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lunedì 27 luglio 2009

Omeopatia 2


Le pastiglie omeopatiche per il mal di mare hanno funzionato... per circa un'ora.

Ho seguito scrupolosamente le istruzioni della farmacista, iniziando la sera prima e poi ogni ora al mattino, cominciando un paio d'ore prima della partenza.
Dopo circa tre quarti d'ora di barca, con il mare piuttosto agitato, ero ottimista e quasi pronta a riconoscere l'efficacia dell'omeopatia.
Poco dopo siamo arrivati nella zona scelto per la prima immersione e la barca ha ridotto il regime del motore: dieci secondi dopo avevo la testa fuoribordo per vomitare e la scena si è ripetuta per altre quattro volte nell'ora successiva, anche se ormai non avevo più niente nello stomaco, fino a che una compagna d'escursione - impietosita - mi ha dato un cerotto alla scopolamina da mettere dietro l'orecchio.


Circa un'ora dopo l'applicazione del cerotto, mi ero ripresa abbastanza da riuscire a tenere gli occhi aperti, due ore dopo ero di nuovo una persona civile, in grado di parlare e muovermi sulla barca.
A quel punto ovviamente era troppo tardi per le immersioni: tanti saluti al tanto desiderato ritorno nel blu, dopo 22 mesi dall'ultima volta.
E tanti saluti all'omeopatia.

mercoledì 22 luglio 2009

Omeopatia?

Domenica è prevista una gita in barca con due immersioni al largo di Caorle; dato che soffro terribilmente il mal di mare, ho chiesto in farmacia se c'è qualcosa che mi eviti il malessere senza provocarmi troppa sonnolenza. Mi hanno proposto un prodotto omeopatico, piccole compresse da sciogliere sotto la lingua ogni ora. Ok, proviamo.
Arrivata a casa, ho scoperto con un certo disappunto che mancano completamente le istruzioni: niente foglio illustrativo, indicazioni terapeutiche o posologia. Ci ho scritto sopra a penna "mal di mare - 1 compressa/ora" per non rischiare di dimenticarlo, ma considerato che si tratta di un farmaco "ufficiale" (mi hanno detto che posso detrarre la spesa dalla dichiarazione dei redditi) mi sarei aspettata un minimo di informazione per l'utilizzo.

Chiunque si trovi a vivere l'esperienza di una malattia grave - e probabilmente i malati di cancro più di chiunque altro - arriva prima o poi a confrontarsi con le cosiddette "medicine alternative". Senza entrare oggi nel merito di tutte le teorie più o meno credibili in cui mi sono imbattuta in questi ultimi anni, oggi vorrei riflettere su quella che è probabilmente la più diffusa, l'omeopatia.

Io sto cercando da anni di capire come e perchè la medicina omeopatica dovrebbe funzionare, ma non ne vengo a capo: da un lato ci sono alcuni risultati indubbiamente positivi, dall'altro metodologie e "fondamenti scientifici" che talvolta sconfinano nell'assurdo.

Il punto fondamentale dovrebbe essere il principio di similitudine del farmaco, secondo cui il rimedio è la stessa sostanza che in una persona sana produrrebbe i sintomi, ma fortemente diluito, al punto che nel farmaco omeopatico ne restano solo tracce infinitesimali.
Fino a qui, il ragionamento ha una sua logica.

Secondo il fondatore dell'omeopatia, Hahnemann, il processo di preparazione del rimedio prevedeva come passo fondamentale che ad ogni successiva diluizione, la soluzione fosse agitata ripetutamente sopra la Bibbia.
Qui iniziano i miei dubbi sui "fondamenti scientifici"... mi pare ragionevole che la soluzione vada agitata, in modo che le molecole della sostanza si distribuiscano, ma vuol dire che se agitiamo il flacone sopra I promessi sposi o Harry Potter e la pietra filosofale non funziona più? Mah...

La motivazione più spesso citata per confutare l'omeopatia è che la diluizione è talmente spinta, che il rimedio in realtà non contiene più nemmeno una molecola della sostanza iniziale. A questo, i sostenitori della medicina omeopatica rispondono richiamando la "memoria dell'acqua", cioè la capacità dell'acqua di "ricordare" gli elementi con cui è entrata in contatto, mantenendone una traccia nella geometria delle molecole. Qualcuno arriva addirittura a sostenere che l'acqua "registra" anche le emozioni.
Ammettiamo che ci sia del vero. Ma allora perchè l'acqua dovrebbe "ricordarsi" soltanto di quel rimedio e non di tutte le sostanze con cui è entrata in contatto quando era nuvola, pioggia, neve, nebbia, fiume, mare... ? E come la mettiamo con le tracce di altre sostanze che inevitabilmente si trovano in qualsiasi contenitore utilizzato per contenere il rimedio? Se poi davvero l'acqua ricorda le emozioni, significa che quando chi prepara il farmaco è di cattivo umore ne viene fuori un veleno? E perchè esistono farmaci omeopatici in compresse? Mah...

