Chissà se la routine quotidiana dei trattamenti riuscirà a farmi sentire malata. O forse gli effetti collaterali, se saranno rilevanti. Ma anche no, eh!
Per ora le uniche cose che ogni tanto mi ricordano che ho il cancro sono le fitte occasionali all'inguine e qualche fastidio al gluteo. Ci metterei la firma per sentirmi sempre così bene.
Già: in questo periodo mi sento bene.
Non sto bene, che sarebbe splendido ma impossibile, visto che ho una malattia potenzialmente letale. Ma mi sento bene, che forse è ancora meglio.
Ci ho messo un po' a individuare l'origine di questa sensazione di benessere, ma un po' alla volta il puzzle si sta componendo.
Innanzitutto c'è la tranquillità di aver definito la strada da seguire.
L'ho già scritto più volte: sono una pianificatrice compulsiva, la mancanza di un programma mi destabilizza. Il consulto a Milano mi ha rassicurata sull'iter terapeutico e la definizione del calendario di massima per radioterapia e intervento mi ha permesso di organizzarmi.
In ambito lavorativo ho confermato solo gli impegni che ragionevolmente ritengo di poter mantenere e anche questo mi tranquillizza, almeno dal punto di vista professionale. Sull'aspetto economico, stendiamo invece un velo pietoso.
La riduzione degli impegni di lavoro mi lascia più tempo per riposare e per dedicarmi a cose piacevoli come incontrare amici, leggere, giocare, ascoltare musica e seguire le Olimpiadi, nei limiti consentiti dagli orari e dalla vergognosa gestione televisiva della RAI, che mi fa rimpiangere ogni giorno la programmazione che Sky aveva dedicato all'edizione di Londra 2012.
Dal punto di vista fisico riesco a gestire la situazione senza grosse difficoltà semplicemente facendo attenzione a non restare in piedi troppo a lungo. I temporali di fine luglio hanno dato un grosso aiuto portandosi via, insieme all'afa, anche il gonfiore al piede destro, costante nelle giornate torride anche se tenevo la gamba sollevata.
Un enorme contributo positivo è arrivato poi da una novità inattesa.
Una decina di giorni fa ho realizzato che nonostante i fastidi all'inguine e al gluteo, mi sentivo particolarmente energica e sciolta nei movimenti e non capivo perché. Ho impiegato un po' a rendermi conto di cosa fosse cambiato, poi, quasi incredula, ho realizzato che i muscoli addominali non mi facevano più male.
L'intervento di gennaio aveva lasciato un lungo strascico, al punto che temevo che il danno ai tessuti sarebbe stato permanente. Non solo gli starnuti o i colpi di tosse, ma anche alzarsi dal letto o semplicemente sbadigliare erano azioni dolorose. E poi, nel giro di pochi giorni, basta. Le fibre muscolari hanno finalmente completato la ricostruzione e i normali movimenti quotidiani non mi provocano più dolore. Una sensazione che mi era mancata non solo da gennaio, ma anche prima, per tutti i nove anni di convivenza con la palla, quando ogni contrazione dei muscoli addominali si trasformava in dolore.
Con gli addominali finalmente liberi di lavorare, mi sono sentita rinascere. Ho realizzato quanto sia appropriato il nome che Joseph Pilates, inventore dell'omonimo metodo di allenamento, aveva attribuito all'insieme dei muscoli che avvolgono la parte del tronco al di sotto della gabbia toracica: Powerhouse, un termine difficile da tradurre perché significa centrale elettrica, ma anche persona energica e vigorosa oppure centro di potere.
La mia powerhouse è ancora a mezzo servizio, per via del nodulo nel gluteo destro e perché devo ricostruire completamente il tono muscolare perso in nove anni di inattività, però già il fatto di poterci lavorare, con tutte la cautele del caso, è una sensazione fantastica.
Mi godo queste buone giornate, assaporo ogni respiro di questo sentirmi bene, cercando di valorizzare le cose buone e di non dare troppo peso a quelle sgradevoli.
Ho sempre avuto la capacità di apprezzare i momenti positivi, fin da quando ero bambina. Non è qualcosa che ho imparato dal cancro.
Negli ultimi dieci anni mi sono sentita dire tante volte frasi del tipo: "Sicuramente ora, dopo il cancro, apprezzi di più la vita". Parole dette con tono di rimpianto, come se a chi le pronunciava questa capacità fosse negata, come se servisse l'esperienza di una malattia grave per amare la vita.
Ma siete scemi?
Volete aspettare che vi capiti una disgrazia per iniziare a vivere?
Ognuno di noi ha una sola vita, con difficoltà da superare e momenti felici da assaporare. Una vita da vivere. Con o senza il cancro. Meglio senza.
Sagge parole mia cara Mia. Avanti tutta con il solito coraggio, che noi ti siamo vicini anche se solo con il pensiero. Ti ammiro tanto per il tuo modo di affrontare la vita. Un forte abbraccio. A.
RispondiEliminaÈ che mi sento molto in colpa a trovare tanto beneficio e tanta saggezza nelle tue parole, e non essere in grado di ricambiare. Mia sei una forza!
RispondiEliminaMia, un esempio da seguire. . . Ti adoro!
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