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venerdì 26 marzo 2021

Gratitudine

In questi giorni mi sono successe tante cose belle, gesti che scaldano il cuore.

Molte persone gentili si sono adoperate per fornirmi informazioni sulle modalità di accesso alla vaccinazione anti Covid per i soggetti fragili. È meraviglioso sentire tanto affetto intorno a me.
Una collega addirittura mi ha proposto di prendere il posto dei suoi suoceri, che non potevano presentarsi all'appuntamento perché positivi; non è stato necessario, ma è bellissimo che abbia pensato a me.

Persone gentili all'ULSS hanno valutato la mia situazione e mi hanno fissato l'appuntamento per domani.
Una persona gentile al CUP mi ha spostato all'ultimo momento la prenotazione per le analisi del sangue, in modo da permettermi di farle prima della vaccinazione. 
Al prelievo, stamattina, ho trovato una delle allieve infermiere che facevano il tirocinio in reparto quando ero ricoverata in riabilitazione: mi ha riconosciuta subito e anche lei è stata gentilissima (come tutte le infermiere del laboratorio!). Era preoccupata, le mie vene non sono facili da trovare e lei ha poca esperienza, ha tastato a lungo prima di infilare l'ago, ma alla fine ha fatto un ottimo lavoro.
È stato rassicurante trovare addetti cortesi e competenti nei servizi pubblici.

Nel parcheggio dell'ospedale trovo sempre persone gentili che quando mi vedono caricare o scaricare la carrozzina dall'auto, mi chiedono se ho bisogno di una mano. Una mano no, grazie, ma se vi avanza una gamba... Battute a parte, è bello sapere che ci sono tante persone disposte ad aiutare. 

Ieri è passata la zia per lasciare in frigo una cheesecake alla Nutella.

Qualche giorno fa avevo pensato molto a una persona che sta attraversando un periodo difficile.
Il giorno seguente, proprio quella persona, di cui non avevo nemmeno il contatto telefonico, mi ha mandato un messaggio su Facebook, ci siamo scambiate i numeri di cellulare e oggi abbiamo fatto una lunga chiacchierata. Ti avevo pensato così forte, che mi hai sentita... Appena sarà possibile incontrarsi, ci aspettano divano, gatti, tè e un mastello di popcorn!

Ho pubblicato in Facebook il link a un questionario che ha preparato mio nipote per un corso universitario, chiedendo ai miei contatti di compilarlo. In due ore ha raccolto più risposte di quelle che i suoi compagni avevano raccolto, per progetti simili, in due settimane. Siete meravigliosi!

Oggi mi sento piena di gratitudine, dal profondo del cuore, verso tutti quelli che con la loro gentilezza e generosità rendono il mondo migliore.
È vero che ora non ci possiamo abbracciare, ma ogni gesto gentile, ogni parola affettuosa è stato un abbraccio per il mio cuore.
Grazie, davvero.

PS: i globuli bianchi sono tornati sotto al minimo, sono di nuovo immunodepressa. Il vaccino di domani arriva a fagiolo.

sabato 13 marzo 2021

Il mostro dietro la porta

Il 2019 è stato senz'altro l'anno più difficile della mia vita. Durante i lunghissimi mesi di degenza ospedaliera sono stata sottoposta a un carico terribile di sofferenza fisica e psicologica, una massa immane di dolore, solitudine, paura e sconforto che ha lasciato un segno molto profondo.
La scorsa settimana avevo abbozzato un pensiero: "Due anni fa a quest'ora ero a Milan...". L'ho fermato prima di completarlo, perché il cuore aveva preso a battere furiosamente e il respiro si era fatto affannoso, ho capito che proseguendo in quella direzione avrei rischiato un vero e proprio attacco di panico, una reazione da shock post traumatico. Dietro quella porta c'è un mostro e in quel momento non ero pronta ad affrontarlo, ho richiuso lo spiraglio e ho girato con forza la chiave. 


È stata una reazione di difesa istintiva, in quel momento giusta, credo, ma non è certo una soluzione a lungo termine. Prima o poi dovrò aprire quella porta e guardare in faccia il mostro, affrontare il terrore di trovarmi di nuovo in ospedale, separata da Renato e dai gatti, lontana da tutto ciò che amo.

