Pagine

giovedì 31 agosto 2017

Grazie, Facebook

Ho opposto qualche resistenza prima di iscrivermi a Facebook. Per mesi ho ignorato gli inviti che mi arrivavano a profusione dagli amici, ma alla fine ho ceduto alle insistenze e ho creato il mio account.
A distanza di otto anni e mezzo, non me ne sono pentita.
Certo, ho sempre mantenuto una certa prudenza nel pubblicare, ben consapevole che qualsiasi contenuto inserito è di fatto esposto in una pubblica piazza grande come il mondo, e una buona dose di sana diffidenza rispetto a tutte le notizie che circolano. Però Facebook mi piace e devo ringraziarlo.

Grazie per aver dato voce alle persone di buon senso, oltre che agli idioti, facendomi capire, con molto sollievo, che spesso gli idioti sembrano tanti soltanto perché urlano più forte.

Grazie per avermi regalato tante, tantissime ore di divertimento con i suoi giochini, tanto che a un certo punto mi sono auto-limitata, selezionandone soltanto quattro a cui continuo a giocare con regolarità. E perdonatemi se non vi interessano i giochi e vi arriva qualche invito da parte mia: compaiono continuamente schermate per invitare i propri contatti e a volte mi scappa un clic. D'altra parte, però, se siete su Facebook da più di sei mesi e non avete ancora imparato a bloccare le applicazioni che non vi interessano, ve le andate un po' a cercare...

Grazie per avermi fatto riprendere i contatti persone che avevo perso di vista da anni.
Su Facebook ho ritrovato con piacere compagni di scuola, dalle elementari all'Università, clienti e colleghi di lavoro, lontani parenti e parenti lontani, vicini di casa passati e presenti, amici dell'oratorio, compagne di squadra di pallavolo, persone che vivono all'estero... Decine, centinaia di contatti con cui magari ci si scambia solo qualche commento ogni tanto, ma è bello averli ritrovati.

Grazie per avermi fatto conoscere persone nuove e per avermi fatto scoprire lati sconosciuti e insospettabili di quelle che conoscevo già.
  • Volontari che si spendono per gli altri con infinita generosità, mettendo a disposizione tempo, energie e risorse di ogni genere per aiutare i più deboli.
  • Seguaci di pseudomedicine, antivax, sciachimisti, negazionisti e complottisti di ogni genere, diffusori di innocue scemenze e di pericolose falsità.
  • Spregevoli bigotti e sinceri credenti la cui fede potrebbe smuovere le montagne.
  • Sfortunati coraggiosi che affrontano l'inferno ogni giorno, ma hanno sempre un pensiero gentile o una parola buona per gli altri. 
  • Razzisti, xenofobi, omofobi, intolleranti, ultrà ed estremisti vari, sempre pronti a spargere messaggi di odio e a diffondere qualsiasi "notizia" che sembri confermare le loro opinioni, comprese le bufale più assurde.
  • Esperti di varie discipline che con ammirevole costanza e sovrumana pazienza dedicano il loro tempo alla divulgazione scientifica, quella vera, basata sulla ricerca condotta con metodo e rigore. 
  • Venditori di qualcosa, sempre intenti a farsi pubblicità.
  • Alternativi a tutti i costi, per i quali va bene tutto, purché sia "naturale" e "non ufficiale".
  • Splendidi scrittori, grandi musicisti e cantanti, ottimi pittori, straordinari fotografi, eccellenti cuochi, valenti sportivi.
  • Alcolizzati in incognito, con il pensiero sempre al prossimo bicchiere, anche durante gravidanza e allattamento.
  • Tanti, tantissimi gattofili! 😻
  • Ingenui creduloni che abboccano in buona fede a qualsiasi cosa, alimentando l'industria mediatica delle catene di S. Antonio: "scoperta straordinaria" che serve solo ad acchiappare click su pagine commerciali, "nessuno ne parla!" e "i telegiornali non ce lo dicono!" che basta controllare su Google e scopri che ne hanno parlato in milioni e quasi sempre è una bufala, "condividi se hai un cuore" e "copia e incolla sulla tua bacheca" come se un post su Facebook servisse a qualcosa contro il cancro o la fame nel mondo.
  • Grandi viaggiatori, nel mondo o nel pensiero, che visitano luoghi meravigliosi e/o condividono riflessioni profonde (non ve la tirate troppo, però...)
  • Esibizionisti drogati di selfie.
  • E poi i migliori, quelli capaci di battute esilaranti e di tagliente ironia che mi regalano ogni giorno meravigliose, sane, fragorose risate. Amici con il senso dell'umorismo oppure pagine straordinarie come Lercio, Commenti memorabili, Dio, Luca Bottura, Spinoza, Sii come Bill... Facebook meriterebbe di esistere anche solo per loro.

