Ammalarsi di cancro è una brutta cosa.
Avere una recidiva è una cosa orribile.
Che dire allora della seconda recidiva?
In fondo non è stato così terribile come può sembrare.
Innanzitutto perché se sono arrivata alla seconda recidiva, significa che sono sopravvissuta alle prime due, che non è cosa da disprezzare.
E poi... quasi non me ne sono accorta.
Alla fine, ho saputo di avere di nuovo il cancro solo quando non c'è l'avevo più (almeno spero!), dopo l'intervento chirurgico.
Non voglio dire che sia meglio non sapere e men che meno che sia opportuno mentire a un malato, ma aver pensato fino all'ultimo che si trattasse di una massa benigna probabilmente mi ha risparmiato una buona dose di ansia.
Ho affrontato l'iter per-operatorio e il ricovero in modo abbastanza rilassato.
Addirittura in ospedale mi sentivo quasi in imbarazzo davanti agli altri pazienti, perché il mio problema non era strettamente oncologico (o meglio, credevo che non lo fosse) e pareva meschino di fronte alle patologie "vere" degli altri ospiti del reparto.
E ora... continuo a essere rilassata e non capisco se è saggezza, incoscienza o magari una qualche forma di rifiuto psicologico per autodifesa.
E mi commuove profondamente rendermi conto di quanto invece altri si preoccupano per me.
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mercoledì 9 marzo 2016
martedì 1 marzo 2016
Di nuovo in giostra
Tutto come da programma.
L'oncologo mi ha visitata, ha constatato il buon andamento post-operatorio e mi ha riportato i controlli a tre mesi. "Per il primo anno" ha detto, quasi scusandosi. Poi, sulla lettera per il medico di base, ha scritto, a malincuore, "recidiva".
Ho accolto la sentenza con una buona dose di rassegnazione: non mi aspettavo niente di diverso.
Si risale sulla giostra dei controlli ravvicinati, quella che va così veloce che appena finisce un giro, inizia subito il successivo.
Ogni controllo richiede un paio di giorni lavorativi, articolati su circa tre settimane:
Vita da paziente oncologica, vita con l'orizzonte corto, in cui non si può guardare tanto avanti, perché là in fondo potrebbe esserci il vuoto. Vita in giostra, con le emozioni che salgono e scendono veloci, dalla speranza alla paura, e poi di nuovo. Su e giù, su e giù.
L'oncologo mi ha visitata, ha constatato il buon andamento post-operatorio e mi ha riportato i controlli a tre mesi. "Per il primo anno" ha detto, quasi scusandosi. Poi, sulla lettera per il medico di base, ha scritto, a malincuore, "recidiva".
Ho accolto la sentenza con una buona dose di rassegnazione: non mi aspettavo niente di diverso.
Si risale sulla giostra dei controlli ravvicinati, quella che va così veloce che appena finisce un giro, inizia subito il successivo.
Ogni controllo richiede un paio di giorni lavorativi, articolati su circa tre settimane:
- giorno 0: impegnativa dal medico di base per le analisi del sangue (un quarto di giornata lavorativa)
- giorno 3: prelievo per le analisi del sangue (un quarto di giornata lavorativa - meno male che l'esito si può ritirare on-line)
- giorno 10: uno o più esami tra ecografia, risonanza magnetica, TAC, RX torace (da mezza a una giornata lavorativa, a seconda che serva la preparazione al mezzo di contrasto oppure no)
- giorno 20: visita con l'oncologo (almeno mezza giornata lavorativa)
Vita da paziente oncologica, vita con l'orizzonte corto, in cui non si può guardare tanto avanti, perché là in fondo potrebbe esserci il vuoto. Vita in giostra, con le emozioni che salgono e scendono veloci, dalla speranza alla paura, e poi di nuovo. Su e giù, su e giù.
A me piacciono le giostre.
Quelle con i cavalli, però.