Credo sia questo il motivo per cui le restrizioni anti Covid mi danno poco fastidio: ho sofferto così tanto lontano da casa, che ora non mi pesa affatto non potermene allontanare. Mi sono mancati così tanto i miei amori, umano e felini, che adesso non ne ho mai abbastanza della loro compagnia. Ogni volta che prendo la mano di Renato o tuffo il naso nel pelo di un gatto, il mio pensiero è: "Voglio restare qui". La sola idea di dovermi allontanare da questa bolla di affetto, calda e confortevole, mi terrorizza.
È anche per questo che il Covid mi fa tanta paura, che provo rabbia verso chi aggirando le regole contribuisce a prolungare questa pandemia, che spero di rientrare nei primi gruppi di destinatari del vaccino, ma non è ancora chiaro, perché le nuove linee guida nazionali mi classificano come soggetto "estremamente vulnerabile", quindi a massima priorità, ma la mia Regione non ha ancora recepito questa modifica.

Per molti anni non ho avuto paura di niente, non c'era davvero nulla in grado di spaventarmi. L'esperienza di due anni fa mi ha cambiata, ha logorato la mia resistenza, ha incrinato la corazza.
Devo lavorare molto su me stessa per affrontare e superare questa fragilità, per costruire nuovi punti di appoggio per la mia serenità, per trovare un equilibrio più stabile. E per imparare ad accettare almeno una parte di questa mia nuova debolezza.
Devo imparare a riempire d'oro le crepe della mia corazza, a rendere preziosa ogni cicatrice. Devo riuscire ad aprire quella porta e invitare il mostro a prendere il tè.



venerdì 5 marzo 2021

È successo di nuovo

L'altro ieri, non so come mai, mi è venuta in mente una serie di libri per ragazzi che avevo adorato quando ero bambina, cinque volumi letti e riletti decine di volte, quasi fino a distruggerli. Erano stati anche l'oggetto del mio tema di italiano all'esame di terza media.
Nella prima versione, si chiamavano I cinque sbarazzini e io mi sono a lungo identificata con George, la ragazzina solitaria, selvatica e scontrosa, ma schietta e leale, che avrebbe voluto essere un maschio: praticamente la storia della mia infanzia. Avevo addirittura chiamato il mio cane Timmy, come il suo.

Alla fine degli anni '70 era stata realizzata la serie televisiva, La banda dei cinque. Non avevo saputo subito che era stata messa in onda e ci ero rimasta malissimo quando mi ero resa conto di aver perso le prime puntate. A quel tempo non c'erano repliche né streaming e "perso" significava per sempre, un rimpianto che mi sono portata dietro per molti anni, quarantadue, per la precisione.


I telefilm avevano avuto molto successo e avevano portato alla pubblicazione di altri altri volumi della serie (in totale sono ventuno, ma non tutti sono stati tradotti in italiano); me li aveva regalati la zia, la stessa che è stata il mio angelo custode durante i ricoveri ospedalieri del 2019, e li avevo divorati con lo stesso entusiasmo dei primi.


Quando ho ripensato a questi libri tanto amati, mi è venuta voglia di rileggerli, proprio com'era capitato un paio d'anni fa con L'isola misteriosa di Verne. Purtroppo non so dove siano i primi cinque libri, i più vecchi. Uno credo sia stato buttato dopo che l'aveva rosicchiato Timmy (il mio, non quello di George), gli altri forse sono in qualche scatolone in garage, ma non in buone condizioni. 
Non ho perso tempo: ho aperto il sito da cui acquisto di solito gli e-book e ho visto che ce ne sono parecchi di questa serie, tutti quelli che ricordavo, anche se con titoli diversi, più altri che non ho mai letto. Volevo essere sicura che fossero proprio come i miei, uguali uguali, così ho aperto l'anteprima del primo, che nella vecchia versione si chiamava Avventura nell'isola ed è stato ripubblicato con il titolo Sull'isola del tesoro. Sono bastate le prime frasi.
«Mamma, hai deciso qualcosa per le vacanze estive?» chiese Julian, seduto al tavolo della colazione. «Possiamo andare a Polseath come al solito?»
Sì, era proprio quello, ne ricordavo quasi ogni parola: l'ho comprato e ieri sera mi sono messa a leggerlo.
Non è molto lungo, 172 pagine molto scorrevoli, un linguaggio semplice e gradevole: l'ho finito in poco più di un'ora, ritrovando con enorme piacere i personaggi, i luoghi e la storia. E appena l'ho finito, ho acquistato il secondo e ho letto anche quello, da cima a fondo.
Erano le due e mezza quando ho spento la luce e mi sono messa a dormire, felice come quella bambina che quarantadue anni fa aveva dieci anni.

E dato che non mi piace avere rimpianti, domani arriva questo cofanetto.