Grazie per avermi dato l'opportunità di frequentare persone così diverse tra loro.
Con tutti i limiti della comunicazione virtuale, Facebook offre una interessante fotografia, sia pure caotica e frammentaria, della nostra società.
A volte devo sforzarmi per non eliminare dai miei contatti qualcuno che esprime con forza opinioni completamente in contrasto con le mie, magari diffondendo anche bufale e fake news per supportarle, ma credo che sia importante cercare di mantenere il confronto, almeno finché rimane civile. Altrimenti rischio di rinchiudermi nella mia cerchia, dove ascolto solo idee in sintonia con le mie, senza rendermi conto di cosa c'è fuori: è un piccolo esercizio di vita e di tolleranza e talvolta un'occasione per mettermi in discussione.

Insomma, grazie Facebook.

PS per i no-global (che però usano Internet), gli anti-multinazionali (che però stanno su Facebook, alimentandone gli introiti pubblicitari) e i complottari vari: no, Facebook non mi ha pagato per pubblicare questo post. 😊

venerdì 11 agosto 2017

Ho bisogno di ferie

Ieri pomeriggio qui si è scatenato un vero e proprio uragano.
Chi c'era l'ha visto, gli altri ne avranno probabilmente sentito parlare nei telegiornali: c'è stato un violento acquazzone con vento fortissimo e una tromba d'aria che ha sradicato alberi, piegato antenne, staccato tegole e grondaie.
Questa è un'immagine della via in cui abito, ma ci sono state scene simili in tutto il paese.

Fortunatamente la nostra casa non ha subito danni, almeno per quanto siamo riusciti a valutare, non avendo la possibilità di salire sul tetto a controllare da vicino. Però io ho preso davvero tanta paura.

Mica per il temporale, no. Sono riuscita a chiudere gli scuri prima che il vento li facesse volare via e sono rimasta rintanata in casa ad attendere che finisse la bufera, al buio perché è mancata l'energia elettrica per circa un'ora e mezza. La cheesecake in frigo non si addenserà come dovrebbe, ma niente di grave.

Ero terrorizzata perché Gandalf era sparito.
L'avevo lasciato un paio d'ore prima pacificamente addormentato in salotto ed ero salita nel mio studio a lavorare. Quando sono scesa per chiudere gli scuri, non c'era. L'ho chiamato e ho guardato ovunque dentro casa: niente.
Appena il vento è calato, sono uscita a cercarlo. Ho attraversato il giardino, chiamandolo a gran voce verso i campi. Ho controllato nei giardini adiacenti, nel cantiere delle nuove case in costruzione dall'altra parte della strada, ho percorso la via su e giù ripetendo il suo nome a intervalli regolari, tanto che alcuni vicini sono usciti a chiedere cosa fosse successo.
Quando il dolore alla gamba è diventato troppo forte, sono rientrata a prendere il bastone, che nell'ansia del momento era rimasto in casa e... Gandalf era lì, appena entrato dalla gattaiola posteriore, un po' arruffato e con qualche rametto impigliato nella pelliccia, ma asciutto, incolume e spaventatissimo. Quasi come me.
L'ho preso in braccio e coccolato, non so se per consolare più lui o me.

La gamba deve ancora perdonarmi per lo sforzo a cui l'ho sottoposta: mi fanno male la cicatrice, i muscoli, l'inguine, il gluteo e il nervo sciatico.

Stamattina arrivo in ufficio, parcheggio, apro il baule per recuperare il PC... e solo in quel momento mi ricordo che l'avevo tolto dall'auto e lasciato sulla sedia in salotto.
Chiudo il baule, risalgo zoppicando in macchina, torno a casa a prenderlo e riparto verso l'ufficio. Appena prima di arrivare, realizzo che oggi è l'undici agosto: alle 9:45 ho la visita dall'oculista, in una struttura poco distante dalla mia sede di lavoro. Peccato che l'impegnativa sia rimasta a casa, nel mio studio.
Arrivo in ufficio, timbro il cartellino, lascio sul tavolo una torta che ho preparato per i colleghi (non la cheesecake troppo morbida, ma una più adatta al consumo in ufficio).

