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venerdì 28 febbraio 2014

Te l'avevo detto

Te l'avevo detto che il coraggio l'avresti trovato.
Te l'avevo detto che sei forte anche tu.
Ma tu non ci credevi, dicevi di non sapere dove noi - le cancer bloggers - avessimo trovato tutto il coraggio e la forza che servono per percorrere questa strada. Lo dicevi già qualche anno fa, in tempi non sospetti.
Io ti rispondevo che quando ti trovi davanti un sentiero così difficile l'unico modo di affrontarlo è mettere un piede davanti all'altro e fare ciò che è necessario. E se poi ci scappa anche un sorriso, tanto meglio.

Non ci hai creduto, lo so, però l'hai fatto, lo stai facendo. Un piede davanti all'altro e un sorriso dietro l'altro.
Se ne sono accorti tutti in ospedale: le infermiere, le volontarie, la tua compagna di stanza che mi ha raccontato di essere rimasta tanto colpita dalla tua forza e dal tuo sorriso già durante il pre-ricovero e poi incantata dal tuo coraggio e dalla tua dolcezza durante la degenza. Le stesse cose che tu dicevi di noi.
Forse ora stai scoprendo che quello che chiamavi coraggio non è l'eroismo ottuso di chi non ha paura, ma l'accettazione di dover camminare con la paura come compagna di viaggio. Che se qualche volta si minimizza e ci si ride un po' sopra non è per bravura, ma semplicemente perché ridere ci fa stare meglio.
Forse un giorno capirai che sei forte e coraggiosa anche tu. Io lo so già: te l'avevo detto.

lunedì 3 febbraio 2014

Quasi dissanguata

No, non è un post sulle tasse. Anche se...

Poco prima di cena eravamo in salotto a guardare la TV, mentre in forno cuoceva un esperimento, piuttosto ben riuscito, a base di tacchino marinato e patate, quando abbiamo sentito soffi e miagolii provenire dal piano di sopra.
Renato è salito a controllare, pensando che i piccoletti fossero andati a rompere le scatole al Ciccio; però era strano, di solito lui dà al massimo una soffiatina, mentre sembrava che fosse in corso una rissa in piena regola.
Dopo pochi secondi Renato mi ha urlato di salire subito, mentre i miagolii continuavano. Mi sono precipitata in camera, pensando di dover sedare una baruffa felina, invece ho trovato Renato che cercava di tenere fermo Aki, che era rimasto incastrato con una zampina nella fessura tra gli elementi del termosifone e si agitava come un dannato, rischiando di farsi ancora più male. 

Non sappiamo esattamente come si sia cacciato in quel pasticcio. Ultimamente ha l'abitudine di dormire sopra ai termosifoni, ma di solito è molto agile nel salire e scendere. Forse giocando con Gandalf ha perso l'equilibrio.
Dopo qualche tentativo, siamo riusciti a sfilare la zampa senza danni per il micio, sollevandolo fino al punto in cui la fessura si allarga, ma lui è stato tutt'altro che collaborativo e abbiamo rimediato parecchi graffi.

Io mi sono ritrovata con un buco su una delle vene del dorso della mano: Aki ci ha piantato un'unghia come un ago da prelievo, e meno male che ho tenuto ferma la mano, vincendo il naturale istinto di ritirarla, altrimenti il danno sarebbe stato ben più grave e potenzialmente pericoloso. 
Sono uscite un paio di gocciolone di sangue, ma si è fermato quasi subito, anche se la zona si è gonfiata, probabilmente per un piccolo versamento interno.
La cosa più fastidiosa è stata la reazione successiva.
Non so perché, ma ho seri problemi con le ferite sulle mani. Basta una sciocchezza, uno di quei taglietti che ci si fanno con il bordo di un foglio di carta, e mi partono capogiri, nausea e tachicardia. 
Ricordo ancora un paio di episodi del periodo universitario. Una volta ho perso il treno perché prima di uscire di casa mi ero graffiata un dito mettendo la sicura alle persiane e mi ero dovuta stendere sul letto per un buon quarto d'ora per riprendermi. In un'altra occasione ho rischiato di non riuscire a scendere dal treno perché mi ero tagliata prelevando la valigia dalla mensola bagagli.
Oggi non mi sono smentita.
Dopo il salvataggio del felino, sono riuscita a malapena a lavarmi con acqua fredda e sapone e a recuperare cotone, disinfettante e cerotto prima di crollare sul divano con il cuore in gola e il respiro accelerato.
Da non credere. 
Cioè, stiamo parlando di una che andava a donare il sangue alla mattina e al pomeriggio in palestra per l'allenamento di pallavolo. Una che il giorno dopo un intervento di laparotomia ha risposto "Ma certo!" all'infermiere che le proponeva di alzarsi.
E basta un taglietto sulla mano per mettermi KO.
Ma in fondo anche Achille aveva il suo tallone, no?

domenica 2 febbraio 2014

Sentieri di vita

Talvolta nel corso della vita può capitare di dover percorrere sentieri particolarmente impervi e faticosi. Se ti capita di incontrare il cancro, per esempio.
Quando succede, fa piacere avere qualcuno al tuo fianco: familiari, amici, lettori del blog... Persone che ti incoraggiano, sostengono, sorreggono o addirittura ti portano in braccio, in senso letterale o figurato. Accetti con gratitudine la loro compagnia, sei felice che vogliano camminare al tuo fianco.
Ma mai, MAI vorresti che qualcuno di loro dovesse affrontare quello stesso percorso.
Soprattutto se è una cara amica. Soprattutto se è giovane. Soprattutto se è mamma.
Ma succede, mannaggia, succede.
E allora amica mia prepariamoci a camminare insieme un'altra volta, io e te.
Con i dubbi e le paure e con tutto il coraggio che riusciremo a trovare.
Con le lacrime e con i sorrisi.
Con la tua nuova tessera punti, su cui ti hanno già dato il bonus di 048, il codice di esenzione per le patologie oncologiche.
Ma soprattutto con tanta, tanta speranza.