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venerdì 28 gennaio 2011

Ho vinto...

... una TAC senza mezzo di contrasto, perché evidentemente la mia allergia è più seria di quanto pensassi e dopo due o trecento telefonate tra oncologo, nefrologo e radiologa, hanno deciso che è meglio evitare rischi.
Questo ha alcuni effetti collaterali positivi:
- niente abbuffata di cortisone e antistaminico il giorno prima
- non ho bisogno di farmi accompagnare a fare la TAC
- l'esame dura metà tempo e mi becco metà dose di radiazioni rispetto alla versione con mezzo di contrasto
Insomma, forse ho fatto un affare.
Però se l'oncologo inizialmente aveva richiesto il mezzo di contrasto, un motivo ci sarà stato, no?
Da quello che ho capito, il contrasto serve per vedere meglio eventuali anomalie.
Allora facciamo che non ci sia niente di strano da vedere, a parte la palla, che quella tanto ormai l'ho adottata ed è entrata a far parte degli organi interni. Così è tutto guadagno netto.

Speravo di poter dire che ho vinto anche un livello normale di globuli bianchi, ma 'sti fannulloni sono tornati di nuovo a scendere a 3.300 e ormai comincio a pensare che non torneranno più come prima, perché dopo tre anni di piccole oscillazioni intorno a questo valore, mi pare improbabile che possano esserci cambiamenti significativi. Ma non si sa mai...

martedì 25 gennaio 2011

Ho parlato troppo presto?

Dicevo che questa volta affronto l'approssimarsi dei controlli senza la consueta dose di ipocondria. Ma ci pensano gli altri...
Dato che l'ultima volta il mezzo di contrasto della risonanza oltre alle solite macchie rosse sulla pelle mi aveva regalato anche 24 ore di insufficienza renale, ho pensato che fosse meglio avvertire in anticipo il personale della radiologia, come mi aveva consigliato anche l'oncologo, per chiedere se è necessario modificare la profilassi preventiva.
Ieri quindi ho mandato una mail alla radiologa che ha refertato tutte le mie TAC e RMN negli ultimi tre anni, spiegando la situazione e stamattina mi ha telefonato: pare che quella reazione al gadolinio sia decisamente insolita, soprattutto in una persona della mia età (non pensate male! intendeva dire che sarebbe meno sorprendente in pazienti anziani), quindi prima di utilizzare il mezzo di contrasto per la TAC, che è tossico per i reni, vuole che mi veda un nefrologo.
Purtroppo al CRO non ci sono specialisti in nefrologia, quindi la radiologa non è stata in grado di organizzare la visita, ha detto che ne avrebbe parlato con il mio oncologo per vedere se lui mi poteva indirizzare in qualche altra struttura, ma a questo punto dubito che riusciremo a rispettare i tempi: le analisi del sangue saranno disponibili venerdì e l'appuntamento per la TAC sarebbe martedì, il che significa che bisognerebbe ottenere l'appuntamento con il nefrologo per lunedì: ci vorrebbe una botta di cxxx notevole.
E oggi non ho nemmeno modo di contattare il mio medico di base, impegnata in un corso di aggiornamento.
Allegria!!!

domenica 23 gennaio 2011

Per sempre libera

Il sole l'ha voluta salutare ancora una volta.
Stamattina c'era freddo, ma il cielo era azzurro e l'aria limpidissima, dal mare si riuscivano a vedere le montagne innevate.
Siamo usciti con la barca messa gentilmente a disposizione da alcuni amici; da Trieste soffiava la bora, il mare era agitato e non ci si poteva allontanare troppo, ma non importa, non c'era bisogno di raggiungere un posto in particolare, il mare non ha confini.
Ha voluto essere se stessa fino alla fine, originale e anticonformista: niente tomba, niente fiori. Il suo spirito doveva rimanere libero come era sempre stato, non poteva essere costretto nei confini di un cimitero, il suo ricordo doveva rimanere nel cuore di chi l'ha conosciuta, non essere legato ad una lapide.
È scivolata via, catturata da una corrente forte che la porterà lontano e che si è mescolata alle mie lacrime.
Libera fino in fondo, libera per sempre.

sabato 22 gennaio 2011

Festa con sorpresa

Per la mia festa di compleanno ho creato un buffet a tema: mitologia greca.
C'erano le olive di Atena, la mousse di Efesto, la zuppa di Estia, le insalate di Afrodite, Demetra, Hera, Gea, Ares, Eolo e Poseidone, lo zampone con lenticchie di Ermes, la macedonia di Dioniso, la torta di Apollo e Artemide, i dolcetti di Ade e la sontuosa torta di Zeus. (scusate, mi ero ripromessa di fotografare tutto e invece me ne sono dimenticata...)

Ma soprattutto c'erano tanti amici, quelli che aspettavo e quelli che sono arrivati a sorpresa. E che bella sorpresa, frutto di una simpatica cospirazione ordita da Renato alle mie spalle, per rendere ancora più speciale questa festa: nientemeno che Ziacris e il Ferrari, che si sono sciroppati due ore buone di macchina per venire su da Bologna!
Che sia stata una sorpresa se ne saranno ben accorti, dato che la prima immagine che hanno avuto di me è stata mentre scendevo le scale, appena uscita dalla doccia, in pantaloni della tuta e canottiera, con i capelli ancora bagnati avvolti nel turbante.
Che poi la sorpresa non è stata solo per me: non vi dico quanto mi sono divertita a vedere gli occhi sgranati di un'altra invitata quando ho fatto le presentazioni: "Mamigà, questa è Ziacris!"
Per fortuna ho potuto passare un po' di tempo con loro prima dell'arrivo degli altri ospiti (nonché arruolare Cris come aiutante per tagliare la frutta per la macedonia...), perché poi ho dovuto dividere la mia attenzione fra il rifornimento del buffet e i 29 invitati.
Cris, mi dispiace che non vi siate potuti fermare a dormire, ma ormai la strada l'avete imparata, e ci sarà l'occasione di tornare, magari con la moto.

