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venerdì 7 giugno 2013

Diari di viaggio - 3

Quasi un mese dall'ultimo post: accidenti, che pigrotta!
Potrei dire che non ho avuto tempo, ma sarebbe vero solo in parte. Ci sono stati tanti impegni, tra lavoro e teatro (a proposito: la prima del nostro Tartufo ha ricevuto ottimi consensi di pubblico), ma un'oretta per scrivere un post la potevo trovare di sicuro. E ne avevo voglia, anche.
Ho mille pensieri e parole che si inseguono e si ammassano, pronti per uscire; da riempire quattro post, altro che uno. Solo che non riuscivo a raccogliere la concentrazione necessaria per metterli in ordine.
Prendo atto, per l'ennesima volta, che le mie energie fisiche e mentali sono come i miei globuli bianchi: dopo il crollo di cinque anni fa, non sono più ancora riuscite a tornare a livelli normali. Amen.
Spero che almeno la memoria non mi tradisca, perché ho ancora un weekend in trasferta da raccontare.

Sabato 4 maggio, tarda mattinata: siamo in partenza per Monza.
Una sera di paio di mesi fa avevo ricevuto una telefonata, una voce di bimba: "Pronto, sono Martina. Vieni alla mia Comunione il 5 maggio?". Certo che ci vengo, raggio di sole!
Sono rientrata martedì da Roma, ma è già ora di rifare la valigia. Ho aspettato fino all'ultimo momento, perché ormai conosco l'effetto che questa attività ha sul Ciccio: panico. Non serve nemmeno tirare fuori il trolley, ormai basta che mi veda piegare i vestiti e inizia ad agitarsi, assumendo l'espressione da mi-lasciate-qui-triste-solo-e-abbandonato. Che non è vero nemmeno questa volta: staremo via poco più di ventiquattr'ore, torniamo domani, ma la nostra splendida gatto-sitter stasera verrà a fargli una visitina.
Prima o poi però questo benedetto trolley bisogna riempirlo. Ed ecco come va a finire...
Alla fine mi devo spostare sopra al comò per completare l'operazione, perché dopo aver estratto il felino dal trolley, non faccio in tempo ad allungare la mano per prendere la biancheria da metterci, che lui è di nuovo dentro.

La partenza verso l'ora di pranzo si rivela un'ottima scelta: traffico praticamente inesistente. L'unico fastidio, in un'autostrada semideserta, sono gli idioti che fingono di non vedere i tabelloni luminosi che ricordano l'obbligo di occupare la corsia libera più a destra. Evidentemente temono che viaggiare in prima corsia (vuota!) possa in qualche modo compromettere la loro virilità e li trovi ostinatamente piazzati in corsia di sorpasso anche quando non stanno sorpassando nessuno e viaggiano veloci come bradipi impagliati. Lo so che ci sono crimini peggiori a questo mondo. Però li odio.

A Monza ci attendono Martina, la sua sorellina Chiara, mia cugina Maria Cristina e suo marito Lorenzo.
Lorenzo deve occuparsi del pranzo di domani: c'è da passare in pasticceria a ritirare la torta e portarla al ristorante. Noi invece abbiamo in programma una passeggiata con Maria Cristina e le bimbe a Villa Reale. Il mio obiettivo è il roseto: non sono mai riuscita a vederlo nel periodo della fioritura e visto che siamo a maggio... Macché, è troppo presto, la fioritura non è ancora iniziata. Peccato, ma i Giardini Reali meritano comunque una visita.

Chiamarli "giardini" è riduttivo perché sono molto vasti, ma serve a distinguerli dal parco, che è immenso e contiene l'autodromo in cui si corre il Gran Premio di Formula 1.
Qualche anno fa, in occasione di un'altra visita, una delle guardie ecologiche ci spiegò che si tratta di un enorme giardino botanico, ricco di varietà rare.

La giornata è splendida ed è un vero piacere passeggiare sull'erba ammirando gli splendidi alberi secolari.

Torniamo a casa in tempo perché Martina possa prepararsi alla giornata di domani, mentre io leggo qualche favola a Chiara. Ceniamo tutti assieme, giochiamo ancora un po' con le bimbe, un po' di chiacchiere con Cri e Lorenzo e poi tutti a nanna.
La domenica mattina sembra smentire le previsioni del tempo, che indicavano pioggia: c'è un sole splendido. Raggiungiamo a piedi la chiesa in cui dodici anni fa ho fatto da testimone alle nozze di Maria Cristina e Lorenzo. Ricordo benissimo quel giorno: arrivammo da Portogruaro con due macchine di zie e cugini, io con l'abito di seta disteso sulla cappelliera per non sgualcirlo prima della cerimonia. Raggiungemmo direttamente la chiesa e da lì telefonai alla sposa per avvertirla del nostro arrivo e - soprattutto - per accertarmi che fosse tranquilla e convinta della sua scelta. Lo era, senza alcun dubbio: Cri è stata la sposa più bella che io abbia mai visto, il ritratto della felicità. E oggi è una moglie felice e una mamma meravigliosa, che durante la cerimonia si commuove nel vedere la sua primogenita con la veste bianca, ancora così piccola eppure già così grande. Davvero sono già passati nove anni dal suo arrivo frettoloso, in anticipo, allo scadere dell'ottavo mese di gravidanza?

Alla fine della Messa ci spostiamo al ristorante, dove ci attende un buffet sfizioso. Martina scarta sorridente  i suoi regali, orgogliosa del suo ruolo da protagonista della giornata, mentre la piccola Chiara non si rassegna a restare in secondo piano e dichiara con decisione al gestore del ristorante che oggi è la sua festa.
Durante il pranzo il cielo si è rannuvolato, è caduta anche qualche goccia di pioggia: alla fine le previsioni dei meteorologi si sono rivelate corrette.
Ci fermiamo ancora un po' a casa di Cri e Lorenzo, poi arriva l'ora di rimettersi in viaggio per tornare a casa.