Collego il PC, prendo dal cassetto della scrivania il panno per pulire gli occhiali... e mi resta in mano un pezzo di montatura. Ok, avevo in programma di cambiarli, però... Respiro profondo e conto fino a dieci per evitare di esplodere, che tanto me la posso prendere solo con me stessa.
Meno di mezz'ora dopo essere arrivata, esco di nuovo dall'ufficio, torno a casa, recupero un paio di occhiali di riserva, prendo l'impegnativa e vado a fare la visita.
L'oculista ha rilevato un miglioramento della vista da lontano e un peggioramento da vicino: è ora di passare alle lenti progressive.
Ma soprattutto, è ora di prendermi qualche giorno di riposo, prima di combinare danni peggiori.
Dalle 12:30 di oggi sono ufficialmente in ferie!

sabato 5 agosto 2017

Terminator 1 e 2

Ieri sera, dopo una pizza con la mamma di Renato per festeggiare il suo compleanno, ci siamo spiaggiati sul divano come due balenottere pigre, apprezzando il lavoro silenzioso del climatizzatore, che rendeva la casa abitabile, riducendo il tasso di umidità.
Poco dopo mezzanotte, ho sentito rumori sospetti provenienti dalla cucina.
Ho buttato l'occhio: Aki era vicino alla porta e più indietro, nel buio, ho intravisto due occhi luminosi: Gandalf, evidentemente.
"Hai sentito? Rumori miceschi. Vai a vedere cosa stanno combinando, per piacere."
Renato si è alzato per controllare.
"Vieni ad aiutarmi: volatile!"
Mi sono alzata controvoglia: la cicatrice in questi giorni duole parecchio.
Aki era orgogliosamente allungato - anzi, allungatto - sul pavimento, in modalità guarda-cosa-ho-portato-come-sono-bravo.
Gandalf invece osservava interessato dietro la porta, con un'espressione da possiamo-tenerlo-dai-dai-dai-per-piacere?
Ho dato un'occhiata per vedere di cosa si trattava.
Volatile. Piuttosto grosso.
Piccione? No.
Ho guardato meglio e ho sgranato gli occhi, facendo concorrenza a quelli che mi fissavano spaventati dall'angolo dietro la porta, probabilmente gli stessi che avevo intravisto nel buio poco prima.
Aki ci ha portato in regalo una tenera, terrorizzata e meravigliosa civetta.
Non abbiamo idea di come sia riuscito a catturare un predatore non molto più piccolo di lui e probabilmente altrettanto feroce: evidentemente è un cacciatore davvero straordinario.
Fortunatamente non le aveva fatto troppi danni: una volta chiusi i due felini recalcitranti in salotto, abbiamo aperto la porta finestra e indirizzato lo splendido rapace verso l'uscita con l'aiuto di una scopa. Appena ha capito di essere libera, la civetta ha spiegato le ali e si è allontanata nella notte, con il volo elegante tipico della sua specie.
A noi è rimasta la gioia di aver potuto ammirare da vicino questa meraviglia e di averla salvata. Ad Aki sono andati complimenti, carezze e crocchini speciali.

Ore 5:15. Del mattino.
Rumori sospetti in camera.
Apro gli occhi, do un'occhiata intorno, ma non vedo niente. Metto gli occhiali: già meglio. Gandalf è vicino al letto e sta cercando di spostare il comodino. Decido di aiutarlo, ma non per generosità. Voglio solo capire cosa cerca, perché so che non mi lascerà dormire fino a quando non l'avrà trovato.
Senza alzarmi dal letto, sposto il comodino e faccio appena in tempo a capire che è un topino minuscolo, il corpo lungo forse come il mio dito mignolo, prima che Gandalf lo prenda. Nel frattempo anche Renato si è alzato ed è andato a recuperare la scopa.
Dopo qualche tira-e-molla con Gandalf riesco a intercettare il topino: è ancora vivo. Lo spingo con la scopa giù per le scale, Gandalf lo recupera al volo, ma Renato lo intercetta di nuovo con la scopa che nel frattempo gli ho passato, in una sorta di ping-pong in cui il povero roditore funge da pallina, e lo fa uscire dalla porta principale. Ormai avrete capito che siamo dei virtuosi del salva-la-preda-con-la-scopa.
Gandalf lo insegue.

A quel punto, io torno a letto: la gestione notturna dei felini e delle loro prede è responsabilità di Renato. Però lo avverto che se il topino non è riuscito a scappare subito, probabilmente Gandalf lo riporterà in casa. Sono i momenti in cui la gattaiola non sembra essere poi una soluzione così brillante.
Come previsto, Gandalf è rientrato con il topino. Altre due volte. Alla seconda però aveva capito la lezione e ha consegnato il povero topolino morto.
Renato ha provveduto alla rimozione del cadavere e alla pulizia e disinfezione dei pavimenti, poi finalmente è tornato a letto anche lui.

Non abbiamo due gatti. Abbiamo due macchine da guerra pelose.