Un altro aspetto controverso riguarda i criteri di scelta dei rimedi.
I rimedi omeopatici non sono legati solo alla patologia, ma anche alla persona, cioè non esiste un farmaco specifico per una malattia, ma per ogni individuo bisogna identificare un rimedio - o una combinazione di rimedi - "personalizzato"; secondo alcune correnti di pensiero, il rimedio può variare nel tempo anche per la stessa persona e la stessa malattia, mentre altri arrivano invece a sostenere che per ogni persona esista un rimedio "universale", capace di guarire tutte le possibili malattie.
Ma come si fa a individuare il rimedio giusto?
Qui ne ho sentite davvero di tutti i colori: in base al tema astrologico della nascita o del concepimento, in base all'elemento dominante della persona (terra, aria, acqua, fuoco), in base alla reazione del paziente quando tiene in mano la boccettina con il rimedio, in base al biomagnetismo, misurato con apparecchiature elettroniche (?) che dovrebbero reagire in base alla corrispondenza tra paziente e rimedio, in base a valutazioni iridologiche, in base alla struttura fisica ed ai lineamenti del paziente...
Insomma, di certo non conosco tutte le possibili metodologie, ma di quello che ho sentito, niente mi pare convincente... o anche solo ragionevole. Mi pare che questi criteri di valutazione configurino l'omeopata più come uno stregone che come un medico.

Ma è proprio necessario capire come funziona qualcosa per utilizzarlo?
Io non so esattamente come funziona un motore diesel, ma guido la macchina; non so esattamente come è fatto un congelatore, ma ci tengo dentro il cibo.
Forse però il punto sta proprio nella parola "esattamente": è vero che non conosco tutti i meccanismi di funzionamento del motore o del freezer, ma so - almeno a grandi linee - su quali principi fisici si fondano. E mi sembrano ragionevoli.
Per l'omeopatia non sono ancora riuscita a trovare argomenti davvero convincenti.

Mi dicono che per capire l'omeopatia devo cambiare completamente punto di vista, non partire dalla malattia, ma dalla persona.
Va bene, io cerco di fare questo sforzo, ma non chiedetemi di credere all'astrologia o alla fisiognomica...

Con questo non intendo negare la validità dell'omeopatia, ma vorrei davvero che qualcuno riuscisse a convincermi del suo funzionamento con ragionamenti sensati, invece del solito patchwork di teorie pseudoscientifiche proposto da chi esalta le medicine alternative e condanna la medicina convenzionale.

Alla fine di tutto questo ragionamento, ho ancora tanti dubbi e una sola certezza: se quelle pastiglie per il mal di mare non funzionano, la nausea mi rovinerà la giornata.

venerdì 17 luglio 2009

Progetti

Ogni volta dopo un ciclo di controlli con esito positivo vengo presa dalla frenesia dei progetti.
Nel periodo immediatamente precedente, la mia vita va in stand-by, in uno stato di sospensione in cui evito di iniziare qualsiasi cosa che abbia un orizzonte temporale superiore a poche settimane, un po' per scaramanzia, un po' per un reale disagio nel prendere impegni che non sono sicura di poter mantenere.
Ma quando arriva il "via libera", le idee si scatenano. La prospettiva rimane comunque limitata, difficilmente vado oltre la data prevista per i prossimi controlli, però mi muovo.

Quando penso alle cose che vorrei fare, davanti a tutto vengono i viaggi, la scoperta di nuove terre e culture diverse.
Questa volta la destinazione è fatta di ghiaccio e fuoco, di scogliere affollate di foche e uccelli marini, di cascate maestose, di iceberg e vulcani, delfini e balene, sorgenti calde e geyser. Il 10 agosto parto per l'Islanda!

Un sogno accarezzato da tempo, che quest'anno diventa più abbordabile grazie alla svalutazione della moneta locale (in occasione della crisi finanziaria, l'Islanda, come altri Paesi Europei, ha pagato a caro prezzo la decisione di non adottare l'Euro).
Dopo alcuni tentativi con i tour operator specializzati nelle destinazioni nordiche, nessuno dei quali riusciva ad offrirmi una soluzione corrispondente alle mie richieste, mi sono armata di pazienza (e di accesso a Internet) e ho costruito la vacanza da sola: voli aerei, itinerario, noleggio auto, hotel, parcheggi e trasferimenti da e per gli aereoporti.

Risultato: un risparmio di quasi 1.400 euro rispetto alle proposte dei tour operator, a parità di durata della vacanza e scegliendo hotel di categoria quasi sempre superiore rispetto a quelli dei cataloghi. Una bella soddisfazione, che si aggiunge all'entusiasmo per la destinazione, che promette di regalarci una straordinaria raccolta di paesaggi ed animali, esattamente quello che amiamo di più ricercare nei nostri viaggi.


E anche un po' di fresco (anzi, probabilmente parecchio freddo!), che in queste giornate afose è una prospettiva piuttosto allettante.