Per un po' mi illudo di essere riuscita a sfuggire al maltempo, ma a Peschiera un violento acquazzone distrugge ogni speranza. Procediamo lentamente, mentre l'acqua si riversa a secchiate sul parabrezza, ma fortunatamente dopo qualche chilometro la situazione migliora e proseguiamo tranquilli fino a Mestre, quando vedo profilarsi sullo sfondo nuvoloni neri che non promettono nulla di buono.
Renato, dal sedile del passeggero, me li indica osservando che probabilmente là in fondo c'è un bel temporale. Già - rispondo io - e noi ci stiamo andando dritti dritti in mezzo...
Abbiamo ragione entrambi.
Poco dopo aver lasciato la comodità delle tre corsie del Passante per imboccare un tratto di lavori in corso, con due sole corsie a larghezza ridotta e senza corsia di emergenza, ci troviamo nel bel mezzo di una tempesta di acqua, vento e grandine. Procediamo incolonnati a passo d'uomo per qualche centinaio di metri, poi qualche genio decide di fermarsi sotto ad un cavalcavia, bloccando completamente tutta l'autostrada e lasciandoci per una decina di minuti fermi sotto la grandine battente, a pregare che non faccia troppi danni all'auto.
Finalmente il temporale si attenua e riusciamo a ripartire: ancora una cinquantina di chilometri e siamo a casa, dove ci aspetta il Sua Maestà.

10 commenti:

  1. E' sempre un piacere leggerti, ma il Ciccio che per protesta si infila nel trolley è uno spettacolo unico.
    Un bacio
    Natalina

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    1. Pensa che la sua pagina Facebook ha quasi più fan di questo blog...

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  2. Tante belle e sane emozioni, ma il Ciccio, il Ciccio è un tenerone!!!!

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    1. E pensa che quando l'ho conosciuto, undici anni fa, a malapena si lasciava accarezzare...

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  3. ...Ma ci credi se ti dico che mi sono emozionata in più punti del tuo racconto, facendo scendere una lacrimuccia incurante del fatto che fossi in metró circondata da gente?? Grazie per avermi fatto rivivere quella splendida giornata che non scorderó mai!!

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  4. Ribadisco:devi scrivere qualcosa di "cartaceo" (ma anche in versione ebookiana....!):il talento devi emergere! Lavoraci, su forza!!!

    Ciccio è un mito! E ci ritrovo Maya, in molti atteggiamenti!!
    rita

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  5. Ciao Mia,non posso negare che i lacrimoni sono scesi copiosi a leggere di tua cugina, una moglie e mamma meravigliosa, con una famiglia stupenda...
    Anche Samuel il 5 Maggio ha festeggiato la Prima Comunione e io faccio continuamente i conti con i miei sogni infranti...
    Quel mattino il loro papà me li ha portati alle 8 e si è dileguato fino alle 9.30 in modo che io potessi vestirli e prepararli,poi l'arrivo in chiesa, la cerimonia, il suo dileguarsi a fine Messa e riaccompagnarci a casa dopo 10 minuti per darmi modo di infilarli nel pandino e portarli dai miei dove ci attendevano mia sorella con marito e bimbo, un'amica di famiglia che si occupa di loro il venerdì sera mentre io lavo piatti all'agri e il mitico nonno Ernis...
    Scusa il racconto -pertanto alquanto privato- avrei sperato almeno di trascorrere il pranzo con i bimbi e il loro padre almeno, ma lui non ha accettato...
    E' un periodo di sofferenza,faccio il mio meglio x dare un po' di serenità ai miei tre piccoli grandi mostriciattoli adorati, mi sembra di essere Ercole alle prese con le 12 fatiche, molto più spesso Don Chisciotte contro i mulini a vento...
    La vita è andata così...Non sto combattendo contro nessun "mostro nero", forse non potrei nemmeno, forse sono troppo fragile già per tutto questo, ma ho la testa dura e spalle grandi e nonostante tutte le difficoltà vado avanti allegramente fuori, a volte con un vuoto enorme dentro...
    Un bacione Mia, ti leggo proprio volentieri, sei stupenda e mi dai una carica enorme!!!!
    Con affetto. Marzia G.

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    1. Quanto mi dispiace sentire queste notizie...
      Una volta, quando eri ragazzina, parlando con tua zia le dissi che mi ricordavi un po' mia cugina, proprio quella di cui parlo in questo post. In comune avevate l'aspetto, con i capelli scuri e gli occhi grigio-azzurri, una sorellina tutto pepe, addirittura, in quel periodo, un'amica del cuore con lo stesso nome. Ma soprattutto c'era in entrambe una grandissima dolcezza.
      Anni dopo, quando ci siamo riviste al funerale di tua nonna, quel paragone mi è tornato in mente, perché ho visto in te la stessa, splendida mamma che vedo in mia cugina. Ho pensato che ce l'avevate fatta entrambe, che avevate trovato la vostra strada nella vita, una strada luminosa in cui avreste potuto riversare tutto il vostro amore.

      Hai trovato un ostacolo sulla tua strada, uno di quelli grossi, che fanno tanto male. Non so se sarà possibile eliminarlo oppure se dovrai lasciarlo lì e girarci intorno per andare avanti.
      L'unica cosa che posso dirti è che fintantoché la vita ci concede tempo, ci sono sempre possibilità: qualche volta di ricostruire quello che si era spezzato, sempre di costruire qualcosa di nuovo.
      Ti auguro di poter cogliere queste possibilità, per riportare il sorriso nel tuo cuore.
      Un grande abbraccio!

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