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venerdì 4 settembre 2015

Grandi manovre

Le ferie domestiche di quest'anno hanno risvegliato il mio spirito casalingo, che solitamente è in uno stato di profondo letargo o di quasi-coma.

Nel fine settimana scorso - udite, udite! - abbiamo messo le tende in cucina. Non sostituite, no: le abbiamo montate per la prima volta dal quando sono venuta ad abitare in questa casa, nel lontano 2002, privando gli abitanti della via del dubbio piacere di ammirarci mentre siamo a tavola. Così se prima in casa ci mettevamo abiti comodi, ma pur sempre decenti, adesso che la nostra privacy è più protetta siamo allo svacco totale.

Il repulisti della cucina si è concluso ieri, quando ho approfittato di mezza giornata di libertà dal lavoro per svuotare, pulire e riorganizzare la dispensa, eliminando cose inenarrabili, come un vasetto di marmellata scaduto nel 2011 che era misteriosamente sopravvissuto alle precedenti cernite (NdA: non regalatemi marmellata!). Alla fine ho recuperato talmente tanto spazio che Renato ha chiesto se erano passati i ladri.

Ma il sacro fuoco non si era ancora spento.
Una spedizione inizialmente finalizzata all'acquisto di un nuovo telecomando per la TV e al ripristino delle scorte di croccantini per i gatti, ha fruttato anche - inaspettatamente - il lampadario per la cameretta. Come sopra, non un nuovo lampadario, ma il primo lampadario per quella stanza, che fino a oggi si era accontentata di una nuda lampadina. Come peraltro lo studio, il vano scale, il corridoio delle camere, due bagni su tre, la lavanderia e il garage.. Perché quello non mi piace, quell'altro è un ricettacolo di polvere, l'altro ancora scherma troppo la lampada rubando luce... Insomma, ci ho messo 12 anni per trovare qualcosa che mi soddisfacesse a un prezzo ragionevole. E alla fine non sono andata molto lontano da quello che c'era già, a parte le dimensioni.


Oggi pomeriggio, quando Renato è tornato dal lavoro, ci siamo dedicati all'installazione. Apparentemente nulla di complicato: due tasselli da fissare al soffitto, tre fili da collegare, qualche vite da stringere.
Ma se becco quello che ha progettato questo lampadario, glielo faccio smontare e rimontare davanti ai miei occhi e rimane lì finché non ci riesce o - più probabilmente - muore nel tentativo.
Già, perché il cilindro di collegamento al soffitto è minuscolo e bisogna:
  1. Farci entrare i cavi elettrici, il fil di ferro per l'aggancio a soffitto, la scatola dei connettori e gli occhielli dei cavi da sospensione; praticamente è come infilare cinque elefanti in una Yaris: una cosa possibile in teoria, 2 davanti e 3 dietro, ma provateci e poi ne parliamo.
  2. Inserire e avvitare le viti di bloccaggio in uno spazio di un paio di centimetri tra il soffitto e la piastra circolare di base, senza nessuna possibilità di pre-avvitarle perché il foro esterno è troppo largo, tenendo ferma la struttura con una mano (con i cinque elefanti dentro che lottano per uscire) mentre con l'altra si impugna il cacciavite e con l'altra si inserisce la vite. Ah, dite che avete solo due mani? Anch'io.
Alla fine ce l'abbiamo fatta, ma solo perché io sono davvero molto brava a Tetris e ho le dita piccole, mentre Renato è abbastanza alto da riuscire a tener fermo il cilindro stando in piedi su una sedia, mentre io stavo sulla scala con viti e cacciavite.
Se non fossimo due personcine ammodo, avremmo tirato giù tutti i santi del calendario, da Abele a Zaccaria.

2 commenti:

  1. Dalla sesta fila in poi non sono ancora stati chiamati

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  2. ahhhhhhhh scusa eh ma come faccio a non ridere .....sei tu che racconti alla grande......

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