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sabato 15 agosto 2015

Strani risvegli

PROLOGO
Le 9:30 circa di una domenica mattina durante l'anno scolastico 1985-1986 (era giurassica, in cui i telefoni cellulari erano un lusso riservato a pochissimi)
A casa della nonna Ester suona il telefono.
Nonna Ester: "Pronto!"
M.: "Pronto, buongiorno, sono M. Posso parlare con Mia?"
Nonna Ester: "È una questione di vita o di morte?"
M. (piuttosto sorpresa): "Be'... no... non direi..."
Nonna Ester: "Allora richiama più tardi: sta ancora dormendo."

Questo episodio - realmente accaduto - evidenzia quanto bene mi conoscesse la nonna Ester, cosa non sorprendente, dato che ho vissuto con lei fino all'età di 25 anni.
La nonna sapeva benissimo che svegliarmi nell'unica mattina della settimana in cui avevo la possibilità di dormire fino a tardi avrebbe avuto conseguenze disastrose sul mio umore e, di conseguenza, sulla serenità di tutta la famiglia.

Sono passati quasi trent'anni e molte cose sono cambiate.
La nonna Ester non c'è più, se n'è andata improvvisamente una mattina di marzo del 1995, pochi mesi prima di compiere 91 anni.
La casa in cui sono cresciuta è stata venduta e ristrutturata al punto da essere completamente irriconoscibile: quella che prima era una grandissima e luminosa villa degli anni '50, le cui dimensioni erano alleggerite da numerose finestre e terrazze, ora è un cubo spoglio, soffocato da siepi e alberi altissimi.



Io sono diventata più vecchia, più grassa e più acida.
Però mi piace ancora dormire fino a tardi e mi infastidisce essere svegliata prima di quanto sia strettamente necessario.
Nei giorni lavorativi, quando la sveglia suona alle 7:15, mi consolo facendo il conto i giorni che mancano alla successiva mattina libera, rassegnandomi ad alzarmi grazie a frasi come "Coraggio: fra 3 giorni potrai dormire!"

Capirete quindi la mia disposizione d'animo non proprio benevola quando alle 7:45 del mattino di qualche giorno fa, nel pieno del mio periodo di ferie, sono stata svegliata dallo squillo lontano del telefono.
Non il cellulare, che spengo ogni sera prima di addormentarmi proprio per evitare questo genere di incidenti, ma il telefono fisso dello studio, dato che quello che tengo sul comodino della camera è stato opportunamente silenziato.
(sì, questo è il telefono sul mio comodino; qualcosa in contrario?)

Ho aperto gli occhi, realizzato che no, non era un sogno, ma c'era davvero un telefono che squillava, ho tirato mentalmente un paio di maledizioni a chiunque ci fosse dall'altro capo del filo e poi finalmente ho sollevato la cornetta.
- Betty!
- Prego?

- Betty! No te son la Betty?
- No signora, non sono Betty, qui non c'è nessuna Betty, deve aver sbagliato numero.

- No go fato el numero giusto? Mi go ciamà el 347...
- No signora, quello è un numero di cellulare, lei ha chiamato un telefono fisso, un numero che inizia con 04...

- Ah. Alora che numero go da far per ciamar la Betty?
- Non saprei signora.

2 commenti:

  1. What a treat to read your entry on this lazy Sunday morning, while still in bed, enjoying a cup of coffee, knowing that my phone will not be ringing! Reading you is most enjoyable, always. I remember nonna Ester so vividly, of course, and I can see her all over that beautiful house! So many visits, so many good times, with her around. I used to be fascinated watching her ride her bicycle to town (FYI my not being able to ride a bike used to be material for many jokes and fun for your lovely family). While it is true that the dear old house is shockingly unrecognizable in its current form, I am sure it has kept all the precious family memories, in the core of its walls, despite the renovations. Old dear houses do that, you know. With all my love.

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  2. Mi vien da ridere....ops...mi viene in mente la scenetta di Verdone (io adoro Verdone) che viene disturbato di notte mentre dorme te la ricordi ahahahah....
    La casa era assolutamente MIGLIORE prima ma tanto tanto.
    4p

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