Al momento di scartare i regali mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo: ce n'era una montagna, come quando ero bambina e ne arrivavano da tutte le zie, che forse cercavano in qualche modo di compensare il fatto che non avessi il papà, con il risultato che mi ritrovavo sempre con il doppio di regali rispetto a tutti gli altri cugini.

Mi sono divertita.
A inventare i piatti da associare agli dei dell'Olimpo, a prepararli, a offrirli e a mangiarli, a vedere la casa piena di persone. Mi dispiace solo di non essermi potuta dedicare singolarmente a ognuno dei miei ospiti, ma per fortuna sono tutte persone con cui ci si vede spesso, in tante altre occasioni, e avremo modo di recuperare.

E - non ultimo - sono contenta di avere 42 anni.
È un bel numero, quarantadue, ha un suono rotondo, mi piace. Mi piace anche perché sono cinque in più di 37, cinque anni rispetto a quando mi sono ammalata per la prima volta. E anche se venerdì ho già iniziato il nuovo giro di controlli con il prelievo di sangue e tra dieci giorni ho la TAC, questa volta non ho attacchi di ipocondria, niente paranoie da ansia. Solo la consapevolezza di essere qui, adesso. E tanta speranza per il futuro.

mercoledì 19 gennaio 2011

Malinconia

Pomeriggio salato, condito con le lacrime. Un po' perché ho iniziato a sistemare alcune cose sue, un po' perché evadendo la posta arretrata mi sono passate sotto gli occhi tante parole intense di emozioni con cui è stata ricordata.
Quando arrivano le lacrime le lascio scorrere, non ha senso cercare di respingere il dolore e la nostalgia, li accetto sapendo che il tempo darà loro la patina più dolce dei ricordi.
Oh, non fatevi venire strane idee: non mi sono trasformata in un salice piangente, anzi! Ci sono stati e ci saranno ancora tanti momenti di allegria.
Ad esempio, ho deciso di dedicare quasi un'intera settimana ai festeggiamenti per il mio quarantaduesimo compleanno, iniziati lunedì sera con le torte per gli amici del Club, proseguiti ieri con un regalo speciale arrivato da Anna Lisa, un invito a pranzo da parte della mia amica Chiara e un aperitivo a base di tramezzini e bibite alla scuola di musica; domani si prosegue con un'altra torta per gli amici del teatro e il gran finale sarà la festa di sabato sera.
Ma oggi va così...

domenica 9 gennaio 2011

Raccogliere i pezzi

Rieccomi. Ancora qui, ma più triste e più sola.
Un vuoto in cui inciampo continuamente, con la casa ancora piena delle sue cose, dei mille segni che ha lasciato nella mia vita. I contenitori di verdura rimasti nel freezer, i suoi regali sotto l'albero di Natale, i consigli che non mi può più dare, le domande ormai per sempre senza risposta...
Mi dico che è ora di voltare pagina, di raccogliere i pezzi del mio cuore e di cercare di rimetterli insieme, non per dimenticare, ma per andare avanti. Un'altra volta.

Ho pensato spesso in questi giorni al fatto che nonostante la vita spesso non sia stata generosa con me, ho sempre avuto la capacità di apprezzarne gli aspetti positivi.
Non sono una che si accorge dell'importanza della salute solo quando si ammala: anche in tempi non sospetti, quando il cancro era ancora qualcosa che capitava solo agli altri, mi è successo parecchie volte di assaporare la sensazione di stare bene, così, senza un particolare motivo, e di pensare che avrei messo la firma perché fosse sempre così.
Per molti anni ho dovuto stringere i denti per affrontare tante difficoltà familiari ed economiche e aggrapparmi con le unghie ai miei progetti e ai miei sogni per cercare di realizzarli. Ho cercato continuamente di migliorare, mi sono posta sempre nuovi traguardi e quando sono riuscita a raggiungere alcuni obiettivi che consideravo fondamentali per il mio benessere, li ho assaporati pienamente, mi sono sentita soddisfatta per quello che avevo costruito e mi sono detta che ero proprio contenta di come andavano le cose.
Ma non sono mai riuscita a gustare quella sensazione per più di qualche mese prima che arrivasse qualche disastro a ridurre in pezzi la mia felicità. La fine di una relazione importante, la morte di un amico, la malattia... e adesso questo.
Sembra che ogni volta che riesco a costruire qualcosa di importante, ogni volta che arrivo ad essere contenta della mia vita, capiti un cataclisma a spazzare via la mia serenità. E ogni volta mi devo rimboccare le maniche, rialzarmi e ricominciare.
Dovrei cedere alla scaramanzia e non lasciarmi più andare all'ottimismo? No, non voglio lasciare che la paura per ciò che potrebbe riservarmi il futuro mi impedisca di apprezzare quanto di buono può offrirmi il presente.
Non intendo rinunciare ad essere felice, anche solo per un po'.