente mi rilascia le fatture per le Viacard, poi imbocco la tangenziale in direzione Genova.

Ora strada è tutta nuova, è la prima volta che passo di qua.
Giro intorno a Milano, riconoscendo nelle indicazioni delle uscite nomi noti ai pazienti oncologici: Istituto Europeo di Oncologia, Clinica Humanitas. E confronto la tangenziale con la strada che percorro per andare al CRO di Aviano, praticamente priva di traffico e che passa in mezzo alle campagne, dove spesso si avvistano grandi volatili: corvi e cornacchie, poiane, gheppi, aerei della base americana di Aviano, gazze, ghiandaie... Mi ricordo di quanto la vista di campi, alberi e montagne ha rasserenato i miei spostamenti nel periodo delle terapie, quando la vista di una poiana appoianata sulla rete dell'autostrada mi strappava sempre un sorriso (no, non ho sbagliato a scrivere, è che dire "appollaiata" pare brutto, in fondo sto parlando di un maestoso rapace, non di una gallina qualunque!).

Chissà quali pensieri attraversano la mente dei pazienti di queste strutture lombarde, probabilmente costretti a code interminabili sulla tangenziale, come se non bastassero la tensione e lo stress della malattia.
Ma anche qui si possono fare incontri curiosi, come il tizio che attraversa l'autostrada a piedi, poche centinaia di metri avanti a me nei dintorni del ponte sul Ticino. Sono talmente allibita che non arrivo nemmeno a suonare il clacson.
Supero Pavia e passo il Po, che qui non è ancora largo come a Occhiobello, tra Veneto ed Emilia, ma a noi pare sempre un signor fiume, forse perché non abbiamo mai visto il Mississippi.

L'hotel in cui mi hanno riservato una camera ad Alessandria è proprio vicino all'uscita dell'autostrada. Prima di partire, ho controllato in rete le recensioni dei clienti, complessivamente ottime, ma qualcuno si lamentava proprio di questa vicinanza, che a me invece non pare affatto una cattiva cosa: la campagnola di cui sopra avrebbe avuto non poche difficoltà a barcamenarsi per le vie del centro.
Arrivo, parcheggio nel cortile interno, spengo il motore, alzo gli occhi. E mi incanto. Perché nel prato davanti al muso della mia auto trovo il più bel comitato d'accoglienza che potessi immaginare.

Dopo essermi sistemata in camera, ho nuovamente modo di constatare che le critiche relativamente alla posizione dell'hotel sono infondate: è vero che dalla finestra si intravede l'autostrada, ma prima c'è un boschetto di tigli fioriti. Ed è anche vero che sullo sfondo si vede il carcere, ma più in là ci sono le dolci colline del Monferrato e a me la vista pare bellissima.

L'ultimo giorno di questa trasferta, il lavoro mi porta ad Asti e prima di pranzo il mio referente piemontese ritaglia il tempo per una breve passeggiata in centro. Piazza Alfieri, è spettacolare, un enorme trapezio delimitato su tre lati dai portici dei palazzi antichi... e deturpato sul quarto lato dal Municipio, un'orribile costruzione moderna che fa a pugni con tutta l'architettura circostante.
Un tortino al formaggio e un bel piatto di agnolotti al sugo di carne mi confermano senza ombra di dubbio che la conoscenza di questa regione merita di essere approfondita.

È ora di tornare a casa e riprendo l'autostrada, con i nomi di località che parlano di storia, di feudi e di castelli:  Alessandria, Tortona, Voghera, Piacenza.
E poi Caorso, che parla di cose che non voglio sentire, dell'illusione nucleare, il sogno di un'energia inesauribile che si è infranto contro rischi inaccettabili e costi di gestione elevatissimi. Mi chiedo come abbiano reagito gli abitanti di queste zone ai disastri di Chernobyl e soprattutto di Fukushima, perché il primo forse si poteva attribuire ad una cattiva gestione dell'impianto, ma il secondo ha mostrato chiaramente che non è possibile garantire la sicurezza di una centrale nucleare.

I pensieri scivolano sulla strada, che scorre veloce sotto le ruote.
Un altro ponte sul Po mi riporta in Lombardia e poi su, verso Brescia e il paesaggio diventa di nuovo familiare e racconta, al contrario, le stesse storie di tre giorni fa.
Ma io non sono più la stessa, perché in questi tre giorni ho visto posti nuovi, ho ritrovato persone conosciute e ne ho incontrate di nuove, ho guardato, annusato, assaggiato tutto quello che potevo. Anche questo viaggio mi ha regalato qualcosa.

5 commenti:

  1. Che belli i tuoi post "on the road"...

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  2. Prendo nota del tragitto, dei posti, non si mai, un giretto in moto...

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  3. Ma quante cose belle hai visto in pochi giorni? Saranno sì viaggi di lavoro, ma tu riesci davvero a fare tesoro di tutto...

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  4. e a me hai regalato "apponaiata" termine dell'anno!!!
    ;)

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  5. ciao ! sono d'accordo con te,
    Milano è pieno di suv , persino per portare i figli a scuola si usano questi suv enormi..ma mi chiedo: a piedi, una salutare passeggiata ,non è forse meglio per tutti?
    ciao ciao cenerentola

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